Caffé Letterario

Un grande: Che Guevara

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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:25
    Probabilmente non la penso come lui in tutto, ma grazie allo splendido film regalatomi da Julia, ho capito che questo uomo e' un " caso raro" in questo mondo del 900 o del ventesimo secolo.
    Degli uomini onesti si stanno perdendo le tracce, ma soprattutto di uomini che credono ancora a qualcosa, non c'e' piu' ombra.
    E allora leggiamoci La vera storia del Che.
    GRAZIE MILLE JULIA!!!!!
    Filosoficamente sai gia' che qualche discrepanza la trovero', o su alcuni principi saro' molto perplesso, ma Diari della motocicletta, mi hanno presentato un uomo che mi piace molto ( fuori da ogni politica e strumentalizzazione).
    Di qualche suo amico ne parlreremo : Alberto un grandissimo, Fidel, un po' meno.

    Ernesto "Che" Guevara1928-1930 - Nasce a Rosario, primo di cinque figli, da Celia de la Serna ed Ernesto Guevara Lynch. Trascorre i primi due anni di vita nel Nord dell'Argentina, nella sperduta e selvaggia zona di Misiones. Soffre di una forma cronica di asma e la famiglia si trasferisce sulla Sierra di Alta Gracia, vicino a Córdoba
    1945-1950 - Si trasferisce a Buenos Aires assieme alla famiglia e lavora come impiegato municipale pur frequentando la Facoltà di Medicina. Compie il primo viaggio di 4.500 km in motocicletta insieme al suo miglior amico Alberto Granado.
    1951-1952 - Viaggia attraverso il Cile e il Sud America fino alla Florida.
    1953 - Si laurea e parte per un terzo viaggio attraverso il Sud America, questa volta in compagnia di un altro amico, Carlos Calica Ferrer. Inizia ad interessarsi alla politica e si avvicina al comunismo
    1954-1956 - Conosce la giovane peruviana Hilda Gadea che sposerà nel '56. Da lei ha una figlia, Hildita. Si trasferisce a Città del Messico. Conosce Fidel Castro e viene arrestato assieme ad altri cubani. È liberato dopo circa due mesi di prigionia
    1957-1958 -Come "medico-guerrigliero" partecipa al fianco di Castro all'invasione della Sierra Maestra all'Avana e alla Battaglia di Santa Clara
    1959-1960 - Diventa cittadino cubano ed entra a far parte del governo castrista come ministro dell'Industria e presidente della Banca Nazionale. Sposa Aleida March da cui avrà quattro figli (Aleidita, Camilo, Celia, Ernesto). Compie viaggi diplomatici all'estero
    1961-1964 - Partecipa alla conferenza degli stati americani a Punta del Este. Viene posto al comando della Difesa durante la crisi della Baia dei Porci. Incontra ad Algeri Ben Bella, partecipa a Mosca ai festeggiamenti per il 47.mo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, interviene a New York all'assemblea dell'ONU. In questa circostanza pronuncia alla televisione americana un durissimo discorso in cui riafferma la propria posizione anti-capitalistica. Parte per un lungo viaggio in Africa
    1965 - A marzo rientra a Cuba ed appare per l'ultima volta in pubblico. Il 1 aprile, in una lettera a Castro, annuncia le sue dimissioni da ogni carica e da cittadino cubano. Il mese successivo si reca segretamente in Congo per aiutare militarmente i rivoltosi durante la crisi del Congo. Vi resterà fino a novembre quando - altrettanto clandestinamente - fa rientro a Cuba. Assieme ad un gruppo di fedeli tra cui Tania prepara un piano di guerriglia per portare la rivoluzione in Bolivia
    1966 - A novembre si reca sotto falso nome in Bolivia e inizia a scrivere il "Diario"
    1967 - A causa di alcuni delatori la sua possibile presenza in Bolivia viene segnalata dalla stampa. Nonostante questi avvertimenti, l'esercito boliviano è colto di sorpresa durante alcune perlustrazioni dell'area del rio Ñancaguazu, affluente del rio Grande. Numerose sono le perdite per l'esercito tanto che, in presenza di consiglieri militari nordamericani, vengono ristrutturati i comandi. Nonostante questi primi successi, la guerriglia non incontra l'appoggio desiderato. L'opposizione di alcuni membri del partito comunista boliviano, che reclamavano la direzione delle operazioni, la scarsa adesione delle popolazioni contadine, martellate da una propaganda nazionalista, contro l'invasione straniera, da parte del governo dittatoriale del generale Barrientos, le inospitali regioni, coperte da boscaglie spinose e deserti, e la cattura e successiva delazione, anche sotto tortura, di alcuni membri della guerriglia, debilitano l'azione del Che. L'esercito frattanto consolida le posizioni ed eleva il numero e i mezzi dei combattenti. Tra agosto e settembre, oramai braccato da forze sostanzialmente superiori, la sua presenza viene segnalata da alcuni contadini nelle vallate tra il rio Grande e Pucarà. L'8 ottobre in uno scontro a fuoco viene ferito alle gambe e catturato nella "quebrada del Yuro". Il giorno dopo viene ucciso a sangue freddo nella scuola del villaggio de La Higuera per ordine di Barrientos. Felix Rodriguez, agente della CIA di origine cubana, consigliere militare dell'esercito boliviano, scatterà le ultime foto in vita del Che.
    [Modificato da sergio.T 05/06/2007 16:39]
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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:26
    Infanzia e gioventù

    La casa natale di Ernesto "Che" Guevara a RosarioErnesto Guevara de la Serna nacque a Rosario, in Argentina, da una famiglia di origini spagnole, basche ed irlandesi. I genitori erano Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna.

    Relativamente alla data di nascita si hanno notizie discordi: nella biografia più completa e documentata, quella redatta da Jon Lee Anderson viene citata l'affermazione della madre, la quale asserisce che la data corretta è il 14 maggio. Era primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine). (Ma il padre avrà da un secondo matrimonio col la pittrice argentina Ana Maria Erra altri 3 figli, Ramon, Maria Victoria e Ramiro)

    In questa famiglia, benestante e politicamente di sinistra, già da bambino il futuro Che si fece notare per il dinamismo e le simpatie radicali.

    Nonostante soffrisse d'asma (male che costringerà i Guevara a trasferirsi a Còrdoba e che lo affliggerà tutta la vita), si dedicò allo sport, specialmente al rugby, con ottimi risultati.

    Altra passione giovanile furono gli scacchi, gioco insegnatogli dal padre. Dall'età di 12 anni partecipò a diversi tornei scacchistici locali. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda. Come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era, del resto, un lettore vorace ed eclettico, con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jack London e Jules Verne ai saggi di Sigmund Freud ed ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia, passando molte ore a fotografare persone e luoghi. Anni dopo, avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò dal 1941 nel "Colegio Nacional Deán Funes" e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina. Dopo diverse interruzioni, si laureò nel marzo 1953, ma - probabilmente - non concluse il tirocinio necessario per esercitare la professione medica.


    [modifica] Il Sudamerica in motocicletta
    Quando era ancora studente, Guevara passò molto tempo a viaggiare in America Latina. Nel 1951 un suo vecchio amico, Alberto Granado, un biochimico, suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si erano proposti di fare. Guevara ed il ventinovenne Alberto partirono quindi dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton da 500 cc del 1939. Il mezzo si chiamava La Poderosa II ("La Potente II"). La loro idea era di passare qualche settimana nel lebbrosario di San Pablo, in Peru, sulle rive del Rio delle Amazzoni, a compiere attività di volontariato. Guevara raccontò questo viaggio nel diario "Latinoamericana" (Notas de viaje) da cui, nel 2004, verrà tratto il film I diari della motocicletta.

    Dopo aver visto la povertà di massa e influenzato dalle letture sulle teorie marxiste, concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò ad immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini, legata da una stessa cultura (mestizo), un'idea che assumerà notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato in Argentina, completò gli studi il prima possibile, deciso a continuare i suoi viaggi nell'America del Sud e nell'America centrale.
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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:26
    Il Guatemala
    Dopo la laurea alla scuola medica dell'Università di Buenos Aires nel 1953, Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Peru, Ecuador, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e El Salvador. Raggiunse finalmente il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán guidava un governo populista che cercava di portare avanti una rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie. Intorno a questo periodo Guevara ricevette il famoso soprannome "Che", dovuto all'uso frequente che faceva del tipico intercalare argentino Che.

    Secondo Jon Lee Anderson, il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista peruviana Hilda Gadea, che lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Hilda faceva parte dell'American Popular Revolutionary Alliance (APRA), un movimento politico guidato da Víctor Raúl Haya de la Torre.

    Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro, tra cui Antonio "Ñico" López, che aveva preso parte all'attacco della caserma "Carlos Manuel de Céspedes" a Bayamo, nella provincia cubana di Oriente, e che sarebbe morto al ponte Ojo del Toro poco dopo lo sbarco a Cuba della Granma. Guevara si unì a questi "moncadistas" nella vendita di oggetti religiosi connessi al culto del Cristo nero ed aiutò anche due medici venezuelani specialisti della malaria, Vega e Peñalver.

    La sua situazione economica era precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Il 15 maggio 1954, sulla nave svedese Alfhem, arrivò un carico d'armi di alta qualità per la fanteria e per l'artiglieria leggera di marca Skoda, inviato dalla Cecoslovacchia comunista al governo Arbenz.

    Il carico fu stimato in 2000 tonnellate dalla CIA [1] e, abbastanza stranamente, in appena due tonnellate da Jon Lee Anderson [2] (si pensa però che la stima di Anderson sia il risultato di un errore di stampa).

    Guevara si era recato per breve tempo nel Salvador per procurarsi un nuovo visto ed in seguito era ritornato in Guatemala. Nel frattempo, aveva avuto inizio il colpo di stato di Carlos Castillo Armas, messo in atto con l'appoggio della CIA.[3] Le forze contrarie ad Arbenz non furono in grado di arrestare il trasporto delle armi ceche su ferrovia. In seguito però, riorganizzate e dotate di supporto aereo, iniziarono a guadagnare terreno. Guevara entrò in una milizia armata organizzata dai giovani comunisti, ma ben presto ritornò ai suoi impegni medici. A seguito del colpo di stato, Guevara si era presentato volontario, ma Arbenz consigliò ai sostenitori dotati di cittadinanza estera di abbandonare il paese. Dopo che Hilda fu arrestata, Guevara per breve tempo si rifugiò nel consolato argentino e poi si trasferì in Messico.

    Il colpo di stato contro Arbenz, appoggiato dalla CIA, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista, che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le disparità economiche, endemiche in America Latina e negli altri paesi in via di sviluppo. Questo rafforzò ulteriormente la sua convinzione secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri.
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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:29
    Su questo punto devo leggere attentamente, molto attentamente
    Discutibile, molto discutibile questo passaggio.
    Leggero' , ovvio, e me ne faro' un'idea, anche se in linea generale su questa rivoluzione qualcosa stride come non mai.


    La Rivoluzione cubana

    Banconota cubana da 3 pesos (fronte)Poco dopo l'arrivo in Messico, rinnovò la sua amicizia con Ñico López e con gli altri esuli cubani che aveva incontrato in Guatemala. López lo mise in contatto con Raúl Castro. Dopo essere stato rilasciato, Fidel Castro arrivò a Città del Messico e Raúl gli presentò Guevara. Dopo una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara si convinse che Castro era il capo rivoluzionario che stava cercando ed aderì al Movimento del 26 di luglio che aveva in programma di abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista. Anche se i piani erano nel senso che sarebbe stato solo il medico del gruppo, Guevara partecipò all'addestramento militare insieme agli altri membri del movimento e, alla fine del corso, fu segnalato dall'istruttore, il colonnello Alberto Bayo, come il migliore degli allievi. Nel frattempo, anche Hilda Gadea era arrivata dal Guatemala e riprese la sua relazione con Guevara. Nell'estate del 1955 lo informò che era incinta e lui le propose di convolare a nozze. Il matrimonio ebbe luogo il 18 agosto 1955 e la loro figlia, che chiamarono Hilda Beatríz, venne alla luce il 15 febbraio 1956.

    Quando, il 25 novembre 1956, la nave Granma partì da Tuxpan, in Messico (provincia di Veracruz) alla volta di Cuba, Guevara era l'unico non cubano a bordo. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco a La Playa de las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero (Cuba sudorientale). Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. I sopravvissuti, circa una ventina, si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre la guerriglia contro il regime.

    Guevara divenne un leader tra i ribelli, un Comandante (maggiore), rispettato dai compagni per il suo coraggio e temuto per la sua spietatezza e per i suoi scatti d'ira che una volta lo indussero, secondo un famoso aneddoto, ad accoltellare il mulo che lo trasportava. Fu responsabile dell'uccisione di diversi disertori, informatori o spie .

    Delle sue prime esperienze di guerriglia riporta un'impressione molto forte, scoprendosi capace di freddezza e di una capacità di analisi spietata, soprattutto durante le azioni militari: "L'odio come un elemento di lotta; odio incrollabile per il nemico che spinge un essere umano oltre le sue naturali limitazioni rendendolo una macchina mortale ed efficace, violenta, selettiva, ed a sangue freddo".

    Negli ultimi giorni del dicembre 1958, diresse l'attacco condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni più rischiose dell'esercito rivoluzionario)[4] su Santa Clara. Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di sanguinose imboscate, prima durante la ofensiva sulla Sierra Maestra poi sulla Guisa e l'intera campagna delle pianure di Cauto probabilmente ebbero una maggiore importanza militare. Dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali, come il generale Cantillo che aveva incontrato Castro allo zuccherificio abbandonato "Central America", stavano stipulando una pace separata con Castro, Batista, il 1 gennaio 1959, fuggì nella Repubblica Dominicana.


    [modifica] Nel governo cubano
    Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco dopo, Guevara iniziò le procedure di divorzio, per porre una fine anche formale al suo matrimonio con Hilda Gadea, da cui si era separato, nei fatti, già prima di partire dal Messico con la Granma. Il 2 giugno 1959, sposò Aleida March, una cubana che faceva parte del Movimento del 26 di luglio, con cui viveva dalla fine del 1958.

    Fu nominato comandante della prigione de La Cabaña e, per i sei mesi in cui rivestì l'incarico (dal 2 gennaio al 12 giugno 1959),[5] sovrintese ai processi e alle esecuzioni di molte persone, compresi ex ufficiali del regime di Batista, membri del BRAC (Buró de Represión de Actividades Comunistas, "Ufficio repressione attività comuniste", una polizia segreta), accusati di crimini di guerra e dissidenti politici. Secondo alcuni detrattori, però, tali processi furono fortemente iniqui, e le condanne capitali eccessivamente frequenti.[citazione necessaria] In seguito, Guevara divenne dirigente dell'Istituto Nazionale per la Riforma agraria e poi presidente della Banca Nazionale di Cuba (in un certo senso, uno scherzo del destino, poiché aveva spesso condannato il denaro. Espresse il suo disagio firmando le banconote col soprannome "Che").Secondo alcuni[citazione necessaria] Guevara si rivelò altamente incompetente in questi due incarichi, e infatti mantenne ciascuno di essi per meno di un anno.

    In questo periodo, riemerse la sua passione per gli scacchi e prese parte a molti tornei nazionali ed internazionali che si tenevano a Cuba.[6] Desiderava molto incoraggiare i giovani cubani ad accostarsi agli scacchi e organizzò molte attività per stimolare il loro interesse verso il gioco.

    Già dal 1959, Guevara aiutò ad organizzare tentativi rivoluzionari, a Panama e poi nella Repubblica Dominicana. In questi tentativi morì Ramón López (Nené), aiutante del Comandante Camilo Cienfuegos. Alcuni definiscono queste operazioni come una purga dei fedeli di "Camilo".

    Nel 1960 Guevara prese parte ai soccorsi alle vittime in seguito all'esplosione della nave La Coubre. Mentre l'operazione di salvataggio era in corso, avvenne una seconda esplosione. I morti furono oltre cento.[7] Fu in questa occasione che Alberto Korda scattò la sua fotografia più famosa. Non è chiaro se la nave fu sabotata o se esplose per un incidente. Coloro che favoriscono la teoria del sabotaggio tendono ad attribuirlo alla Central Intelligence Agency[8] e spesso attribuiscono la colpa a William Alexander Morgan [9] un rivale di Guevara nelle forze anti-Batista delle province centrali, che più tardi sarebbe entrato nella CIA. Alcuni esuli cubani portano avanti la teoria secondo cui l'attentato sarebbe stato compiuto da alcuni filosovietici, nemici di Guevara [10].

    Dopo gli insuccessi come direttore dell'Istituto Nazionale per la Riforma Agraria e della Banca Nazionale di Cuba, Guevara venne nominato ministro dell'industria. In questa posizione, diede il suo contributo a modellare il socialismo cubano, diventando una delle figure politiche più importanti dell'isola. Nel suo libro Sulla guerriglia, Guevara sostenne il modello cubano di rivoluzione, iniziato da un piccolo gruppo di guerriglieri (foco), senza la necessità di ricorrere a grandi organizzazioni che sostenessero l'insurrezione armata (dottrina del focolaio). Questa strategia più tardi sarebbe fallita in Bolivia. Nel saggio El socialismo y el hombre en Cuba (1965) sostenne la necessità di creare un "uomo nuovo" (hombre nuevo) assieme allo stato socialista.

    Durante l'invasione della Baia dei Porci (1961), Guevara non partecipò ai principali combattimenti, essendo stato assegnato da Castro ad un comando nella provincia più occidentale di Cuba, Pinar del Rio, dove respinse un tentativo d'invasione (era un'operazione diversiva, escogitata per stornare l'attenzione dei cubani dal luogo del vero sbarco). Durante lo svolgimento di questo incarico, patì una ferita al volto, che affermò essere stata causata dallo sparo accidentale della sua pistola.

    Guevara giocò un ruolo importante nello schieramento a Cuba dei missili balistici sovietici, armati con testate nucleari, causa della crisi dell'ottobre 1962. Nel corso di un'intervista, rilasciata al giornale socialista inglese Daily Worker pochi mesi dopo, disse che se i missili fossero stati sotto controllo cubano, sarebbero stati lanciati contro le maggiori città degli Stati Uniti .
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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:29
    L'allontanamento da Cuba

    Guevara interviene all'assemblea generale delle Nazioni Unite
    (New York - 11 dicembre 1964)Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'assemblea generale dell'ONU (ascolta, Richiede RealPlayer; oppure leggi). In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione Face the Nation sulla CBS ed incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos [12][13]. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio ad un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'Egitto, l'Algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga. Ad Algeri, il 24 febbraio 1965, fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale, intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà afro - asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta" [14][15]. Sorprese quindi il suo uditorio proclamando "I paesi socialisti hanno il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi sfruttatori del mondo occidentale". Delineò anche una serie di misure che, secondo lui, i paesi del blocco comunista avrebbero dovuto prendere per raggiungere questo scopo [16][17]. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto di L'Avana da Fidel e Raúl Castro, Osvaldo Dorticós e Carlos Rafael Rodríguez. Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. Dove fosse restò il grande mistero cubano per tutto il 1965, anche se era sempre genericamente considerato il "numero due" del regime dopo Castro. La sua latitanza fu variamente attribuita al relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato avanti da ministro dell'industria, alle pressioni esercitate su Castro dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filo cinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino si approfondiva, oppure a gravi divergenze tra Guevara ed il resto della dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. I critici di Fidel affermano che le sue spiegazioni sulla scomparsa di Guevara sono sempre sembrate sospette e molti trovano sorprendente che Guevara non dichiarò mai le sue intenzioni in pubblico, ma solo con una lettera priva di data a Castro.

    L'orientamento filo cinese di Guevara era sempre più problematico per Cuba, mano a mano che l'economia del paese diventava sempre più dipendente dall'Unione Sovietica. Dai primi giorni della rivoluzione cubana, Guevara era stato considerato un sostenitore della strategia maoista nell'America Latina. Il suo piano per una rapida industrializzazione di Cuba per molti era comparabile alla campagna cinese del Grande Balzo in Avanti. Secondo diversi osservatori occidentali della situazione cubana, l'opposizione di Guevara alle raccomandazioni ed alle condizioni sovietiche, che Castro aveva dovuto accettare, potrebbe essere la ragione del suo allontanamento dalla vita pubblica. D'altronde, sia Guevara che Castro sostenevano l'idea di un fronte unico tra Unione Sovietica e Cina, tentando anche, senza successo, di riconciliare le due maggiori potenze comuniste.

    Durante la crisi dell'ottobre 1962, Guevara percepì come un tradimento sovietico la decisione - presa da Nikita Khrua Qv senza consultare Castro - di ritirare i missili da Cuba. Divenne quindi più scettico nei confronti dell'URSS. Come emerso dal suo ultimo discorso ad Algeri, aveva iniziato a vedere l'emisfero settentrionale, guidato ad ovest dagli Stati Uniti e ad est dall'Unione Sovietica, come unica entità sfruttatrice dell'emisfero meridionale. Appoggiava apertamente il Nord nella Guerra del Vietnam e sollecitò i popoli degli altri paesi in via di sviluppo a prendere le armi per creare "mille Vietnam".

    Di fronte alle più diverse ipotesi sul destino del rivoluzionario argentino, Castro, il 16 giugno 1965, disse che l'opinione pubblica sarebbe stata informata su Guevara quando lo stesso Guevara avesse ritenuto opportuno farlo. Intanto le voci si diffondevano sia a Cuba che all'estero. Il 3 ottobre di quello stesso anno, Castro rese pubblica una lettera priva di data [18] presumibilmente scrittagli da Guevara diversi mesi prima, in cui questi riaffermava la sua solidarietà con Cuba, ma dichiarava anche la sua intenzione di abbandonare l'isola e di andare a combattere altrove per la Rivoluzione. Spiegava che "Altri paesi nel mondo necessitano dei miei modesti sforzi". Nella stessa lettera Guevara annunciava di dimettersi da tutte le cariche che occupava, nel governo, nel partito e nelle forze armate. Rinunciò anche alla cittadinanza di Cuba, che gli era stata concessa nel 1959 per i suoi meriti nella rivoluzione.

    Durante un'intervista con quattro giornalisti stranieri il 1 novembre, Castro disse di essere al corrente dove fosse Guevara e aggiunse, riguardo le voci su una possibile morte del vecchio compagno d'armi, che questi, al contrario, godeva di ottima salute. Dove fosse Guevara restò, comunque, un mistero per i successivi due anni, durante i quali i suoi movimenti rimasero segreti
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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:30
    In Congo

    Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 ed il 15 marzo 1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa. Alcune fonti, di solito affidabili, affermano che Guevara convinse Castro di affidargli questa impresa, mentre altre fonti, di uguale affidabilità, sostengono che fu Castro a convincere Guevara ad intraprendere la missione, argomentando che le condizioni sociali dei diversi paesi latino americani presi in considerazione come possibili "fuochi" di guerriglia non erano ancora ottimali. Lo stesso Castro ha affermato la verità di questa seconda situazione.

    L'operazione cubana nell'ex Congo Belga (più tardi Zaire e attualmente Repubblica Democratica del Congo) era finalizzata al sostegno del movimento marxista dei Simba, favorevole a Patrice Lumumba.

    Durante la missione africana, per un certo periodo Guevara fu assistito dal capo guerrigliero Laurent-Désiré Kabila, che aiutava i sostenitori di Lumumba a condurre una rivolta, soppressa dall'esercito congolese nel novembre di quello stesso 1965. Guevara considerò Kabila insignificante, scrivendo di lui "Niente mi fa credere che sia l'uomo adatto al momento".[19]


    Guevara insegna le tattiche di guerriglia a forze congolesi. Il suo piano era di usare la zona liberata sulle sponde occidentali del lago Tanganica come terreno d'addestramento per i congolesi e per i combattenti di altri movimenti di liberazione. Alla sua sinistra si vede Santiago Terry (nome in codice: "Aly"), alla sua destra Angel Felipe Hernández ("Sitaini").Guevara aveva 37 anni ed era privo di un'istruzione militare formale. La sua asma gli aveva infatti evitato il servizio militare in Argentina, un fatto di cui fu felice, date le sue opinioni politiche di opposizione al governo. Aveva comunque al suo attivo le esperienze della rivoluzione cubana, in particolare la vittoriosa marcia su Santa Clara, che fu basilare nella vittoria finale delle forze castriste.

    Mercenari sudafricani e britannici come Mike Hoare ed esuli cubani lavorarono con l'esercito congolese per ostacolare i piani di Guevara. Furono in grado di monitorare le comunicazioni dei reparti agli ordini del rivoluzionario argentino, di tendere imboscate ai guerriglieri ed alle truppe cubane ogni volta in cui tentarono un attacco, di interrompere le linee di rifornimento di Guevara.[20][21] Il proposito di Guevara era quello di esportare la rivoluzione cubana indottrinando i Simba all'ideologia comunista ed insegnando loro le strategie della guerriglia. L'incompetenza, il settarismo e le lotte intestine delle varie fazioni congolesi furono indicate da Guevara come le principali ragioni del fallimento della rivolta.

    Dopo sette mesi, malato, sofferente per l'asma e frustrato dalle avversità, Guevara abbandonò il Congo con i cubani sopravvissuti (sei membri della sua colonna erano morti). Ad un certo punto, Guevara fu tentato di rimandare a Cuba soltanto i feriti, rimanendo a combattere da solo in Congo fino alla fine, per offrire un esempio ai rivoluzionari. I suoi compagni d'armi e due emissari di Fidel Castro lo convinsero però a lasciare il campo di battaglia.

    Dal momento che Fidel Castro aveva reso di dominio pubblico una lettera che Guevara gli aveva inviato, in cui il rivoluzionario argentino scriveva della sua intenzione a recidere ogni legame con Cuba per dedicersi interamente alla rivoluzione in altre parti del mondo, il Che non se la sentì moralmente di tornare sull'isola e passò i successivi sei mesi vivendo clandestinamente a Dar-es-Salaam, Praga e nella Repubblica Democratica Tedesca. Durante questo periodo, scrisse le sue memorie sull'esperienza in Congo e iniziò ad elaborare altri due libri, uno di filosofia (Apuntes Filosóficos) e uno di economia (Notas Económicas).
    In tutti questi mesi, Castro seguitò a spingerlo affinché tornasse a Cuba, ma Guevara accettò solamente quando intese che sarebbe rimasto sull'isola per i pochi mesi necessari a preparare una nuova impresa rivoluzionaria in America Latina e che la sua presenza sarebbe rimasta strettamente riservata
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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:32
    In Bolivia

    La guerriglia
    Le ipotesi su dove Guevara potesse essere seguitarono ad inseguirsi per tutto il 1966 e i primi mesi del 1967. Rappresentanti del movimento indipendentista mozambicano FRELIMO raccontarono di incontri con lui alla fine del 1966 o all'inizio del 1967 a Dar es Salaam, dopo di cui rifiutarono la sua offerta di aiuto al loro progetto rivoluzionario. In un discorso tenuto durante la manifestazione del Primo maggio 1967 a l'Avana, il ministro delle forze armate facente funzione, maggiore Juan Almeida, annunciò che Guevara stava "servendo la rivoluzione da qualche parte nell'America Latina". Le notizie, sempre più consistenti, secondo cui stava conducendo la guerriglia in Bolivia vennero infine considerate degne di fede.

    Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara ed i cubani che lo accompagnavano, la scelta di non iniziare a combattere subito, ma di addestrarsi in questo campo nella regione di Ñancahuazú comportò maggiori rischi. Poco fu fatto per gettare le basi di un esercito guerrigliero. La presunta ex operativa della Stasi (qualità negata dalle autorità della DDR, oggi dopo il crollo della DDR non vi sono informazioni che possano far presumere la sua appartenenza alla Stasi) Haydèe Tamara Bunke Bider, più nota con il nome di battaglia di Tania, che si era installata a La Paz come principale agente di Guevara, vennero diffuse voci su una sua collaborazione col KGB e si è spesso ritenuto che abbia servito inconsapevolmente interessi sovietici, portando le autorità boliviane sulle tracce dei guerriglieri. Tania cadde in Bolivia qualche tempo prima di Guevara. Il diario, trovato addosso al suo cadavere, avrebbe aiutato i boliviani a individuare i movimenti dei cubani.

    Le numerose foto di Guevara e degli altri membri del gruppo, lasciate nel campo base dopo che questo fu abbandonato a seguito dei primi scontri con l'esercito boliviano nel marzo 1967, fornirono al presidente René Barrientos Ortuño la prova della presenza del rivoluzionario argentino nel paese. Si dice che, dopo averle viste, Barrientos espresse il desiderio di vedere la testa di Guevara piantata su una picca e mostrata nel centro di La Paz. Ordinò quindi all'esercito di dare la caccia al gruppo cubano.

    Il reparto di Guevara, composto da circa 50 combattenti e denominato ELN (Ejército de Liberación Nacional de Bolivia), era ben equipaggiato e inizialmente conseguì un certo numero di successi contro le forze boliviane, sul terreno difficile e montuoso della regione di Camiri. In settembre, tuttavia, l'esercito riuscì ad eliminare due gruppi guerriglieri, uccidendo uno dei capi.

    Nonostante la natura violenta del conflitto, Guevara fornì cure mediche a tutti i militari boliviani che i guerriglieri presero prigionieri e, di seguito, li rilasciò. Anche dopo l'ultima battaglia di Quebrada del Yuro, in cui fu ferito e catturato, quando fu condotto in un centro di detenzione provvisoria e vide che lì si trovavano diversi militari boliviani rimasti feriti nel combattimento, si offrì di fornirgli assistenza medica (offerta rifiutata dall'ufficiale boliviano in comando)[22]

    Il piano di Guevara per fomentare la rivoluzione in Bolivia si basava su alcune concezioni sbagliate:

    Si aspettava di dover affrontare solo il governo militare locale ed il suo esercito, male armato e poco equipaggiato. Al contrario, appena il governo statunitense ebbe confermata la sua presenza in Bolivia, inviò personale della CIA e di altre agenzie per aiutare ad organizzare la contro guerriglia. L'esercito boliviano venne addestrato da consiglieri appartenenti alle forze speciali dell'US Army, incluso un nuovo battaglione dei Rangers esperto in combattimento nella giungla. I reparti speciali statunitensi probabilmente presero parte anche a certi combattimenti.
    Si aspettava di ricevere assitenza e cooperazione dai locali oppositori al governo. Queste aspettative vennero frustrate ed il Partito comunista boliviano, filosovietico e non filocubano, non lo aiutò affatto, anche se alcuni membri, come Rodolfo Saldana, Serapio Aquino Tudela e Antonio Jimenez Tardiolo lo fecero a titolo personale o si arruolarono nei suoi reparti, contro la volontà dei vertici di partito.
    Si aspettava di rimanere in contatto radio con l'Avana. Al contrario, le due trasmittenti ad onde corte che gli erano state fornite erano difettose, impedendo le comunicazioni con Cuba. Dopo qualche mese, il registratore a nastro che utilizzavano per registrare e decodificare i messaggi radio provenienti da Cuba fu perso durante l'attraversamento di un fiume.
    Oltretutto, la sua inclinazione al confronto più che al compromesso contribuì probabilmente alla sua incapacità di sviluppare un buon rapporto di lavoro con i dirigenti boliviani, come era avvenuto anche in Congo[23] . Questo tratto del suo carattere era emerso anche nel corso della guerriglia a Cuba, ma era stata tenuta sotto controllo dalla guida di Fidel Castro.[24]


    Cattura ed esecuzione

    (La Higuera, Bolivia - 9 ottobre, 1967)Già da più di un mese, dal 31 agosto, l'avanguardia di Guevara era rimasta sola dopo l'annientamento da parte dell'esercito della retroguardia comandata da Joaquin, a Puerto Mauricio, sul rio Grande. L'imboscata contò con la delazione di un contadino Honorato Rojas che, sotto minaccia dell'esercito (la moglie si lamentò per le percosse inferte al marito), informò su luogo del possibile attraversamento del fiume da parte dei guerriglieri.


    Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugia in un canalone (quebrada) dove è circondato da forze militari preponderanti. Qui Guevara è catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8 ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi km dal villaggio de La Higuera. Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe e dopo che il suo fucile fu distrutto da un proiettile. Barrientos, appena informato della cattura, diede l'ordine di assassinarlo, ma diffuse un comunicato in cui affermava che Che Guevara era morto in combattimento. Guevara fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Nel primo pomeriggio successivo fu ucciso, con le mani legate ad un tavolo. L'uccisore fu Mario Terán, un sergente dell'esercito scelto a sorte. Su quanto accadde dopo, esistono diverse versioni. Qualcuno dice che Terán era troppo nervoso, al punto di uscire dal locale e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, non volle guardare Guevara in faccia, così da sparargli alla gola, ferita che sarebbe stata fatale. Per altri ancora, il sergente avrebbe avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito. La versione più accreditata racconta che Guevara ricevette diversi spari alle gambe, sia per evitare di deturpargli il volto ed ostacolare l'identificazione, sia per simulare ferite in combattimento, così da nascondere l'esecuzione sommaria del prigioniero. Come colpo di grazia, gli spararono al petto: ferita che gli riempì i polmoni di sangue. Guevara pronunciò diverse parole famose prima della morte. Si è detto che avrebbe accolto così il suo uccisore: "So che sei qui per uccidermi. Spara dunque, codardo, stai solo uccidendo un uomo".[25] Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a Vallegrande, dove venne adagiato su un piano di lavaggio dell'ospedale e mostrato alla stampa.[26] Le fotografie prese allora fecero nascere leggende come quelle di San Ernesto de La Higuera e El Cristo de Vallegrande.[27]. Dopo che un medico militare ebbe amputato le mani al cadavere, l'esercito boliviano lo trasferì in una località segreta, rifiutando di rivelare se i resti fossero stati sepolti o cremati.

    La caccia a Guevara in Bolivia fu guidata da Félix Rodríguez, un agente della CIA che era stato infiltrato a Cuba per prendere contatto con i ribelli dei Monti Escambray e con ambienti anti castristi di l'Avana prima dell'invasione alla Baia dei Porci e che era stato con successo fatto uscire dall'isola dopo il fallimento dello sbarco.[28][29] Rodríguez riferì la notizia della cattura al quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, servendosi di diverse stazioni dell'Agenzia situate in Sud America. Dopo l'esecuzione, Rodríguez prese per sé oggetti personali di Guevara, tra cui il suo Rolex. Negli anni seguenti, avrebbe spesso mostrato con orgoglio ai giornalisti questi cimeli.

    Un altro fatto, di minore rilevanza, collegato alla cattura ed alla morte di Guevara fu l'arresto di Régis Debray. Nell'aprile 1967 le forze governative boliviane catturarono Debray, un giovane francese, professore di filosofia all'Università dell'Avana, che aveva studiato all'Ecole Normale Supérieure con il filosofo marxista Louis Althusser,[30] accusandolo di collaborare alla guerriglia. Debray dichiarò con forza di lavorare solo come giornalista e rivelò che Guevara, scomparso da tempo, stava guidando la guerriglia. Il processo a Debray (che divenne un caso internazionale) era appena iniziato quando le autorità boliviane, l'11 ottobre, riportarono (falsamente) che Guevara era stato ucciso nello scontro con le forze governative dei giorni precedenti.

    Il 15 ottobre Castro riconobbe pubblicamente la morte di Guevara e proclamò tre giorni di lutto nazionale. La morte del Che fu vista come un grave fallimento per i movimenti rivoluzionari d'impronta socialista operanti nell'America latina e nel resto del terzo mondo.


    Il mausoleo di Che GuevaraNel 1997 i resti del cadavere di Guevara furono esumati da una pista di volo vicino a Vallegrande e riportati a Cuba. Il 17 ottobre 1997, i suoi resti, assieme a quelli di sei altri combattenti cubani morti durante la campagna in Bolivia, furono tumulati con tutti gli onori militari in un mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara, dove trentanove anni prima aveva vinto quella che era stata ritenuta la battaglia decisiva della rivoluzione cubana.

    Il monumento è corredato da una grande statua con la scritta "Hasta la victoria siempre" e da una lapide recante la parte iniziale del testo del famoso ordine di servizio firmato da Fidel Castro il 21 agosto 1958, con cui venivano comunicate le istruzioni operative per la colonna numero 8, comandata da Guevara: "Se asigna al comandante Ernesto Guevara la misión de conducir desde la Sierra Maestra hasta la provincias de Las Villas una Columna rebelde y operar en dicho teritorio de acuerdo con el plan estratégico del Ejército rebelde
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    sergio.T
    00 05/06/2007 16:47
    Qualcuno potrebbe dire: ma come? ami i Romani, ami un Napoleone per fare degli esempi, e poi ti dici fortemente incuriosito o ammirato di un Che.
    Che hanno in comune? cosa li accomuna? a prima vista si potrebbe dire che sono su piani diversi, che siano gli antipodi, che siano - quasi- gli uni la negazione dell'altro.
    Si, vero, probabilmente tutto vero, ma quello che li rende simili ( superiori) e' la loro volonta' di credere a dei principi, con volonta' e accanimento.
    Saranno sempre personaggi simili a fare la storia, gli altri ( i senza principi) saranno solo fumo al vento.


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    mujer
    00 06/06/2007 11:26
    Sono contenta che ti sia arrivato il libro della storia di Ernesto.
    E' un buon momento per fare la sua conoscenza, questo.
    Non ho mai accettato critiche riguardo a lui, tanto gli sono riconoscente, ma sono disposta a sentire la tua opinione su questo grande hombre.
    Ma vacci piano, ok? [SM=g9761]

    (però il risotto mi è venuto buono lo stesso) [SM=g7088]
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    sergio.T
    00 06/06/2007 12:02
    Sono molto curioso di leggerlo davvero, Julia.
    Credimi: appena finisco Izzo, uno di questi giorni, lo incomincero'.
    La sua figura in generale mi piace: probabilmente sara' la sua astrazione ideale a lasciarmi perplesso, questo gia' lo so.
    Vedremo.
    Il risotto era buono, molto buono, le parole su Fidel un po' meno: ma sai e' solo una questione di gusti.
    Comunque mi interessa il Che e la sua filosofia : di Cuba e la sua rivoluzione poco m'interessa , tranne che per la relazione che ha avuto con il personaggio Argentino.
    Ti faro' sapere.

    PS. L'ideale Cubano, poi, non e' stato rispettato e in piu' e stato faziosamente di parte in modo strumentale ; come gia' ti dissi, di la', non e' che ci fossero angeli umanitari.
    Proprio per niente.
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    sergio.T
    00 07/06/2007 16:23
    Stasera incomincio. [SM=g10196]
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    mujer
    00 08/06/2007 09:11
    Allora?
    com'è?
    che ne dici?
    grande vero?

    [SM=g8273]
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    sergio.T
    00 08/06/2007 10:35
    L'inizio mi ha subito affascinato.
    Infanzia, adolescenza e infine gioventu': questo giovanotto mi piace e dovrebbe tornare in questi tempi di ingiustizie.
    Mi piace il suo senso di partecipazione e immedesimazione ( quando non deborda nell'idea); mi piacciono le sue piccole manie.
    Amava tantissimo lo sport, la letteratura europea, e infine, udite, uduite!!! amava alla follia gli scacchi.
    Appena poteva giocava dovunque.

    L'affresco delle prime pagine mi ha subito coinvolto: lo sfondo argentino, famigliare ( borghese, ma di una borghesia elevata intellettualmente), sociale, degli amici, mi trova molto incuriosito.
    Le parole di Alberto sono splendide.

    Il Che: fin da bambino la sua sensibilita' era desta in modo particolare. Questo significa che alla base della sua fornmazione , nulla c'entra l'esperienza, o la consapevolezza sociale, ma trattasi, proprio, di un " carattere" comprensivo.
    Le feste da ragazzino nel suo giardinetto insieme ai poveri del villaggio, indicano una predisposizione " superiore": vengono abbattute tutte quelle barriere economiche, sociali, di casta.
    La" casta" , tema ricorrente nei suoi discorsi filosofici con Alberto, significa un'attenzione particolare verso l'eguaglianza.
    L'eguaglianza nel Che ( giovane ) presuppone il " non sruttamento" e non riveste ( per ora) un significato ontologico e tanto meno filosofico.
    E' un'eguaglianza " pratica" , sociale.
    Sono assolutamente d'accordo con questo punto.
    Lo sviluppo del capitalismo ha dimostrato che la diseguaglianza non si regge piu' sul merito " d'animo e di volonta'", ma bensi' sull'opportunita' concreta di capitalizzare una ricchezza non distribuita.
    Questa e' una barbaria che premia coloro, che in realta', andrebbero puniti.
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    sergio.T
    00 08/06/2007 15:12
    Il nomignolo Fuser nasce dal rugby, sport che Ernesto amava moltissimo.
    Dicono pure che fosse molto bravo.
    La famiglia preoccupata per la sua salute, soffriva di asma fin da piccolino, lo obbligo' a lasciare il club della sua citta' ( di alto livello).
    Ernesto non si diede per vinto e di nascosto, l'anno dopo, si fece ingaggiare da un club molto piu' piccolo, di poca importanza.
    L'importante era continuare a giocare.
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    sergio.T
    00 08/06/2007 15:33
    La miniera fu il primo " luogo" che Ernesto interpreto' come simbolo.
    Questo, ormai, mi risulta chiaro come il sole: sono sicuro che se si potesse chiederglielo ora, risponderebbe che e' vero.
    Perche' la miniera ?
    Il simbolismo e' nello sfruttamento della terra e nel " sotterraneo".
    Lo sfruttamento e' l'opportunita' di " deprivare" madre terra delle sue ricchezze , e come in un circolo vizioso unilaterale, ridistribuirle in una unica direzione.
    Il ragionamento sulla percezione di una tale realta' mi trova assolutamente d'accordo, ma se spinto all'estremo,si regge su un falso postulato, rafforzato e arricchito da un forte idealismo.
    Se l'idea che uno sfruttamento sia sempre ed in ogni caso sbagliato e crudele, ( ed Ernesto a volte ragiona in questi termini) significa dire, ne' piu' ne' meno, che chiunque sia "esistente" sia partecipe di uno sfruttamento esistenziale.
    Dunque colpevole.
    Sfruttamento e ridistribuzione sono due momenti ben diversi dello stesso processo: la circolarita', sfuttamento/ sfruttatori/sfruttati/ridistribuzione , non ha niente a che vedere con l'esistenza stessa.
    La vita e' la fonte prima dello sfruttamento, dato che la vita stessa vive a proprie spese. La vita depriva se' medesima per continuare a vivere. ( processo di nascita, corpo, morte)
    Il problema dello sfruttamento e' dunque legato alla libera scelta dell'uomo: e' la gestione dello sfruttamento piuttosto, inteso nel suo concetto, a far si che quest'ultimo sia assolutamente negativo, come dice il Che.
    Invece, in modo naturale, lo " sfruttamento" ha cittadinanza meritoria nell'economia esistenziale.
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    sergio.T
    00 08/06/2007 16:19
    La bellezza del giovane Ernesto ( preferisco chiamarlo cosi' : Che, ha una valenza troppo politica, ormai) sta nel suo sapere riconoscere l'ingiustizia: l'ingiustizia intesa come condizione umana non accettabile. ( e' questa la sua vista da lince, il suo acume)
    L'ingiustizia piu' profonda non risalta come una storpiatura dell'ordine naturale, perche' se mai cosi' fosse, all'inverso quella ingiustizia sarebbe da intendere come " perfetta giustizia".
    Che il piu' forte prevalga sul debole corrisponde alla naturalita' dell'esistenza. Che il potente ( potenza vitale) non si trattenga in un limite, e' persino bello in modo estetico.
    L'estetica e' all'opposto dell'etica: non si cura del merito e dell'equo, bensi' del suo apparire.
    La forza appare manifestandosi.

    Ernesto parla molto di " condizione umana" storpiata e inacettabile: sembra sensibile oltre misura rispetto a questa percezione e questo nasce non tanto da un animo gentile e generoso, ma da una inconscia trasposizione della propria individualita' ( uomo) come genere universale.
    I diritti di ciascun uomo sono per Guevara " l'essenza stessa dell'esistenza" e non come erroneamente si crede le condizioni sociali piu' giuste.
    Quando ne parla da' per inteso la loro "innata" costituzione , ovvero, quei diritti sono l'uomo stesso e non le sue condizioni da conquistare.
    Il pensiero di Guevara , quindi, postula l' uomo " come diritto ad essere appunto uomo in quanto gia' lo e'" : l'uomo non ha idiritti, ma e' un diritto.
    Mi piace molto questo suo pensiero ( se lo interpreto bene), anche se ci sarebbe da discutere.
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    mujer
    00 08/06/2007 16:21
    Che meravigliose riflessioni Sergio, sapevo che la tua lettura mi avrebbe permesso di guardare alla sua storia da altre angolature.
    La tua visione europea è molto diversa dalla mia, ma questa tua lettura mi arricchisce.
    Non è facile comprendere Ernesto Guevara da qui, dopo tutta la guerra mediatica e il fanatismo di sinistra che lo ha usato per i suoi fini strumentali.
    C'è un Che da leggere mentre era in vita.
    L'idolo lasciamolo agli ignoranti.
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    sergio.T
    00 08/06/2007 16:28
    Ad un certo punto Ernesto rimprovera Alberto di essere diventato crudele.
    Il suo amico rimase insensibile davanti a un episodio di poco conto, quasi un nulla insignificante e questo irrito'il Che.
    La prima debolezza caratteriale del giovane argentino e' proprio questa: generalizzare tutto e non ragionare a scompartimenti stagni.
    Una situazione " modello" non si presta ad ogni possibile interpretazione e tanto meno la devi ritrovare dovunque.
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    sergio.T
    00 08/06/2007 16:32
    Ciao Julia, non ho nessunissima intenzione di leggere un Che comunista o quant'altro: non mi interessa.
    Preferisco leggere il pensiero e la filosofia di questo personaggio: l'uomo Ernesto.
    Di tutti i travisamenti o di tutte le strumentalizzazioni politiche non me ne curo.
    Proprio per niente: si rischierebbe infatti di perdersi gli aspetti piu' belli e soprattutto tutti quegli insegnamenti che si possono trarre dalla sua azione.
    O le critiche, dove non ci troveremo d'accordo.
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    sergio.T
    00 08/06/2007 16:44
    Lo sfruttamento ha un importanza relativa. Il suo nefasto risultato non solo sta nella deprivazione economica dei poveri o delle popolazioni rese serve dal capitalismo, ma cosa ben piu' importante, nel non riconoscere l'altra persona come cittadina dell'esistenza.
    Ernesto prima di tutto " riconosce" gli altri: testimonia della loro esistenza non vedendoli come " mezzo" bensi' come cittadini della vita con pari dignita'.
    Il sistema di Ernesto rivoluziona proprio la filosofia occidentale ( di stampo staunitense): la persona, l'individuo e' infatti da questa " riconosciuto" come " strumento corale" del mondo.
    L'ente della filosofia occidentale ha perso il connotato di " umanesimo o umanismo ": la parola uomo indica, in occidente, non piu' il genere e la condizione stessa dell'esistenza, bensi', un ente in se', in un circolo di produzione.
    Il mondo e' la " miniera" occidentale da sfruttare.
    Ernesto, invece, antepone l'uomo a tutto: " riconoscere " un altro non significa riconoscerlo nel suo essere oggetto di produzione, e dunque strumento, ma bensi' nel suo essere integralmente soggetto umano.
    La tecnica e' invisa a Guevara : in questo non si sbaglia il giovanotto.
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