dudley starks, 08/11/2007 11.46:
Il caso di Tor di Quinto ha portato Roma alla ribalta delle cronache di questi ultimi giorni ma io credo che il problema immigrazione riguardi tutta l’Italia.
Le baraccopoli sono una realtà da moltissimi anni, e non le scopriamo di certo oggi grazie ai notiziari televisivi o a qualche inchiesta giornalistica.
Molti di questi assediamenti sono ben mimetizzati, invisibili ad un osservatore occasionale non pratico della zona…il discorso è diverso per tutte quelle persone che ci vivono a stretto contatto vivendo sulla propria pelle situazioni di disagio di vario genere.
Io sono una di queste persone e proprio nei pressi del palazzo in cui vivo, circondato da una grande macchia di vegetazione, si “nasconde” una baraccopoli di questo tipo.
Ti assicuro che passando da queste parti anche un occhio attento faticherebbe parecchio nell’individuare gli accampamenti.
Questo non significa che il problema sia sconosciuto alle autorità, al comune o a qualsiasi altra entità che dovrebbe essere in grado di trovare una soluzione.
Tu dici meno ideali e più praticità…bene.
Chiediamoci quindi cosa siamo in grado di dare a queste persone…possiamo dare loro una casa? un lavoro?
Io penso di no…siamo onesti con noi stessi e ammettiamo che questo governo (sia in passato che attualmente) ha dimostrato di non essere in grado di aiutare la popolazione italiana figuriamoci gli stranieri.
Questo governo, quello di prima, quelli di anni e anni fa, non sono riusciti a fare nulla di concreto, perche' nulla hanno voluto fare.
Non penso proprio che sia una questione di destra o sinistra; anzi, a rigor di logica, Max, qualsiasi schieramento ha dimostrato che al di la' dei proclami di natura diversa ( una sinistra tollerante, una destra rigida , come cultura vuole), ha dimostrato di volere disinteressarsi del problema tranne che per strumentalizzazioni politiche e elettorali.
Uno schifo a mio parere.
Ma il problema non e' solo questo: il problema riguarda anche i cittadini, la comunita', l'insieme sociale.
Ognuno di noi sa bene la portata dell'immigrazione; ognuno di noi conosce l'incombente marea montante di quelle culture e popolazioni che si stanno riversando in occidente, pero' nonostante questo, ognuno di noi fino a quando non e' stato tirato in ballo direttamente, imperterrito ha continuato a voltare la testa dall'altra parte. Questo e' un aspetto negativo.
Certamente hai ragione a richiamare all'onesta' con noi stessi ( dunque un senso di praticita' e meno idealita'): noi non siamo in grado di sviluppare un sistema che possa accollarsi l'onere e il peso di una folla di gente senza lavoro. Non siamo in grado e mai lo saremo, anche perche' questo e' un fenomeno legato ad un'economia non regionale, locale, bensi' storica europea.
Ecco perche' piu' volte , discutendo con altra gente o con Julia, mi sono piu' volte detto favorevole a un numero chiuso: intendo dire che a mio modo di vedere e' meglio concedere la residenza a 20 000 persone e basta ( ma che siano veramente messe in condizione di integrarsi: casa/ lavoro/ istruzione) piuttosto di una libera e indiscriminata invasione , che poi, fatalmente, si rivela disastrosa nella pratica e in netta contraddizione con quegli ideali che la sostenevano.
Certo e' un altra cosa: se ognuno di noi ( le piccole comunita', i piccoli paesi, i piccoli qurtieri cittadini, per fare degli esempi) avesse in questi anni prestato ( non soldi!!!) partecipazione civile e sociale d'integrazione ( come avviene in alcune associazioni) accettando e costruendo una reciproca " comunanza d'intenti" e desiderando di aprirsi all'altro ( al diverso per come noi occidentali intendiamo l'altro), le cose , a mio modesto modo di vedere, sarebbero state migliori. Fossero anche poche centianaia in piu' di stranieri, quest'ultimi , almeno, non vivrebbero un dramma come quello che sta avvenendo.
Un'autocritica popolare, dunque.
Pero' le cose non finiscono qui, naturalmente: l'eccesso all'inverso di tolleranza , di cui molte volte siamo stati testimoni , e' l'altro lato della medaglia: da una parte non si e' fatto un cazzo come dicevo sopra, dall'altra poi, per compensare questa inoperosita' sociale, con estremi opposti si e' voluto giustificare tutto e tutti anche sotto quei riguardi inacettabili. ( violenza, furti, rapine, stupri) Questa non e' stata filosoficamente una scelta sentita o esistenzialmente costruttiva, bensi' e' stato quel modo di fare i fioretti come da ragazzini: c'e' un peccato da farsi perdonare e dunque si perdona a nostra volta certe cose...
Cosi' non poteva andare bene e cosi' , come era naturale, tutto e' franato.
Ora gridano tutti in modo disperato: diciamo pure, Max, che tutti hanno una fifa boia; quella fifa che ti assale quando perdi il controllo della situazione, quando tutto ti sfugge di mano, quando tutto si rivela quel colossale imbroglio ( le istituzioni politiche in primis) che si spacciava, invece, per altro.
Quella fifa boia di quando ti accorgi che il tuo disinteresse, il tuo menefreghimo ti si rivoltano contro e peggio ancora, di quando ti accorgi che dovevi avere anche piu' coraggio, piu' forza, piu' determinazione nel momento che venivi chiamato a prendere una decisione magari, dura, magari estrema, ma l'unica possibile, l'unica coerente, l'unica onesta, l'unica infine, forse, piu' responsabile, ovvero dire: Signori e signori noi non siamo in grado di sopportare questa invasione; non lo facciamo per cattiveria e tanto meno per egoismo; tutti noi dovremmo toglierci quella machera d'ipocrisia occidentale e fare un poco per uno, tutto il possibile per aiutare tante persone , tanti extracomunitari, ma anche cosi' facendo, un numero ci deve essere, perche'noi i miracoli non siamo in grado di farli.
Ma siamo in italia, Max, paese borghese nell'accezione peggiore del termine, paese politico e criminale par execellence!!!