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Caffé Letterario

Vito Bollettino

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    sergio.T
    00 04/12/2009 09:20


    "Il ciliegio di Zio Luigi” e' la prima opera di Vito Bollettino, 47 anni, ispettore della sezione investigativa del Commissariato di polizia di Empoli.

    Il genere non potrebbe non essere il ‘noir’. “Si tratta di un giallo ambientato dalle mie parti, in Basilicata – racconta Bollettino – tutto parte dal ritrovamento di un cadavere sotto a un ciliegio, luogo di ricordi infantili per me”.

    Gli episodi criminosi sono raccontati dallo scrittore attraverso il lavoro dell’ispettore Trivigno: “Ho cercato di evitare l’uso del ‘poliziese’, vale a dire di termini troppo tecnici. Non è un vero ‘giallo’, leggendolo si può intuire l’assassino, ma è quello che m’interessava. Coinvolgere il lettore nelle indagini”. “Il ciliegio di Zio Luigi” è edito da Tagete edizioni di Pontedera e fa parte della collana ‘Orme Gialle’, concorso per scrittori emergenti ormai avviato da 11 anni.

    Ma come nasce la passione per la scrittura di un ispettore di polizia?

    Domanda alla quale Bollettino risponde togliendosi dalle tasche fogli e fogliettini: “Scrivo, prendo appunti. Quello dello scrivere, del raccontare cose fantasiose è sempre stato un mio piacere personale, dalle favole inventate alla mia prima figlia, ad altre cose”.

    Dunque questa prima opera di Bollettino è solo l’inizio: “Penso di sì. Era da tanti anni che mi cimentavo in qualche cosa di più di uno scritto, ma per tutti non avevo mai trovato una degna conclusione. Confesso però che anche in questo libro all’ultima pagina c’è scritto ‘fine’, ma c’è anche un ‘forse’ tra parentesi. Insomma, non lo sentivo terminato, completo”.

    Forse anche per questo è già pronto un proseguo che, a quanto pare, sarà ambientato in Toscana.

    Come detto il libro fa parte della collana ‘Orme Gialle’.

    “Anche per questo – spiega Elisa Della Bella della Tagete Edizioni – saranno con noi alla presentazione di venerdì Marcello Cimino, Vicepresidente del Circolo Culturale Orme Gialle, e Antonio Giusti, scrittore che ha collaborato all’opera, da sottolineare Piergiorgio Di Cara ha introdotto il libro”. Sarà presente anche Salvatore La Porta, dirigente del commissariato di Empoli.

    [Modificato da mujer 04/12/2009 09:40]
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    comesientra
    00 04/12/2009 10:05
    il titolo è accattivante, spero solo non l'abbia scritto durante le ore di servizio
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    sergio.T
    00 04/12/2009 11:04
    non so quando l'ha scritto, glielo chiedero', ma credo che lo abbia scritto nel tempo libero. E' una persona con la quale si puo' parlare molto bene: ho deciso di leggere il suo romanzo perche' incuriosito da un esordiente e perche' preferisco scegliere in quegli esordienti un po' fuori dai soliti giri di raccomandazioni varie. Quando lessi alcuni di questi, mi accorsi che , in fondo in fondo, non stavo leggendo niente se non un amico di un amico di un amico.
    Un esempio? se leggessi un amico di Tiziano Scarpa ( presentato da lui) so gia' in partenza che cosa mai leggerei: niente.
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    sergio.T
    00 09/12/2009 17:35
    Un buon inizio, niente da dire. La storia prende piede, i personaggi si presentano, alcuni richiami alla tradizione o a certi valori meritano una riflessione: sono tutti punti a favore per un autore esordiente. Lo stile? qui bisognerebbe aprire un lungo discorso sulla forma verbale scelta per la narrazione e per la costruzione complessiva della struttura narrativa. Vito Bollettino non e' certamente un minimalista ( per fortuna) ma tende a non insistere su situazioni che potevano essere lavorate meglio. L'arrivo al casolare, ad esempio...
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    mujer
    00 18/12/2009 09:01
    Sono a metà libro e due sono le riflessioni finora.
    La prima, più legata alla mia esigenza di lettrice - è la totale omologazione tra dialoghi e narrato.
    Vito Bollettino non è stato in grado di scrivere raccontando. E' come se avesse tradotto la storia come un unico dialogo, tentando di trasformare in piccoli frammenti la relazione tra i vari personaggi.
    E' un'operazione che può riuscire a pochi grandi (il mio preferito: Cortàzar) e, in effetti, a Vito non riesce.
    L'altra mia considerazione è sulla mancata caratterizzazione dei personaggi. Essendo tutto dialogo, abbiamo un groviglio di nomi che non dicono altro che ciò che lo scrittore vuol far dire loro. Non hanno vita propria, non stupiscono e, cosa più importante, li si dimentica a giro di pagina.

    So che devo tener conto della "prima", dell'esordio, e che stroncare uno scrittore, tra l'altro simpatico com'è Vito, non è cosa bella. Ma la mia fama di lettrice severa avrà una ragione no?
    Consiglio a Vito di leggere Buzzati che, nell'arte del racconto - appartenente a nessun genere e a tutti i generi - ci insegna molto.
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    sergio.T
    00 18/12/2009 09:44
    lo stai leggendo con il metro uguale a quello della lettura di uno scrittore affermato. Un Buzzati, un Cotazar, ad esempio. Ovvio che il paragone sia improponibile. Certo, nella struttura del racconto rimane evidente uno sfilacciamento, un qualcosa di non ben sincronizzato. Fa parte del mestiere dare corposita' ad un racconto, dare uniformita' circolare che si apre e si chiude. Ma Cortazar e Buzzati, sono davvero improponibili: lo sono persino per altri scrittori, figurati per Vito!
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    mujer
    00 18/12/2009 09:50
    sì, lo penso anch'io. Ma è utile a Vito riflettere sulla forma, sul fatto che non si può scrivere un dialogo infinito senza saperlo gestire.
    ci torniamo su.
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    sergio.T
    00 18/12/2009 09:53
    se ad esempio dovessero dire ad Anand Gm di commentare una partita di scacchi di sergio, che dovrebbe dire se giudicasse da GM? ah,che schifo non gioca come Fischer, perche' usa un metro improponibile per un giocatore dilettante. Ma se si ricorda che Sergio non e' un GM e nemmeno un professionista, potrebbe rispondere : per il suo livello giochicchia anche benino, certo che la strada e' lunga, lunghissima per giocare meglio.
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    sergio.T
    00 18/12/2009 09:55
    sulla forma glielo puoi certamente dire: e' una critica costruttiva, e' un modo di dare un'interpretazione alla sua struttura narrativa.
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    mujer
    00 20/12/2009 13:30
    Ho finito di leggere il Ciliegio di zio Luigi.
    Restano le riflessioni sulla forma e sui personaggi.
    Per quanto riguarda la storia, tiene abbastanza.
    Mancano molti passaggi, collegamenti e alcune situazioni accennate non si sviluppano, lasciando qualche scena incompiuta.

    Alcune intuizioni sono valide, in un paio di occasioni Vito fa un'analisi timida, ad esempio quando cita "la realtà addomesticata". Quella riflessione mi è piaciuta.
    E anche l'altra fatta per voce del Dott. Longhi, non male.

    Ma subito dopo si tuffa nei dialoghi e banalizza un po' tutto.

    Gli spiegherò queste cose con garbo, nel blog.
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    sergio.T
    00 21/12/2009 09:17
    fai bene. Io avevo detto che manca un po' di corposita' e a volte si sfilaccia, ma la storia tutto sommato tiene. E' un esordio di un amatoriale. Bisogna tenere conto anche di questo.