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Lochness

Ultimo Aggiornamento: 20/11/2007 16:33
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20/11/2007 16:33
 
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In scozia un lago chiamato lochness è diventato famoso per essere la tana del mostro di Loch Ness. La storia si tramanda da centinaia di anni e decine sono le persone convinte e giurano di aver visto da vicino "Nessie" Se "nessie" esistesse davvero,potrebbe essere un membro della famiglia dei plesiosauri,rettili marini mangiatori di pesce come L'elasmosauro che visse oltre 70 milioni di anni fa.Il mostro di Loch Ness è stato più volte cercato dagli esperti con attrezzature scientifiche,ma non ha mai dato segno di sè. I suoi antenati nuotavano nel più famoso lago scozzese già 150 milioni di anni fa. Gli studiosi credono che questi animali del periodo Giursassico abbiano avuto la capacità di vivere negli abissi per tantissimo tempo. Secondo questa tesi, i plesiosauri si aggirerebbero indisturbati negli oceani e nei laghi più profondi del mondo, come il lago di Champlain negli Stati Uniti (dove uno sarebbe stato avvistato nel 1977) e lo stesso lago di Lochness.

E' possibile che i plesiosauri siano ancora vivi?
"Il plesiosauro è l'immagine che la gente ha di Nessie. Questo fossile è stato trovato nel lago, quindi la gente può dire che si tratta del mostro originale. E' interessante. Peccato che 150 milioni di anni fa il lago di Lochness non esisteva affatto poichè si formò durante l'ultima era glaciale, cioè durante gli ultimi due milioni di anni. Quelle vertebre, ha ipotizzato la studiosa, potrebbero essere state trasportate nel lago dai movimenti dei ghiacciai.

Il mostro
Le prime prove della presenza di un tale "mostro" risalgono al 1933, quando una coppia disse di avere visto "un enorme animale procedere con moto ondulatorio e poi immergersi nel lago".
Da allora si sono accumulate altre testimonianze sempre molto vaghe, fotografie poco nitide e filmati ancor meno convincenti. Nello stesso anno viene costruita una strada panoramica lungo la riva settentrionale del lago: i visitatori cominciano ad affluire nella regione e tendono quindi ad aumentare le testimonianze di apparizioni del mostro. Il primo articolo importante su questo argomento è pubblicato sull' Inverness Courier del 14 aprile 1933: in breve il "mostro del Loch Ness" diventa oggetto di curiosità giornalistica.
L' autosuggestione può spiegare molti casi di avvistamento poichè la natura stessa del lago non aiuta certo i ricercatori: le acque sono spesso calmissime, la superficie liscia come l 'olio, ma le rive scoscese proiettano ombre inquietanti. Abbondano le illusioni ottiche, e un uccello, un ramo, o la scia lasciata da una barca bastano a produrre effetti sorprendenti. Malgrado tutto, al Loch Ness Investigation Bureau sono state registrate migliaia di testimonianze oculari veramente inquietanti. Molte sono estremamente particolareggiate. La creatura osservata avrebbe un collo lungo, gobbe sul dorso e si sposterebbe da un punto all'altro con grande rapidità.
Il primo cronista delle apparizioni di "Nessie", come è stato soprannominato il mostro, è considerato il comandante Rupert Gould. Nel 1934 Gould pubblicò "The Loch Ness Monster", avanzando l' ipotesi che si trattasse di un esemplare isolato, rimasto intrappolato nelle acque del lago. In seguito, parecchi autori rifiuteranno questa spiegazione poichè numerosi testimoni affermarono di aver osservato diverse strane creature contemporaneamente.
I ricercatori dispongono anche di una certa quantità di documentazioni relative a fatti inspiegati, in particolare echi raccolti dal sonar. Inoltre, hanno osservato che le apparizioni risultano più frequenti durante la stagione estiva, in particolare presso la foce dei vari fiumi che si riversano nel lago.
Esistono diverse fotografie del mostro, scattate da testimoni che hano visto qualcosa di anomalo per puro caso, e da ricercatori che hanno organizzato battute di caccia fotografica a Nessie.
In realtà è molto facile eseguire fotomontaggi di figure dall' aspetto mostruoso su fondo chiaro. Inoltre molti negativi, anche quando non sono manipolati in camera oscura, sono di pessima qualità, risultanti da una messa a fuoco precipitosa o dall' uso di un' ottica mediocre.
L' entusiasmo del Dinsdale infiammò altri ricercatori e contribuì a preparare la strada per un approccio più scientifico al problema dell' esistenza del mostro. Nel 1961, dietro la spinta di due naturalisti e del deputato David James, che ne divenne il responsabile, fu fondato l' Ufficio Investigativo sui Fenomeni di Loch Ness. L' ufficio raccolse, controllò e pubblicò tutti i resoconti di avvistamenti e arruolò studenti ed altri volontari per manovrare, durante i mesi estivi, le cineprese sistemate nei punti strategici, tutt' attorno ai 40 chilometri delle sponde del lago. Il campo visivo di ogni cinepresa si sovrapponeva a quello delle cineprese vicine, cosicchè tutto il lago venne tenuto sotto osservazione in maniera continua. Ma le prove così raccolte non hanno dato nessun risultato, come pure le riprese effettuate da èquipe delle televisioni britannica e giapponese, che avevano sperato di riuscire a registrare le apparizioni ed il comportamento di Nessie con l 'aiuto delle più moderne apparecchiature scientifiche.
Solo a partire dal 1970 i ricercatori hanno cominciato a disporre di fotografie sottomarine, il che non rappresenta necessariamente un vantaggio, a causa delle acque fangose del lago. Le immagini più interessanti sono state ottenute avvalendosi di un apparecchio a scatto elettronico, su cui era montato un flash stroboscopico: in una di queste foto si vede una specie di pinna, la quale non ha però niente a che fare con qualsiasi tipo di pinna conosciuto. Altri sei negativi, ottenuti nel 1975 dal professor Robert Rines dell' Accademia delle Scienze Applicate di Boston, mostrano l' immagine di una cosa ben diversa dallo scafo dell' imbarcazione al quale era stato attaccato l' apparecchio: una "cosa" che è continuo oggetto di discussione tra i sostenitori dell' esistenza del mostro e gli scettici.
Assai interessanti sono le prove dell' esistenza di una "cosa" sconosciuta e viva fornite da rilevamenti compiuti con il sonar: messo a punto durante la seconda guerra mondiale per localizzare i mezzi subacque nemici, il sonar è, per così dire, un radar acquatico. Invece di emettere onde elettromagnetiche, emette ultrasuoni, rispediti sotto forma di eco da tutti gli oggetti aventi una densità diversa da quella dell' acqua circostante. Più forte è la differenza di densità, maggiore è l' eco. Il sonar presenta un vantaggio: oltre a registrare l' eco degli oggetti solidi che si trovano sott' acqua, capta pure quella dei volumi d' aria. Questa caratteristica permette di rilevare con lo strumento anche banchi di pesci: in effetti, se i tessuti viventi hanno una densità pressappoco identica a quella dell' acqua e sono quindi difficili da evidenziare, gli organismi della maggior parte dei vertebrati acquatici contengono sacche d' aria (vesciche natatorie per i pesci, polmoni per i mammiferi o rettili) che sono facilmente rilevabili.
Gli apparecchi sonar impiegati nelle acque del Loch Ness, di tipo relativamente semplice, erano agganciati sulla fiancata dell' imbarcazione per rilevamenti in acque poco profonde, oppure su un "pesce" (una specie di rimorchio) in caso di operazioni a profondità maggiori. Neppure questi strumenti sono però in grado di fonire vere e proprie prove dell' esistenza di un eventuale mostro: possono infatti registrare echi prodotti da grossi pesci, da tronchi d' albero galleggianti, da bolle di gas secrete da detriti in decomposizione o anche da masse d' acqua la cui temperatura (e dunque densità) è diversa da quella dell' ambiente circostante. Le interferenze sono quindi numerose. Tutt' al più, un sonar riesce a seguire gli eventuali movimenti di un oggetto che rinvia un' eco, e dunque a precisare se si tratta di qualcosa di vivente o meno e poi, in un secondo tempo, a identificare eventualmente l'oggetto.
Nel 1964, un'equipe di esperti di Oxford e Cambridge ottiene un'eco particolare, molto più forte di quella prodotta generalmente da branchi di pesci. Tre imbarcazioni si mettoni immediatamente alla caccia, percorrendo in lungo ed in largo tutto il Loch Ness e tentano di individuare tutto ciò che può aver rinviato un' eco di quel genere: hanno numerosi "contatti", ma non riescono ad identificarne la fonte.
Nel 1968, un gruppo di ricercatori dell' università di Birmingham diretti dal professor D.G.Tucker, giunge sulle rive del lago con un sonar digitale automatico. Il 28 agosto viene rilevato sul fondo del lago "qualcosa" che si muove alla velocità di 12 chilometri orari; un pò più tardi, un' altra eco registra una velocità di 25 chilometri orari. Chiaramente, non si può trattare di un branco di pesci nè di un grosso pesce isolato.
Lo stesso anno, il "Pisces", un piccolo sottomarino del gruppo di ricerca "Oceanic Vickers", esegue tentativi di immersione nel lago. A 170 metri di profondità, registra un' eco: l' oggetto è a meno di 200 metri dal sommergibile, ma quando il Pisces si avvicina di un centinaio di metri la fonte dell' eco scompare.
Nel 1968, il "Viperfish", un sottomarino privato dell' americano Dan Taylor, si lancia nell'avventura del lago. Il suo proprietario, dopo numerose ricerche con il sonar, ha previsto non solo di trovare il mostro, ma anche di riuscire a permettere una prima collocazione dell'animale in un quadro zoologico preciso. Nelle acque torbide del lago, il mezzo non risulterà di grande utilità.
E' in programma anche uno studio sui resti organici dei fondali del Loch Ness e sono già stati iniziati tentativi di dragaggio: se il Loch Ness ospita mostri da migliaia di anni, si dovrà pure trovare qualche carcassa! Ciò contribuirebbe a risolvere l' enigma essenziale di questo scuro lago scozzese: quale creatura ci si nasconde? La risposta potrà venir data solo in seguito a ricerche rigorose, e facendo appello alla zoologia, alla paleontologia, alla geologia e a quella punta di buon senso e di intuizione che fa progredire la scienza.
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