Il terzo intervento militare in Macedonia.
Il secondo volume di Mommsen percorre il periodo storico dall'unione d'Italia alla sottomissione di Cartagine e degli Stati Greci.
Mommsen da' un 'interpretazione particolarmente attenta all'atteggiameno che i Romani tennero a seconda dei casi.
Non si fecero scrupolo con i Cartaginesi ( quell'Annibale il loro piu' acerrimo nemico!!!), non amarono in modo particolare nessuna forma di colonialismo oltre mare, ma attenti quanto mai alla politica internazionale in medio oriente, riservarono alla Macedonia un trattamneto particolarmente severo e rigido.
In passato gia' due volte sbarcarono in Albania con intenti di guerra; le cose si risolvettero entrambe le volte con guerre che portarono ad
armistizi e condizioni diplomatiche particolarmente favolevoli ai Romani.
Ma la Macedonia è un atollo di etnie variegate ( ad esempio gli Etoli) si confermarono sempre una terra vivacemente presente nel Mediterraneo.
Gli stati Greci , poi, soprattutto grazie a Flaminio, ebbero un favoritismo estremo: i Romani, o almeno parte della loro classe dirigente, rispettando moldo la cultura ellenica, decisero, o credettero di decidere, di portare la liberta' nela Grecia stessa; rispettarono ferocemente la sua indipendenza e mai si inoltrarono in decisioni particolarmente aggressive.
Al contrario furono particolarmente tolleranti.
Mommsen dice con attento acume: in molti casi, questo tipo di atteggiamento, quando ci si ritrova a che fare con civilta' cosi' potenti sia per portata politica, sia per portata militare, e' estremamente pericoloso per le contro parti: i Romani ad esempio tollerarono moltissimo qualsiasi moto ribelle di alcune etnie vicine al mondo Greco: con gli Etoli, arrivarono persino al punto di dir loro: " fate quello che volete, noi ce ne andiamo"
Usarono l'indifferenza; fecero i finti tonti; si voltarono dall'altra parte per non vedere situazioni poco gradite.
Si tenga conto che in Macedonia vi era Filippo, prima nemico, poi amico e alleato e poi ancora una volta burrascoso; in seguito Perseo suo figlio.
La lega Achea e la Lega etolica contribuirono a un gioco di alleanze clandestine: sobillandosi reciprocamente s'instauro' un atomesfera di aperta ostilita'.
I Romani, secondo Mommsen, tollerando a lungo una situazione precaria e minacciosa, contribuirono a determinare in modo inevitabile il loro terzo intervento militare, che fu durissimo, severissimo e decisivo.
Non si moderarono nelle conseguenze.
Basti pensare ai segnali che incominciarono a mandare grazie ai propri ambasciatori.
A una rappresentanza Etola si presentarono dicendo solo:" e' tempo di finirla con queste mene" e se ne andarono.
A un diplomatico Acheo al quale era stato rivolto un diktat e che rispondeva che avrebbe fatto sapere, fu disegnato dall'ambasciatore romano, un cerchio nella sabbia intorno alla sua figura e gli fu detto: " prima che tu esca da questo cerchio devi decidere".
I segnali del temporale che si stava addensando sulla Macedonia e sulla Grecia erano ormai chiari: gli ambasciatori alzavano la tunica con la mano destra sempre piu' frequentemente: era il loro modo di comunicare che in quella mano loro portavano la pace o la guerra e che vie di mezzo non erano piu' tollerate.
Quando dall'altra parte del Mediterraneo si accorsero che i Romani questa volta facevano terribilmente sul serio, fu troppo tardi.
Nel frattempo a Roma in Senato, arrivo' la missiva che comunicava che la Macedonia non esisteva piu', ne' politicamente, ne' geograficamente: era provincia di Roma, sottomessa al volere dei Romani.
Le conseguenze furono terribili:
Macedonia provincia (esercito smembrato 35.000 morti da fonti romane)
scioglimento della Lega Achea
scioglimento della Lega Etolica
intervento in Egitto e Siria ( contro Antioco III il grande che fu sconfitto)
perdita dell'indipendenza
presidi militari presenti sul territorio Greco.
perdita dei diritti del commercio
perdita dei diritti giuridici
perdita dei diritti diplomatici
obbligo di tributi economici
perdita dei diritti di confine
sottomissione totale al principio del diritto di guerra.
Il volume prosegue poi con una feroce critica al mondo Romano.
La Repubblica attraversava due distinti momenti: da una parte la democratizzazione in trasformazione ( parita' tra tutti i cittadini e riconoscimento della cittadinanza romana a chiunque;
dall'altra una momentanea flessione dei costumi romani, sia sotto il profilo politico, sia sotto il profilo sociale.
Catone fu figura emblematica: combatte' un lassismo e una corruzzione sempre piu' incipienti.
Nell'arte e nella letteratura le influenze greche erano sempre vivissime: la rozzezza romana non riusci' mai ad affinarsi all'eleganza greca, ma come controaltare, mantenne una limpidezza e una vivacita' riguardevoli.
Nella religione le cose erano confuse: il mondo deistico romano si componeva di un mosaico infinito di culti.
Politicamente il Senato attraversava difficolta' di tutti i tipi: corruzione, concussione, conflitti d'interesse.
L'esercito rivedeva gli aspetti organizzativi ( si va verso la Monarchia militare)
Un affresco, questo volume, molto intenso.
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da mujer
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Una lettura molto interessante, Sergio.
Mi riferisco al tuo post, so che non è semplice riassumere i tomi di Mommsen. E' molto acuto nell'analizzare il carattere, persino in quelle frasi che potrebberero farci sorridere (è ora di finirla con queste mene!! sublime!) c'è tutto un aspetto politico complesso, un'imposizione che nasconde un'apertura, no?
Ma c'è un concetto imperiale che, volente o nolente, culmina nel dominio (non hai smesso di fare le mene...te meno io!). Cosa impediva loro di limitarsi al "contenimento"?
Questione di orgoglio?
L'ultima parte critica è lo spaccato sociale di ogni epoca, se ci pensi bene.
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da sergio.T
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Mommsen e' molto acuto: a differenza di molti storici, ha capito benissimo che per certi aspetti caratteriali di un popolo o di una civilta', sono le piccole gesta o i modi di comunicare, a rappresentare il quadro piu' vicino a quello che si vuole capire.
La comunicazione Romana era teatrale e gestuale: tenevano molto al concetto di simbolo e metafora.
Leggere in senso psicologico questo tipo di manifestazioni non e' solo un gioco di interpretazione, ma l'unico modo per comprendere il carattere di coloro di cui si parla.
Guarda caso in quelle gesta o in quelle frasi ( ma di anedotti ce ne sono a migliaia) si ritrovano , senza tema d'errore, i prodromi di quello che poi capitera' nell'azione.
E' fuor di dubbio che i Romani erano un popolo fortemente volitivo, ed energico.
Risoluzione e accanimento nel perseguire un obiettivo; capacita' di decisione immediata; esecuzione precisa e determinata; sono questi i requisiti caratteriali nei rapporti romani.
Quel cerchio, se vuoi, rappresenta in modo perfetto il concetto di " impossibilita' di non prendere una decisione".
I casi sono due: o si sta fermi per sempre, o se si vuole uscire bisogna prendere una posizione, schierarsi.
E' anche un modo allegorico di comunicare: non solo si trasmette e si fa una domanda, ma si segnala senza equivoci ( facili nella diplomazia finta e falsa) che il tempo e' finito: e' finita l'ambiguita', e' finito il tempo delle maschere.
Bisogna svelarsi.
Energia, appunto.
Contenimento? I Romani si sono sempre detti come popolo non aggressivo, e che tutte le guerre sono state , appunto, di contenimento.
Ovvio che barino ed esagerino, ma Mommsen dice che in questa dichiarazione c'e' del vero.
Le terre in Spagna , ad esempio, non interessavano i Romani; ma se le mollavano Cartagine si risollevava.
Cosi' le isole maggioi o le terre d'Africa.
L'esempio della Grecia e' significativo.
Dunque in alcuni casi erano mosse di strategia politica.
Naturalmente la loro civilta' rimane una civilta' aggressiva, schiavista, espansionistica ( imperiale): non e' orgoglio, e' la natura del loro modo di vedere il mondo.
E' una visione come altre, supportata pero', anche dalle capacita' e dalle volonta' di perseguire un'idea.
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da mujer
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Ne approfitto per un'analisi linguistica, Se'.
Ci chiedevamo le origini del termine "mene" visto che è una parola che viene tuttora usata (non farmi menate!).
Cos recita l'etimologia:
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da sergio.T
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Quante menate sul lavoro!!! ah ah ah ah!!
Va beh!! prossimamente leggero' il terzo volume.
E' un opera gigantesca di quattro volumi di piu' o meno 2500/3000 pagine.
Pian pianino...
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da mujer
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"si segnala senza equivoci che il tempo dell'ambiguità è finito"
Senza diplomazie né ambasce, schietti e diretti come piace a me.
Le maschere cadono presto in questo modo.
Piano piano? Ma se te lo stai divorando!!
Se continui di questo passo ti troverai catapultato nell'80 d.c. con la tunica e i sandali ai piedi! (e io ti romperò i coglioni declamando i diritti del popolo Etole!)
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da sergio.T
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Il sentimento dello Stato
I Romani anche in tempo repubblicano concepivano lo stato in modo molto forte, intenso.
In altre stanze si parla di comunita' autonome dove l'unita' e' la condivisione di un principio , di un unico volere.
Questo esempio dimostra come pero', a seconda di come si concepisce la visione del mondo in una civilta', si possano determinare situazioni e filosofie che risulteranno incomprensibili ad altri.
Nella seconda guerra Macedonica, ad un certo punto , i generali dell'esercito impegnato in guerra, firmarono una tregua e un arimistizio con i nemici.
Tramite ambasciatori fecero sapere a Roma , al Senato, che sospendevano la guerra perche' non ritenevano il caso di continuarla dato che la flotta era in ambasce e in grave difficolta' per mancanza di velieri di guerra ; non potevano controllare le acque territoriali e trasportare truppe militari.
Il Senato non fu contento di questa decisione; rimase molto perplesso del comportamneto dei generali e convoco' una delegazione di cittadini , per sapere l'opinione del popolo Romano.
Pure questi si dissero scontenti e fecero una cosa incredibile che gli annali di storia non ricordano per nessuna altra civilta': organizzarono una colletta cittadina.
Tutti, ma proprio tutti, dal piu' miserabile cittadino, dal contadino, all'operaio, dal plebeo al patrizio, diedero il loro contributo monetario e in sei mesi allestirono una flotta di 120
( o 220 non ricordo bene...) velieri da guerra.
In tantissimi si offersero volontari senza nemmeno aspettare la chiamata alle armi.
Cosi', giorni dopo, il Senato affisso' sui muri di Roma il famoso e tradizionale Manifesto di Guerra.
E la guerra riprese.
La grandezza dei Romani e' in questa unita' d'intenti.
[Modificato da mujer 20/05/2007 15:57]