Il comando di una retroguardia immortale.
Napoleone abbandonò Mosca il 19 ottobre, affidando a Ney il comando della retroguardia. L'esercito francese, ormai in ritirata, doveva proteggersi dai continui attacchi portati dalle truppe russe. Cadeva la prima neve ed il maresciallo disponeva di 6000 uomini ancora validi, uno sparuto squadrone di cavalleria e 12 cannoni.
Il 18 novembre, Miloradovic, uno dei più attivi generali russi, cercò d'intercettarlo, e gli inviò uno dei suoi aiutanti allo scopo di convincerlo ad arrendersi. " Un Maresciallo di Francia non si arrende mai; non vi può essere trattativa mentre si continua a sparare: consideratevi mio prigioniero!" Fu la risposta di Ney. Per tutta la ritirata, il nobile contegno, la destrezza tattica, il coraggio, fecero guadagnare al maresciallo una fama imperitura. Moschetto in pugno, egli guidò numerose cariche. Durante una marcia, un carro affondò all'improvviso nella sottile crosta di ghiaccio, mentre un superstite tentava disperatamente di restare a galla aggrappandosi al bordo del carro. Ney non esitò a strisciare carponi nella neve per trarlo in salvo. Riconoscendo l'uomo che aveva salvato, egli poi esclamò con tutta naturalezza…"Ah! Siete voi de Briqueville, sono lieto di avervi ripescato!". Il 20 novembre rimase solo con 2000 superstiti ed un'orda di cosacchi si accingeva ad attaccarlo…"Tambours! La charge!" Gridò il maresciallo, ed ancora una volta guidò i suoi uomini all'attacco e sfondò la linea russa, aprendosi un varco verso la salvezza ed il ricongiungimento con il grosso della Grande Armeé. Un ufficiale polacco, riuscì a portare la notizia all'Imperatore, il quale, felicissimo, esclamò "Ho trecento milioni di franchi alle Tuileries, ma darei tutto per salvare Ney. Che magnifico soldato! L'esercito di Francia è pieno di uomini coraggiosi, ma Ney è il più prode dei prodi!
Il 13 dicembre, a Ney era rimasto un reggimento di poco piu' di cento 100 uomini. Con questi pochi soldati - soldati impegnati da mesi in una campagna senza precedenti a meno 40 di temperatura e dopo 6000 km di marcia - lui e il generale Gérard riuscirono nell'impresa di mantenere la posizione del Ponte di Kovno. Lo tennero e riuscirono a lasciare la Russia inseguiti da 500.000 sovietici. Il 15 dello stesso mese giunse a Gumbinnen, nella Prussia orientale. Era l'ombra di se stesso, con una barba incolta, la pelle sudicia e congestionata dal gelo, con brandelli di abiti di varia foggia che lo avvolgevano. Questa figura apparve all'improvviso davanti al soprintendente della Grande Armata, il Conte Mathieu Dumas, che in quel momento era a colazione.
"Eccomi qui!" Disse Ney. "Chi siete?", ribatté Dumas. "Come? Non mi riconoscete? Sono il maresciallo Ney della retroguardia della Grande Armata. Ho bruciato le ultime cartucce sul ponte di Kovno. Ho buttato gli ultimi moschetti nel Niemen. Sono giunto qui attraverso enormi distese innevate. E poi, ho una fame da lupo. Fatemi portare una scodella di minestra."
Il 25 marzo 1813 Napoleone conferì a Ney il titolo di Principe della Moscova, in onore dei sacrifici e del coraggio mostrato nel corso della disastrosa campagna di Russia.
Migliorini nella sua bellissima opera su Napoleone, su questo episodio, dice una cosa giusta: questa ritirata innalza ancora di piu' nella storia, la Grand Armee'francese e il Generale Ney ne diventa il simbolo.
[Modificato da sergio.T 18/04/2008 09:57]