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Caffé Letterario

H. Balzac

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    sergio.T
    00 16/05/2007 14:36
    Balzac proveniva da una famiglia borghese abbastanza agiata: il padre, di origine contadina, aveva raggiunto una posizione di rilievo nell'amministrazione dello stato.
    Studiò in collegio prima a Tours e poi a Parigi, dove si trasferì con la famiglia nel 1814. Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, lavorò come scrivano in uno studio notarile e, a vent'anni, scoprì la sua vocazione letteraria. In una mansarda del quartiere della Bastiglia, dal 1821 al 1829 scrisse opere di narrativa popolare, con gli pseudonimi di Horace de Sait-Aubin o Lord RHoone.
    Le sue prime prove artistiche non furono molto apprezzate dalla critica, tanto che Balzac si diede ad altre attività: divenne editore, stampatore e infine comprò una fonderia di caratteri da stampa, ma tutte queste imprese si rivelarono fallimentari, indebitandolo pesantemente.
    Nel 1822 conobbe Laure de Berry, una donna matura che gli resterà accanto effettivamente fino alla morte. La presenza della donna ebbe molta influenza sull'autore che venne da lei incoraggiato a continuare a scrivere: nel 1829 pubblicò con il proprio nome il suo primo romanzo, che gli procurò un certo successo. Tra le tante esperienze amorose con dame dell'aristocrazia, la più importante fu con Evelyne Hanska, una contessa polacca conosciuta nel 1833, che ebbe un ruolo importante nella stesura di Eugénie Grandet e che egli sposò nel 1850. A partire dal 1830 l'attività letteraria di Balzac divenne frenetica, tanto che in 16 anni scrisse circa novanta romanzi. I suoi primi successi di pubblico sono La peau de chagrin (La pelle di zigrino, 1831) e tre anni più tardi Le Père Goriot (Papà Goriot, 1834).


    Nel 1842 Balzac decise di organizzare la sua opera monumentale in una specie di gerarchia piramidale con il titolo di Commedie humainet: alla base di essa cè il gruppo degli Studi di costume del XX diviso in scene delle vita privata scene della vita di provincia, Scene della vita parigina, della politica, della vita militare, della vita di compagnia; poi cè il gruppo degli Studi filosofici ed infine quello progettato ma non realizzato degli studi analitici.
    Si tratta di un grandioso progetto di analisi della vita sociale e privata nella Francia dell'epoca della monarchia borghese di Luigi Filippo d'Orleans. Accanito frequentatore di salotti, amante appassionato di nobildonne che soddisfacevano il suo snobismo e perseguitato dai debitori per le troppe speculazioni sbagliate, Balzac riuscì a realizzare, anche se per poco, i sogni di ricchezza e d'ascesa sociale grazie al rapporto con Eve Hanska. Honoré de Balzac morì nel 1850 in seguito ad un colpo apoplettico.

    Balzac pensava che ogni individuo ha a disposizione una riserva limitata di energia: vivendo intensamente l'uomo brucia la sua vita. Il destino di Balzac è la concreta e drammatica rappresentazione del contenuto di La pelle di zigrino.

    È sepolto a Parigi al Cimitero Père Lachaise.
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    sergio.T
    00 31/01/2008 15:11
    Ogni tempo e' buono per rileggere un Balzac: Papa' Goriot, ad esempio.
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    sergio.T
    00 01/02/2008 11:01
    il tema sociale, il sovvertimento dei valori, la critica acuta dei costumi: questo e' Balzac, non quell'Hugo, affetto da nanismo.
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    mujer
    00 01/02/2008 11:19
    Senti, lo so che ti incazzerai ma ogni volta che penso a Balzac, che anch'io apprezzo tanto, e che ho sempre trattato da amico, chiamandolo Honorè, ma quando ci penso non posso fare a meno di farmi sempre la stessa domanda che mi son sempre vergognata di fare a chi lo conosce bene, ma penso che ora sia arrivato il momento, tanto tu capisci, so' curiosa io, lo sai che quando mi metto una cosa in testa non so resistere, e per Honoré ho fatto un'eccezione in tutti questi anni, lo giuro, non gli ho mai mancato di rispetto, soprattutto perchè quando lessi da giovincella "Se tutto deve avere uno scopo, vi sono certamente quaggiù alcune esistenze di cui il fine e l'utilità rimangono inesplicabili" mi diedi una ragione di quell'inesplicabile lì, e quindi iniziai ad amarlo, e a citarlo a pranzo, in riunione, al bar, finchè non mi si fece capire che forse era il caso di cambiare citazione.
    Eh già, quando mi fisso è terribile, io lo vedo negli occhi di chi mi ascolta che, ok, lo hai già detto, ora chiòmmala lì, basta julia, ho capitoooooo! Ma Balzac è balzac (una volta grande e una volta piccolo apposta, per trovare un equilibrio)
    Solo che oggi è urgente, diavolo, non posso trattenermi, anche se so che è malsana 'sta idea, ma è ora che la distolga dalla mia mente.

    Arriva....
    Se', secondo te, la famosa torta Saint Honoré si chiama così in onore di Honoré? [SM=g10529]
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    sergio.T
    00 01/02/2008 11:33
    Non ne ho idea, puo' darsi di si, puo' darsi di no.
    Certamente Balzac e' incurante di questo anedotto.

    Balzac piccolo ma non troppo, diciamo un po' "grande" ha un merito:
    nato nel 1799 ( mi sembra) in pieno 800 gia' vide come l'uomo ( di tutte le classi sociali e non solo della borghesia) antepose il denaro alla propria umanita'; cosi' facendo intraprese quel suicidio emotivo, politico, che investira' tutta europa nei tempi a venire.
    Il merito piu' grande pero' e' la sua assoluta nudita': e' nudo , infatti, in questa sua considerazione, o meglio svestito di tutto quel risentimento, rancore, acidita', di altri autori - che piu' che sociali erano " invidiosi" - cantanti, nelle loro pagine, di quella canzoncina sociale molto simile a una nenia, a una litania, a una voce " piccola" un poco castrata.
    Forse quella di Un Hugo?
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    sergio.T
    00 04/02/2008 10:28
    Non mi ricordavo un Papa' Goriot cosi' bello: un libro fantastico da rileggere piu' volte.
    Balzac ha una vivacita' estrema: tutti i suoi personaggi, sia positivi, sia negativi, sono votati a una vitalita' accesissima.
    In Balzac si trova quella limpidezza che manca ad altri: limpida la sua analisi sociale, limpida la sua fotografia caratteriale, limpidissima la sua analisi della natura umana.
    Non vi e' un solo personaggio che non rappresenti una sfaccettatura dell'animo: dal piu' piccolo al piu' grande, dal piu' importante al piu' marginale - tutti , ma proprio tutti - partecipano a quella grande commedia umana, cosi' ricca di contraddizioni, cosi' ricca di vitalismo.
    Balzac e' limpido e puro: non c'e' nessun rancore ( quel Vautrin!!! " non accuso i ricchi per difendere i poveri") nessun astio, nessun risentimento: la societa' umana e' un grande teatro dove tutti recitano un loro ruolo.
    E se in Balzac vi e' una fortissima critica a una certa " societa'", all'inverso, non vi si ritrova nessuna fastidiosa sensazione, nessuna sdolcineria, nessun patetismo: si prende solo atto di una vita parigina che contempla tutte le possibilita' di comportamento.
    Balzac, tutto l'opposto di un Hugo: lui in alto, quello in basso; lui limpido, quello nebuloso; lui sereno e giocoso, quello bilioso; lui onesto, quello canaglia.
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    sergio.T
    00 04/02/2008 10:39
    si legge di critiche al Balzac per uno stile impuro: ah, ecco, figuriamoci se non saltavano su quattro accademici.
    Quattro critici un po' disperati: disperati di non riuscire ad inquadrare un'opera immensa, una rappresentazione narrativa senza pari.
    La disperazione di non riuscire a criticarne il contenuto ( qualcuno ha avuto l'idea brillante di accusare Balzac di contradditorieta', come se la vita fosse lineare...)ha fatto si di avere voluto spostare il tiro a margine, a latere, nelle cose irrilevanti: la scrittura di Balzac non e' pura!
    Ma va'? e chi se impippa di questa impurita'? chi se ne accorge, per dirla tutta.
    Forse il mondo di Balzac non basta ad affascinare? non e' tanta cosa da rimanerne stupiti? forse la sua rappresentazione della natura umana e' cosa , a detta di alcuni, superficiale?
    Forse l'accademica deficenza, merita di piu'? merita di nascondersi in cantina e tacere?
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    sergio.T
    00 04/02/2008 11:02
    L'educazione realista
    Ebbene, signor de Rastignac, tratti questo mondo come si merita. Lei vuole arrivare, io l'aiuterò. Misurerà com'è profonda la corruzione femminile, valuterà a che punto arriva la spregevole vanità degli uomini. Benché io abbia letto non poco nel libro del mondo, c'erano tuttavia pagine che ignoravo. Adesso so tutto. Più freddi saranno i suoi calcoli, più andrà avanti. Colpisca senza pietà e sarà temuto. Consideri uomini e donne solo come cavalli di posta che lascerà crepare a ogni stazione, così arriverà al massimo di ciò che auspica. Capisce, non varrà nulla se non avrà una donna che s'interessi a lei. Bisogna che sia giovane, ricca, elegante. Ma se prova un sentimento vero, lo nasconda come un tesoro, non lasci mai che lo indovinino, sarebbe perduto. Non sarebbe più il carnefice, diventerebbe la vittima. Se mai dovesse amare, conservi con cura il segreto! Non lo confidi prima di sapere con certezza a chi aprirà il suo cuore. Per salvaguardare in anticipo un amore che non esiste ancora, impari a diffidare di questo ambiente. [ … ]

    La signora Beauseant a Rastignac.
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    sergio.T
    00 04/02/2008 11:46
    in fondo , Balzac, cosa ci dice della societa'? la societa' e' un insieme, niente di piu' , niente di meno.
    E come tutti gli insiemi, la societa' raccoglie svariate forme, svariati, caratteri, svariate idee.
    In una societa' non c'e' ideologia innata; questa viene dopo, ma e' sempre posteriore alla dinamica esistenziale sociale.
    I comportamenti sociali non corrispondo mai alle idee in generale: queste ultime vengono poste come riferimento, come tabella di valori, ma mai, se non in casi rarissimi, vengono poi attuate con uniformita'.
    E' la volonta' la base di ogni comportamento, ma i comportamenti sono sempre dei piu' diversi perche' a intenzioni diverse, corrispondono scopi e mezzi diversi.
    Vautrin: " bisogna entrare in societa' come una palla da cannone" e con questo si vuol dire che, nelle strutture sociali piu' profonde, ogni individuo manietne sempre la prorpia caratterialita'.
    E' l'esperienza che ci insegna di cosa sia il mondo e mai un'idea anteposta ad essa.

    Il realismo di Balzac, ben lontano dal delirio sociale di Hugo, afferma come unica strada l'esperienza personale per ogni tipo di interpretazione.

    Rastignac , giovane puro, si scontra con il bel mondo parigino: " quando parlano male della societa', credetici, non si sbagliano":
    e' questo il primo insegnamento della sua educazione: il sociale altro non e' che il campo di esperienza dal quale ognuno trarra' la propria filosofia.
    Prima la realta', poi tutto il resto.
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    sergio.T
    00 04/02/2008 11:52
    La pensione Vauquer non e' forse uno spaccato di mondo? non e' forse il mondo stesso? non e' forse la fedele riproduzione sociale?
    Non vi si ritrovano tutte le idee? il realismo, il cinismo, la purezza, l'amore, l'amicizia? che latro c'e bisogno per capire l'uomo?
    Buffa idea quella di volere credere che gli uomini vanno conosciuti a mille, a milioni , per potere comprendere, capire, ragionare: gli uomini - il loro carattere, la loro natura, la loro predisposizione al bene o al male - sono sempre fedeli a se stessi e con poco si presentano.
    Ci vuole forse qualcosa di piu' di una pensioncina con 15 clienti?
    Balzac sembrerebbe credere di no: ha ragione.
    Si entri nella pensione Vauquer ed ecco a voi una gamma di sentimenti umani: Balzac lo aveva capito benissimo.
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    sergio.T
    00 04/02/2008 12:03
    L'ingratitudine umana, questo e' il sentimento piu' di ogni altro, messo alla gogna da Balzac.
    L'ingratitudine che si nasconde in ogni anfratto sentimentale.

    " Qui giace Papa' Goriot, padre della contessa Restaud e della baronessa De Nucingen, sepolto a spese di due studenti".

    E questo l'epitaffio preteso dall'amico di Rastignac nel caso ( come poi avvenne) le figlie di Papa' Goriot e relative casate, non avessero partecipato alle spese funebri.
    E la volonta' di gogna di Balzac e' assolutamente evidente: in quei titoli di Baronessa e Contessa sta tutta la contraddizione di famiglie ricche ( ma fallite) e di figlie viziate, verso le quali il padre aveva sacrificato tutta la sua vita , che nemmeno in punto di morte si ricordano di quanto avuto per amore.
    E quella pretesa, quel sonoro "a spese di due studenti" altro non e' che la piu' elegante e cinica gogna che si possa immaginare.
    La giusta " messa alla gogna" di persone di simile ingratitudine.
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    sergio.T
    00 04/02/2008 14:16
    «Alle sei, la salma di papà Goriot fu calata nella fossa, attorno alla quale stavano i servi delle figlie, che scomparirono ben presto con il prete non appena fu detta la breve prece impartita al povero vecchio grazie al denaro dello studente. Quando i due becchini ebbero gettate alcune palate di terra sulla bara per sotterrarla, si alzarono ed uno di loro si rivolse a Rastignac, chiedendogli la mancia. Eugène si frugò in tasca e non vi trovò nulla; fu costretto a prendere in prestito venti soldi da Christophe. Questo fatto, così inconsistente in sé stesso, determinò in Rastignac un accesso d’ orribile tristezza. Il giorno se ne andava, cadeva un umido crepuscolo che pizzicava i nervi, osservò la tomba e vi seppellì la sua ultima lacrima di giovane uomo, una lacrima strappata alle sante emozioni di un cuore puro, una di quelle lacrime che, dalla terra dove cadono, si elevano in alto nei cieli. Incrociò le braccia, contemplò le nuvole, e vedendolo così, Christophe lo lasciò.

    Rastignac rimasto solo, fece alcuni passi verso l’alto del cimitero e vide Parigi stendersi tortuosamente lungo le due rive della Senna, dove iniziavano a brillare le luci. I suoi occhi si attaccarono quasi avidamente tra la colonna di Place Vendôme e la cupola degli Invalides , dove viveva quel bel mondo nel quale aveva voluto fare ingresso. Lanciò su quell’alveare ronzante uno sguardo che sembrava gustarne in anticipo il miele, e disse queste parole grandiose:

    - E adesso a noi due!».



    E per primo atto di sfida che lanciava alla Società, Rastignac andò a cena da M.me de Nucingen.
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    sergio.T
    00 04/02/2008 14:27
    Vautrin
    - Ah!, qui vi volevo. Ancora due parole - disse Vautrin - e tutto sarà chiarito. Il papà Taillefer è un vecchio briccone, e si dice abbia assassinato un suo amico durante la rivoluzione. E' uno di quegli uomini arditi, indipendenti nelle loro opinioni. E' un banchiere, principale socio della ditta Federico Taillefer e compagni. Ha un figlio unico, cui vuol lasciare tutta la sua sostanza, a detrimento di Vittorina. Io non posso approvare simili ingiustizie. Sono come Don Chisciotte, mi piace prendere la difesa del debole contro il forte. Se la volontà di Dio fosse di riprendersi il figlio, Taillefer riprenderebbe con sé la figlia; egli vorrebbe un erede qualsiasi, sciocchezza suggerita dalla stessa umana natura, e d'altra parte non può più avere figli, lo so. Vittorina è dolce e bellina, e farà presto a conquistare suo padre. Lo farà girare su se stesso come una trottola, con lo spago del sentimento! Sarà troppo sensibile al vostro amore per dimenticarvi; e voi la sposerete. Io m'incarico di assumere la parte della Provvidenza, farò volere il buon Dio. Ho un amico, per il quale a suo tempo mi sono molto prestato, un colonnello dell'armata della Loira, da poco passato nella guardia reale. Egli segue i miei consigli, ed è divenuto ultra-realista: non è uno di quegli imbecilli che tengono alle loro opinioni. Se vi posso dare un altro consiglio, mio caro, è di non tenere né alle vostre opinioni né alle vostre parole. Quando ve le chiederanno, vendetele. Un uomo che si vanta di non mutar mai opinione è un uomo che s'impone di camminare sempre in linea retta, un ingenuo che crede all'infallibilità. Non ci sono principi, ci sono soltanto accadimenti; non ci sono leggi, ci sono soltanto circostanze: l'uomo superiore sposa gli accadimenti e le circostanze per dirigerli. Se ci fossero principi e leggi stabili, i popoli non li cambierebbero come noi la camicia. L'uomo non ha il dovere d'essere più saggio di tutta una nazione. L'uomo che ha reso il minor numero di servigi alla Francia è un feticcio venerato per aver sempre visto rosso; è buono tutt'al più per esser messo al Conservatorio, fra le macchine, con l'etichetta: La Fayette. Invece il principe [Talleyrand] contro cui tutti scagliarono una pietra, e che disprezza abbastanza l'umanità da sputarle in viso tanti giuramenti quanti ne chiede, ha impedito lo smembramento della Francia al congresso di Vienna: gli si dovrebbero offrire corone, gli si getta addosso fango. Oh!, so bene come vanno le cose, io! E posseggo i segreti di molta gente
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    sergio.T
    00 04/02/2008 14:32
    Non ci sono principi.
    Non ci sono principi, ci sono soltanto accadimenti; non ci sono leggi, ci sono soltanto circostanze.

    Balzac.

    Questa e' una delle piu' belle sentenze del genio di Balzac.
    C'e' solo l'accadere, dunque: quell'accadere che non conosce morale, idealita', etica: non esiste un principio regolatore, non puo' esserci una scala di valori, non vige una regola: semplicemente la realta' e' una successione di accadimenti ai quali diamo un'interpretazione a posteriori.
    Non esistono fatti, ma solo interpretazioni, sembra di risentire Nietzsche.

    Nion ci sono leggi, ma solo circostanze: dunque un mondo di prospettiva spazio/tempo/ egotica.
    "Dipende", insomma.
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    sergio.T
    00 04/02/2008 14:36
    L'uomo e' sempre uguale a se stesso: cambia solo la volonta'. Vautrin
    Se vi parlo così del mondo, esso me ne ha dato il diritto, lo conosco bene. Credete che lo biasimi? Per niente. E' stato sempre così. I moralisti non lo cambieranno mai. L'uomo è imperfetto. E', talvolta, più o meno ipocrita, e gli ingenui dicono allora che egli è o non è morigerato. Non accuso i ricchi in favore del popolo: l'uomo è lo stesso in alto, in basso, al centro. Per ogni milione di questo alto bestiame si trovano dieci persone risolute che si mettono al di sopra di tutto, anche alle leggi, io sono di queste. Se voi siete un uomo superiore, marciate diritto e a testa alta. Ma dovrete lottare contro l'invidia, la calunnia, la mediocrità, contro tutti! Napoleone ha avuto un ministro della guerra che si chiamava Aubry, e che per poco non lo spediva in colonia. Misurate bene le vostre possibilità. Guardate se potrete alzarvi ogni mattino con una volontà più forte di quella che avevate il giorno prima
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    sergio.T
    00 04/02/2008 14:47
    La volontà può e deve essere motivo d'orgoglio più dell'ingegno.

    Balzac.
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    sergio.T
    00 05/02/2008 09:02
    Difficile credere che leggendo Balzac si sia nel mondo della finzione o della pura narrativa: il realismo di Balzac diventa realta' vera e propria. I personaggi assumono una vita indipendente, le situazioni si concretizzano, il sogno diventa presente.
    Prima o poi , infatti, si incontrera' nella propria vita un Rupembre', per fare un nome.
    Niente a che vedere con un delirio di altra natura; niente a che vedere con un posticcio racconto; niente a che vedere con una recita mal interpretata; niente a che vedere con un Hugo, insomma.
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    sergio.T
    00 05/02/2008 09:12
    Hugo malato di nanismo, si presento' - e questo gli rende onore - al funerale del suo amico Balzac.
    Nel discorso funebre parlo' in lode del grande scrittore francese, ma riusci' ad ogni modo, a cadere nella sua tentazione piu' acuta: disse che Balzac era uno scrittore rivoluzionario perche' bla bla bla...
    Hugo vedeva rivoluzioni dovunque, tranne nel suo cervello, unico posto nel quale bisognava rivoluzionare un po' d'idee: ad esempio quella di continuare a scrivere le sue " sviolinate", che di rivoluzionario avevano solo la loro stonatura e la loro balordaggine.
    Un rivoluzionario " sbandato", in una parola.
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    sergio.T
    00 05/02/2008 09:39
    NeL Goriot non c'e' nessuna rivoluzione.
    La classe borghese di Balzac e' assai diversa da quella di Hugo.
    E' diversa persino la prospettiva del rapporto sociale: non si prende una parte, ma si constata una determinata situazione.
    Il mondo inteso come realta' polivalente, ambivalente: l'uomo e la sua natura, come un caleidoscopio di mille luci, rimangono passabili di ogni azione, ambizione, volonta'.
    Balzac non esclude nulla, non evita niente, non limita nessuno: dal povero al ricco, tutti, nessuno escluso, formano il proprio carattere sulla volonta'.
    Volonta' diverse, per culture diverse, per classi sociali diverse.
    Un concetto troppo difficile per un disonesto come Hugo.
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    sergio.T
    00 05/02/2008 09:57
    M.Beauseant: e' l'esempio della purezza di un Balzac.
    La riflessione di Rastignac su questa donna e' dolce, e' sincera, e' onesta.
    Anche i ricchi, anche i borghesi sanno soffrire; anche loro amano, anche loro sono sconfitti.
    Sanno fare scelte, sanno assumersi responsabilita', sanno riconoscere i propri errori, sanno - in una parola - volere.
    Dove si trova tutto questo nel patologico Hugo? Quell'Hugo che spedisce all'inferno un'intera classe; che non gli riconosce la seppur minima virtu'; che gli nega ogni volizione.
    In fondo questo parassitario ( vive a spese del rancore) e' una sorta di talpa e tutto quello che brilla , indipendentemente dalla classe sociale, non lo puo' vedere, lui abituato al buio delle " tane".
    Balzac , invece, non ha remore nel girare lo sguardo e nell'aprirsi a panorami diversi.
    Balzac dona a tutti una " passione" , un istinto, una volizione; concede lo status di " uomo" a prescindere dalla classe.
    Ma si sa ! Balzac respira in modo leggero, gaio, sereno: tutto il contrario di quel respiro corto, pesante, inciampato, affannato ( un Rosseau? un Hugo?), che a furia di detestare, hanno finito per rantolare.

    [Modificato da sergio.T 05/02/2008 09:58]
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