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Dino Buzzati

Ultimo Aggiornamento: 11/02/2011 11:15
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10/05/2007 15:28
 
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Buzzati nacque a Belluno nel 1906, località San Pellegrino, nella villa in cui la sua famiglia milanese, molto agiata, trascorreva l'estate. Era il terzo di quattro fratelli: Augusto (1903-?), Angelina (1904-2004) e Adriano (1913-1983), famoso genetista. Il padre, Giulio Cesare, proveniva da un'antica famiglia bellunese. La madre Alba Mantovani (sorella dello scrittore Dino Mantovani) era veneziana, appartenente alla famiglia dogale Badoer Partecipazio; alla sua morte, avvenuta nel 1961, lo scrittore dedicherà lo struggente elzeviro I due autisti.

Amava molto la musica (imparò sin da piccolo a suonare il violino ed il pianoforte), il disegno e la montagna, che costituiranno elementi fondamentali del poliedrico talento dell'artista.

I Buzzati vivevano a Milano, dove il giovane Dino frequenterà il ginnasio Parini e in seguito la facoltà di Giurisprudenza, per assecondare i desideri del padre che lo vedeva futuro avvocato.

Nel 1928, appena prima di terminare gli studi universitari, entra come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, ed infine inviato. Sempre nello stesso anno si laurea in giurisprudenza con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato.

Nel 1933 esce il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale segue dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere saranno tratti film ad opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993.

Fra il 1935 e il 1936 si occupò del supplemento mensile "La Lettura".

È del 1939 quello che probabilmente è il suo più grande successo, Il deserto dei Tartari, che verrà edito l'anno seguente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi cambiato per evitare il richiamo al conflitto mondiale ormai alle porte), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trae il film omonimo. In quegli anni Buzzati comincia a dedicarsi ai suoi fortunati racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Accanto all'attività narrativa, Buzzati continua la sua attività di giornalista. Una scelta di suoi articoli trova spazio nella raccolta "Cronache terrestri".

Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affronta temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e il trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre ("Le mura di Anagoor", "Il cantiniere dell'Aga Khan", "Il deserto dei Tartari"), l'ineluttabilità del destino ("I sette messaggeri") spesso accompagnata dall'illusione ("L'uomo che voleva guarire"). Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come nel "Deserto dei Tartari"). Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità ("Un amore"). La letteratura di Buzzati appartiene al genere fantastico, anche se talvolta presenta vicinanze al genere horror.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e non più ristampato. Il libro è una raccolta di finti miracoli, che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attributi a Santa Rita dalla tradizione popolare. Buzzati si è ispirato per questa opera alla località di Valmorel nel Bellunese.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati coltiva la pittura (terrà anche alcune mostre) e il Teatro. Cura anche personalmente le scenografie delle sue rappresentazioni.

Fu, da un certo punto di vista, un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia. Morì di tumore al pancreas (che già aveva causato il decesso del padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972.

A Buzzati sono stati dedicati il sentiero che collega Valmorel al comune di Limana (Belluno) e un sentiero attrezzato che porta alla cima del monte Cimerlo nel Gruppo delle Pale di S.Martino (Trento).
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