00 19/07/2011 09:46
Sto lavorando ad una serie di incontri sulla cultura tanguera, quello meno snob, un approccio più culturale senza balli ma con ascolto e interpretazione.
Mi sono imbattuta in alcuni musicisti - hanno assistito alla prima lezione per controllare come mi muovessi, ho capito che il mondo tanguero, qui in italia, è fatto di sotterfugi e gelosie - e in qualche ballerino. Soltanto due argentini hanno assistito, incuriositi dalla forma che avrei dato al mio discorso socio-politico sul tango.
Eh già, perché parlare di tango è parlare di emigrazione e di codici linguistici clandestini.
Mi sto divertendo più per la reazione dei partecipanti che per il tema in sé.
Chi lo balla pensa: "in fondo io voglio soltanto muovere due passi".
Chi lo suona: "io al piano penso a Piazzolla", "con il bandoneòn è nata quasi per caso..."
L'argentina, tanguera doc, mi ha contestato la "rivoluzione" del tango dicendomi che noi argentini dovremmo tenere al classicismo che lo mantiene originale.
Ché tradizionalismo! Tutto il contrario di quello che il tango rappresenta da più di un secolo.
Rivoluzione, ed è per questo che in dittatura fu censurato.

Oggi il tema è Tango Mujer.
Ve lo racconto per commemorarmi.

[Modificato da mujer 19/07/2011 10:02]