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Caffé Letterario

Tito Livio

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    sergio.T
    00 25/06/2009 09:55
    " Per i Romani l'abbandono del posto era delitto capitale: tale colpa era stata punita di morte nei figli dai loro stessi genitori"

    Tito Livio
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    sergio.T
    00 25/06/2009 10:08
    Piu' o meno come oggi
    Quando i Romani si accorsero che i pubblicani avevano intrapreso truffa marittima nei trasporti colando voutamente a picco navi merci per chiedere il rimborso di quanto perduto e per lo piu' aumentandolo del suo valore, il Senato decreto' che questo era da considerarsi reato contro lo Stato e sanci' l'esilio immediato dei colpevoli ritenuti responsabili della truffa. Li mise al bando dai territori Romani per sempre"

    Tito Livio.
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    sergio.T
    00 25/06/2009 10:15
    Processo capitale : Esempio di Senatoconsulto de Bacchannalibus. 186 AC.
    I consoli Q. Marcio figlio di Lucio e S. Postumio figlio di Lucio hanno consultato il senato alle none di Ottobre (7 ottobre) nel tempio di Bellona. Hanno svolto le funzioni di segretari M. Claudio figlio di Marco, L. Valerio figlio di Publio, Q. Minucio figlio di Gaio. Sui Baccanali hanno deciso che bisognasse promulgare agli associati (lett. “a coloro che fossero associati”) queste disposizioni (lett. “così”): Nessuno di essi volesse tenere un Baccanale; nel caso vi fossero alcuni che affermassero che fosse necessario tenere un Baccanale, (hanno deciso) che essi venissero a Roma dal pretore urbano e su tali questioni decidesse il senato, dopo aver ascoltato le loro parole, purché fossero presenti non meno di cento senatori, quando tale questione venisse discussa. Nessun uomo volesse partecipare alle riunioni delle baccanti, né un cittadino romano, né uno di nome latino né un alleato, se non si fosse presentato dal pretore urbano ed egli avesse dato l’autorizzazione, conforme al parere del senato, purché fossero presenti non meno di cento senatori, quando tale questione venisse discussa. Nessun uomo fosse sacerdote. Nessun uomo o donna fosse direttore. Nessuno di loro fosse tesoriere di denaro comune né volesse nominare uomo o donna magistrato o vice magistrato. Nessuno da ora in poi volesse vincolarsi con giuramenti, con voti, con promesse, con obblighi, né volesse stabilire rapporti reciproci di fiducia. Nessuno volesse celebrare riti sacri in segreto. Nessuno volesse celebrare riti sacri né in pubblico né in privato né fuori città, se non si fosse presentato dal pretore urbano ed egli avesse dato l’autorizzazione conforme al parere del senato, purché fossero presenti non meno di cento senatori, quando tale questione venisse discussa. Hanno deciso. Nessuno volesse celebrare riti sacri se fossero presenti più di cinque persone, uomini e donne, e tra di essi non volessero essere presenti più di due uomini e più di tre donne, qualora non vi fosse l’autorizzazione del pretore urbano e del senato, come sopra è stato scritto. La loro decisione è stata così che conosceste il parere del senato e rendiate pubbliche in assemblea queste decisioni durante non meno di uno spazio di tre mercati consecutivi:

    “Se vi fosse qualcuno che agisse in modo contrario a quanto è stato scritto sopra, hanno deciso che bisogna intentare loro un processo capitale”. Il senato ha giustamente deciso così che incideste questo decreto su una tavola di bronzo, e che la facciate affiggere dove con molta facilità possa essere conosciuta e che, come sopra è stato scritto, facciate rimuovere, entro dieci giorni dalla consegna della tavola, i Baccanali, se ve ne è qualcuno, tranne quelli in cui c’è qualcosa di venerabile. Nel territorio dei Teurani

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    sergio.T
    00 29/06/2009 10:05
    Oggi, in italia, sarebhbe possibile?
    Presi tra Cartagine e la Macedonia i Romani si trovarono in difficolta' economica. L'erario sosteneva per la pubblica amministrazione e per l'esercito una spesa che superava di gran lunga le entrate fiscali.
    Il Senato si riuni' e cosi' decise:
    " Non possiamo chiedere ai cittadini un ulteriore sforzo economico; gia' messi a dura prova dalla pressione erariale, chiedere una maggiorazione d'imposta sarebbe inacettabile.
    Cosi' decidiamo: nessuna tassa, nessuna legge, nessuna manovra finanziaria, nessun editto: niente che imponga un'ennesima richiesta alla cittadinanza. Piuttosto, noi senatori dobbiamo dare l'esempio. Che ci si rechi a casa propria e che ognuno deliberando per se stesso rechi una parte del proprio patrimonio personale. Chi oro, chi argento, chi denaro liquido"
    E cosi' fecero; uscirono dal senato ed ogni senatore fu visto poche ore dopo, attraversando molte strade di Roma, tornare al Senato portando con se' grossi quantitativi di ricchezze.
    La mattina dopo , senza nessuna imposizione, si formo' una lunghissima fila davanti al Senato: ogni cittadino portava con se' qualcosa dda donare all'erario.
    Fu talmente grande l'offerta dei cittadini Romani che l'erario riebbe i soldi per gestire la pubblica amministrazione e riarmare l'esercito ( questo capitera' ancora piu' enfaticamente per la seconda Guerra Macedone)

    I Senatori deliberarono in discorso: " Uno stato sicuro facilmente difendera' anche le cose private dei propri cittadini. Se si tradisce la cosa pubblica inevitabilmente ognuno perdera' la cosa privata. Sara' la cura che ciascuno riservera' al pubblico la via migliore per preservare il proprio. Solo cosi', nell'equilibrio tra il pubblico e il privato, uno stato trovera' forza e sicurezza"

    Tito Livio riporta ben due pagine a questo episodio: primo, la gestione responsabile della pubblica amministrazione, secondo , l'esempio dato in modo non impositivo.
    Il sentimento di appartenenza allo stato era tipico dei Romani: era il modo nel quale ci si identificava in un principio collettivo e questo veniva sempre prima di ogni altra considerazione.

    Si riportano , in altre innumerevoli occasioni, esempi nei quali il Senato rimandava ad altri tempi sia opere pubbliche sia guerre contro nemici: le rimandava per mancanza di fondi.
    Una volta saputolo, in citta' si sollevava il malcontento: la cittadinanza non condivideva la scelta, non accettava la situazione, montava una sorta di profonda indignazione.
    Come? si diceva, lo Stato Romano non e' in grado di affrontare questo problema? e se lo Stato e' impotente significa una cosa sola: anch'io , cittadino di Roma, sono impotente e questo non deve essere.
    E allora si organizzavano collette, si raccoglievano fondi, ognuno si autotassava liberamente. Poi si portava tutto al Senato.
    Cadevano tutte le distinzioni: patrizi, plebei, religiosi, militari, politici, liberti, persino schiavi, semplici cittadini, tutti ma proprio tutti, partecipavano in proporzione alle proprie possibilita', alla raccolta di denaro e sostanza per lo Stato.

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    sergio.T
    00 29/06/2009 10:10
    Fermezza.
    " Quando tutto sembrava cadere in rovina, fu la virtu' Romana, la fermezza delle decisioni, a non venire mai meno. E da tutto quel rovinio si trasse la forza per sostenersi e risollevarsi piu' forti di prima"
    Un Generale Romano.

    Tito Livio
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    sergio.T
    00 29/06/2009 10:16
    Dicano chi sono i Romani.
    " Ad un certo punto fu individuata una colonna di fuggiaschi di ottomila soldati. Erano allo sbando, sotto paura, terrorizzati. Non erano comandati e non rispettavano la consegna. Fuggivano dopo la disfatta di Asdrubale in cui l'esercito fu sterminato dai Romani.( 54000 morti)
    Un luogo tenente disse al Generale: basta una truppa di cavallereggi per raggiungerli velocemente e sterminarli tutti. Sono solo 8000 e non sono in condizioni di combattere validamente"
    Il Generale stette in silenzio e poi cosi' rispose: " Lasciateli andare e lasciateli tornare a casa, almeno loro. Sono gli unici testimoni della nostra grandezza e del nostro valore. Che tornino a casa e che dicano chi siamo noi Romani"

    Tito Livio
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    sergio.T
    00 21/12/2009 09:30
    Una volta o due all'anno bisogna rituffarsi in tutto cio' che e' Romano.
    [Modificato da sergio.T 21/12/2009 09:31]
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    sergio.T
    00 04/01/2010 09:00
    Devo leggere il IV Volume. Dopo Eugenio Corti. Devo leggere della discesa verso Songovazzo in una notte di Capodanno.Nemmeno c'immaginavamo di quanto erano vicini. [SM=g8180]
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    mujer
    00 04/01/2010 13:14
    Si sentivano i cavalli ansimare. L'ambasciatore ci aveva ammonito, e noi calmi siamo stati. [SM=g8273]
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    sergio.T
    00 04/01/2010 14:39
    Cronaca di una notte Romana
    Si vero, un bel gruppo che ha capito l'aria che tirava. Aria gelida dalle propaggini di Songovazzo. Sono scesi qualche tornante e poi si sono fermati:
    - cosa si vede? - ha chiesto il Generale.
    - Sembra un villaggio - ha risposto la vedetta.
    - Di quante persone? - ha continuato Minucio.
    - Poche centinaia e non sembrano avere particolari atteggiamenti aggressivi. Sembrano che si stiano divertendo - ha risposto Publio la vedetta.
    - Divertendo? cosa intendi? - ha continuato Minucio
    - Sono in mezzo ad una strada , con delle luci che scoppiettano e ridono tutti, sono decisamente in pace - ha detto Publio
    - Che hanno riferito gli ambasciatori? o avete gia' mandato i Feciali? - ha continuato serio Minucio.
    - No, nessun feciale per ora, soltanto Rufo come ambasciatore che ora si trova tra loro. E tempo fa , in terra di Liguria, Manuel Terenzio e' venuto a contatto con una del villaggio -
    - In terra di Liguria? dove ne abbiamo deportati 400.000? non e' bastata la lezione a questi del villaggio Ceretese? - sorridendo ha detto Minucio
    E Publio: - No, ma Rufo parla bene di questa gente. Dice che non sono un problema per noi Romani, possiamo lasciarli in pace, non arrecheranno danni a Roma e non si schiereranno contro di noi-
    - Meglio, non rischiare: fai preparare le colonne. Legione VIII in stato di guerra e schierata! - dice Minucio.
    - Minucio pensaci bene, possiamo evitare-
    Sono rimasti fermi in silenzio nei boschi di Songovazzo ; schierati, in colonna, la cavalleria pronta, i soldati in stato di attacco: si sentivano gli schiamazzi dal villaggio. Gente che si stava divertendo in amicizia e tra loro un Romano. Anche lui stava bene.
    Tutti si voltavano ogni tanto verso Minucio che sembrava soprapensiero. Che fare in questo caso? un Romano, uno di loro, era con quella gente del villaggio e c'era anche una forestiera , una Peligna. E questo per i Romani era troppo, era inacettabile: una Peligna? una solidale con i Sanniti? Il silenzio continuava e Minucio, dal quale si aspettava l'ultima decisione, quella fatale, rifletteva: un Romano in compagnia di una Peligna e in compagnia di gente di una tribu' italica? che faceva quel Rufo? Non gli sembrava troppo esagerato quella vicinanza? Alla fine Minucio pensava: no, se Rufo si comporta cosi' avra' i suoi motivi, sara' davvero brava gente , oppure lui li ha avvertiti: " quando passano fate solo in modo di non reclamare i vostri diritti moderni, non indisponeteli, tutto qui, basta poco". Si, ha ragione Rufo, lasciamoli andare, per ora.
    E rivolgendosi alla truppa in colonna esclama: " Colonna in marcia, lasciamo questo villaggio in pace ma a memento per il futuro si comunichi tramite vedetta con Rufo questa voce: " Passiamo oltre Rufo, ti lasciamo in compagnia di questa piccola miserabile tribu' montana. Ed in compagnia di quella Peligna che ad onor del vero poco c'ispira: sembra una rivoluzionaria simpatica ma sempre rivoluzionaria. E tu sai Rufo come vanno le cose: ricordati la Liguria, la Gallia, le terre Iberiche , Cartagine, Vejo e tanti altri posti: chi ha esagerato ha pagato e di loro non rimane nulla, niente, polvere. Essi furono. Lasciamo la Val Seriana e ci rincontreremo a Roma in altri tempi ed in altre occasioni.
    Colonna in marcia!!!! e buon anno a tutti, PER ORA"
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    mujer
    00 04/01/2010 17:24
    [SM=g11415]
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    sergio.T
    00 05/01/2010 09:17
    ah ah ah! Julia! Siamo in versione giocherellona ma non troppo. In una sorta di mondo parallelo e' successo proprio quello che ho raccontato. Sai che ti dico? che troppe volte noi imputiamo all'immaginazione quello che ci rappresentiamo. E se cosi' non fosse? Nell'eterno ritorno di tutte le cose ognuno di noi, credo, ha una sensibilita' maggiore per alcune rappresentazioni. Che significa questo? significa che nel suo venire prima a questo mondo era quella rappresentazione di cui ne sente il richiamo. E allora questo richiamo ridesta l' immaginazione ancora piu' viva e piu' forte. Manuel ad esempio: non solo un bambino attratto dalla storia ma un Romano tornato, forse? a me piace pensarla cosi'.
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    mujer
    00 05/01/2010 09:20
    E la pensi bene, basta guardarvi per dire che "due romani sono tornati e si sono manifestati".
    Questo è il realismo magico e pochi hanno la fortuna di viverlo.
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    sergio.T
    00 05/01/2010 09:23
    mi dai un otiimo spunto, maestra! e' vero: puo' essere il realismo magico vissuto. Dio! non ci avevo pensato.
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    sergio.T
    00 05/01/2010 09:29
    cavolo, sai che ci sto pensando! e' un gioco strano questo, che rapisce la tua attenzione e te lo fa vivere intensamente, come se fosse vero. E' una cosa strana. Dire come se fosse vero dimostra proprio il contrario apparentemente. Ma in realta' e' vero. E' persino difficile dirlo a parole.
    Ma a Sangovazzo quella notte c'erano davvero i Romani, ne sono sicuro. Oppure: potevano benissimo esserci stati una volta e tu rivivere quella volta. Il mondo si apre in modi magici.
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    mujer
    00 05/01/2010 09:34
    benvenuto nel realismo magico, Se'.
    ora che ne sei entrato non ne uscirai più e il bello è che SEI RINATO!
    [SM=g10529]
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    sergio.T
    00 05/01/2010 09:47
    ti ricordi la strada Valeriana e la guida che spiegava a Lovere? credi che tra quella gente che ascoltava non ci fossero certe presenze?
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    mujer
    00 05/01/2010 09:50
    ovviamente sì, infatti io non credo nelle coincidenze ma nelle manifestazioni.
    tutto torna
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    sergio.T
    00 05/01/2010 09:50
    che ne sappiamo noi? in fondo tutto e' possibile, o no? Quel pomeriggio mi sono divertito moltissimo. Casualmante ci siamo trovati la' in quella piazzetta e abbiamo seguito il gruppo. Tante cose abbiamo ascoltato dell'arte, delle chiese , delle signorie, dei misafatti di Lovere, delle vecchie usanze. Ma quell'accenno minimo, quella strada Valeriana costruita dai Romani e' stata la ciliegia sulla torta. E' stata la chicca. Anche li', mi sono detto, sono passati.
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    sergio.T
    00 05/01/2010 10:02
    "Roma non aveva un'esercito, Roma era un esercito".

    Con questa frase il sociologo americano Talcott Parsons riassume in modo perfetto come si deve intendere Roma.
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