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Fondamentalismo

Ultimo Aggiornamento: 14/11/2007 11:47
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26/10/2007 11:39
 
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Non puo' esistere niente di non " fondamentalismo".
Il cosi' detto relativismo e' una maschera per " non conosciute" intenzioni, per non " coscienti" impulsi e istinti.
Il fondamentalismo e' pura ratio e assoluta logica.
La logica delle cose, la logica della vita, la logica della nostra interpretazione del mondo ci apre uno scenario assurdo e insano: capovolgimento di quello che e', di quello che diviene.
Il mondo stesso e' fondamentalismo.

Si prenda il senso della lotta: paradossale che sia diviene piu' fondamentalista di quello che combatte.
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26/10/2007 11:52
 
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l'integralismo e' quasi sempre quella rigidita' degli sconfitti: quella forma che assale coloro che perdono il senso della misura.
Un po' come le paratie di una nave a scompartimenti stagni: quello a prua puo' rimanere aperto, quello a poppa, magari chiuso.
Dipende. ( relativismo) Ma questo dipende non conta piu' niente per un comandante che ha perso la rotta e dunque ha perso il controllo sia della nave, sia dell'equipaggio.
E allora si salta su una isola piuttosto dell'altra: non conta piu' cosa esplorare o cosa scoprire , non conta piu' una cosa e non un altra, perche' non si sa piu' cosa si cerca. E' integrale quel pensiero marinaio che legge il mare nell'insieme, in modo acritico, senza contingenze. Non conosce piu' ne' burrasca ne' bonaccia e si e' irrimediabilmente in stato confusionario; chi conosce piu' latitudine o longitudine?
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26/10/2007 11:56
 
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26/10/2007 11:57
 
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Cosi' tutte le rivoluzioni della storia sono fallite: non c'e' senso della misura, non c'e' senso nella lotta, non c'e' senso del " dipende".
La Rivoluzione Francese fu piu' fondamentalista di quel Luigi XVI e fini' nel Direttorio.
L'ideologia che voleva sovvertire il " potere" e l'aristocrazia ( in altre parole i diseredati contro i nobili : "ressentiment") integro' se' stessa con fanatismo ed estremismo.
Tutto cio' che e' troppo " a lato" deve necessariamente cadere.
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26/10/2007 12:03
 
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Il fondamentalismo della Riforma Luterana protestante, oppure.
Si prenda questo scenario ( che per altro non ricordo in tutti i dettagli, ma per le spicciole): non fu una rifornma, ma qualcosa di piu' , nel tempo.
Si nego' la "Rivelazione" come fondamento della religone e del cristianesimo e in modo rivoluzionario si pose il "soggetto" e il soggettivismo contro l'oggettivita' della storia della fede.
Si aggiunse il sentimento, come stato emotivo.
Ma cadde nell'estremismo ( a sua volta un fondamentalismo)
Le rivoluzioni ( quelle di religione) sono una contraddizione in termini.
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26/10/2007 12:09
 
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e che dire di quel Carlo I e del sua monarchia assoluta contro il Parlamentarismo inglese? (prima appoggiato per motivi religiosi)
Fondamentalismo da entrambe le parti.
Monarchici contro parlamentari: ideologie opposte, integrali, esasperate.
La rivoluzione inglese del 1650 ( o giu' di li') e' esempio di autocapovolgimento del fondamentalismo : da una parte l'assolutismo dall'altra alla fine, un Oliver Cromwell che decapito', ed espulse i seguaci del Re ( monarchici) dall'inghilterra e dalle cariche istituzionali.
Fondamentalismo della rivoluzione politica/religiosa: nascita di un altro " tiranno"
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26/10/2007 12:15
 
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Ci vollero i Profeti per la guerra della Turingia: e si capisce bene, quella guerra contadina, quella riforma Luterana , non poteva bastare. Un Muntzer, trasformo' la lotta contro tutto e tutti: la madre lotta, la lotta delle lotte.
Fondamentalismo rurale.

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26/10/2007 12:28
 
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un salto in la' nella storia.
Nel 1932 il nazismo non nacque nell'accezione poi conosciuta.
Nacque in altro modo: un socialismo nazionalista.
Una cosa cosi'.
Dal 700 con Hegel e il suo spirito assoluto ( fenomenologia della storia stessa) e a salire con il Romanticismo, ( epica) l'idea del Volck acquisi' tratti Fondamentalisti.
Acritica la visione di un uomo diverso da quello ariano: integralista la visione del senso di appartenenza alla terra .
Non per altro , infatti, i nazisti se la presero con gli zingari o ebrei ( popolo errante): il loro perEgrinare andava contro il senso di " appartenenza" e' soprattutto contro il significato di spazio ( tema nazista).
Un Fondamentalismo al contrario: non rivoluzionario ma restauratore delle antiche usanze e credenze ( cadde persino nel misticismo).
E fini' ai processi di Norimberga.
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26/10/2007 12:31
 
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Il Fondamentalismo ha bisogno della mistica della comunicazione: e' nelle parole autoesaltanti che si sviluppa ogni idea.
L'idea stessa nasce dalle parole che si usano per confermarla, rafforzarla, potenziarla.
L'idea non esiste infatti.
Ma all'opposto: ha bisogno di moderazione, di mascheramento, di inganno per sopravvivere a se stessa.
Non a caso Himmler non fu posto alla propaganda dove ando' Goering.
Fondamentalismo del linguaggio ingannevole.
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26/10/2007 15:41
 
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Il fanatismo e' l'unica forza di volonta' di cui sono capaci i deboli.

F.Nietzsche.
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26/10/2007 16:02
 
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In fondo ancor prima di un fondamentalismo politico, religioso, semantico, e' il concetto stesso di " conoscenza" ad essere il primo veicolo di questo non relativismo.
L'Illuminismo stesso ne e' il piu' grande esempio.
Riporre nella societa' dei Lumi l'innalzamento dell'intelletto; vedere in quello l'inizio di un sovvertimento storico sociale ( la Rivoluzione Francese e' figlia dell'Illuminismo); porre il proprio "io" come assoluto; sono questi i canali di un sapere al di la' di ogni interpretazione.
La prima forma di acriticita' fondamentalista e' il soggetto stesso e le sue idee.
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26/10/2007 16:08
 
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dietro ogni fondamentalismo c'e' sempre un'idea verso la quale non vi e' nessuna criticita', nessuna diffidenza; questa idea e' l'assoluto, l'irrinunciabile, l'interpretazione definitiva.
Ma non esistono idee: esistono necessita'.
Un'idea nasce da una necessita', quasi sempre: si ha l'idea della liberta' quando si e' imprigionati; si ha l'idea della bistecca quando si ha fame; si ha l'idea di bere quando si ha sete.
Si ha l'idea della rivoluzione quando si e' oppressi; si ha l'idea del potere quando lo si esercita. ( o ve ne sono le prospettive).
Prendete qualsiasi contadino francese dell'epoca e mettetelo a Versailles a posto di Luigi XIV dopo il periodo della Fronda: vedrete che il suo fondamentalismo rivoluzionario scomparirebbe e apparirebbe quello monarchico.
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26/10/2007 16:29
 
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Se l'idea della discendenza divina dei governanti( indiscutibile) dell'Ancien Regime francese tra il Medioevo e la Rivoluzione non e' mai stata in discussione ( fondamentalista nella sua interpretazione)come non lo sono mai stati nemmeno i relativi comportamenti tenuti dagli aristocratici, cosi,'non e' mai stata in discussione l'idea borghese ( perche' al contrario di quello che mi raccontavano a pescara, la rivoluzione francese e' borghese) di una separazione dal potere monarchico ( e relativo subingresso), e della assoluta' verita' ( conoscenza) degli ideali dell'Illuminismo quale l'uguaglianza, la liberta'.
Una rivoluzione che si trasformo' nel suo opposto fondamentalista nel periodo del Terrore ( dittatura): gli oppositori venivano giustiziati senza processo dal governo Robespierre.

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14/11/2007 09:17
 
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Riprendiamo un po' il discorso sul fondamentalismo...
Ti chiesi di definirlo meglio per capire se lo intendi generalizzato o lo differenzi tra lotta e pensiero.
Perchè una cosa è il fondamentalismo ideologico e altra è quello d'azione.
Io li ho sempre divisi in quanto, sotto l'aspetto storiografico, è semplice giungere alla conclusione che ogni ideologia sia confluita, in seguito, nel fondamento del proprio pensiero, in quella pratica che tu chiami fondamentalismo.
Ma quando ti riferisci all'azione - la rivoluzione, l'atto immediato di capovolgere un regime - fai l'errore di anticipare il modus operandi di un potere che, se in seguito ristabilisce lo status quo, nel momento stesso in cui si "ribella", non è fondamentalista ma rivoluzionario.

E' importante dividere i piani, secondo me, in quanto pochissime (forse si contano sulle dita di una mano) sono le lotte che non possono considerarsi fondamentaliste.

E' per questo che, quando ne parlammo qui da me, io ti dissi che la Rivoluzione Francese non rispondeva allo spirito borghese ma a quello popolare, in quanto la spinta al cambiamento non veniva dalle classi agiate ma dalla plebe affamata.
Il modus operandi (la scelta di governo) fu stabilito, poi, dai conservatori che, come ben dici, scelsero la forma rappresentativa tipica del potere monarchico (gerarchia verticale e rappresentanza blindata).

Ma l'azione primordiale è nata dal basso, antigerarchica e liberale.

Ai giorni nostri c'è uno scontro in atto, tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipata.
Sta accadendo ancora, la spinta dal basso suggerisce un cambiamento che rischia di divenire "fondamento" secondo gli stessi strumenti del sistema in vigore.

Non si tratta, quindi, del pensiero o dell'ideologia riproposta ma dei diversi modi di agire la politica (con la p maiuscola).
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14/11/2007 11:47
 
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Re:
mujer, 14/11/2007 9.17:

Riprendiamo un po' il discorso sul fondamentalismo...
Ti chiesi di definirlo meglio per capire se lo intendi generalizzato o lo differenzi tra lotta e pensiero.
Perchè una cosa è il fondamentalismo ideologico e altra è quello d'azione.
Io li ho sempre divisi in quanto, sotto l'aspetto storiografico, è semplice giungere alla conclusione che ogni ideologia sia confluita, in seguito, nel fondamento del proprio pensiero, in quella pratica che tu chiami fondamentalismo.
Ma quando ti riferisci all'azione - la rivoluzione, l'atto immediato di capovolgere un regime - fai l'errore di anticipare il modus operandi di un potere che, se in seguito ristabilisce lo status quo, nel momento stesso in cui si "ribella", non è fondamentalista ma rivoluzionario.

E' importante dividere i piani, secondo me, in quanto pochissime (forse si contano sulle dita di una mano) sono le lotte che non possono considerarsi fondamentaliste.

E' per questo che, quando ne parlammo qui da me, io ti dissi che la Rivoluzione Francese non rispondeva allo spirito borghese ma a quello popolare, in quanto la spinta al cambiamento non veniva dalle classi agiate ma dalla plebe affamata.
Il modus operandi (la scelta di governo) fu stabilito, poi, dai conservatori che, come ben dici, scelsero la forma rappresentativa tipica del potere monarchico (gerarchia verticale e rappresentanza blindata).

Ma l'azione primordiale è nata dal basso, antigerarchica e liberale.

Ai giorni nostri c'è uno scontro in atto, tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipata.
Sta accadendo ancora, la spinta dal basso suggerisce un cambiamento che rischia di divenire "fondamento" secondo gli stessi strumenti del sistema in vigore.

Non si tratta, quindi, del pensiero o dell'ideologia riproposta ma dei diversi modi di agire la politica (con la p maiuscola).


Si, mi ricordo la tua tesi e quella di Tiziano, ma ribadisco che e' viziata: vedete solo l'inizio di una cosa, ma non la fine.
Tanto per cominciare l'inizio fu borghese , come la rivoluzione inglese, come mille altre rivoluzioni: il fermento del pensiero nasce esclusivamente nei salotti dell'itellettualismo di ogni epoca.
La rivoluzione francese ancor prima del significato di poveri contro ricchi era una rivoluzione contro la monarchia dell'Antico Regime : la discendenza di sangue era messa in forte dubbio , se non negata assolutamente, da quella classe borghese che definiva il diritto non come ereditario, ma come acquisito ( anche nel senso economico). Questo e' il principale fermento al quale si e' venuto a sommare il fermento del popolo. E' cosi'.
Ma l'aspetto piu' importante non e' nemmeno questo: se si considera una rivoluzione solo per il suo imput iniziale non si e' buoni storici: e' come vedere la sigla iniziale di un film e giudicarlo solo dalla sua colonna sonora senza vederne sia il primo e il secondo tempo, per non parlare della fatidica parolina " the end": solo allora se ne comprende il vero contenuto, non prima.
La Rivoluzione francese ( come le altre) si capovolse proprio in quello che aveva combattuto: una tirranide rivoluzionaria che fece del momento del Terrore il suo apogeo. ( centinaia e migliaia di decapitazioni). Robespierre in fondo era un tiranno in latenza che si e' manifestato.
I rivoluzionari Cubani ( i dirigenti) finirono in un certo modo: Alberto diceva che il Che era estraneo a quanto vedeva: ricchezza, burocrazia, status simbol americani.
E potremmo andare avanti come per la rivoluzione Luterana o quello che si vuole. Ed e' anche inutile dire che ci si ritrae dietro luoghi comuni: se tali lo sono diventati, un significato ci sara' pure , perche' comunemente succede cosi'.
Una rivoluzione diventa fondamentalista nella sua azione e non solo nel suo pensiero: e poi, a dirla tutta, dell'idea poco ci si deve fidare, perche' l'idea e' astrazione di un principio che quasi sempre trova poco riscontro in una realta' molto piu' variegata ( l'animo umano)
Si e' cattivi psicologici, cattivissimi adire il vero, se non si comprende l'uomo da cio' che fa e non da cio' che dice.
Si rilegga Sartre( per lo piu' marxista) per capirci qualcosa.

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