00 27/10/2008 11:26
Re:
mujer, 27/10/2008 10.43:

Sul voto in condotta la questione è molto più complessa, bisogna considerare l'aspetto pedagogico e non può ridursi al mero concetto di punibilità.
Intanto c'è da valutare qual è il criterio di comportamento da cui si parte per formulare il voto: la partecipazione? il silenzio? la tranquillità? l'espressione? l'apprendimento?

In passato c'erano scuole (per esempio quelle artistiche) in cui il comportamento estroso non era considerato criterio per l'abbassamento del voto.
In un liceo, certi comportamenti, sarebbero stati considerati irriguardosi e avrebbero portato l'alunno alla bocciatura.

Questo non significa concedere attenuanti né non far rispettare le regole. Dico che il voto in condotta non può rappresentare la forma per risolvere i comportamenti che, a detta del ministero (e non della scuola, bada bene), sono da contenere.
Qui si apre la spinosa questione del bullismo (fenomeno che non esiste nelle forme che vogliono far credere) e non sarà un voto a risolverlo.



guarda julia, non complichiamo le cose ( e' tutto un puttanaio perche' la semplicta' ora e' diventata una cosa inaudibile)
Il criterio, infatti , e' semplicissimo: il voto in condotta per un bambino e' il suo modo di condur-si ( lo dice la parola stessa) in mezzo agli altri, in una situazione che richiede un suo decoroso comportamento. Dunque educato.
Questo non significa che debba essere una mummia e tanto meno un pazzo folle che sputa a destra e a sinistra , per fare un esempio.
Se poi, i luminari del pensiero pedagogico moderno progressista sulla parola " decoroso" aprono mille dibaditti e mille "dipende", dicendo che magari qui e magari li', allora capisco tutto il casino che succede nella scuola e nei suoi rapporti: il casino l'hanno loro in testa, innanzitutto!