00 08/01/2008 14:54
Infinitamente piu' grande
Un Maupassant ha qualcosa di grande, di infinitamente piu' grande di un Hugo: ha quel tocco di sensibilita' e di tatto in piu' che gli permette di cogliere l'aspetto naturalistico della vita: Maupassant e' spettatore della " tragedia" dell'esistenza.
Non vuole redimerla, non vuole convertirla, nemmeno la vuole diversa, perche' sa bene, benissimo che il mondo e' cosi' e non altrimenti.
In Maupassant non esiste un concetto di storia del " miglioramento ": il suo uomo, la sua Francia, la sua societa', la sua classe( borghesia) sono disarmate di fronte all'inevitabile divenire del mondo. ( naturalismo!)
Volete mettere questo elegantissimo modo di assistere alla " tragedia " umana, con quell'altro modo, quello di quel tipaccio di che risponde al nome di Hugo? si, quel tipo che ciancia di virtu', di morale, di castita', di astinenza, di pacifismo, di amore, di Dio, che ciancia talmente tanto da non vedere piu' il mondo per quello che e' ( in tutta la sua bellissima conflittualita') e al suo posto - tipico di una confusione mentale che rasenta la piscopatologia conclamata - ci mette un mondo inventato, un mondo che c'e' solo nella sua testa: quel mondo di infelici, di schiavi, di plebei, di risentiti che reclamano, borbottano, lamentano, compiangono, elemosinano, odiano, detestano, tutto l'accadere di un mondo - che al contrario di loro- e' sano e ben riuscito!