10luglio1945. Dal fondo del nero cortile, improvvisamente chiamano chiamano con nome e cognome. La vita è troppo corta per il lusso di aver torto, la vita è troppo lunga per poter aver ragione.
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Inizia così uno dei racconti de "In quel preciso momento" ed è stupendo.
La morte che attende a compiersi è la stessa paura che proviamo nelle notti insonni. Cos'altro accade quando, al buio, desideriamo l'abbandono che viene come un finto trapasso? Suoni - tanti - pianti e rumori.
Finché non annientiamo lo scarafaggio che avevamo schiacciato poco prima di coricarci.
"Guardai: la macchina nera si muoveva. O meglio se ne muoveva un pezzetto (lei sogna di morire, ulula il cane, il canarino si sveglia, gente si è alzata, una mamma chiama il figlio, le porte cigolano, uno si mette a fumare e, forse, il pianto di un bambino).
Vidi sul pavimento la bestiola nera spiaccicata muovere una zampina. Era quella di destra di mezzo."
Quella morte/non morte ha prolungato la nostra agonia.
"Schiacciai con la pantofola l'insetto e fregando sul pavimento lo spappolai in una lunga striscia grigia".
Fine delle tribolazioni.
Un gran Buzzati.