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Caffé Letterario

Rene' Guenon

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    sergio.T
    00 03/12/2009 16:15
    René Guénon, figlio unico di Jean-Baptiste, architetto, e di Anna-Léontine Jolly, nacque a Blois il 15 novembre 1886. Trascorse in questa città un'infanzia e un'adolescenza in tutto normali, ricevendo una prima educazione dalla zia materna, istitutrice, e proseguendola poi alla scuola Notre-Dame des Aydes, condotta da religiosi. Nel 1902 passò al collegio Augustin-Thierry e l'anno seguente fu ricevuto baccelliere «ès lettres-philosophie».

    Nel 1904 partì per Parigi, per seguirvi un corso accademico di matematica superiore presso il collegio Rollin. All'incirca nel 1906 interruppe però gli studi universitari, a causa, si dice, della sua salute, la quale pare fosse fin dall'infanzia piuttosto delicata. Nel frattempo si era stabilito al n. 51 della Rue Saint-Louis-en-l'Île, residenza che conserverà per diversi anni.

    Dopo l'interruzione degli studi accademici cominciò per René Guénon un periodo ricco di incontri e fecondo di scritti; estremamente difficile è però raccogliere testimonianze sicure sulle sue relazioni, complesse, e provocate molto spesso da moventi che avevano un diretto rapporto con lo sviluppo della sua opera scritta, in particolare nel suo aspetto di chiarificazione e di condanna delle pseudo-dottrine occultistiche e «teosofiche». Nel periodo che va dal 1906 al 1909 René Guénon frequenta la «Scuola Ermetica», diretta da Papus, e si fa ammettere nell'Ordine Martinista e in altre organizzazioni collaterali. Al congresso spiritualista e massonico a cui partecipa nel 1908 in qualità di segretario d'ufficio, entra in relazione con Fabre des Essarts, «patriarca» della «Chiesa Gnostica», nella quale porta il nome di Synesius. René Guénon entra in questa organizzazione col nome di Palingenius. Quivi conosce due personaggi di notevole apertura mentale: Léon Champrenaud (1870-1925) e Albert Puyou, conte di Pouvourville (1862-1939), il primo entrato più tardi nell'Islam col nome di Abdul-Haqq, il secondo un ex-uffìciale dell'esercito francese che durante il soggiorno in Estremo-Oriente era stato ammesso - caso più unico che raro per un Occidentale - in ambienti taoisti. Sempre in questo periodo avviene la formazione di un «Ordine del Tempio», diretto da Guénon; quest'organizzazione avrà vita breve, ma varrà al suo fondatore di essere escluso dai gruppi diretti da Papus. È pure di questo periodo l'ammissione di René Guénon alla Loggia massonica Thébah, dipendente dalla Gran Loggia di Francia, Rito scozzese Antico e Accettato. È al 1908 che alcuni fanno risalire l'incontro di Guénon con i rappresentanti qualificati dell'India tradizionale.

    Nel 1909 fonda la rivista La Gnose, dove appariranno il suo primo scritto, intitolato Il Demiurgo, articoli sulla Massoneria e, ciò che è più importante in quanto dimostra come le dottrine orientali fossero da lui già completamente assimilate in quest'epoca (aveva allora 23-24 anni), la prima stesura de Il simbolismo della Croce, de L'Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta e de I princìpi del calcolo infinitesimale. Alla fine del 1910 fa conoscenza con John Gustaf Agelii, pittore svedese diventato musulmano col nome di Abdul-Hadi verso il 1897 e ricollegato al Tasawwuf (esoterismo islamico) dallo Shaykh Abd al-Rahmân Elish al-Kabir. La rivista La Gnose cessa le sue pubblicazioni nel febbraio 1912. L'11 luglio dello stesso anno René Guénon sposa a Blois la signorina Berthe Loury e sempre nello stesso anno entra nell'Islam.

    Agli anni 1913-14 risale il suo incontro con un Indù, lo Swami Narad Mani, il quale gli procura una documentazione sulla «Società Teosofica» che gli servirà probabilmente, in parte, per la stesura dello studio sulla organizzazione in questione.

    Negli anni dal 1915 al 1919 è supplente al collegio di Saint-Germain-en-Lave, soggiorna a Blois (dove gli muore la madre nel 1917) ed è professore di filosofia a Sétif (Algeria). Ritorna a Blois, poi a Parigi.

    Nel 1924 (e fino al 1929) dà lezioni di filosofia al corso Saint-Louis: è in quest'anno che ha luogo una conferenza stampa a cui partecipano Ferdinand Ossendowski (polacco, autore di una cronaca di viaggio attraverso la Mongolia e il Tibet che aveva fatto un certo scalpore alcuni anni prima), Gonzague Truc, René Grousset e Jacques Maritain.

    L'anno 1925 vede la sua collaborazione alla rivista cattolica Regnabit, diretta dal R. P. Anizan, al quale egli è stato presentato dall'archeologo Louis Charbonneau Lassay, di Loudun (questa collaborazione cesserà presto, nel 1927).

    È del 1928 la morte della moglie, avvenuta il 15 gennaio. Comincia in quest'anno la sua collaborazione regolare alla rivista Le voile d'Isis, che dal 1933 prenderà il titolo di Études Traditionnelles.

    Nel 1930 parte per Il Cairo, dove si stabilirà definitivamente, sposando nel 1934 la figlia dello Sciaykh Mohammed Ibrahîm, dalla quale avrà quattro figli (due maschi e due femmine) di cui uno postumo. Qui proseguirà la sua opera di chiarificazione dottrinale sino alla morte, avvenuta il 7 gennaio 1951.

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    sergio.T
    00 03/12/2009 16:16
    La tradizione
    La parte costruttiva dell'opera di René Guénon riguarda la «Tradizione», intesa non come mero insieme di usi e costumi ma come «trasmissione» di un patrimonio simbolico e metodologico, cioè come veicolo imprescindibile per accostarsi alla «metafisica», conoscenza sovra-razionale da realizzare attraverso il procedimento immediato (cioè non mediato) dell' intuizione intellettuale. Essa è quell'identificazione tra conoscente e conosciuto che non può avvenire neanche mediante la più elevata tra le facoltà individuali, cioè la ragione, ma solo attraverso l'intelletto superiore, facoltà trascendente che partecipa della natura divina insita nell'essere umano, di là dalla parvenza individuale alla quale la prospettiva profana pare limitarlo. La «metafisica» è la Verità, cioè «l'adeguamento della conoscenza alla Possibilità universale e totale»: in definitiva, la realizzazione dell'Infinito.

    Facendo propria la terminologia in uso in alcune scuole filosofiche dell'antica Grecia, René Guénon distingue due aspetti in una dottrina e, di conseguenza, due livelli di partecipazione alla «tradizione»: quello «exoterico», cioè esteriore, elementare, facilmente comprensibile e alla portata di tutti; quello «esoterico», cioè interiore, più profondo, d'ordine più elevato, e come tale rivolto e accessibile solo a coloro i quali sono qualificati in modo speciale per comprenderlo.

    Alcune tradizioni presentano un aspetto essoterico rivestito di forma religiosa e un aspetto esoterico al quale accedere attraverso una iniziazione: per esempio, nella tradizione ebraica l'aspetto esoterico è la Qabbalah, nella tradizione islamica è il Tasawwuf (Sufismo), nella tradizione cristiana sono stati l'ermetismo e la cavalleria medievali. Altre tradizioni, invece, come il Confucianesimo e il Taoismo, non possono essere considerate l'una in rapporto all'altra come un essoterismo e un esoterismo, giacché sono formalizzate (sul piano sociale e sul piano metafisico rispettivamente) come tradizioni distinte, sebbene procedenti entrambe da una medesima sorgente. La tradizione indù, infine, non presenta un essoterismo e un esoterismo nettamente separati, in quanto dal tronco della dottrina puramente metafisica, che affonda le sue radici sull'insegnamento dei Vêda, discendono applicazioni che divengono altrettanti rami secondari nei suoi confronti: di coloro che ricevono lo stesso insegnamento, ciascuno «lo assimila più o meno completamente, più o meno profondamente, a seconda dell'estensione delle proprie possibilità intellettuali».

    La distinzione tra coloro che si mantengono in un ambito essoterico (sia esso circoscritto a una forma religiosa, sociale o di altro tipo) e coloro che partecipano dell'ambito esoterico (attraverso una organizzazione iniziatica tradizionale e regolare) è connessa con il divenire dell'essere umano: scopo della via essoterica è di consentire la conservazione dell'unità delle componenti che costituiscono l'individualità umana nella condizione migliore possibile, ovverosia quell'esito che, secondo la prospettiva teologica, è definito salvezza; scopo della via esoterica, invece, è il superamento dell'individualità e l'identificazione con il Principio, ovverosia quell'esito che, secondo la prospettiva metafisica, è definito liberazione.

    L'iniziato procede per gradi da una condizione in cui la sua realizzazione è soltanto «virtuale» - egli ha ricevuto l'iniziazione ma, per l'appunto, è solo all'inizio del suo viaggio – verso una condizione in cui la sua realizzazione diviene «effettiva»: solo allora, egli morirà veramente in quanto tal dei tali identificandosi all'oggetto della conoscenza, abbandonando l'illusione dell'individualità e divenendo l'espressione manifesta del maestro interiore al quale sarà rinato.

    Ma poiché il punto di vista individuale impedisce di scorgere al di là di esso, per procedere realmente nel cammino iniziatico è necessario un Maestro (o Guru): tradizionalmente, il vero Maestro è il maestro interiore presente in ciascun essere umano; pertanto, lo scopo del lavoro iniziatico è quello di favorire le migliori condizioni per un «risveglio» del maestro interiore, supportando l'individuo attraverso quella fase assai pericolosa e più o meno lunga, a seconda delle caratteristiche di ciascuno, nella quale il pericolo di illudersi sui risultati conseguiti è ben presente, pur percorrendo una via iniziatica tradizionale e regolare.

    La precisazione di questi punti è stata oggetto di studio, da parte di René Guénon, in numerosi articoli, poi raccolti nei volumi Considerazioni sull'iniziazione (1946) e Iniziazione e Realizzazione spirituale (1952).

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    comesientra
    00 04/12/2009 10:08
    Quando l'avevi consigliato in emozionalia m'ero letta qualcosa, peccato non averlo scoperto prima: ho capito tante cose dai suoi scritti. Penso sia il caso, per me, di rileggere.