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Generale Michel Ney

Ultimo Aggiornamento: 18/04/2008 10:43
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18/04/2008 09:12
 
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Michel Ney , duca di Elchingen, principe della Moskowa (Sarrelouis, 10 gennaio 1769 – Parigi, 7 dicembre 1815) è stato un generale francese, Maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte.

Ney guida le truppe alla conquista di Kowno in un dipinto di Denis-Auguste-Marie Raffet conservato al LouvreDi umili origini (era figlio di un mastro bottaio che aveva partecipato alla guerra dei sette anni), compì i propri studi presso il locale collegio degli agostiniani. Impiegato per qualche anno presso un notaio, divenne successivamente sovrintendente di miniere e fornaci. La sua vita cambiò radicalmente il 12 febbraio 1787: quel giorno Ney si arruolò come volontario in un reggimento di ussari dell'esercito regio.

Dopo quattro anni di servizio venne brillantemente promosso caporale. Allo scoppio della guerra con l'Austria, il 20 aprile 1792, Ney era già salito al grado di sergente maggiore di reggimento. La sua carriera militare riportò notevoli successi tanto che poco dopo il 1793 comandò uno squadrone di 500 cavalleggeri posto agli ordini di Kléber nell'Armata di Sambre e Mosa.

Nominato Maresciallo dell'Impero il 19 maggio del 1804, raggiunse il grado di comandante di corpo d'armata. Fu grazie a Ney che il barone Jomini (1779-1869) poté pubblicare il suo trattato di strategia militare intitolato Traité des grandes opérations militaires.

Con la Grande Armée Ney riuscì vittorioso ad Elchingen, il che gli valse il titolo di duca di Elchingen. Assente alla battaglia di Austerlitz, partecipò alla battaglia di Jena, e pure al grande successo della battaglia di Friedland il 14 giugno 1807, sbaragliando l'ala sinistra dell'esercito russo (in quel momento lo stesso Napoleone commentò l'azione di Ney al maresciallo Mortier con l'esclamazione «Quell'uomo è un leone!»).

Nel 1808 Ney fu trasferito in Spagna dove rimase per circa due anni. Notevolissima fu la sua fondamentale azione nella difesa della retroguardia della Grande Armée durante la Campagna di Russia di Napoleone; tale azione gli valse il soprannome di "prode dei prodi" e il titolo di Principe della Moscowa. Contribuì in modo decisivo alla prima abdicazione di Napoleone e successivamente offrì i suoi servigi (che vennero accettati) all'esercito di Luigi XVIII, ma durante i Cento Giorni si schierò nuovamente a fianco di Napoleone Bonaparte.

Dopo Waterloo, ove combatté in prima linea guidando la celeberrima carica della cavalleria, venne accusato di alto tradimento, processato dalla Camera dei Pari che lo condannò a morte (mentre molto probabilmente una corte militare lo avrebbe salvato) e fucilato. Il suo nome venne riabilitato solo dopo molti anni durante la monarchia orleanista.
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18/04/2008 09:20
 
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La Guardia imperiale sentì nell'ombra che l'esercito fuggiva intorno ad essa, sentì il grande crollo della disfatta, sentì il "Si salvi chi può" che aveva sostituito il "viva l'imperatore"; e, con la fuga dietro di sé, continuò ad avanzare, sempre più fulminata e sempre più morente, ad ogni passo che faceva...Ney, smarrito, grande di tutta l'altezza della morte accettata, soffriva a tutti i colpi, in quella tormenta. Là ebbe il quinto cavallo ucciso sotto di sé; sudato, con gli occhi fiammeggianti e la schiuma alle labbra, con l'uniforme sbottonata, una spallina tagliata in mezzo dalla sciabolata d'una "horse guard" e l'aquila metallica della decorazione ammaccata da una palla, sanguinante, infangato e magnifico, con in pugno una spada spezzata, gridava: "Venite a vedere come muore un Maresciallo di Francia sul campo di battaglia". Invano: egli non morì".


I miserabili, Victor Hugo.
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18/04/2008 09:53
 
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Il comando di una retroguardia immortale.
Napoleone abbandonò Mosca il 19 ottobre, affidando a Ney il comando della retroguardia. L'esercito francese, ormai in ritirata, doveva proteggersi dai continui attacchi portati dalle truppe russe. Cadeva la prima neve ed il maresciallo disponeva di 6000 uomini ancora validi, uno sparuto squadrone di cavalleria e 12 cannoni.
Il 18 novembre, Miloradovic, uno dei più attivi generali russi, cercò d'intercettarlo, e gli inviò uno dei suoi aiutanti allo scopo di convincerlo ad arrendersi. " Un Maresciallo di Francia non si arrende mai; non vi può essere trattativa mentre si continua a sparare: consideratevi mio prigioniero!" Fu la risposta di Ney. Per tutta la ritirata, il nobile contegno, la destrezza tattica, il coraggio, fecero guadagnare al maresciallo una fama imperitura. Moschetto in pugno, egli guidò numerose cariche. Durante una marcia, un carro affondò all'improvviso nella sottile crosta di ghiaccio, mentre un superstite tentava disperatamente di restare a galla aggrappandosi al bordo del carro. Ney non esitò a strisciare carponi nella neve per trarlo in salvo. Riconoscendo l'uomo che aveva salvato, egli poi esclamò con tutta naturalezza…"Ah! Siete voi de Briqueville, sono lieto di avervi ripescato!". Il 20 novembre rimase solo con 2000 superstiti ed un'orda di cosacchi si accingeva ad attaccarlo…"Tambours! La charge!" Gridò il maresciallo, ed ancora una volta guidò i suoi uomini all'attacco e sfondò la linea russa, aprendosi un varco verso la salvezza ed il ricongiungimento con il grosso della Grande Armeé. Un ufficiale polacco, riuscì a portare la notizia all'Imperatore, il quale, felicissimo, esclamò "Ho trecento milioni di franchi alle Tuileries, ma darei tutto per salvare Ney. Che magnifico soldato! L'esercito di Francia è pieno di uomini coraggiosi, ma Ney è il più prode dei prodi!

Il 13 dicembre, a Ney era rimasto un reggimento di poco piu' di cento 100 uomini. Con questi pochi soldati - soldati impegnati da mesi in una campagna senza precedenti a meno 40 di temperatura e dopo 6000 km di marcia - lui e il generale Gérard riuscirono nell'impresa di mantenere la posizione del Ponte di Kovno. Lo tennero e riuscirono a lasciare la Russia inseguiti da 500.000 sovietici. Il 15 dello stesso mese giunse a Gumbinnen, nella Prussia orientale. Era l'ombra di se stesso, con una barba incolta, la pelle sudicia e congestionata dal gelo, con brandelli di abiti di varia foggia che lo avvolgevano. Questa figura apparve all'improvviso davanti al soprintendente della Grande Armata, il Conte Mathieu Dumas, che in quel momento era a colazione.
"Eccomi qui!" Disse Ney. "Chi siete?", ribatté Dumas. "Come? Non mi riconoscete? Sono il maresciallo Ney della retroguardia della Grande Armata. Ho bruciato le ultime cartucce sul ponte di Kovno. Ho buttato gli ultimi moschetti nel Niemen. Sono giunto qui attraverso enormi distese innevate. E poi, ho una fame da lupo. Fatemi portare una scodella di minestra."
Il 25 marzo 1813 Napoleone conferì a Ney il titolo di Principe della Moscova, in onore dei sacrifici e del coraggio mostrato nel corso della disastrosa campagna di Russia.


Migliorini nella sua bellissima opera su Napoleone, su questo episodio, dice una cosa giusta: questa ritirata innalza ancora di piu' nella storia, la Grand Armee'francese e il Generale Ney ne diventa il simbolo.
[Modificato da sergio.T 18/04/2008 09:57]
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18/04/2008 10:43
 
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Grand Armee' come storia.
Chi scende a Parigi dovrebbe per prima cosa correre con il pensiero alla Grand Armee' francese e ai fasti Napoleonici.
Ha sempre ragione Migliorini nel sostenete che la Grand Armee' e i suoi soldati, rappresentano un valore metafisico che prescinde ogni altra considerazione.
Non importano gli ideali, i credi, le posizioni politiche: uomini come Ney e Massena sono al di sopra di ogni misura, perche' sono un momento della storia, un culto di quello che si manifesta come inevitabile.
La Grand Armee' e' il pricipio dell'" individuo collettivo": nei soldati quell'"io" si fa un " noi" e questo "noi" rimane qualcosa di individuale, in modo imperscrutabile.
Individale nel senso di " momento " nella storia, come rappresentazione di un accadere a parte; seppur concatenato in una successione cronologica di fatti ( appunto la storia) la Grand Armee' conserva gelosamente una propria caratteristica, personalissima, singolarissima, tutta sua.
E gli uomini che la " manifestarono" sono immortali, perche' questo accadere non e' mai trascorso nel passato e mai trascorrera' nel futuro.
Semplicemente la Grand Armee' "e'", e uomini come Ney e Massena sono il ripetersi e il tornare di un'affermazione, di una volonta' di potenza che e' il segreto stesso dell'esistenza.
Tutta la storia non e' altro che una storia di " affermazione".
[Modificato da sergio.T 18/04/2008 10:44]
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