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Camera con vista

Ultimo Aggiornamento: 10/07/2012 16:28
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08/01/2009 15:40
 
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Degenerati
L'ultima che ho sentito alla radio: i medici del nord/est si rifiutano di curare i clandestini che stanno male.
Bene, di meglio in meglio , in quel vorticoso fenomeno degenerativo italiano. Una degenerazione senza fine, vedo.
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04/02/2009 00:49
 
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Sto aspettando il ripudio mentre guardo Chiloé, l’isola lontana. Ricordo le barche colorate e i pescatori che ballavano il tango. Cercavo il poeta canticchiando e nessuno badava a me; camminavo assorta sulla spiaggia.

Sei ripartita.

C’è sempre qualcuno fuori che bussa e aspetta. Se chiedo chi è non risponde, se sto zitta continua a bussare. I colpi sono come il suono delle tue dita mentre leggi, ritmo irregolare e sordo che continua anche quando ti fermi.

Leggi?
Sì.


Mi racconta a occhi chiusi che è deluso, è arrabbiato, è stanco. E’ anche intelligente al punto di riuscire a vedere bene la scena anche se ha gli occhi chiusi: un uomo, una donna e una coppa di champagne. Ne parla e non è sorpreso di vedere così chiaro.

Sei un uomo libero.
Mi lasci?
No, ti bacio gli occhi.


Lei sgambetta e ascolta musica che io non sento. Canta a squarciagola e fa arrabbiare il vicino che batte sul tetto con la scopa. Le faccio cenno di stare zitta e sgambetta più in alto aggiustandosi le cuffie. Il cugino le punta la matita in faccia e minaccia di ucciderla, lei impugna il microfono e lo trafigge.

Mi saluti la nonna?
Certo, e tu salutami la musica.
Allora ti saluto la zia.


Non c’è più tempo per i racconti. Ci sono cose più importanti come i soldi, le revisioni, le scadenze, i rinnovi, gli sgravi, le maggiorazioni, le rettifiche e i contraddittori. Non c’è più tempo per la terra, la semina, i raccolti e gli incontri. Dei contraddittori siamo esperti, parliamo, parliamo, parliamo. Degli incontri non sappiamo granché.

Ti ho mai raccontato di Juan José?
No, chi è?
Il mio primo ragazzo.
Scusa, ho da fare.


Io chiedo un nuovo incontro e cinquanta persone gridano no all’unisono. Il professore diventa rosso e dice che gli ricordo i compagni degli anni settanta. Quando dico partecipazione la ragazza che è accanto a me mi dice all’orecchio che parlo troppo. La guardo e le poggio il braccio sulla spalla.

Avevo 10 anni.
E amavi già le assemblee?
No, passavo le giornate da sola.
A fare?
A imitare i comizi del nonno.


Ho passato due giorni a scrivere di sogni umanitari e scopi statutari. I soci si sentiranno tutelati da uno che si vanta di essere liberale ma antidemocratico. Saremo tutti amministratori dell’azione pedagogica integrata attivata partecipata soggiogata surrogata malpagata supportata sperimentata, ‘na cagata.

Sono riuscita a rinunciare
Brava
E’ stato facile però
Brava comunque


A fine anno farò un nuovo viaggio. Andrò a Chiloé per poetare un tango, mentre i pescatori canticchieranno le sorti del mio ripudio.
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05/05/2009 16:06
 
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Tremava come se fosse nudo al centro di un iceberg. Il suo corpo in punta, il resto nascosto. Le gambe rigide, le braccia immobili e i denti traballanti; unico suono le crepe sul muro.

E’ venuto il terremoto.
Ho avuto paura.
Anch’io.


Siamo seduti in cerchio e aspetto il mio turno per parlare. Prima di me una ragazza con le trecce e dopo di me un anarchico incazzato. Sento più il contatto dei miei piedi sulla terra fredda che quello del mio corpo sulla sedia. Mi alzo per cercare il sole.

Dal dolore alla rabbia, dalla rabbia alla lotta.

Le dipartite stanno diventando consuetudine. “Strumenti di diritto” direbbe il mio vecchio professore. Mi daranno – prima o poi – il diritto di chiedergli “quando resterai?” e l’uso – altro strumento – del diniego per ripristinare la norma.

Il tuo spirito critico si sta trasformando in spirito tecnico.
E’ la crisi.
Economica?
Emotiva.


Il colore predominante della mia terra ora è il blu. Tende allineate con tiranti su cui è facile inciampare. L’altro giorno un bambino con triciclo incorporato li ha schivati come fossero gimcana al sole. Nessun premio, solo un palloncino a forma di spada.

Favorisca i documenti.
Prego.
Cosa viene a fare qui?
A respirare aria sporca.


Non si traslocano soltanto i cooperativismi ma anche i singolarismi. Un tavolo equivale ad un mattone, un sistema ad un’idea, un proclama ad un’azione. Qui una volta c’era un popolo, oggi c’è uno sparuto gruppo di donne sole. Vanno al fiume a lavarsi.

E questo lo teniamo?
Cos’è?
Un rotolo di cielo.
No, non ci serve.


Verrà, prima o poi, il momento di unirci. Sarà un incontro naturale, senza scelta, necessario. Accadrà in una giornata d’inverno, di quelle freddissime e buie. Sarà come arrendersi all’inevitabile.

Parto.
Di nuovo?
Non io.
Allora chi?
Parto, nuovo, nascita.


La terra trema.
Il cuore trama.
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06/05/2009 10:41
 
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Quel bambino faceva l'unica cosa possibile per un bambino: giocare. E forse era uno dei pochi, forse l'unico a non incazzarsi.
Il bambino e' meglio di quell'anarchico.
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09/06/2009 09:46
 
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Nessuna foto di me nella sua casa. Immagini che lo circondano e che l'hanno circondato. Io non ci sono in nessuna delle foto della sua casa.

Si sposa mio nipote.
Di già?
Hanno pure una bambina.
Bello.


Ci sono figli che appartengono a una sola metà del cielo. Crescono imparando la solitudine di genere. Nessuno osa chiedere della parte mancante. Si fingono maternità estese.

Sei un'egoista.
Io le ho dato la vita.
.........
Cosa può esserci di più bello?


Ci sono posti in cui siamo ospiti inattesi. Si sa di turbare l'andamento e la quiete che si muove in quei rituali di volti e persone che non siamo noi. Eppure c'è qualcosa di familiare in questo regno dell'intimo in cui siamo figuranti.

Dammi la mano.
Dov'è la mia foto?
L'ho tolta perchè prendeva polvere.
Dammi l'altra mano.


Nel centro Azvub rendono felici le donne. Raphaella voleva portare in grembo l'amore di entrambe ma è toccato a Maria. Sarà il destino di un nome. Se la bambina dovesse morire, resterà orfana.

Io sono qui dentro.
Quando uscirai vedrai due sorrisi.


Chi non beve ha un segreto da custodire. Gli astemi ingannano l'attesa fumando o, se non fumano, osservando. Guardano l'ansia del beone e la frenesia del segreto che sta per tradirsi.

Un litro di latte e due buste di vanillina.
Quanto liquore ne esce?
Una vagonata di segreti


I ritorni lasciano facce sorridenti di parenti, amici, ex fidanzate. Qualcuno troverà ristoro, un altro la vita difficile pronta a tallonarlo. Io trovo la bolletta della luce.

Vieni al mare con me?
Non ancora.
E in montagna?
Sì, se mi porti tu.


Tra le tende si sentono proteste. Oggi si decidono le azioni, gli anziani sono maestri e gli adulti stupidi demagoghi. Ascolteremo migliaia di parole e poi la scelta: a casa senza cena.

Hai fame?
Non ancora.
Dimmi tu quando vuoi mangiare.


Se resto immobile, qui distesa nel suo letto, mi troveranno ricoperta di polvere.
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21/06/2009 11:35
 
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Annotare le cose da fare è un modo per lasciarle scritte e non farle. Ce ne sono tante, alcune utili, come lavare le tende in un giorno di luna piena. Quella inutile è uno scarabocchio sulla parola lavoro.

Hai mandato il curriculum?

E cosa ne pensi?
Farà fede il timbro postale


Viaggio sempre in compagnia dell’aulin, ultimamente. Lo prendo due volte l’anno ma l’aulin, ultimamente, negli ultimi mesi, mi fa scrivere cose così burocratiche che l’avvocato in persona mi avrebbe assunto come portavoce della borsa che ho accanto.

Ci hanno cancellato
E ora?
Dovremmo fare ricorso
Al Tar?
No, ricorso alla Storia, ma non abbiamo soldi


Qui sul treno il cielo è tutto rosso chiaro, sporco azzurro, di quei cieli che dalle mie parti direbbero “está enfermo”. Io per me sono inquieta, ti tengo chiuso nei miei pensieri. Ora sei i tuoi brevi messaggi nel quadrante di un cellulare.

Cosa leggi?
Agonia della notte
Io, Chiedi alla polvere
L’ho letto
Arturo e Camilla
Già…


Ho una certa nostalgia. Io per me pensavo, per volontà e per forza, di essere diversa da certe altre, e quando lui me ne parlava, e le incontravo, mi credevo talvolta superiore. Talvolta guardandole pensavo invece di voler essere loro, e che mai sarei stata. Talvolta ancora, le vedevo semplicemente diverse, e non mi infastidivano, e volevo io non infastidire loro, come due rette parallele che non si incontrano.

Stiamo vivendo una vita parallela
In che senso?
Alcune cose le stiamo cambiando
Sì, ma la retta è infinita



Anche tu sei una retta parallela, e oggi io vado a coincidere con quel gruppo femminino, e me ne faccio capo. Io per me funziono a brevi tratti, a segmenti, a pezzi. Il tuo tratto, che mi conservo, è quando sistemi gli occhiali sul comodino accanto ai libri. Di te mi porto questo gesto, la concentrazione delle tempie, l’immobilità di quelle intenzioni e un mancato bacio. Tutto questo te lo scrivo in treno, in piena emergenza di puzza stagnante, di piscio, di lattine accartocciate.

A presto amore
Mi mancherai
Anche tu


Di fronte a me due poliziotti hanno chiesto i documenti a Naim. Sono fermi ad aspettare la telefonata della centrale, e Naim guarda fuori dal finestrino. Anch’io guardo fuori, e mi dico “fa che Naim sia regolare, fa che Naim sia regolare”. Poi i poliziotti se ne sono andati, e io mi sono vergognata della mia preghiera pregiudiziale, e mi sono vergognata di tutta quella nostalgia di te, e allora ti ho lasciato andare.

Vado alla manifestazione
Stai qui, fa troppo caldo
Vieni anche tu
No, io non credo in queste cose


Il cielo è tornato ad essere azzurro nel punto in cui si fonde con il mare. Naim è sceso nella stazione sul porto, come se questo treno fosse un barcone con migliaia di clandestini che si nascondono. Qualcuno ha dimenticato un foulard rosso. Una bella ragazza con pancia scoperta e cuffie bianche lo prende e se lo arrotola al collo. Gli uomini guardano tutto fuorché il foulard. Si sa che i clandestini sono sporchi stupratori.


Io vado via di qui
Dimmi dove che ti seguo
A Bordeaux
Dev’essere bella
Non lo so, non ci sono mai stata
Cosa vai a fare?
A crescere



Voglio essere come la bambola gigante di High Park, guardare tutti dall’alto in basso e aspettare la fine del mondo seduta su una sdraio.
[Modificato da mujer 21/06/2009 11:55]
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22/06/2009 09:02
 
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c'e' gia' una vita parallela. Il fatto stesso che non si condivida il pensiero unico dominante, o meglio ancora, si mantenga la forza per una piccola critica qui' e la' e per una mancata adesione a tutto quello che ci propinano- questo - e' gia' vita parallela.
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22/06/2009 09:20
 
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22/06/2009 09:42
 
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Tutte le cose dritte mentono. Ogni verita' e' ricurva
"Guarda questa porta carraia! Nano! continuai: essa ha due volti. Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine.
Questa lunga via fino alla porta e all'indietro: dura un'eternità. E quella lunga via fuori della porta e avanti è un'altra eternità.
Si contraddicono a vicenda, questi sentieri; sbattono la testa l'un contro l'altro: e qui, a questa porta carraia, essi convengono. In alto sta scritto il nome della porta: "attimo".
Ma, chi ne percorresse uno dei due sempre più avanti e sempre più lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si contraddicano in eterno?".
"Tutte le cose diritte mentono, borbottò sprezzante il nano. Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo".
[...] Ognuna delle cose che possono camminare, non dovrà forse avere già percorso una volta questa via? Non dovrà ognuna delle cose che possono accadere, già essere accaduta, fatta, trascorsa una volta?
E se tutto è già esistito: che pensi, o nano, di questo attimo? Non deve anche questa porta carraia esserci già stata? E tutte le cose non sono forse annodate saldamente l'una all'altra, in modo tale che questo attìmo trae dietro di sé tutte le cose avvenire? Dunque anche se stesso?
[...] E questo ragno che indugia strisciando al chiaro di luna, e persino questo chiaro di luna e io e tu bisbiglianti a questa porta, di cose eterne bisbiglianti non dobbiamo tutti esserci stati un'altra volta? e ritornare a camminare in quell'altra via al di fuori, davanti a noi, in questa lunga orrida via non dobbiamo ritornare in eterno?".
Così parlavo, sempre più flebile: perché avevo paura dei miei stessi pensieri e dei miei pensieri reconditi. E improvvisamente, ecco, udii un cane ululare.
Non avevo già udito una volta un cane ululare così? Il mio pensiero corse all'indietro. Sì! Quand'ero bambino, in infanzia remota: allora udii un cane ululare così. [...]
D'un tratto mi trovai in mezzo a orridi macigni, solo, desolato, al più desolato dei chiari di luna.
Ma qui giaceva un uomo! E proprio qui! il cane, che saltava, col pelo irto, guaiolante, adesso mi vide accorrere e allora ululò di nuovo, urlò: avevo mai sentito prima un cane urlare aiuto a quel modo?
E, davvero, ciò che vidi, non l'avevo mai visto. Vidi un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca.
Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era strisciato dentro le fauci e lì si era abbarbicato mordendo.
La mia mano tirò con forza il serpente, tirava e tirava invano! Non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora un grido mi sfuggì dalla bocca: "Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi!", così gridò da dentro di me: il mio orrore, il mio odio, il mio schifo, la mia pietà, tutto quanto in me buono o cattivo gridava da dentro di me, fuso in un sol grido. [...]
Voi che amate gli enigmi!
Sciogliete dunque l'enigma che io allora contemplai, interpretatemi la visione del più solitario tra gli uomini!
Giacché era una visione e una previsione: che cosa vidi allora per similitudine? E chi è colui che un giorno non potrà non venire? Chi è il pastore, cui il serpente strisciò in tal modo entro le fauci? Chi è l'uomo, cui le più grevi e le più nere fra le cose strisceranno nelle fauci?[6]
Il pastore, poi, morse così come gli consigliava il mio grido: e morse bene! Lontano da sé sputò la testa del serpente; e balzò in piedi.
Non più pastore, non più uomo, un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise!
Oh, fratelli, udii un riso che non era di uomo, e ora mi consuma una sete, un desiderio nostalgico, che mai si placa.


La nostalgia di questo riso mi consuma: come sopporto di vivere ancora! Come sopporterei di morire ora! »

Nietzsche.
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22/06/2009 09:57
 
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si, certo, tutte le cose dritte mentono. E' l'errore psicologico di ognuno di noi. Pensiamo che la verita' sia fissa e dritta; sia la' in fondo ad aspettarci, nel prima o nel dopo, in avanti o indietro.
Ma la verita' e' ricurva: e' un andare e tornare. La verita' non si contraddice perche' non esiste come scopo, come compito. La verita' e' ricurva su quello che viviamo come se fosse sempre la prima volta, ma che da sempre e' gia' stata vissuta da noi stessi e che sempre vivremo.
La retta infinita in verita' e' un circolo.
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Email Scheda Utente
03/07/2009 01:34
 
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Dovrebbe essere una notte insonne per molti questa.
Sicuramente lo sarà per coloro che guardano a questo due di luglio come a una giornata nefasta. Ricorderò spesso questa notte insonne, ricorderò soprattutto il dicotomico senso di certezza ignota.

Avemus securitate.

Dormono tranquilli quegli italiani che confidano nelle ronde e nella mano dura di un governo costituito da irresponsabili. Dormono tranquille le signore al primo piano che soffrono la calura a finestre serrate. Dormono tranquilli i commercianti, gli ambulanti, i mercanti di questa nostra italia agiata.
Dormono tranquilli i nazionalisti e i patriottici dell’ultima ora.

Non dormiranno per molto le migliaia di persone che si recano quotidianamente a lavorare nei luoghi di schiavitù, dove l’ottenimento di un permesso è un miraggio e la richiesta del riconoscimento di un diritto causa di licenziamento.
Non dormiranno coloro che saranno considerati pericolosi estranei da bande di criminali in pettorina gialla.
Non dormiranno sicuramente i profughi, le puttane, i barboni, i meninhos, le coppiette, i notturni, i taciturni, i pacifisti, gli autonomi, gli artisti e i saltimbanchi, i gatti, le badanti, i dottori, alcune maestre, molti bambini e bambine, e anche Azad.

Chi dorme sonni tranquilli, stanotte, è un consapevole complice.
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Email Scheda Utente
06/07/2009 09:19
 
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Si, sono d'accordo con te.
Ho letto poco i giornali riguardo questo decreto sicurezza ma l'idea che me ne sono fatto e' di una soluzione senza capo ne' coda.
La solita soluzione radicale che invece di risolvere, peggiora una situazione un po' reale un po' immaginaria.
L'aspetto piu' sconsolante rimane l'assoluta ovvieta' di questo problema: da una parte la gente comune che convinta di essere in un certo " pericolo" appoggia e si dice felice di questi interventi governativi; dall'altra parte, invece, una cecita' assoluta nell'individuare i veri aspetti del fenomeno " immigrazione".
La gente comune: per un certo verso credo fermamente che l'italiano medio si rispecchi in questo tipo di spettatore e a dirla tutta non so se fargliene una colpa o un demerito: probabilmente e' sbagliato pretendere o aspettarsi che un italiano ( tutti) si renda per forza di cose partecipe di questo problema.
Valido rimane l'assioma che un individuo non puo' certamente caricarsi le spalle tutti i santi giorni di problemi " universali": non ne ha il dovere e per lo piu' ha il diritto di vivere i suoi problemi ( quelli meno universali e piu' personali)
Dall'altra parte, pero', sono in aumento vertiginoso quegli italiani che interessandone prendono la posizione piu' sbagliata: l'immigrato e' un nemico e i nemici vanno sbattuti fuori da casa con le buone o con le cattive.
Dunque: sembra paradossale ma succede che chi se ne disinteressa e' piu' responsabile e misurato di chi se ne preoccupa.
Questo dovrebbe fare riflettere su una cosa: l'italiano misurato o almeno non ossessivo nella sua " presunta " intolleranza , una volta sceso in campo oggi, non dovrebbe guardarsi dal clandestino ( o se lo fa dovrebbe guardarsi solo da alcuni) ma deve guardarsi ben bene da coloro che invece si dicono " attivissimi" : le ronde e tutte quelle istituzioni governative, regionali, provinciali, comunali che si schierano a favore di una certa politica.
E deve guardarsi dai vicini di casa; dai comitati "contro"; da tutta una mentalita' provinciale e chiusa che si esterna in tutta la sua profondita' proprio in casi simili.
Lo dico subito: e' un problema in italia irrisolvibile.
Qui' non e' una badante il vero problema: il vero problema ( grave) e' la direzione che prende l'interessamento degli italiani.
Se si schierano, infatti, si schierano contro.



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Email Scheda Utente
06/07/2009 09:28
 
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Io non credo che una badante clandestina e non in regola rappresenti un problema di sicurezza. Non lo credo perche' crederlo e' assurdo.
Dall'altra parte non credo che il problema immigrazione non sia un problema: ha aspetti difficili da gestire, questo e' oggettivamente innegabile.
Il discorso e' talmente sfaccettato in una miriade di casi particolari che diventa impossibile non finire nelle classiche generalizzazioni- tutte in un certo senso molto valide- ma che non possono distinguere casi da casi diversi.
Se incominciassimo non la finiremmo piu'.
Bisogna riflettere sulla reazione a questo fenomeno della gente comune.
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Email Scheda Utente
17/09/2009 01:06
 
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È come il mattino di un film, la finestra spalancata, e lontano il rumore di un telegiornale.
Silenzio nei ricordi, silenzio al tramonto, silenzio nelle tue giunture.

Che fatica balorda.
Otto ore guardando quello stralcio di muro.


Volevo chiederti se adesso che sei agli antipodi del paese c’è luce, ma al solito non ti ho chiamato e sono uscita a numerare le stelle, le poche intraviste attraverso la pioggia di settembre.

Uomo mio, uomo composto di ore, mio uomo di vene profonde, mio uomo ricolmo d’amore.

La notte, a questo punto, si presenta tersa, serena. Inganno la fame col pensiero che poi mangerò, continuo a promettermi di incrociare le braccia perché mi dipinga sana e snella. E’ il fardello che la vita occidentale ti fa covare in seno: la fatica, la tensione, il perfettibile.

Non male, ma devi cambiare.
Discorso?


A vent’anni mi dicevo che si ama poco, presi dal tran tran delle esperienze. Ci fermiamo a guardare molto dopo quando abbiamo inciampato. Non è una bella idea quella di concederci affetti frettolosi, poi viene l'autunno e il binomio carne-sacro lascia poche prospettive, poco scampo.

E’ morto un altro uomo?
No, è la pioggia.


Tutto il giorno aspettando che la notte arrivasse. Alla sera ipotizzavo: se fossimo stati liberi - senza questo andirivieni - avremmo potuto vedere il segno della fine, né cavallette, né sangue sulle porte, neanche la quiete dopo il sovraffollamento che qui non ci toccava.

Cercasi vacanzieri last minute per consapevolezza singles

Sono poco descrittiva. Forse. E’ una scarnezza di comodo, un poetare poco adatto al mio gergo meticcio. Peccato, questo sì, non conoscere i nomi, non poter nominare le cose.

Hai perso troppo tempo.
Ti confondi, non è proprio passato di qua.
Sei sorda, non hai sentito i rintocchi.


Sono le ore lunghe queste – ne ho un tot alla settimana – in cui finalmente sta zitto il chiacchiericcio esistenziale. Dove non si trovano i miei più alti ideali, dove la ricchezza prende forma, è quel che è, pane, gateau, melanzane (lontane le idee, le grida, l’amore). In queste ore si allunga il sonno, la veglia, la pigrizia, i desideri come i sogni vanno, intermittenti, senza tracce di dolore.

Non si era detto di ritrovarci in un punto?
Non sei scaltra.
E tu lo chiami affetto?
No, al massimo fuoco (fuochetto?) di paglia.


Avevo una poesia per definire il poco in cui consiste l’esistenza; l’ho riassunta in scarpe strette, acqua calda, una crema per gli occhi e le mani, piedi nudi, emozioni. Alla fine si è ridotta – unica valida soluzione – in una grammatica astratta, parecchio imbecille, poco divulgata. Per il resto troppo spirito, ideale elevato e in uno scontento l’ho buttata.

Stai correndo, neanche il tempo di ...
Tu sai, tu sai.
Calma, calma.
Pazienza.


C’era una volta un re con una gatta, una princesa, un drago e una bella spossata e non dormiente; il risultato di una semantica violenta e divertita con cui ribaltare le fiabe per farle aderenti al presente.
Le ballate, al contrario, sono il presente travestito da fabula.
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Email Scheda Utente
08/10/2009 09:14
 
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Bellissimo articolo sul Corriere di oggi: Guadagnare di meno per vivere di piu'.

La riacquisizione del proprio tempo.
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Email Scheda Utente
08/10/2009 09:19
 
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08/10/2009 09:28
 
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leggilo per che' ne vale davvero la pena-
Articolo interessantissimo.
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Email Scheda Utente
02/12/2009 13:46
 
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Il mio compagno legge libri in cui lo scrittore spiega le cose nei minimi dettagli. Anche lui mette gli occhi nelle crepe e perlustra. Sembra che voglia vedere l’invisibile ma riesce solo a distrarsi fissando l’irrealtà.

Io quale sono?
Quello senza braccia.


E’ difficile dare voce a qualcuno quando continua ad essere in grado di urlare. Di solito, si dà voce a chi non l’ha. Darla ad una madre che grida in piazza ti fa diventare rauca, delle volte anche muta. Il tuo timbro è basso e da qui non ti si sente molto bene.

Non senti che vai di gola?
Sì.
Àlzati.


Certe assemblee sono inutili in partenza. C’era uno che cercava il punto di caduta e rotolava verso il suo vuoto autogestito. Non notava che, al suo fianco, la donna compagna soffriva di un attacco feroce di esclusività. Nei suoi occhi ho letto il futuro di una perdita. L’uomo, cieco, ha continuato a demolire il suo amore.

Vi aggiorno sulle adesioni.
Nessuno ha letto l’art. 114 del Testo Unico degli Enti Locali?
Va bene, parla soltanto tu!


Mi è venuta voglia di couscous con peperoni e ceci in salsa curry. Pensavo di mangiarlo seduta sul divano con il telecomando sulle ginocchia e la bottiglietta di succo ace posata a terra. In un momento di eccentricità ho avuto un’idea malsana.

Ragazze, venite a cena da me?
Sì! Quando? Cosa portiamo? Dove abiti? Chi viene?
Abito in culo al mondo.


Lui dice di essersi accorto di avere delle idee strane riguardo all’amore. Gli sembra che sia un modo per concentrarsi, una cosa su cui stare attenti, da non lasciarsi scappare, da tenere d’occhio. Soprattutto se l’oggetto ha un bel culo e due tette enormi. Quando dice questo, però, diventa rosso e continua spiegando che l’amore è una risorsa limitata e non rinnovabile e che anche il numero delle persone è limitato, per forza.

Mettiamoci a letto.
Però non voglio dormire.
Dài, ti racconto una barzelletta.
No!


La bellezza, in effetti, è un’altra cosa. Io la metto tra l’eleganza e la pulizia intellettuale e, ogni tanto, accanto a una forma inspiegabile di spirito divino. Niente di trascendentale, piuttosto un’evanescenza ben ancorata al terreno. Molto al di là di quello che dicono certi poetastri da strapazzo.

Lui com’è?
E’ bello dentro.
Allora prendilo dalle labbra e rigiralo!


Le sue labbra sono la cosa più calda di questo inverno. E’ un vero peccato doverle baciare a rate.
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Email Scheda Utente
02/12/2009 16:22
 
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Ma scusa, le barzellette. Nei tuoi soliti scritti enigmatici, ermetici, bellissimi, mai era venuto fuori il discorso barzellette.
Sono forse quelle che racconti tu? no, sai, se lo sono, bisogna rivedere il concetto stesso di barzelletta.
Si e' fatta confusione a proposito: in origine la barzelletta, dalla notte dei tempi, era una chiacchera satirica e divertente su un tema. Sociale, politico, erotico, sessuale, ecc.ecc. La parodia e l'assurdo su questi temi facevano e fanno ridere. Infine, sempre in origine, le barzellette andavano raccontate in un certo modo. Non so quale, ma uno di certo c'era. Uno che risultava foneticamente e mimicamente divertente, leggero, strabiliante. Insomma le barzellette si recitavano, in un certo senso.
Ora? da come le racconti tu tutto il discorso suddetto e' andato a ramengo: a meta' barzelletta uno si dice: ma non finisce piu'? cavolo e' terrificante ascoltare sta' roba. Mi sembra di ascoltare Radio Maria.
Dirai: sei tu che non sai piu' ascoltarle. Rispondero' io: mah! sara', ma a me sembra proprio Radio Maria. [SM=g8455]
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