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Spiriti Critici

Ultimo Aggiornamento: 10/10/2012 09:49
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02/04/2008 09:12
 
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Mi è arrivata questa foto, accompagnata da questa lunghissima nota:

Pechino orchestrava la rivolta nel Tibet
Canada Free Press [Venerdi, 21 Marzo, 2008 10:20] spie britanniche
confermano la denuncia del Dalai Lama sulle violenze inscenate
di Gordon Thomas

Londra, 20 Marzo - Britain's GCHQ, l'agenzia governativa delle comunicazioni che controlla elettronicamente mezzo mondo dallo spazio, ha confermato la rivendicazione del Dalai Lama che agenti dell'Esercito Popolare di Liberazione, l'EPL, travestiti da monaci, hanno innescato le rivolte che hanno lasciato dietro di sé centinaia di morti e feriti tibetani.
Gli analisti della GCHQ ritengono che la decisione fosse deliberatamente calcolata dalla leadership di Pechino per fornire una scusa per schiacciare il malcontento che ribolliva nella regione, che sta già attirando la sgradita attenzione del mondo proprio durante la corsa alle Olimpiadi di questa estate.
Per settimane c'è stato un crescente astio a Lhasa, la capitale del Tibet, contro azioni minori compiute dalle autorità cinesi.
I monaci hanno guidato sempre più azioni di disobbedienza civile, chiedendo il diritto di compiere il tradizionale rito d'incensi bruciati. Alle loro richieste si unisce il grido per il ritorno del Dalai Lama, il 14esimo a tenere la massima carica spirituale.

Impegnato ad insegnare i punti fermi della sua autorità morale--pace e
compassione- -il Dalai Lama aveva 14 anni quando l'Esercito Popolare di Liberazione invase il Tibet nel 1950 e fu costretto a fuggire in India da dove ha condotto senza sosta una campagna contro la durezza del dominio Cinese.

Ma i critici hanno obiettato sulla sua attrazione per le star dei film. Il magnete dei giornali Rupert Murdoch l'ha definito: "un monaco molto politico con scarpe Gucci"

Scoprendo che i suoi sostenitori dentro il Tibet e la Cina sarebbero
divenuti ancora più attivi nei mesi precedenti le Olimpiadi di quest'estate, I funzionari della British Intelligence a Pechino hanno compreso che il regime avrebbe cercato una scusa per muoversi e schiacciare l'attuale malcontento.

Questo timore è stato pubblicamente espresso dal Dalai Lama. I satelliti del GCHQ, geo-posizionati nello spazio, erano incaricati di monitorare da vicino la situazione.

Il complesso a forma di ciambella, vicino all'ippodromo di Celtenham, è situato nel piacevole Cotswords ad ovest dell'Inghilterra. Con 700
dipendenti, include i più grandi esperti elettronici e analisti del mondo. Tra di loro si parla più di 150 lingue. A loro disposizione ci sono 10.000 computers, molti dei quali sono stati appositamente costruiti per il loro lavoro.

L'immagine che hanno scaricato dai satelliti ha fornito la conferma che i Cinesi hanno usato agenti provocatori per iniziare le rivolte, cosa che ha dato all'EPL la scusa per muovere su Lhasa e uccidere e ferire durante l'ultima settimana.

Ciò che il regime di Pechino non si aspettava era che le rivolte si
sarebbero diffuse, non solo attraverso il Tibet, ma anche nelle province del Sichuan, Quighai e Gansu, trasformando una larga parte della Cina occidentale in una zona di battaglia.

Il Dalai Lama lo ha chiamato "genocidio culturale" e si è offerto di dare le dimissioni come capo delle proteste contro il governo cinese al fine di portare la pace. L'attuale agitazione è cominciata il 10 Marzo, segnando l'anniversario della rivolta del 1959 contro il regime cinese.

Comunque, I suoi seguaci non stanno ascoltando il suo "messaggio di
compassione".
Molti di loro sono giovani, disoccupati ed espropriati di ogni diritto e rifiutano la sua filosofia della non-violenza, credendo che la sola speranza per un cambiamento sia l'azione radicale che stanno portando avanti. Per Pechino, l'urgente bisogno di trovare una soluzione alla rivolta sta diventando un crescente imbarazzo. Tra 2 settimane, le celebrazioni nazionali per i Giochi Olimpici inizieranno
con la tradizionale accensione della torcia. E' previsto che i teodofori passiono per il Tibet. Ma la torcia potrebbe ritrovarsi ad essere portata dai corridori in mezzo a palazzi e templi in fiamme.
Un segno di questa urgenza è che il primo ministro Cinese ha ora affermato che è pronto ad aprire un dialogo col Dalai Lama. Poco prima di questo annuncio, il primo ministro britannico Gordon Brown ha dichiarato che avrebbe incontrato il Dalai lama durante la sua visita a Londra il prossimo mese. Questa è la prima volta che entrambi I leaders hanno proposto di incontrare il Dalai Lama.

Pechino 2008: Un mondo, Un sogno - Tibet libero

Lhadon Tethong
(tradotto da ery)

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Questa dichiarazione apre due questioni: l'annosa situazione sulla violazione dei diritti umani in Cina e il ruolo "spia" delle intelligences mondiali.

Sulla prima, grave e reiterata, continuo a ribadire che finché gli stati baseranno l'economia mondiale sul mero profitto, evitando di porre l'attenzione sulle modalità di sfruttamento e di predominio, vedremo sempre più forme di "assolutismo economico" che era meglio lasciarsi alle spalle.

Sulla seconda questione mi soffermo un po' di più, visto che in questo caso si crea quella che molti chiamano la "doppia utilità": ti controllo ma ti salvo.
E' l'eterna diatriba sulla sicurezza, sull'occhio vigile che, come in questo caso, si mostra per quello che è: il controllo del mondo da parte di governi "potenti".
Non è un caso che tale postazione si trovi a Londra, così come non sfugge che i "grandi fratelli" siano nei paesi che, sia in passato che oggi, hanno sviluppato una politica di stampo egemonico.
A fronte di quell'immagine che ritrae i soldati cinesi pronti a travestirsi ci sono migliaia di "scatti" sull'andamento del mondo.

Le azioni d'intelligence sono sempre esistite, il ruolo di spia era contemplato anche nelle antiche civiltà, ma quelle odierne sembrano pilotare anzichè riportare.
Se nel passato l'azione d'intelligence era volta al resoconto dell'accaduto, ora si pone come controllo di ciò che potrebbe accadere. Questa condizione induce a pensare che le violazioni partano dal momento in cui quell'occhio si è posato sulla mia casa, sulla mia decisione e sul mio operato.

A questo punto, riguardo la foto e mi chiedo: chi sta violando chi?

Dipende? No, non dipende proprio un bel niente.
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02/04/2008 09:29
 
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Mi sembra tutto allucinante
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02/04/2008 09:44
 
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Si e' vero quello che dici, ma fermiamoci un momento.
L'annosa questione dei diritti umani in Cina e' meno annosa di quello che sembra.
La Cina non rappresenta certo un modello di democrazia umanitaria; anzi, al contrario, va sempre piu' assumendo un ruolo scomodo nel mondo, talmente scomodo, che ci si domanda cosa si aspetta a prendere una posizione " forte" contro i Cinesi.
A meno che vi sia la solita " convivenza" tra poteri forti...

Il ruolo delle spie e della " vigilanza".
Difficile stabilire in modo Orwelliano la funzione della troppa informazione e dell'occhio vigile.
Quest'ultimo e' certo, a volte, riprende quello che non si dovrebbe riprendere e questa sua possibilita' e' una buona possibilita'...
Nel caso della foto in questione a me sembra chiara una cosa: chi viola sono i cinesi travestiti da monaci. Stanno violando una " cultura" a loro oppositrice.
Anzi la stanno mistificando e traviando nel suo significato.
Quella foto e' un atto d'accusa sulle malefatte cinesi: se poi questa foto, invece di essere monito e correttivo nella politica mondiale, diventa a sua volta una strumentalizzazione egemonica delle super potenze, questo e' un altro discorso.

La vigilanza deve essere tutelata nella sua funzione: come a dire che se una guardia una volta sorpreso il ladro si associa con lui, allora buonanotte.
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02/04/2008 09:55
 
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Giusto Sergio, la questione si pone proprio in quel limite. Dov'è che il controllo "sfora"?
E' ovvio che questa foto, scattata dai satelliti spia, inchioda il regime cinese (i media non l'hanno ancora divulgata, e chissà se...) ma quale atteggiamento avranno i governi dopo questa "spiata"?

E' questa la differenza tra controllo e investigazione.

Se viene oltrepassata quella linea di demarcazione tra ciò che è lecito e ciò che non lo è si fa la figura del regime cinese.

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02/04/2008 10:00
 
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ah, quale reazione avranno i governi delle altre potenze?
ah! immagino.
Parole di biasimo e censura, parole, parole.
Nei fatti? niente, tranne probabilmente le gabole che sono gia'in corso da sempre.


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04/04/2008 09:41
 
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In una newsletter si continua a discutere di questa foto, qualcuno dice che sembra una messinscena.
In effetti, riflettendo bene, si presume che la foto sia stata scattata a Lhasa, luogo degli scontri. Come si può notare il gruppo di soldati è attorniato da cittadini, e siccome siamo a Lhasa, si presume che siano tibetani.
Non è strano che i soldati mostrino così ingenuamente gli abiti monacali? E' un'autodenuncia alquanto sospetta...

Qui prodest?

Certo, tornano in mente le immagini satellitari degli impianti in cui Saddam avrebbe tenuto nascoste le armi di distruzione di massa.
E sappiamo come andò a finire.

Così come 40 anni fa il comandante di una nave statunitense disse che erano stati attaccati da imbarcazioni vietnamite, e si scatenò quel massacro.

Se è uno scatto dell'intelligence, devo immaginare che è dell'intelligence l'operazione e, se reso di pubblico dominio, la cosa puzza un po'.

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04/04/2008 09:57
 
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e come fanno a sapere che e' a Lhasa?
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04/04/2008 10:11
 
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E' una mia supposizione, se a Lhasa ci sono stati scontri è lì che i soldati si trovavano. Il Britain's GCHQ, poi, dichiara di aver puntato i satelliti nella zona.

Tu hai definito la situazione allucinante. Secondo me hai notato anche tu che c'è qualcosa che non quadra...

Bisognerà vedere quali sono i paesi che boicotteranno le olimpiadi.
Se tra questi c'è l'USA, beh, la supposizione diventa dato di fatto.
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Email Scheda Utente
04/04/2008 11:19
 
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Si, hai ragione.
Qualcosa non quadra , se poi gli Usa boicottano, la cosa sarebbe ancora piu' ovvia.
Rimane altrettanto ovvio, pero', che la Cina e' la Cina: in altre parole e' meglio perderla che trovarla.
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Email Scheda Utente
16/04/2008 10:40
 
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Sì, è vero, ora è troppo facile.
E' facile inveire sul perdente, attribuire colpe e sputare nell'occhio del re nudo.
Mi sarei aspettata, da chi ha criticato aspramente il popolo del non voto, un sacrosanto secolo di silenzio, in attesa, muti ad ascoltare i comunisti che, nella cosiddetta II repubblica, non si sono aggiunti al teatrino.
Zitti, immobili, imparate perdenti!

«Mi rattrista che molti dei dirigenti rivoluzionari diventino così seriosi, a un punto tale che finisce per allontanarli dalla realtà. Una rivoluzione che non prenda in considerazione la necessità del gioco, dell'allegria, dell'espansione mentale, sentimentale, psicologica, è una rivoluzione condannata ad anchilosarsi, a burocraticizzarsi, a ridurre tutto a tessere ed espedienti».


Ecco cosa scriveva il mio amato Cortàzar negli anni '70.
Lo scriveva riferito all'esperienza latinoamericana, Cuba in primis, prevedendo lo stallo che ne sarebbe seguito.

«La mia idea del socialismo latinoamericano è profondamente critica».
Grande coerenza di un uomo che non ha cavalcato l'onda rivoluzionaria ma ne tracciava i limiti pur accompagnandola.
Uomini come lui, in Italia, ce ne sono stati pochi.
Ricordo le lacrime di Occhetto e, tutto sommato, penso che possano rappresentare il cordoglio che seguì la morte di Berlinguer. Ed è lì che tutto finì.
Poi più nulla: lungaggini di qualunquismo e snobismo alla Bertinotti.
Passando per la barca di D'Alema e la "cultura" di Veltroni.
Bella fine ex compagni!

Zitti ora, e a lavorare.
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Email Scheda Utente
16/04/2008 10:47
 
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Sei molto severa con l'estrema sinistra, ma guarda che anche dall'altra parte, intendo l'estrema destra, non stanno meglio.
Questi estremi, giusti o sbagliati che siano, hanno perso la loro vera identita' e si sono, con gli anni, trasformati in quella " moderazione" che se non e' " convenienza politica", ci assomiglia molto.


Sai, un Cortazar non poteva fare questo sbaglio perche' fondamentalmente era un uomo onesto e mai assordato dall'oratoria
di propaganda.
Il suo essere fortemente critico era un stare "all'erta": sapeva, infatti, che gli imbonitori da mercato si trovano dietro a tutti gli angoli, sia quelli di sinistra sia quelli di destra.

Bertinotti: mi dicevi del trono televisivo e hai ragione, me lo ricordo anch'io.
Un estremo di sinistra su un trono simbolo dell'esatto opposto.
La politica rende davvero ipocriti.

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Email Scheda Utente
03/05/2008 15:02
 
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Vengo a sapere dalla dichiarazione di Visco, che la scelta di mettere online i redditi dei contribuenti è prassi comune anche negli USA, “basta guardare un telefilm”.
Ha detto proprio così e passi pure che, siccome i telefilm non li guardo, potevo essere ignara di tale usanza yankee, ma che la prassi trasparente si usi anche negli USA a me che mi frega?
Che poi mi sono informata, gli statunitensi non mettono i dati di reddito sul web, possono essere richiesti ma non sono alla mercé di tutti.
Allora perché sig. Visco?

Questo della trasparenza è diventato un caso ipocrita.
Il sindaco della mia città dice di essere trasparente perché dichiara ogni giorno, su una bacheca davanti al suo ufficio, tutti i suoi impegni.
Io mi aspettavo che si riferisse a quelli istituzionali e invece scoprii, ridendo in faccia al suo segretario, che alle 8 faceva colazione, alle 13 pranzava in famiglia e alle 20 cenava in casa con qualche ospite a lui gradito.
Le restanti segnalazioni di trasparenza si limitavano ad indicare: impegno istituzionale presso tal di tale, incontro politico con tale dottor, tale dottora, tale professor, tale professora….ma di quello che ne veniva fuori da tali incontri niente, neanche una parola, salvo aspettare la delibera che, molti mesi dopo, avrebbe svelato l’arcano.

E’ questa la trasparenza tanto sbandierata?
Ché mi frega di scoprire quanto ha dichiarato il panettiere, la mia vicina di casa, Pippo Baudo o Totò Cuffaro?
Quale utilità ha un simile provvedimento?
Penso al mio reddito 2005 e rido, non sarà una novità scoprire che ho dichiarato 7.250 €, e non lo sarà perché la mia panda bianca, il mio cappotto bordeaux e il mio lavoro sociale non possono essere una copertura.
Penso alla lista dei contribuenti e rido ancora di più perché penso agli evasori totali che in quella lista non compaiono, e a quelli parziali che troveranno sempre il modo di “coprire” i redditi non dichiarati.
Allora, quale utilità?

Ma certo! Quella di essere un po’ più vicini agli Usa dei telefilm!

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Email Scheda Utente
05/05/2008 09:15
 
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Sottoscrivo tutto, Julia.
La penso come te.

Visco , che considero uno dei peggiori Ministri delle Finanze degli ultimi 20 anni, dovrebbe dire la vera motivazione per questa scelta che appare molto strana, per non dire strumentale a un disegno politico.

Nonostante questo pero', la cosa non m'indigna neppure tanto e neppure tanto m'incuriosisce. Anzi, a dire il vero, non prendo posizione contro Visco per questa situazione: in fondo per chi ha il " barile" onesto e senza altarini, che problema c'e'? ( tranne motivi di sicurezza, forse)
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Email Scheda Utente
08/05/2008 09:13
 
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Sto avendo una fitta corrispondenza con una compagna, divenuta madre da poco, che mi scrive tra una pappa e l'altra.
Collabora da più di un anno alle iniziative della mia associazione e io vengo chiamata da lei per integrare i suoi lavori di video-inchiesta, essendo lei una sceneggiatrice.
Il nostro discorso, contrapposto, verte sul contrasto collettivo/individuo, e si dipana tra esperienze comuni ed individuali che tanto ci fanno riflettere.
Ora siamo ferme alla considerazione secondo cui il lavoro di ognuna di noi debba essere riconosciuto, con nome e cognome, in quanto componente individuale di un collettivo.
Io penso il contrario.

Riporterò qualche passaggio, visto che è il nostro tema di sempre, Sergio e che, nel frattempo, ho deciso di imparare.
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Email Scheda Utente
08/05/2008 11:29
 
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Re:
mujer, 08/05/2008 9.13:


Ora siamo ferme alla considerazione secondo cui il lavoro di ognuna di noi debba essere riconosciuto, con nome e cognome, in quanto componente individuale di un collettivo.



il mio parere è superfluo, lo so. Autorizzo quindi a cancellare quanto di seguito mi sfugge di considerare.

Ho letto ultimamente alcuni libri per puro diletto. Scelti a caso, ma
accostati ed intervallati con riconosciuta malizia.
Non so se è successo anche a voi di trovare IL CASO spiaccicato davanti agli occhi.
Spiego. Tento. Ricordo solo due degli autori in cui ho trovato una
conferma ad un pensiero che mi si era fissato in mente,in questi ultimi tempi, come un muretto lungo i prati in montagna, che non delimita, ma sta là nei tempi a dire degli uomini che, pietra su pietra, han segnato un cammino, forse, o solo radunato scarti inutili su un prato da sfruttare.
La Carla Brosio e Galimberti: entrambi han citato un terzo.
"Siamo, in fondo, un'anima comune ed immortale ed i corpi solo strumenti per dare a frammenti di essa la possibilità di agire".
Il corpo: nome e cognome che agisce. Nella collettività. Per un'anima comune, con consapevolezza o meno. Il pulsare vivo di questa immaterialità comune, da corpi vivi, nomi e cognomi. L'agire il fare il dire riconosciuto ed attribuito, perchè siamo nel tempo. Il corpo come tempo e memoria.
Forse non s'è capito [SM=g11029]
ma all'anonimato preferisco il certo. Anche per poter accreditare plausi o dinieghi.





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Email Scheda Utente
09/05/2008 09:36
 
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Re: Re:
Ciao Adri, nessun parere è superfluo e non capisco la tua autorizzazione a cancellare.
Anzi, mi fa piacere che anche tu dica la tua su questo argomento che mi emoziona tanto.

"Siamo, in fondo, un'anima comune ed immortale ed i corpi solo strumenti per dare a frammenti di essa la possibilità di agire".

Parto dalla citazione che segnali per integrare alcune cose che, secondo la mia amica Maria Grazia, dovremmo rivedere.
Lei dice che:

"...solo rispettando ed esaltando le unicità di ognuno di noi si può realizzare un grande collettivo fatto di persone che individualmente si impegnano per una causa comune.
spesso la nostra sinistra ci propone il contrario, non solo non pagando col vile denaro l'opera delle persone (chissà con cosa dovrebbero vivere alcuni?), ma dicendo che dobbiamo nasconderci dietro l'idea del lavoro collettivo, col risultato che poi sono pochi ad assumersi le responsabiltà di quello che fanno e che si è in pochi e sempre gli stessi a lavorare."

Viene dalle nostre esperienze comuni, ed io e lei sappiamo di avere un nome e cognome, la nostra differenza è di considerarlo o non considerarlo "strumento", così come riporta la citazione.

Il mio stato attuale di riflessione mi porta ad essere d'accordo con lei, e con Sergio che da anni mi fa riflettere su questa incoerenza, ma nelle mie azioni quotidiane continuo a riproporre un'azione collettiva che tende ad annullare l'impegno individuale.
Un concetto cooperativo che ha stravolto, in un certo senso, la bellezza delle individualità tese ad uno scopo comune.

La citazioni che riporti, quindi, porta in sé un dogma che non condivido appieno.
Quello snaturamento dell'identità teso al misticismo si scontra con una scelta, una riflessione e un "fare" che possono essere solamente un'azione individuale.

Io, che ho convertito questa individualità in collettivo (ed è un'idealità che si scontra con una realtà difficile) ripenso a certe mie posizioni e rivedo i limiti di questa vastità omologante.
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Email Scheda Utente
15/05/2008 13:22
 
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Il fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità.
Il fascismo è demagogico ma padronale retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli « altri »le cause della sua impotenza o sconfitta.
Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista.
Non ama la Natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito.
Odia gli animali, non ha senso dell’arte non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui.
Non ama l’amore, ma il possesso.
Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere.
Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des.
È superstizioso, vuol essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri.
Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre.
Le madri sono generalmente fasciste.

Ennio Flaiano
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Email Scheda Utente
15/05/2008 14:57
 
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Flaiano non era sicuramente fascista: mi sembra chiaro. [SM=g8458]
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Email Scheda Utente
15/05/2008 14:58
 
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...e forse non voleva nemmeno essere italiano... [SM=g8458]
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Email Scheda Utente
16/05/2008 12:10
 
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mujer, 09/05/2008 9.36:

Ciao Adri, nessun parere è superfluo e non capisco la tua autorizzazione a cancellare.

Perdersi in questa piazza (ma anche in altre) è un mio piacere, ma
poichè recepisco "folate di pensieri" ho sempre l'impressione che il
catturarne uno per potermici fermare su a riflettere turbi un fluire
che (nascendo ed andando oltre)ha un significato ed uno scopo diverso da quello che potrei capire. La mia richiesta nasce, quindi, dalla solita utopia di armonia.

---------------------------------------------------------------------


"Siamo, in fondo, un'anima comune ed immortale ed i corpi solo strumenti per dare a frammenti di essa la possibilità di agire".

Parto dalla citazione che segnali per integrare alcune cose che, secondo la mia amica Maria Grazia, dovremmo rivedere.
Lei dice che:

"...solo rispettando ed esaltando le unicità di ognuno di noi si può realizzare un grande collettivo fatto di persone che individualmente si impegnano per una causa comune.

Viene dalle nostre esperienze comuni, ed io e lei sappiamo di avere un nome e cognome, la nostra differenza è di considerarlo o non considerarlo "strumento", così come riporta la citazione.

Il mio stato attuale di riflessione mi porta ad essere d'accordo con lei, e con Sergio che da anni mi fa riflettere su questa incoerenza, ma nelle mie azioni quotidiane continuo a riproporre un'azione collettiva che tende ad annullare l'impegno individuale.
Un concetto cooperativo che ha stravolto, in un certo senso, la bellezza delle individualità tese ad uno scopo comune



collettivo
causa comune
azione collettiva
concetto cooperativo
individualità tese ad uno scopo comune

Ho difficoltà, come sempre, a dare un valore unico a questi termini.
Forse perchè filtro attraverso la mia esperienza ho difficoltà ad ascoltare la tua. Ma per me concetto cooperativo ha un valore sociale
preciso: agire insieme di persone (nome e cognome) che "per natura" hanno capacità diverse. Il rispetto è base. L'esaltazione superflua.
I "più dotati" integrano l'azione dei "meno dotati"
Mi sono chiesta: "la bellezza delle individualità tese ad uno scopo comune"
è la stessa che vedo io?
Mi sono risposta: non lo so.
E sto facendo un "pasticcio" con il concetto di ingratitudine postato da Sergio da qualche parte:
I "più dotati", in un'azione cooperativa, possono "attendere" almeno
gratitudine?. Secondo me no.
Ma il mio giudizio è viziato da un difetto base: i termini che ho evidenziato sopra li leggo fuori da rapporti economici.
La gratuità non sempre ha un senso.

[Modificato da comesientra 16/05/2008 12:12]
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