Camera con vista

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mujer
00sabato 12 maggio 2007 12:13
Ho tutta la giornata libera, mi dico, e sono piena di propositi del tipo: mi faccio un bagno caldo, scrivo, doppio i cd, passo le foto, curo le piante, lavo i vetri – e intanto la fetta biscottata cade floscia nell’orzo – chiamo l’amica che organizzi una cena da me ché non mi va di chiamare mezzo mondo, sostituisco le lampadine fulminate – driiiiiiiiiiiiiiinnnnn – arrangio quel brano della negra – driiiiiiiiiiiiiiiiinnnnnnnnn – CHI EEEE’?

Le mattinate libere sono le migliori alleate dei rompicoglioni.
Ci dev’essere un’agenzia che informa i rompicoglioni dei poveri cristi con le mattinate libere.
Se non è il testimone di Geova è il postino, se non è il postino è il venditore di saponette, se non è il venditore di saponette è la mamma.
Mammmmaaaaa? Che diavolo ci fai qui a quest’ora?

(Quando decisi di trasferirmi ho studiato bene la “base”, lontana e strategica, con strade buie e recinto con filo spinato. Urgevano barriere architettoniche tra me e la genitrice, la mia carnefice personale dal cuore amoroso. Una mamma ti mette al mondo per provare a se stessa quanto le vorrai bene, sei il suo termometro emotivo, alle alte temperature fondi.
Se ti allontani la mamma trova il modo di ricondurti a lei, un telefono linea diretta, una vicina da tenerti d’occhio, una raccomandazione alla tua collega, periodiche visite al tuo medico curante.
Ma nessuna domanda diretta, la cara madre sa essere discreta).

“Ma sei ancora in pigiama?”
E’ sempre una gioia iniziare una giornata libera con il giudizio di una madre perfetta. Lei a quest’ora avrà già rifatto i letti, pulito i mobili, fatto la spesa, dato da mangiare ai gatti, passato la cera e chiamato le sue amiche per un tè in centro.
Io riesco a malapena a girare il cucchiaino nella tazza del caffè che, nel frattempo, la genitrice mi ha preparato.

“Dov’è il grembiule?”
“Dove lo hai lasciato l’ultima volta, mamma”

Inutile farle capire che io del grembiule me ne frego, passo la scopa senza grembiule, è proibito?, lavo i piatti senza guanti, che t’importa? E, cosa peggiore, non stiro mai, uh che affronto!!
Una mamma ti mette al mondo per insegnarti a rassettare la casa, per dirti come si crescono i figli e per dimostrarti che l’uomo è un codardo.

Così dice mi madre: “gli uomini sono codardi, bambina mia”
Il guaio è che io ho finito per crederle. Le mamme ti mettono al mondo per farti ripetere i loro sbagli. Come fai a dire a una madre che lei è una donna che non ti piace? Come fai a dirle che hai tentato con tutte le tue forze di non seguire il suo esempio mentre, ora, ti ritrovi a volere una casa impeccabile e senza la scia di calzini e boxer sparsi?

“Ti preparo il pranzo”
“Non ho fame, mamma”
La mamma ti mette al mondo per nutrirti. Per la mamma non è questione di fame o non fame, a una certa ora si mangia, a una certa ora si ama, a una certa ora ci si odia.

Ecco, questa è l’ora dell’odio, mammina.
sergio.T
00domenica 13 maggio 2007 20:00
un misto di ironia e cinismo?
mujer
00lunedì 14 maggio 2007 09:02
no, un urlo di libertà filiale.

sergio.T
00lunedì 14 maggio 2007 09:14
Le mamme sono le mamme, tutto il resto e' chiacchera: cosi' potremmo risolvere l'eterna querelle tra figli e madri.
Poi, naturalmente, ci sono casi diversi, culture diverse, situazioni diverse, ma di fondo rimane quel legame imprenscindibile dalla sua naturale condizione: un legame quasi morboso che lega una madre al proprio figlio.
Io, ad esempio, passo piu' tempo a sacramentare con mia madre che a fare o a dire altro.
Soltanto a mente serena percepisco comunque che la mia lotta e' una battaglia contro i mulini a vento: mia madre, infatti, se ne infischia di tutte le mie considerazioni e imperterrita continua a fare la madre.
E la vince lei.
mujer
00lunedì 14 maggio 2007 09:36
"Le mamme sono le mamme"
ma quale sacralità!! [SM=g10529]

L'odio temporaneo e reciproco è sano per entrambe, la favola dell'eterno amore filiale è irrealizzabile. E' retorica.
Ma è più facile tra donne, secondo me.
Tra donne ci si intende.

Il pezzuncolo ti è piaciuto?

sergio.T
00lunedì 14 maggio 2007 10:40
Il pezzuncolo e' carino,ma bisognerebbe chiederlo a tua madre un parere.
O forse a qualsiasi mamma?? [SM=g7574]
mujer
00lunedì 14 maggio 2007 17:53
mia madre direbbe "sei la solita"

(direbbe anche "che ci vuoi fa' mammi'?" tentando un abbraccio autoconsolatore...uffa)

verrà il giorno in cui ci vedranno grandi? [SM=g10765]
mujer
00lunedì 28 maggio 2007 18:53
Ho scaricato un po' di nervi in supermercato.
Sono andata spettinata e con sandali bassi, trascinando i piedi come fossi stanca.
Ho trovato il dulce de leche e mi sono rilassata, trovare appigli con l'infanzia fa rilassare, come quando Rosi mi diceva che dovevo smetterla di mangiare dolci, sei troppo golosa e questo riguarda la tua infanzia, mi diceva.
E' per questo che non smetto, ben vengano i ricordi.
Ho pensato al modo migliore per non pensare al tuo compleanno: faccio finta che oggi non sia oggi, oppure che tu non ci sia, o  peggio  faccio che sono lì anche se non ci sono.
Non ci sono.
Vado a lavarmi i capelli, rilassa il massaggio anche se l'acqua calda irrita e ti sprigiona una miriade di impulsi nervosi, come quella volta che la nonna mi mise sotto l'acqua fredda perché faceva bene alla pelle (ma malissimo all'umore, direi).
E' buffo che io ricordi mia nonna, sono anni che non la ricordo, troppo lontana ora.
Eppure c'è stato un tempo in cui decidevo di passare un po' di tempo con lei, burbera e distante, passare il giorno intero ad imparare a ricamare dalle sue dita.
Mia nonna non amava i compleanni e ce li rovinava sempre; se decideva di partecipare potevamo assistere alla scena familiare melodrammatica, ci andava di lusso se mandava a dire che stava male (noi sentivamo la sua sinistra presenza anche a 10.000 km tra noi e l'Italia).
Mia nonna odiava i compleanni perché i suoi erano rimasti laggiù, alla fine di quei 10.000 km.
Alla cassa ho visto il risultato dei miei nervi: due etti di prosciutto crudo, uno di cotto, molta verdura, qualche petto di pollo e del mate. Il dulce de leche è rimasto sullo scaffale, finirà nella bocca di un'altra me stessa.
La cassiera ha ringraziato ogni mio gesto, non so se per gentilezza o per timore, avrò avuto lo sguardo truce.
Non ho ancora lavato i capelli, se il massaggio rilassa sentir l'acqua sul corpo mentre fuori piove non è il massimo.
Sì, fuori piove e c'è molto vento.
Quasi come l'altra notte, tutti quei tuoni e tu respirandomi in faccia. Mi sono svegliata e ho visto il tuo respiro vicinissimo al mio, l'ho visto - non sentito - ché i tuoni mi facevano sentire una furia diversa dalla tua.
I lampi, invece, mi facevano vedere il tuo respiro a zig zag.
Ora c'è, ora non c'è. Così per una buona mezz'oretta finché non ho deciso di chiudere gli occhi.
Potrebbe diventare il giorno del mio odio per i compleanni, copiarti e decidere che da oggi li odio anch'io.
Perché no? In fondo chi se ne frega se oggi sei nato, se un giorno di quarantacinque anni fa c'è stata una donna che ha aperto le gambe, ha gridato e ti ha messo al mondo? A chi importa?
Persino la terra sembra non curarsene, tanto è lontana ora.
Ma l'altra notte no, noi protetti e lei intenta ad interrompere il nostro sonno per costringerci a guardarci l'un l'altro.
Siete scoperti  sembra dire - vi guarderete finché io vorrò.

Oggi è il tuo compleanno e qui piove.
Può darsi che piova anche a Pechino e a Perth in Australia.
Non che m'interessi ma, laggiù, forse qualcuno si sta guardando.


sergio.T
00martedì 29 maggio 2007 14:24
No, le mamme non ci vedranno mai grandi. E' cosi' se ci va' o non ci va'.

[SM=g8524]
sergio.T
00martedì 29 maggio 2007 14:25
Io non odio i compleanni; detesto la festa dei compleanni.
E' diverso.

[SM=g11230]
mujer
00martedì 3 luglio 2007 18:35
Ho bruciato il nipotino. Non sto scherzando, l’ho bruciato davvero, e ora sono qui che mi crogiolo nella mia sofferente punizione: andrò a letto senza cena. E’ che se dovessi spiegare perché l’ho bruciato non trovo le cause, né le ragioni, né alcuna scusa valida per questo considerevole errore; l’unica uscita da tale riprovevole condizione può essere quella di guardare alla mia perenne distrazione. Già, perché io sono distratta, e parecchio. L’aggravante è che il nipotino era sotto la mia responsabilità causa madre e padre lontani. Uno a nord e l’altro a sud, e il bambino al centro, ma non dei miei pensieri, evidentemente. Eppure ho dedicato tutte le mie attenzioni a quello che, essendo un nipotino, verrebbe ad essere come un figlio in seconda, uno che sostituisce il discendente che non ho mai avuto e che mai avrò – per scelta e per destino – un figlio posticcio che si affida a te quando mancano i genitori naturali, quelli che se ne stanno uno a sud e l’altro a nord, e che diventa triste quando l’adulto supplente non è all’altezza del ruolo. Sarà che la distrazione unita alla responsabilità porta a sbagliare, visto che in questi giorni con il nipotino tutto il mondo convergeva verso me. Motociclisti che avevano deciso di suicidarsi contro di me, passanti che si intrufolavano tra le mie ruote e le strisce, vigili che mi inseguivano e che, nel momento di mia maggior distrazione, hanno autografato una multa di ben settantaquattro euro segnalandomi che sono stata alleggerita di due punti perché me ne potessi ricordare. Il nipotino mi guardava e si disperava con me, io per il mondo appiccicato addosso, lui per le spalle arse. E’ comunque in gamba il mio nipotino, ha trovato l’unica scusa che nessun genitore/zio/adulto supplente troverebbe mai: “è il sole che non è a posto zia, e la colpa ce l’ha quello che ha bucato l’ozono”. Quindi se ho fame questa sera è per colpa di uno stronzissimo magnate dell’industria di bombolette che ha combinato tutto ‘sto casino. Tutto sommato ho un bravo nipotino, e non credo sia il caso di punirmi. gnam
mujer
00domenica 30 settembre 2007 21:21
E' la prima sera a casa dopo mesi e mesi di calore estivo.
Inizia a far freschetto, sto guardando la tv.

C'è un uomo che sta dicendo a blob che il comune di Lanciano – qua vicino – lo ha rovinato, ha la faccia vicinissima allo schermo, vedo bene le grandi occhiaie stanche, ora sta piangendo
"Continuerò qui fin quando non crepo" ha appena detto

Ora c'è quella che presenta le gare di ballo, non ricordo il nome. Questa non ha le grandi occhiaie stanche, anzi, ha una faccia stiratissima, è pure molto sorridente, questa non piange.

C'è una carrellata continua di persone famose, che molti oggi chiamano vip senza sapere perché. Very important person, persone molto importanti.
Ma è un errore, non sono persone importanti ma persone conosciute da tutti perché ti piombano in casa a qualunque ora, senza essere annunciati né benaccetti.
La very important person, in fondo, sono io che li faccio accomodare in casa mia.
Pròstrati piuttosto.

Oh no, Santoro il Viscido.
E infatti fa finta di non essere ripreso tanto è megalomane.

Ora c'è un bellissimo gigante guercio che canta e si mangia la mosca!
Eheheh, si mangia la mosca, che vuol dire anche che abbozzi, che non ti sta bene ma fai buon viso a cattivo gioco.
Perfetto dopo Santoro, certo.

Riparte Report, da domenica 14 ottobre. Importante no?
Ora c'è Fazio con quella bella ragazza, straniera, che ha sempre questi vestitini molto striminziti da ragazza di campagna che mostra le tette. C'è Fabrizio Frizi stasera, ha detto la svedese (o è norvegese? mi confondo sempre), mi fa abbastanza schifo Fabrizio Frizi, un altro che mangia la mosca.

Ecco Mercalli, vediamo le previsioni.

C'è una cartina tutta gialla e arancione, con delle bande rosse e verdi perché il mio televisore è rotto.
E' stata un'estate più calda, ci stiamo abituando psicologicamente al calore, dice Mercalli che con quel cognome doveva fare il vulcanologo e non il meteorologo, secondo me.

Ecco l'anticiclone delle Azzorre, lo saluto. Torna presto che qui è già autunno e io vado in letargo.

Mi cola il naso, porca paletta. Inizia il mio disfacimento organico, crollo pian piano, tornate a svegliarmi in primavera. Adieu jeneusse!

Il ritratto di Pietro Aretino del Tiziano mi sta tenendo caldo, ha un mantello color terra di siena avvolgente, tenuto chiuso in avanti con la sua mano sinistra. Un colore bellissimo, caldo.

Etciù.
Metto il poncho che non devo tenere chiuso con la mano sinistra perché è un poncho.

Il pubblico applaude sempre e non capisco perché. Appena il critico di cui mi dimentico sempre il nome dice Tiziano era un genio, il pubblico applaude. Eccone che ne è arrivato un altro.
La prossima settimana ci sarà Van Gogh, dicono di scrivere sul loro sito il quadro preferito ma non I Girasoli ché è vietato.

La strada di MacCarthy! Lo sta presentando una bella donna con gli occhiali uguali ai miei. L'eleganza del riccio è l'altro libro, non so di chi, che la signora propone come accompagnamento a La strada.

Un momento di comicità con uno che non mi fa ridere per niente. Vorrei proprio conoscere quelli che ridono alle battute di questo qui.

Meno male che ora c'è la pubblicità.
Una ha appena preso con le mani una pasta integrale scolata, in mezzo a tutto quel vapore, e non si è scottata nemmeno un po'.
Io l'ho fatto oggi con una tagliatella e ho smadonnato per mezz'ora.

E' appena passata un'aspirina attraverso il disegno di un corpo umano con focolari catalizzati tra le vie respiratorie e il colon. Se mi sentissi piena di focolari non prenderei mica un'aspirina, mi cagherei sotto e chiamerei un'ambulanza.

Ecco Frizzi, che si vanta dell’audience di quella trasmissione sulle professioni, che ha provato con la sua fidanzata e la sua mamma prima di metterlo in onda. Niente di meglio dell'intelligenza familiare, vero? Metti che la mamma si faceva la palla, o la fidanzata ti mollava in pieno gioco, tu, Frizzi, non lo facevi il programma, no? Uhm.

Ma perché dovrebbe interessarmi della fidanzata e della mamma di Frizzi, ché già c'ho la mia di mamma che di aneddoti simpatiche mi riempie ogni giorno. Oggi a pranzo mi ha fatto ridere parecchio, si prendeva in giro perché si sente vecchia e non si sopporta.
E poi dormicchiava perché l'ho riempita di tagliatelle, e lei odia assopirsi (e dormi un po' così non rompi!)

Hanno appena detto che Umberto Eco non poteva fare a meno de "Il gioco delle identità" condotto da Frizzi. Ha detto "Davanti alla scoperta se il personaggio è un macellaio o un idraulico non resisto!" Complimenti a Umberto Eco, ce ne fossero di intellettuali così.

Cosa ha detto Umberto Eco sulle ultime iniziative popolari?
"Davanti alla protesta dei cittadini sulla politica e sull"antipolitica, non resisto"
Lo ha detto? Mi sarà sfuggito.

Ne ha fatte di cose inutili Frizzi, lui le elenca e il pubblico applaude.
Li sto cronometrando, applaudono ogni minuto esatto, la clap è metodica.

Nooooo, sta cantando, noooooo!
Meno male l'applauso lo ha stoppato.

Sto adorando gli applausi.

Ma a me che me ne fotte della vita di Frizzi? Perché sto qui a sentire che il papà di Frizzi era un uomo sincero?
Vai e chiedi a qualcuno: "tuo padre è sincero?" Vedi se ti rispondono: "no, mio padre è stato uno sporco bugiardo"

Le autobiografie sono bonarie e false, inattendibili.
Un po' come questa mia, non vi sto mica dicendo che mentre scrivo mi sta colando il naso, non farei una bella figura.
Ma 'sta Carlotta, la fidanzata di Frizzi, chi è?


Frizzi ha un gommone! E Fazio glielo chiede con un sorriso malizioso..."Qui c'è scritto che tu hai un gommone. E non si capisce se è tra Scario e Maratea..." importantissimo sapere se è in un porto o in un altro, scherzi? Frizzi svela l'arcano: "l'ho tenuto tre anni a Maratea ma da quest'anno lo tengo a Scario". Basilare.

Mo' mi preparo, vado a trovare Frizzi e gli parlo della mia vita privata, della mia vita amorosa e della palma che mi affitto ogni anno in spiaggia. Gli dico pure che anche quest'anno farò yoga e che il mio contratto è di collaborazione e durerà un anno intero.
Visto che io sto scoprendo tutto della sua vita, anche lui dovrebbe essere interessato alla mia.

Madonna santissima! E' arrivato Cofferati.
Mi arrendo, non ce la faccio, non riesco a reggere la mia stupidità nel dare ascolto a simili personaggi e a costringermi ad elaborare le inutili informazioni in questa cronaca.

Mi dichiaro stupida e vado in letargo.
Svegliatemi in primavera.
sergio.T
00lunedì 1 ottobre 2007 17:50
Madonna, ma che programmazione per una tranquilla serata tv.
Ma che canale era? o saltellavi da uno all'altro? se e' cosi', che sfortuna diamine passare da Santoro a Cofferati, attraversando Frizi.
Le previsioni mi interessano: le bande gialle e arancioni erano difetti di color della tua tv, vero? se no, e' grave,
La banda arancione non e' mai foriera di buone notizie, porta caldo, afa, disastri, tragedie. Un inferno insomma.
L'anticiclone delle Azzorre? meno male che se n'e' andato fuori dai coglioni, invece. Speriamo sia per sempre, nei secoli dei secoli, per l'eternita': il giorno che qualsiasi " previsione meteo" ci dira' che questo anticiclone e' un ricordo del passato per sempre, quel giorno Giuliacci sara' insignito dell'Oscar. Sicuro.
Il Milan, visto niente? male, molto male, anzi bene dato che fa schifo.
Cos'ho visto ieri sera??? uhmm, non ricordo.
Tl, mi pare.

mujer
00lunedì 8 ottobre 2007 15:44
Quella sera ero sintonizzata sui Rai3, lo sai che è l'unica che guardo.
Ma ora sto mollando anche questa, penso che mi limiterò soltanto a Report che inizia domenica prossima.
La tv arcobaleno (che non è un'emittente di sinistra ma la mia che è rotta [SM=g7088] ) sta per tirare le cuoia.
Prima che spiri mi diverto a canzonarla un po'.

Prova a fare la cronaca di questo tuo pomeriggio in ufficio...camera con vista! (sto origliando [SM=g10529] )

sergio.T
00lunedì 8 ottobre 2007 15:56
Un consiglio a tutti: stasera incomincia in prima serata su Rai due la nuova serie Voyager.
Un ottimo programma di intelligente distrazione.

Io non mi perdo una puntata
sergio.T
00lunedì 8 ottobre 2007 15:57
Ufficio con vista
la cronaca? di questo pomeriggio in ufficio? diciamo concisa, sintetica, che rende l'idea; diciamo pure che non si perde in fronzoli vari, diciamo allora: uno schifo.
mujer
00lunedì 8 ottobre 2007 16:05
vedremo voyager

bene, ti sei dato alla scrittura minimalista?
(e tu che hai sempre criticato peace...) [SM=g8179]
sergio.T
00lunedì 8 ottobre 2007 16:30
Peace
Peace chi? non sapevo che al giorno d'oggi un tipo simile potesse essere considerato scrittore: mi sembra quasi un'eresia pensare che questo inglese possa soltanto assomigliare alla lontana a un romanziere, ma dato che le cose stanno in questi termini, allora mio malgrado mi sorge un altro dubbio: non immaginavo che la scrittura potesse essere intesa - o confusa per meglio dire - con qualcosa di completamente diverso da quello che in realta' dovrebbe essere: un'acciaieria.
Perche' e' di simile ambientazione la scrittura di questo tipo: rumori urtanti, sfregamenti, cigolii, scricchiolii, brontolii, schiamazzi, fuliggine, rifiuti, rottami, trucioli, puliture, fumi, oli, scarti.
Insomma, una carpenteria metallica, laddove, si vuole avere la pretesa di scrivere.
Cazzo.
mujer
00lunedì 8 ottobre 2007 16:58
[SM=g7088]

basta pronunciare la parolina magica...

allora, cosa si vede dalla tua finestra?
sergio.T
00lunedì 8 ottobre 2007 17:35
Un parcheggio, automobili, case, cemento. Uno schifo, ripeto.
Ed e' cosi' per kilometri e kilometri, per decine e per centinaia.
Case, palazzi, cantieri, capannoni, centri commerciali, parcheggi, strade, tangenziali, superstrade, agglomerati urbani, ferrovie, rotaie, ponti, sopraelevate, luci, neon, lampioni, rumori, fari, code, colonne, auto, camion, furgoni, moto, motorini.
Ecco quello che si vede qui da noi.
mujer
00martedì 9 ottobre 2007 18:11
Da questo angolo riesco a vedere bene la signora che, alla stessa ora di sempre, va a comprare il pane.
Il forno è vicino, a piedi ci arrivi in tre minuti, in macchina meno ma ne impieghi cinque per parcheggiare.
Io ci vado sempre a piedi. La signora ripasserà tra dieci minuti esatti per via dell'artrosi.
Vedo anche un ragazzo che fa la guardia alla pista ciclabile. L'hanno aperta da poco, la pista; qualche tempo fa c'era una strada sterrata nascosta dal cavalcavia dove era facile procurarsi la roba. Lo spaccio c'è ancora, i tossici si procurano la droga in bici.
Il ragazzo fa il palo allo spacciatore che tra poco staccherà e tornerà a casa dove lo aspetta la moglie per cena. Mangerà, mentre il ragazzo girerà per cercare di fare la guardia ai clienti del night imboscato dove, di solito, vanno i cinquantenni panzoni, quello vicino al porto.
Si è appena fermato un signore in bicicletta, si gira a guardare indietro.
Dei bambini corrono sfuggendo alle madri che gridano: "Matteo! Vieni subito qua!" Si fermano tutti, il solito caso di omonimia. Vedo passare i piedi delle mamme, un paio di mocassini color prugna, un paio di stivali da cowboy e un paio di sabot bianchi. Distratte nel loro chiacchiericcio non hanno notato i bambini che, riprendendo la loro corsa, hanno urtato la signora che torna dal forno.
Urlano tutti, i bambini, la signora e le mamme. Attraversano la pista ciclabile, passano davanti al ragazzo guardiano, li ferma, le mamme accorrono, la signora agita il bastone, il ciclista si avvicina. Parla uno dei Matteo e il ragazzo gli dà uno scappellotto, le mamme ammutoliscono, la signora con il bastone si gira, il ciclista gira la bici e fugge. Ogni mamma prende il suo Matteo e va per la sua strada, si salutano appena. Quella del bambino piangente lo strattona per farlo smettere. Il ragazzo che fa il guardiano ha l’aria trionfante, sorride e gonfia il petto.
Non passa più nessuno.
mujer
00venerdì 8 febbraio 2008 09:07
Ora, in queste righe sto scrivendo, almeno penso, qualcosa come un autoritratto. Potrei tornare alla mia infanzia molto cattolica quando eravamo tutti colpevoli agli occhi di Dio, dio capo universale di polizia. L’anima e il corpo come la Bella e la Bestia; o potrei parlare dei miei successivi conflitti con le versioni dogmatiche del marxismo che proclamano l’unica verità, e che allontanano l’uomo dalla naturalezza e la ragione dall’emozione. O potrei raccontare che ho cavalcato diverse disavventure e molte volte mi ha disarcionato il cavallo; che ho conosciuto dal di dentro alcuni ingranaggi del terrore e che la lontananza non è stata sempre facile. Potrei festeggiare che alla fine di molta pena e di molta morte continuo a conservare viva la mia capacità di stupore di fronte alla meraviglia e d’indignazione di fronte all’infamia, e che ho continuato a credere nella verità del poeta che mi ha consigliato di prendere seriamente solo ciò che fa ridere.
Un autoritratto. Potrei dire che detesto gli indecisi, le tovaglie di plastica e le gonne, che sono incapace di vivere lontana dal mare, che scrivo a mano e cancello quasi tutto, che mi sono sposata una volta, che…ma tanto parlare di me mi dà noia ormai.
Mi sono annoiata: lo verifico, lo confesso e lo festeggio.
Un po’ di tempo fa ho visto un pollo che beccava uno specchio; il pollo baciava la sua immagine ma, poco a poco, si addormentò.
sergio.T
00venerdì 8 febbraio 2008 11:32
[SM=g8431]
Mi piace molto qeusto pezzo.
E' affermativo.
mujer
00venerdì 8 febbraio 2008 11:52
festeggio (per il tuo piacere e per la mia noia da autoritratto) [SM=g10529]
parapalla
00giovedì 14 febbraio 2008 00:07
Scrivi ancora con la tua penna nera?E vai ancora in quel caffè a bere acqua tonica? Perchè ti annoi a farti gli autoritratti se ti piace così tanto scrivere. io non ci credo.
mujer
00martedì 17 giugno 2008 08:38
Se fossimo realmente fedeli non staremmo ore a spulciar parole e a scovare messaggi convincenti. Diremmo sì per dire sì e no per dire forse. Ma gli uomini non sono tutti uguali e c’è chi si nasconde per capire e chi si apre per coprire, e si tradisce anche. Ieri pensavo a questo.

Dici sempre le stesse cose, tu.
Io?
Sei banale.


Sì, sono banale. Il fatto è che le cose, le persone, i giochi mi annoiano, divento distratta. Soprattutto con le persone stupide, quelle che fingono di essere fedeli e si arrendono per nulla, i pentiti della vita che vorrebbero essere sempre altrove. Quanto più si lamentano tanto più mi distraggo. Ieri pensavo alle peonie mentre mi parlava.

Chi?
Uno.
Uno chi?


Schiavi. Sempre pronti a riempire spazi come se la vita fosse una crepa nel muro traballante. Convinti di reggerlo passano notti intere a dormire in piedi, in allerta, come un randagio che ha cara la pelle. In una città che non dorme si potrebbe ballare fino a tarda notte, ma no, si finge di essere stanchi e si chiudono gli occhi per convenzione.

Che vuoi dire?
Niente.
Allora dormi.


Sì, dormo. Ma c’è di che stare svegli in mezzo a tanta infedeltà, origliando, spiando i momenti teneri e nascosti, indovinando il rumore di un bacio. Resto sveglia per stupore, la tua spalla è fredda e il calore è altrove, evapora come neve al sole. Dormi anche tu che è come fingere la morte.

Ma va là!
Sì, vado.
Vai.


Vado sempre via a ora di pranzo. Lei sparecchia e io faccio il caffè per chiudere il discorso. Ieri è andata bene, mi ha accompagnato alla porta e mi ha detto addio. Io non sarei mai riuscito, fingo di voler continuare ma con lei no. Guarda nelle crepe e non è disposta a reggere un muro traballante.

No, non sono più disposta.
Io sì.
Lo so.
Io non lo so, lo penso.


I pensieri non esistono, esistono idee che si realizzano.
sergio.T
00martedì 17 giugno 2008 10:43
I pensieri non esistono, esistono idee che si realizzano.


E chi lo dice? Non esistono ne' pensieri e tanto meno idee. Quello che si realizza sono le interpretazioni. Ci sono solo quest'ultime.
sergio.T
00martedì 17 giugno 2008 10:59
Quanto più si lamentano tanto più mi distraggo.


E fa male questa persona; la distrazione potrebbe costarle cara.

Tutte le vicende che sommuovono uno status quo , nascono dalla lamentela. Bisognerebbe fare un elogio alla lamentela.
Esempi?

Forse le rivoluzioni sociali non nascono dalle lamentele del popolo? non s'incomincia a mugugnare, a sussurrare, a sbottare? non s'incomincia cosi' per finire di alzar voce e mettersi a gridare? e da gridare a urlare? e da urlare a prender le armi? e l'inizio qual'e' stato? una lamentela.

E cosi' all'inverso. Forse la soppressione non incomincia nello stesso modo? quando la pazienza ci fa sopportare alcuni atteggiamenti, non viene forse a meno quando questi atteggiamenti continuano? e non s'incomincia a lamentarsi dicendo magari " quo usque tandem abutere nostra pazienza?" : questa che altro e' se non una lamentela di " potere"? forse una delle piu' eleganti.

Elegante come un'altra lamentela, quella dei Borgia che erano soliti scrivere nelle loro lettere mandate a principi e principesse: tra le tante cose scritte intercalavano quasi a caso quel distinto " per non incorrere nel nostro dispiacere", lamentela quest'ultima ancora piu' forte, perche' ambivalente come minaccia.
Ma in fondo cos'era se non una lamentela?

Il lamento e' cosa naturale: diciamo pure che e' istintiva in spiriti forti e temprati. Si provi ad avvicinarsi a un recinto chiuso nel quale vi sia un lupo: vi accogliera' con ululati, ringhi, morsi e cara grazia al signore che la rete tenga, perche' se no son guai. Questo lupo si sta lamentando.
Cosi' non avviene per un altro recinto dove pascolano bovini, passivi, senza volonta': li hanno messi' li' e loro brucano l'erba guardandovi, forse, con quello sguardo spento, annebbiato, non vedente. Si dira': ma sono nature diverse.
Appunto, rispondo io, metteteli insieme quella lamentosa e qualla accondiscendente e vediamo la festa che succede.
Buona fortuna ai bovini.
sergio.T
00martedì 17 giugno 2008 11:24
Schiavi. Sempre pronti a riempire spazi come se la vita fosse una crepa nel muro traballante.

Tutto il contrario invece: questi agiscono, altro che schiavi. Gli schiavi sono di ben altra natura: sono quelli che reclamano che gli altri, la societa', il mondo riempiano i loro spazi. Loro , infatti hanno i diritti acquisiti e li pretendono. Ne hanno talmente tanti che sono diventati schiavi di questa pretesa. Non fanno nulla, non pensano nulla, non ragionano su nulla , non agiscono per nulla, come se la volonta' fosse loro sconosciuta, ma vogliono lo stesso: diciamo che " aspettano , sono in dolce attesa e magari s'innervosiscono se questa attesa si prolunga: come? nessuno riempie loro gli spazi? strano, davvero strano, eppure loro hanno grandi spazi!!!
I primi , invece, sono pronti : hanno visto proprio giusto. La vita e' una crepa temporanea tra il nulla prima e il nulla dopo, dunque, non si aspetta, ma si rimane all'erta ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, come una gatta: non si sa mai.
Morale: la differenza tra un randagio ( classe superiore) e un cagnolino da salotto (schiavo) e' questa: il randagio ha cara la pelle per il semplice motivo che sa che " la crepa" nel muro traballante e' la sua stessa vita tra il prima e il dopo, il secondo, essendo propriamente un sopramobile da salotto invece, non ha questa frattura temporale. E' semplicemente una cosa fuori dal tempo, fuori dallo spazio, fuori persino da se stesso, dato che propriamente non ha mai vissuto se non come ninnolo appoggiato li', in attesa di coccole ( i diritti dei cagnolini). Un oggetto inanimato, insomma.
mujer
00mercoledì 18 giugno 2008 09:23
Esistono idee che si realizzano e l’esperienza rende la loro forma. Ma non interpreteremo mai un’idea malsana, diremo che è sfortuna che non è dipesa da noi. Falso. Era l’idea di un addio e dell’abbandono di una crepa nel muro traballante. Ci sono volontà che non possono disattendersi e che si ripresentano puntuali. Prima o poi si cede e si diventa duri. Ieri sono andata a cena fuori, da sola.

Idea brillante.
Davvero?
Mi sei piaciuta.


Ti piaccio in solitudine. Bene. Agli altri piace meno la mia arroganza autonoma. C’è anche chi ha ripreso il mio modo di vivere in distacco, lontana. Ha l’evidente bisogno di me come spalla. Non mi piacciono le persone che dipendono da altre, mi viene di strattonarle e costringerle a soffrire d’invidia. Riesco a distruggere con una sola frase un’intera vita, a volte lo faccio.

Hai distrutto anche lei?
Non ancora


Si è quel che si ha. Superficiali gli accumulatori di ricchezza, semplice nascondiglio il rifugio dorato. C’è una casa che sembra accoglierli ma che crollerà al primo nubifragio. Siamo tutti lì a ridosso della collina e aspettiamo. Verrà il tempo delle piogge con le nostre lacrime ad inondare la costruzione delle nostre fragilità.

Devi avere la tua casa.
Non ho nulla da costruire.
Come no?
Sono io la mia casa.
Taci.


Avevo il vestito trasparente e tutti mi guardavano. Eravamo seduti in cerchio e mangiavamo couscous con le mani sporche. La musica confondeva i discorsi e dovevamo urlare per capirci. All’una una mano gigante è arrivata dall’alto e ci ha rimesso nella scatola, ognuno nella sua.

Di chi era quella mano?
Del genio.
Ah ah ah.


Ti piace ridere delle scemenze altrui, fai bene. Non puoi disattendere alla risata quando il tuo muro è demolito, devi far finta di costruirne un altro. E mentre lo fai, ridi.

Perché parli sempre?
Non sto parlando, scrivo.
Scrivi in silenzio.


E’ bello mangiare da sola. Tutti guardano i tuoi movimenti e, quando li osservi, si voltano a guardare il menu. O l’orologio. Ero ad un tavolo apparecchiato per due ma il cameriere ha tolto il piatto di fronte a me. Gli avrei detto di lasciarlo se me ne avesse dato il tempo. La verità è che avrei finto tutto il tempo di aspettare qualcuno che era in ritardo. Avrei impersonato l’abbandono.

Ti viene bene la parte.
Hai ragione, mi viene proprio bene.
Scegli il finale.
Ora?
Sì, chiudi.
Slam!
Cosa è stato?
Ho sbattuto la porta.
Ah, ciao.


Esco dalla porta che ha demolito il tuo muro traballante.
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