Dino Buzzati

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sergio.T
00giovedì 10 maggio 2007 15:28
Buzzati nacque a Belluno nel 1906, località San Pellegrino, nella villa in cui la sua famiglia milanese, molto agiata, trascorreva l'estate. Era il terzo di quattro fratelli: Augusto (1903-?), Angelina (1904-2004) e Adriano (1913-1983), famoso genetista. Il padre, Giulio Cesare, proveniva da un'antica famiglia bellunese. La madre Alba Mantovani (sorella dello scrittore Dino Mantovani) era veneziana, appartenente alla famiglia dogale Badoer Partecipazio; alla sua morte, avvenuta nel 1961, lo scrittore dedicherà lo struggente elzeviro I due autisti.

Amava molto la musica (imparò sin da piccolo a suonare il violino ed il pianoforte), il disegno e la montagna, che costituiranno elementi fondamentali del poliedrico talento dell'artista.

I Buzzati vivevano a Milano, dove il giovane Dino frequenterà il ginnasio Parini e in seguito la facoltà di Giurisprudenza, per assecondare i desideri del padre che lo vedeva futuro avvocato.

Nel 1928, appena prima di terminare gli studi universitari, entra come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, ed infine inviato. Sempre nello stesso anno si laurea in giurisprudenza con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato.

Nel 1933 esce il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale segue dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere saranno tratti film ad opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993.

Fra il 1935 e il 1936 si occupò del supplemento mensile "La Lettura".

È del 1939 quello che probabilmente è il suo più grande successo, Il deserto dei Tartari, che verrà edito l'anno seguente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi cambiato per evitare il richiamo al conflitto mondiale ormai alle porte), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trae il film omonimo. In quegli anni Buzzati comincia a dedicarsi ai suoi fortunati racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Accanto all'attività narrativa, Buzzati continua la sua attività di giornalista. Una scelta di suoi articoli trova spazio nella raccolta "Cronache terrestri".

Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affronta temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e il trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre ("Le mura di Anagoor", "Il cantiniere dell'Aga Khan", "Il deserto dei Tartari"), l'ineluttabilità del destino ("I sette messaggeri") spesso accompagnata dall'illusione ("L'uomo che voleva guarire"). Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come nel "Deserto dei Tartari"). Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità ("Un amore"). La letteratura di Buzzati appartiene al genere fantastico, anche se talvolta presenta vicinanze al genere horror.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e non più ristampato. Il libro è una raccolta di finti miracoli, che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attributi a Santa Rita dalla tradizione popolare. Buzzati si è ispirato per questa opera alla località di Valmorel nel Bellunese.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati coltiva la pittura (terrà anche alcune mostre) e il Teatro. Cura anche personalmente le scenografie delle sue rappresentazioni.

Fu, da un certo punto di vista, un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia. Morì di tumore al pancreas (che già aveva causato il decesso del padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972.

A Buzzati sono stati dedicati il sentiero che collega Valmorel al comune di Limana (Belluno) e un sentiero attrezzato che porta alla cima del monte Cimerlo nel Gruppo delle Pale di S.Martino (Trento).
mujer
00lunedì 14 maggio 2007 17:44
[...]Sei piani, sei terribili muraglie, sia pure per un errore formale, sovrastavano adesso Giuseppe Corte con implacabile peso. In quanti anni, sì, bisognava pensare proprio ad anni, in quanti anni egli sarebbe riuscito a risalire fino all'orlo di quel precipizio? Ma come mai la stanza si faceva improvvisamente così buia? Era pur sempre pomeriggio pieno. Con uno sforzo supremo Giuseppe Corte, che si sentiva paralizzato da uno strano torpore, guardò l'orologio, sul comodino, di fianco al letto. Erano le tre e mezzo. Voltò il capo dall'altra parte, e vide che le persiane scorrevoli, obbedienti a un misterioso comando, scendevano lentamente, chiudendo il passo alla luce.

Dino Buzzati, brano estratto dal racconto "Sette piani", tratto dal volume "Sessanta Racconti"


Ne ho letto alcuni, e tutti splendidi.
Continuerò a leggerli nel giardinetto di dietro.

sergio.T
00venerdì 18 maggio 2007 15:53
A distanza di qualche anno dalla lettura dei 60 Racconti, ancora ora, non mi abbandona tutto il piacere di quella lettura.
Una raccolta di racconti di una forza e di una bellezza incantevole.
Dovrei citarne tantissimi di racconti per fare un esempio di come questo scirttore era davvero maestro nell'arte della narrativa breve, ma uno piu' di ogni altro, soprattutto, rimane memorabile: Una cosa che comincia per elle.
Da rileggere infinite volte.
sergio.T
00venerdì 1 giugno 2007 10:10
Quando non hai assolutamente voglia di leggere un romanzo o di seguire una storia, cosa migliore non c'e' che leggere racconti sparsi.
Quelli di Buzzati ad esempio, o di altri.
sergio.T
00mercoledì 9 aprile 2008 11:32
In quel preciso momento
Marzo 1946

Buzzati da grande scrittore dice:
tutte quelle volte che di getto scriviamo per noi stessi ( unico modo)
Poi qualcuno legge e dice: che bello!
E tu ci pensi.
E poi qualcuno dice: ti pubblico!
E tu ci pensi.
E poi qualcuno pubblica ancora di piu' i tuoi scritti.
E tu ci pensi: tutti ti leggono.
Ti rimetti a scrivere e pensi a quelli che ti leggono.

La scrittura per gli altri, per il libro, per il pubblico: tutto falso, perche' scrivi per gli altri e non piu' di getto, dunque.

Grandissimo Buzzati.
mujer
00mercoledì 9 aprile 2008 11:34
Sono d'accordissimo, lo dico da anni ormai e nessuno mi crede.
Si scrive veramente solo per se stessi.
Buzzati avrà tenuto per sé i racconti più veri, ne sono sicura.
sergio.T
00mercoledì 9 aprile 2008 15:26
Lo scarafaggio, racconto fantastico e inquietante di Buzzati.
Alla Cortazar, in un certo senso.


Una coincidenza: sul Meridiano di Chiara si definisce Buzzati e Chiara stesso, come i piu' grandi scrittori italiani di racconti.
E si fa riferimento, nello spiegare l'alrte del racconto, a Cortazar.
Guarda caso questi tre nomi associati.



sergio.T
00mercoledì 9 aprile 2008 15:32
Chiara: Era d'inverno, Paghen paghen.
Buzzati: una Goccia, Il borghese stregato
Cortazar: L'autostrada del sud, Casa tomada, La salute degli infermi.
Merimee': Mateo Falcone, Colomba.


Questa manciata di racconti ( ma degli autori in questione ve ne sarebbero altri) valgono 150 romanzi scelti tra i tanti scritti senza arte ne' parte.( da scribacchini di ogni sorta).
Forse anche 1500 o 150.000.
Massi', facciamo 1.500.000 e forse qualcosa di piu'.
sergio.T
00giovedì 10 aprile 2008 08:48
In quel preciso momento.

Scritti a ruota libera, riflessioni, raconti sparsi.
I temi sono inquieti: solitudine, cammino verso l'ignoto, nostalgia, ricordi, la presenza di una morte strana.

Un Buzzati " agitato"
sergio.T
00venerdì 11 aprile 2008 09:31
Inquieto, inquieto, inquieto: questo e' il Buzzati di In quel preciso momento.
sergio.T
00venerdì 11 aprile 2008 15:55
La vita come sempre uguale a se stessa, un'ora, un giorno, un mese, un anno, sempre uguale in attesa dell'ignoto.
Ecco il Buzzati di queste riflessioni.
sergio.T
00lunedì 14 aprile 2008 09:35
Buzzati sulla scrittura
" scrivi, scrivi, scrivi.
E continua a scrivere in modo disilluso.
La scrittura e' una delle cose piu' patetiche e ridicole di sempre.
Tutto scomparira' nell'inutilita'.
Magari una parola sola rimarra'. Forse"

Buzzati In quel preciso momento.


sergio.T
00lunedì 14 aprile 2008 09:40
Buzzati sul progresso.
"Troppo comodo se il progresso non si pagasse. I conti vanno sempre pagati, in ogni caso."


Buzzati e' molto critico con l'inizio del progresso tecnologico: le auto, il telefono, il cervello elettronico (futuro computer) negli anni 40/50 lo lasciarono perplesso, molto perplesso.
A che serve tutto questo? e aggiunge: se un domani si saltasse da un pianeta all'altro ( cosa che infatti si e' avverata) non pensate di farla franca: pagherete il conto anche su un nuovo pianeta.
Il conto di non essere piu' uomini.


mujer
00giovedì 1 maggio 2008 12:01
10luglio1945. Dal fondo del nero cortile, improvvisamente chiamano chiamano con nome e cognome. La vita è troppo corta per il lusso di aver torto, la vita è troppo lunga per poter aver ragione.

....

Inizia così uno dei racconti de "In quel preciso momento" ed è stupendo.

La morte che attende a compiersi è la stessa paura che proviamo nelle notti insonni. Cos'altro accade quando, al buio, desideriamo l'abbandono che viene come un finto trapasso? Suoni - tanti - pianti e rumori.
Finché non annientiamo lo scarafaggio che avevamo schiacciato poco prima di coricarci.

"Guardai: la macchina nera si muoveva. O meglio se ne muoveva un pezzetto (lei sogna di morire, ulula il cane, il canarino si sveglia, gente si è alzata, una mamma chiama il figlio, le porte cigolano, uno si mette a fumare e, forse, il pianto di un bambino).
Vidi sul pavimento la bestiola nera spiaccicata muovere una zampina. Era quella di destra di mezzo."

Quella morte/non morte ha prolungato la nostra agonia.

"Schiacciai con la pantofola l'insetto e fregando sul pavimento lo spappolai in una lunga striscia grigia".

Fine delle tribolazioni.

Un gran Buzzati.
sergio.T
00domenica 5 ottobre 2008 19:20
Quando si leggono i racconti di Buzzati ( ad esempio: Fantasmi) capita un paradosso : si e' , infatti, persino soddisfatti quando se ne legge uno cosi' e cosi'.
Tra i tanti stupendi, uno un pochino sotto tono, fa esclamare: " ah! meno male! anche lui ogni tanto scriveva cosette non favolose".
Anche il troppo bello ha bisogno di interruzione...
sergio.T
00lunedì 6 ottobre 2008 09:08
Invidia e Quando scende l'ombra.
Due racconti perfetti nella raccolta Cronache fantastiche ( 2 volumi: Delitti - Fantasmi)
sergio.T
00lunedì 6 ottobre 2008 09:15
Buzzati e' uno dei pochi autori europei ( tra i grandi scrittori) che per alcune assonanze puo' essere avvicinato ai grandi sudamericani.
Marquez, Cortazar, per fare due nomi.
Il mondo del fantastico in Buzzati, anche se con connotati diversi, assume un ruolo di protagonista: nell'irrazionale e nel sogno( incubo) si sviluppano le sue storie tanto da spostare il limite della realta' avanti e indietro.

sergio.T
00martedì 7 ottobre 2008 09:57
Un Buzzati sempre definitivo quello dei racconti.
Definitivo nei confronti delle piccolezze umane: ricchezza, vanita', gloria, narcisismo, prepotenza, arroganza.
Tutto spazzato via dal nulla che incombe su tutto.

E allora ogni volta i fantasmi delle nostre paure vengono a richiamarci : ma a che serve tutto questo? dove vuoi andare? sei sicuro che ne valga la pena?
Sembrano dire cosi' e noi che ascoltiamo rimaniamo stupiti, increduli, ci rassicuriamo dicendoci : ma va'! e' solo una sciocchezza.
E invece no: ormai la voce del fantasma paura sussurra e il dubbio nasce.
sergio.T
00martedì 7 ottobre 2008 10:03
Non esiste oggi in italia uno scrittore di racconti del livello di Buzzati.
Ne sono sicuro.
L'enorme mole di racconti che ci ha lasciato come eredita' e' li' a testimoniare questa certezza.
E poi: che racconti! E' sorprendente come su un unico tema ( il malessere della vita minacciata dal nulla della morte) si possano scrivere cosi' tante novel story.
E con quale eleganza! e con quale stile!

Vien da piangere, se a paragone, li si raffronta con i " raccontini di oggi", cosi' insulsi, cosi' sbiaditi, cosi' scontati.
Ma forse e' meglio mettersi a ridere. Buzzati avrebbe preferito cosi'.
sergio.T
00martedì 7 ottobre 2008 10:04
" Gli scrittori sono tutti gelosi, invidiosi, vanitosi"

Buzzati.

Pensa te, se ne avesse conosciuto alcuni di oggi! [SM=g8455]
sergio.T
00martedì 22 dicembre 2009 11:01
«Dipingere o scrivere per me sono in fondo la stes­sa cosa. Che dipinga o che scriva, io perseguo il medesimo scopo, che è quello di raccontare delle storie»

Dino Buzzati
mujer
00venerdì 11 febbraio 2011 11:15
"In un arco di tempo, pur non avendo punti di riferimento, ciascuno di noi realizza il suo cammino con l' unica certezza che, allo scadere del tempo, il temuto evento sopraggiungerà inesorabilmente a porre fine al nostro avanzare.
Cosa si celi però dinanzi al cammino è un mistero che l'uomo tenta di scoprire ricercando sempre più e sempre oltre. La ricerca lo condurrà in diversi luoghi, lontano dalle sue origini e dalle sue radici, dove potrà fare delle esperienze, alcune comuni a tutti gli uomini, altre più personali ed intime, e alla fine, ad un passo dal luogo in cui il tempo è fermo, l'uomo ritroverà se stesso e la sua libertà".

Dino Buzzati
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