00 01/10/2008 09:49
ma senza spingere il discorso troppo oltre ( labirintico)e rimanendo al reale come presenza di coscienza, il racconto bellissimo di Casares urla disperatamente l'angoscia dell'uomo: l'eterna presenza cosciente di se' stessa.
La chiusa del racconto ne' e' una forte testimonianza: un atto pietoso la chiama.
Chi leggera' il diario del fuggiasco e' pregato di dare " coscienza" ai personaggi , alle loro presenze, alla relazione con Francine . Che nella sua coscienza sia viva e presente la percezione del fuggitivo.
In fondo cosa ci si augura? ci si augura la possibilita' che un'immagine solo vista e ripetuta eternamente sia capace di inglobare nella sua dinamica anche coloro che la vedano.
La realta' dunque come mosaico eternamente uguale a se' stesso, ma eternamente modellabile con nuone comparse, con nuovi protagonisti.
Piu' che un per sempre, un " divenire", dunque. Un divenire percepito emozionalmente.
Il racconto di Casares e' anche un racconto d'amore: e' l'amore che non trova sblocco nel fantastico: si puo' vedere ad oltranza, immaginare ad oltranza, ma non si puo" vivere" un sentimento se non nel momento stesso del suo insorgere.

Fantasia si, ma non troppa.