00 27/10/2008 11:17
capisco Matrioska, ma e' l'insieme educativo ( addestramento e' una parola che urta la sensibilita' moderna) a doversi fare carico dell'educazione di un soggetto ( ci si educa anche tra adulti).
Due le strade maestre: la famiglia e le istituzioni ( scuola, associazioni, lavoro).
Infine, il confronto con la societa' ( la dialettica con gli altri) e' la plasmazione definitiva dell'educazione di un soggetto.
Tu dici: ma i genitori sono frustrati dai loro problemi irrisolti e in piu' - cosa umanamente decisiva - sono condizionati dall'emotivita' verso il proprio figlio.
Ovvio che su questa direttiva nessuno puo' obiettare qualcosa.
Ma andiamo per ordine:
le frustrazioni? e quali sono cara Matrioska queste frustrazioni moderne? nella maggior parte dei casi ( si sa, le eccezioni confermano le regole e dunque ci atteniamo al generale) sono di ordine esistenziale economico. Si, proprio cosi'. La cultura dei soldi scatena una frustrazione dietro l'altra. Si desidera sempre di piu'; si vuole sempre di piu'; si sublima la propria infelicita' in un materialismo assoluto ( casa, auto, vizi, benessere, ecc, ecc,) Da qui, ai bambini non deve mancare niente: li si deve dare tutto e accontentare in tutto.
Ma questo non basta ancora, non puo' bastare. S'impedisce anche ad altri ( le istituzioni non frustrate) di essere troppo severi nei confronti del figlio: ma questo e' un inganno psicologico.
In questo modo non si vuole il bene del figlio, ma si vuole la rivincita personale alle proprie frustrazioni.
Si dice in modo sottinteso: la mia vita subisce una decable dietro l'altra, non posso decidere in niente, non posso farmi valere in niente, ( o almeno si ha questa sensazione) e dunque " almeno " su mio figlio rimango l'unico insindicabile giudice, l'unico estremo " proprietario" e su di lui voglio che sia cosi' e cosa'. Ecco: io voglio. ( volonta' di rivincita)
Come le assemblee condominiali, se mi permetti il paragone: frustrati dalle infelicita' della vita, noi piccoli miserabili proprietari di una casetta di 25 metri quadri ( una capanna, insomma) ci sentiamo investiti da quella megalomania di possesso. Siamo i signori ultimi di quella proprieta' e nessuno si permetta!!!!

Ma questa non e' piu' educazione, e' dis-educazione. Si dis-educa un soggetto a rispettare l'autorevolezza di una autorita' esterna ( l'insieme sociale)

Questa estate ho visto una biricchinata di un ragazzino: la mamma ha impostato il discorso sulla comprensione. Parliamone , dimmi il perche' lo hai fatto.
No, sbagliato! la mamma si caricava della sua situazione emotiva e del suo passato come se questo fosse un debito nei confronti del figlio e moderava la sua reazione. Dunque educava se stessa e non il figlio, perche' in quella moderazione ( ma non c'era nulla da moderare semmai c'era da punire) teneva conto di una spiegazione psicologica del comportamento del figlio ( ma era solo una sua spiegazione!!!) Moderandosi peggiorava la situazione stessa.
Ma se questo fosse avvenuto a scuola, perche' mai quella mamma avrebbe dovuto intervenire? forse anche la maestra avrebbe dovuto tenere conto del bla bla bla? ( e come poteva saperlo?).
Con la mamma che avrebbe dovuto correre a dirle del problema del ragazzino, forse ? ma cosi' non la si finirebbe piu' e s'invaderebbe un territorio sociale non di sua competenza. In realta' la mamma correrebbe a rimproverare il maestro perche' e' lei stessa che ha bisogno di ri-prendersi quell'autorita' che il suo mancato punire le fa mancare ogni giorno di piu. E l'autorita', paradosso!, non la riprende sul bambino, ma sul maestro!