00 26/05/2008 09:48
Sabato sono venuti Giulia e Andrea a casa per due chiacchiere e un mate.
Sono belli Giulia e Andrea, discutono e crescono insieme apparentemente contrapposti ma forti nel loro obiettivo comune.
Discutevano sulle questioni importanti, quelle che alla loro età possono portare lontano o, com'è nel loro caso, finire in un acceso dibattito in cui lo spirito libertario di Andrea si fonde al concetto collettivo di Giulia, tra abbracci e morsi d'amore.
Avrei voluto sentire ancora le loro ingiurie affettuose (giustizialista a Giulia è rimasto impresso) se non avessi letto, proprio quella mattina, un brano di Malwida che - ahimé - ha smorzato i loro animi impetuosi.
Presa dalla voglia di leggere loro questo che per me è il pensiero più alto del concetto di libertà ho preso il libro e, aperto a pagina 146, ho esordito dicendo:

SOLUZIONI

"Ripresero le consuete attività. Sebbene le preoccupazioni non mi dessero tregua, mi dedicavo con impegno ai miei doveri, interessandomi in particolar modo alle conferenze e alle conversazioni con il mio carissimo professore, il naturalista. Mi permettevano di comprendere sempre meglio quali cambiamenti avrebbero investito la società una volta che fossero state definite le condizioni positive che hanno determinato la vita dei popoli e permesso lo sviluppo di Stati, relazioni sociali, concezioni religiose, commercio, industria, scienze e arti; e soprattutto una volta che la fisiologia, che spiega le condizioni dell'esistenza dell'organismo umano, avesse fornito i fondamenti inconfutabili di una nuova psicologia razionale. In tutte queste relazioni riconoscevo sempre più nitidamente la catena delle cause e degli effetti, che determina l'intera esistenza e risolve infine l'eterna antinomia tra spirito e natura, tra libero arbitrio e agire determinato dalla necessità interiore o esteriore. Al tempo stesso capivo che, pur negando in questo modo il libero arbitrio assoluto, non si escludeva la responsabilità morale dell'uomo, perchè se ogni azione è la conseguenza di una causa antecedente, essa è a sua volta causa di una catena di effetti e unisce gli individui nella grande rete dell'esistenza i cui fili non si spezzano mai. Una volta stabilito il principio secondo cui ogni azione è determinata necessariamente dalle ragioni predominanti, abbiamo il duplice dovere di rifuggire quelle ragioni che possono portarci a compiere il male e rafforzare in noi quelle che determinano il bene, sia per noi stessi che per coloro che educhiamo. Infatti, se non esiste il libero arbitrio, d'altro canto non c'è neppure la necessità di un'ubbidienza diretta alle cause determinanti, dal momento che questa ubbidienza avviene perlopiù in modo molto graduale. L'individuo consapevole è dunque responsabile delle cause che determinano le sue azioni o quelle di coloro che egli deve guidare. Questa responsabilità è ciò che chiamiamo libertà oppure, in altre parole, la capacità dell'uomo di far prevalere nella propria esistenza le ragioni che lo spingono al bene. In questo senso anche la società ha la responsabilità di far valere al suo interno le ragioni che inducono a compiere il bene. Pertanto, una giustizia illuminata dovrebbe chiedersi innanzitutto in che misura la società è colpevole di un reato commesso, ovvero in che misura non ha saputo dare al colpevole stimoli a compiere il bene incoraggiando in questo modo il crimine. Solo a questo punto dovrebbe giudicare, assolvere o punire."

Quest'ultima parte è stata al centro del nostro discorso. L'effetto "delitto" visto con gli occhi di Malwida, in un periodo storico in cui l'informazione non era il canale di "intontimento" che rappresenta oggi e in cui lo spirito libertario era rappresentato dalla lotta di liberazione dai poteri monarchici dell'epoca.

Questa lettura ha aperto anche un altro fronte quando Andrea ha tirato in ballo l'importanza del cambiamento linguistico e del peso che rivestono le parole nei canali informativi.
"assassino" "ladro" "terrorista" diventano la causa del male e non il suo effetto.

In seguito il mate ha avuto la meglio, si sa che i gauchos quando tirano su dalla bombilla lasciano correre i pensieri e si buttano nella vita del campo.

Devo invitare Andrea e Giulia a mangiare il cous cous ché il mangiare nomade apre nuove strade.

[Modificato da mujer 26/05/2008 09:52]