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Caffé Letterario

Cormac McCarthy

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    sergio.T
    00 21/09/2007 09:27
    Lo conoscerete senz'altro tutti; forse e' uno dei migliori scrittori al mondo, oggi vivente.
    Per quanto mi riguarda, giocando con questi stupidi parametri, io tolgo il forse , e con Saramago non vedo niente di meglio su questo pianeta. ( e' personale, ovvio)
    Il grande scrittore americano, in un certo senso, e' unico: per tutti i profili che voi vorrete metterci.
    Stile: impareggiabile
    La scrittura dell'americano e' assolutamente perfetta: epica, poetica, magnificiente, corale, forte, dolce, cadenzata a ritmo vitale.
    Offre un ampio respiro, per poi salire a vette serrate e fulminanti( dialoghi)e ridiscendere come un fiume in piena, ma piu' avvolgente, nella narrazione( il raccontato)
    Ambientazioni: apocalittiche. Madre natura e' il Grande palcoscenico e la vita stessa assume il ruolo di protagonista.
    In McCarthy tutto e' vita, anche le pietre del deserto ( un panteista)
    Personaggi: indimenticabili.
    Su tutti un Galton o un Giudice, uomini forti per un sentimento forte.
    Trame: perfette
    Contenuto e visione: beh, signori, il pensiero di McCarthy e' un pensiero duro, denso, temprato.
    Madre natura e' padrona in assoluto; l'eterno conflitto tra condizione umana e condizione naturale , qui in queste pagine, ha un concerto melodioso.
    Lontano da ogni moralismo di bassa lega; lontano da ogni etica pregiudiziale, o da ogni teoria ideale, il grande scrittore americano si assume un ruolo, se si vuole, politicamente scorretto, ma talmente onesto e talmente sincero da apparire come l'unica filosofia ( uomo) possibile nella sua autenticita'.
    Il western di McCarthy e' simbolo di un palcoscenico che non solo e' il teatro del fine 800, ma bensi' e' lo sfondo di ogni epoca.
    L'espansione ( confine), la violenza ( potenza) e l'affermazione ( al di la' del bene o del male) esistenziale come individuo, sono i valori esistenzialmente atavici dell'uomo.
    Meridiano di sangue, lo considero, uno dei massimi libri di tutto il secolo.
    Per chi ancora non lo conoscesse, buona lettura davvero.
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    sergio.T
    00 21/09/2007 09:58
    mi sono andato a ricopiare quello che avevo scritto in altro forum, su questo grandissimo autore.
    Che aggiungere di piu'? forse si potrebbe dire che chi non la letto McCarthy non sa quello che si perde e non sapendolo non puo' nemmeno immaginarlo.
    McCarthy e' qualcosa di unico. Ci si dovrebbe chiedere cosa gli manca per un Nobel della letteratura ( se mai ha valore questo premio), o meglio, si dovrebbe ringraziare che ci sia ancora chi scrive in questo modo.
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    Mac29
    00 21/09/2007 12:12
    Grazie Carla, mi sarei corretto questa mattina. Infatti ieri andando in libreria a fare compere (ben 5 libri),mi sono accorto della gaf;tra l'altro la strada l'ho anche comprato.Ciao e scusate ancora.
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    sergio.T
    00 24/09/2007 09:14
    Ho letto La strada in due giorni.
    Che dire?
    E' un romanzo perversamente apocaliticco, finale, nero.
    McCarthy disegna un " dopo" mondo a tinte epiche, definitive, risolutive: un mondo dopo una catastrofe non definita, come non sono definiti ne' nomi, ne' posti, niente di niente rimane nella sua identita'.
    L'apocalissi dell'autore americano , infatti, non solo distrugge un mondo fisico, ma devasta persino il significato oggettivo delle cose: la natura, gli uomini, gli ambienti diventono estranei nella percezione dei sopravissuti. Il senso delle cose non e' piu' riconosciuto in questa visione deflagrata.
    Cosa rimane? rimangono le parole, l'universo del linguaggio, il sentimento d'amore tra un padre e un figlio.
    Quel figlio piccolo portatore del " fuoco" perche' coloro che amano ancora sono i "caldi" , quelli che ancora sanno vedere i " buoni", quelli che la bonta' tornera' a loro.
    La terra cade, l'universo umano finisce, la notte incombe, il freddo raggela, ma la' in fondo tutto rimane mistero, perche' la vita umana e' il mistero stesso.
    Una speranza che trascende ogni esperienza.
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    mujer
    00 26/09/2007 09:00
    Facciamo a cambio?
    il tuo La strada per il mio La parete [SM=g10529]
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    sergio.T
    00 26/09/2007 09:37
    ci penso. a mio conguaglio? [SM=g8273]
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    Mac29
    00 03/10/2007 11:53
    Che bella lupa così temeraria e solitaria. Si apprezza per forza questo libro;è paragonabile a meridiano di sangue.
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    carla b.
    00 03/10/2007 15:51
    Re:
    Mac29, 03/10/2007 11.53:



    Che bella lupa così temeraria e solitaria.



    Pensa che io, per "colpa" di questa lupa non sono riuscita a finire questo libro.
    Soffrivo troppo per lei
    Poi magari qualcuno mi spiega come finisce [SM=g8455]




    _______________________________________________________________________________
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    Mac29
    00 03/10/2007 16:50
    In effetti questa lupa fa soffrire anche a me, infatti durante la pausa lavorativa,quando mi trovo da solo in giro per clienti,leggo sempre;purtroppo questa volta ho dovuto leggere con la tristezza che mi logorava il cuore,perchè Billy è stato obbligato a sparare alla sua lupa.Così finisce la prima parte del libro.Mi dispiace ti terrò informata.
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    sergio.T
    00 08/10/2007 11:34
    Lo stile
    Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l'inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo. La sua mano si alzava e si abbassava a ogni prezioso respiro. Si tolse di dosso il telo di plastica, si tirò su avvolto nei vestiti e nelle coperte puzzolenti e guardò verso est in cerca di luce ma non ce n'era. Nel sogno da cui si era svegliato vagava in una caverna con il bambino che lo guidava tenendolo per mano. Il fascio di luce della torcia danzava sulle pareti umide piene di concrezioni calcaree. Come viandanti di una favola inghiottiti e persi nelle viscere di una bestia di granito. Profonde gole di pietra dove l'acqua sgocciolava e mormorava. I minuti della terra scanditi nel silenzio, le sue ore, i giorni, gli anni senza sosta. Poi si ritrovavano in una grande sala di pietra dove si apriva un lago nero e antico. E sulla sponda opposta una creatura che alzava le fauci grondanti da quel pozzo carsico e fissava la luce della torcia con occhi bianchissimi e ciechi come le uova dei ragni. Dondolava la testa appena sopra il pelo dell'acqua come per annusare ciò che non riusciva a vedere. Rannicchiata lì, pallida, nuda e traslucida, con le ossa opalescenti che proiettavano la loro ombra sulle rocce dietro di lei. Le sue viscere, il suo cuore vivo. Il cervello che pulsava in una campana di vetro opaco. Dondolava la testa da una parte all'altra, emetteva un mugolio profondo, si voltava e si allontanava fluida e silenziosa nell’oscurità.

    Con la prima luce grigiastra l'uomo si alzò, lasciò il bambino addormentato e uscì sulla strada, si accovacciò e studiò il territorio a sud. Arido, muto, senza dio. Gli pareva che fosse ottobre ma non ne era sicuro. Erano anni che non possedeva un calendario. Si stavano spostando verso sud. Lì non sarebbero sopravvissuti a un altro inverno.

    Quando ci fu luce a sufficienza per usare il binocolo ispezionò la valle sottostante. Tutto sfumava nell'oscurità. La cenere si sollevava leggera in lenti mulinelli sopra l'asfalto. Studiò quel poco che riusciva a vedere. I tratti di strada laggiù fra gli alberi morti. In cerca di qualche traccia di colore. Un movimento. Un filo di fumo. Abbassò il binocolo e si tirò giù la mascherina di cotone dal viso, si asciugò il naso con il polso e riprese a scrutare la zona circostante. Poi rimase seduto lì con il binocolo in mano a guardare la luce cinerea del giorno che si rapprendeva sopra la terra. Sapeva solo che il bambino era la sua garanzia. Disse: Se non è lui il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato.

    Quando tornò dal bambino lo trovò che dormiva ancora. Gli tolse di dosso il telo azzurro, lo ripiegò e lo portò fino al carrello del supermercato, ce lo infilò e tornò con i piatti, qualche focaccina di mais dentro una busta e una bottiglietta di plastica piena di sciroppo. Stese a terra il piccolo telo impermeabile che usavano come tavolo e apparecchiò, si sfilò la pistola dalla cintura, la posò sul telo e restò a guardare il bambino che dormiva. Nel sonno si era tolto la mascherina, che era sepolta da qualche parte in mezzo alle coperte. Posò lo sguardo sul bambino e poi lo lasciò vagare fra gli alberi verso la strada. Quello non era un posto sicuro. Adesso che era giorno si poteva vedere. Il bambino si rigirò nelle coperte. Poi aprì gli occhi. Ciao papa, disse.
    Sono qui.
    Lo so.

    McCarthy
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    mujer
    00 08/10/2007 12:48
    che pezzo!
    meraviglioso
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    Mac29
    00 18/10/2007 10:45
    Purtroppo un po' lentamente, ma sto per finire oltre il confine;devo dire che è un capolavoro e lo affianco a meridiano di sangue come opera. SUBLIME.
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    sergio.T
    00 21/02/2008 17:25
    Un tipo da Meridiano di sangue.
    Corriere della sera in grande spolvero : dopo la pagina dedicata a Stendhal, ecco oggi, la pagina dedicata a McCarthy, il grande scrittore statunitense.
    Uno stralcio di una intervista rarissima, dato che non ne da' mai.
    Un tipo particolarissimo, come i suoi meravigliosi romanzi.
    ( McCarthy e Saramago, a mio avviso sono i piu' grandi scrittori viventi)
    Un tipo che non scrive email per principio.
    Un tipo che non usa il cellulare.
    Un tipo che non legge narrativa perche'cosa stravagante.(
    proprio lui!!! che sa scrivere storie come nessun' altro.)
    Un tipo che non vota e mai ha votato a qualsiasi elezione politica ( lo comprendo benissimo)
    Un tipo che correggendo un trattato di fisica ( e' appassionato di scienza) ha fatto piazza pulita di virgole e punti lasciando sbigottita l'aitrice del volume.( del resto lui e' un maestro della prosa)
    Un tipo che vive isolato da anni: rarissime foto, superarissime interviste ( forse questa e' la seconda in 40 anni), nessuna apparizione in tv.
    Un tipo che neppure il suo editore conosce personalmente.
    Un tipo che per raggiungere la " civilta' ( il primo paese abitato) deve prendere un'auto e fare un po' di KM.
    Un tipo particolare, insomma, talmente particolare da essere autore culto.
    Concordo con Bloom : il suo Meridiano di sangue o Rosso di sera nel west, e' uno dei piu' grandi romanzi degli ultimi 100 anni. Forse il piu' importante.
    L'avevo gia' detto una volta: mai letto niente di simile.
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    sergio.T
    00 21/02/2008 17:34
    La banda Glanton
    Nel giro di questo primo minuto la carneficina era diventata generale. Donne e bambini nudi urlavano, e un vecchio saltò fuori sventolando un paio di pantaloni bianchi. I cavalieri giravano in mezzo ai Gileños e li uccidevano con le mazze o i coltelli. Cento cani legati ululavano e altri correvano all'impazzata fra le capanne mordendosi a vicenda e azzannando quelli legati, e il pandemonio e il clamore non andarono mai calando dall'arrivo dei cavalieri nel villaggio. Già numerose capanne bruciavano e una processione di fuggitivi percorreva la spiaggia verso nord urlando selvaggiamente, e i cavalieri andavano avanti e indietro come mandriani tra il bestiame, abbattendo per primi i più lenti. Quando Glanton e i suoi luogotenenti tornarono ad attraversare il villaggio, la gente correva e finiva sotto gli zoccoli dei cavalli, e i cavalli si slanciavano in avanti e alcuni degli uomini giravano fra le capanne torce alla mano e trascinavano fuori le vittime, macchiati di sangue, gocciolanti, e colpivano i morenti e decapitavano quelli che si inginocchiavano per supplicarli.

    Cormac McCarthy
    Meridiano di sangue
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    sergio.T
    00 21/02/2008 17:38
    Senza perche'.
    Da una recensione.


    La rappresentazione definitiva di cosa sia il panico terrore del West è opera di Cormac McCarthy e si intitola Meridiano di sangue. Malgrado la sua prima pubblicazione risalga a poco più di un quarto di secolo fa, questo romanzo è ormai entrato nel sublime limbo dei libri senza tempo. Harold Bloom lo ha definito «il vero romanzo apocalittico americano », ponendolo un gradino sopra a quanto di meglio hanno scritto maestri quali Don DeLillo, Philip Roth e Thomas Pynchon. Follie sanguinarie senza un perché Ciò nonostante, Meridiano di sangue rimane un capolavoro per addetti alla scrittura. Spesso la sua scarsa presa sul grande pubblico è spiegata con la lingua ostica e barocca di Mc- Carthy. La letteratura abbonda però di testi ben più complessi che sono comunque diventati best seller o quasi. La vera ragione va dunque cercata altrove, probabilmente in ciò che ha indotto qualcuno a considerare Meridiano di sangue il libro più cruento e raccapricciante dopo l'Iliade. In teoria, nemmeno questo dovrebbe costituire un problema, visto che l'uso gratuito della violenza è ormai una costante nelle produzioni cinematografiche e letterarie più commerciali. Per giunta, il romanzo di Mc- Carthy ricalca i tipici motivi del genere western. Riducendolo all'osso, in esso si raccontano le truculenti peripezie di un ragazzo che diventa adulto al seguito di una banda di feroci cacciatori di scalpi. A sconcertare il lettore non è che i personaggi si scannino in continuazione, bensì che la loro prepotente ineluttabile follia sanguinaria non abbia alcun perché. Comunque lo si voglia intendere, il West di Meridiano di sangue è il caos allo stato brado. Ma forse «caos» non è la parola adatta. Forse è più giusto parlare dell'ira di un ordine che trascende l'umana comprensione, un ordine così superiore da schiacciarci con la più assoluta e insensata indifferenza. Con quella che a noi nostri occhi sembra assoluta e insensata indifferenza. McCarthy non offre la minima consolazione. Una mattanza perenne, la guerra sempiterna: così è, se vi pare.
    [Modificato da sergio.T 21/02/2008 17:39]
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    sergio.T
    00 21/02/2008 17:42
    Holden e la giustizia.
    La guerra «è la forma più autentica di divinazione» dice il giudice Holden.

    Non meno inquietante per il lettore è che McCarthy non sembra prendere alcuna posizione al riguardo.
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    sergio.T
    00 25/02/2008 11:06
    Un grande romanzo, un grande film ( bello il cinema di Pescara)
    LOS ANGELES - È stata la grande notte di Ethan e Joel Coen e degli attori europei. I fratelli registi si sono aggiudicati quattro Oscar con il loro film Non è un Paese per vecchi, tra i quali i tre più importanti: migliore film, migliore regia e migliore sceneggiatura non originale, oltre a miglior attore non protagonista. Gli europei si sono portate vie tutte e quattro le statuette riservate agli attori.

    COEN - I Coen avevano presentato il loro film in concorso lo scorso anno a Cannes, ma era stata giudicata un'opera «di genere», a metà tra western e thriller, e non aveva vinto nulla. Tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, scrittore di un west senza più valori, Non è un Paese per vecchi, ambientato nel 1980, racconta le disavventure di un veterano del Vietnam che si trova per caso in una zona deserta in cui c'è stata una resa dei conti tra trafficanti di droga che ha lasciato sul campo una dozzina di cadaveri. Purtroppo per lui trova anche una borsa con 2 milioni di dollari che lo renderà involontario oggetto di una caccia piena di sangue e morti sulle rive del Rio Grande.
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    sergio.T
    00 25/02/2008 11:32
    Omero e McCarthy
    L'interpretazione dei fratelli Coen e' perfetta.
    E' in assoluto stile con il romanzo di McCarthy e il suo west.
    Il trionfo del film Non e' un paese per vecchi e' la dimostrazione di come il cinema di qualita' si possa ancora fare se alla base c'e' una storia che abbia un fondamento, una vera storia insomma.
    Hanno detto una cosa con molto sarcasmo e che la dice lunga: " nella nostra carriera siamo molto selettivi e abbiamo adattato solo Omero e McCarthy", come a dire: due tipi che sanno veramente cos'e' e cosa vuol dire raccontare storie.
    [Modificato da sergio.T 25/02/2008 11:33]
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    sergio.T
    00 25/02/2008 11:35
    I Coen in versione " dura"
    Solo alla fine i due fratelli, sempre a Cannes, riconobbero di essere andati oltre i loro standard: «È vero - dissero -, forse è il film più duro che abbiamo mai fatto». Tratto dal romanzo omonimo di uno scrittore di culto come Cormac McCarthy, cantore di un ovest americano nel caos e senza più valori, il film, ambientato nel 1980, racconta le disavventure dell’ex veterano del Vietnam Llewelyn Moss (Josh Brolin). Il poveraccio si trova per puro caso in una zona deserta in cui c’è stata una resa dei conti tra trafficanti di droga che ha lasciato sul campo una dozzina di cadaveri. Lì trova anche una borsa piena di soldi (2 milioni di dollari) che lo renderà involontario oggetto di una caccia, piena di sangue e morti, da parte di due personaggi che più diversi non potrebbero essere. Ovvero il piu tradizionale degli sceriffi, Bell, e Anton Chigurh (interpretato da uno straordinario Javier Bardem) un autentico psicopatico, armato di bombola a pressione, fucile a pompa e anche di una ferocia surreale piena di involontaria ironia.
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    sergio.T
    00 25/02/2008 11:49
    La monetina come " dipende"
    Non puoi fermare quello che sta arrivando.
    Non tutto dipende da te.

    Sono queste le parole rivolte allo sceriffo: uno sceriffo vecchio che non sa piu' nemmeno riconoscere la nuova violenza.
    La violenza dei soldi anteposti a tutti: anteposti alla tranquillita', alla famiglia, alla moglie, al rispetto umano, ai valori.
    I soldi come simbolo di un mondo violento: un mondo di "caccia" ( tema fondamentale nel grande scrittore americano)che forse trascende persino la volonta' dell'uomo: e' sempre stato cosi', sembra dire l'amico dello sceriffo.
    " Non c'e' niente da vedere" risponde , invece, lo sceriffo vecchio a quello giovane.
    E' un romanzo quasi del disincanto, della disillusione sulla violenza, letta anche come " destino" inevitabile ( oh! il gioco del caso e della monetina, di una finezza intelligentissima).

    " Non e' la monetina a decidere , sei tu a fare un scelta"
    " No, io e la monetina siamo arrivati alla stesso punto"


    Tutti i grandi romanzi sono il trionfo delle " disillusioni".
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