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    mujer
    00 01/08/2007 09:32
    MALALAI JOYA: PRIMA CHE MI UCCIDANO

    [Da "Il manifesto" del 21 luglio 2007, col titolo "Appello all'Italia".
    Malalai Joya è una deputata e prestigiosa attivista per i diritti umani afgana; un suo profilo scritto da Giuliana Sgrena è nel n.1313 de "La nonviolenza è in cammino", altri utili materiali in "Minime" n. 104 e "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 109]

    Più di cinque anni fa gli Usa e i loro alleati hanno attaccato il mio paese dicendo di voler liberare le donne afghane. Poche settimane dopo il rovesciamento del regime dei talibani, Laura Bush ha dichiarato orgogliosamente: "Grazie ai nostri successi militari, le donne non sono più imprigionate nelle loro case. La lotta contro il terrorismo è anche la lotta per i diritti e la dignità delle donne".
    Nel novembre 2001 Colin Powell, segretario di stato americano, ha dichiarato: "I diritti delle donne in Afghanistan non saranno merce di scambio", ma il 17 giugno 2007 il rapporto del dipartimento di stato Usa sul traffico umano ha scritto che l'Afghanistan è tra i paesi in cui il traffico per lo sfruttamento sessuale di donne e bambini è piu' diffuso.

    Oggi le bugie degli Usa sono chiare a tutti. Dopo cinque anni di guerra il nostro devastato paese rimane intrappolato nelle maglie del fondamentalismo dei signori della guerra ed è come un corpo che ha perso conoscenza e che sta spirando. L'amministrazione Bush ha consegnato il potere a quelli che erano già noti anche in passato, quegli assassini, massacratori, crudeli come i talibani.

    I media occidentali parlano di democrazia e di liberazione dell'Afghanistan ma gli Stati Uniti e i loro alleati sono impegnati nella promozione dei signori della guerra, dei signori della droga, della criminalizzazione del nostro paese ferito.

    Voglio elencare i nomi di quelli che detengono il potere in Afghanistan:

    Karim Khalili, il vicepresidente, è il leader di un partito pro-Iran chiamato Wahdat, responsabile dell'uccisione di migliaia di innocenti.

    Il generale Mohammed Daoud, viceministro degli interni afghano, responsabile della lotta alla droga, è un famoso signore della guerra e narcotrafficante.

    Rashid Dostum, il capo delle forze armate afghane, è un killer spietato e molto conosciuto.

    Qasim Fahim, ex ministro della difesa e ora senatore e consulente del presidente Karzai è accusato di crimini di guerra.

    E' una lista che continua, con centinaia di uomini, molti definiti criminali da Human Rights Watch.

    Come possiamo parlare di democrazia quando le nostre strutture legali, giudiziarie, esecutive sono infettate dai virus del fondamentalismo e della mafia del narcotraffico?

    Il mese scorso tutti questi criminali hanno messo da parte le loro differenze per unirsi e formare un nuovo fronte politico contro la nostra gente. Soltanto due giorni dopo la sua creazione si è detto che dietro a questo fronte ci sono la Russia e l'Iran.
    L'Afghanistan si sta dirigendo verso il disastro.
    I talibani continuano il loro fascismo nelle zone orientali dell'Afghanistan dove il governo non ha alcun controllo. Continuano
    a perpetrare esecuzioni pubbliche e rapimenti.

    Quando qualche mese fa un giornalista italiano e il suo interprete afgano furono rapiti, il governo afghano ha raggiunto un accordo con i talibani e ha rilasciato cinque dei loro capi in cambio della libertà del giornalista italiano. Ma nessuno si è preoccupato del destino dei due afghani innocenti che erano con lui. Entrambi sono stati decapitati dei talibani. La sporca e vergognosa diplomazia del governo afghano ha suscitato rabbia tra la nostra gente che ha capito che il destino degli afghani non ha valore per questo antidemocratico governo di burattini.

    Un rapporto di Human Rights Watch sui criminali di guerra in Afghanistan e l'impiccagione di Saddam Hussein ha spaventato molti criminali afghani. Ad aprile i signori della guerra che siedono in parlamento hanno approvato una legge in base alla quale nessuno può denunciare o avviare un'inchiesta o perseguire qualcuno per crimini di guerra commessi nei venticinque anni passati.

    Io e pochi altri parlamentari abbiamo alzato la voce contro questa legge, ma poichè i signori della guerra fondamentalisti detengono oltre l'80% dei seggi, la legge è stata approvata. Si tratta di una amnistia a tutti i criminali, nonostante tutti i sondaggi rivelino che oltre l'80% del popolo vuole che siano perseguiti i responsabili dei crimini passati, nella speranza di aprire la strada a un futuro più roseo.

    La storia della ricostruzione dell'Afghanistan è dolorosa: dopo cinque anni non si può vedere alcun progetto di ricostruzione serio e miliardi di dollari di aiuti sono stati razziati dai signori della guerra, dalle ong corrotte, dalle Nazioni Unite e da uomini del governo. In una recente conferenza sulla giustizia in Afghanistan sono stati promessi aiuti per 370.000 dollari, ma sono sicura che questi soldi serviranno solo ad allargare il gap tra ricchi e poveri. Il nostro sistema giudiziario è infetto con il virus del fondamentalismo, non possiamo certo aspettarci di vedere una qualche parvenza di giustizia in questo paese. Sarwar Danish, il ministro della giustizia, che faceva parte della delegazione afghana alla conferenza, è lui stesso un signore della guerra e membro di un partito criminale pro-Iran. EJabar Sabet, il procuratore generale, è un oscuro collaboratore che è stato membro della organizzazione terroristica di Gulbuddin Hekmatyar.

    Sotto l'occupazione Usa l'Afghanistan è diventato inoltre il più importante produttore di oppio al mondo. Anche i media internazionali confermano che i signori della guerra e membri dell'esecutivo di Karzai sono coinvolti in questi affari sporchi.

    Io ho giurato che avrei smascherato tutto ciò davanti al mondo.

    Quando non sono riusciti a farmi tacere con le minacce, hanno provato a scacciarmi dal parlamento. Il 27 maggio scorso il parlamento dei signori della guerra ha votato la mia sospensione fino alla fine di questa legislatura, nel 2010, così il parlamento ha nuovamente mostrato il suo volto antidemocratico.

    Gli Stati Uniti non si preoccupano della sofferenza e delle condizioni disastrose del nostro popolo. E' loro interesse economico e strategico far sì che il nostro popolo rimanga in pericolo.

    Sfortunatamente gli alleati degli Usa, Italia compresa, si comportano seguendo i loro dettami.

    Le persone e i gruppi che si battono per la pace e la libertà vengono soppresse e non sostenute e per questo sono molto deboli. Siamo consapevoli delle difficoltà, delle sfide e delle prospettive di morte che abbiamo di fronte. Ma sono sicura del sostegno del mio popolo.

    I nemici della mia gente hanno armi, potere politico e il sostegno del governo Usa per sopprimermi.

    Ma non potranno mai far tacere la mia voce e nascondere la verità.
    [Modificato da mujer 01/08/2007 09:33]
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    mujer
    00 10/09/2007 15:49
    In Abruzzo siccità ed incendi hanno fortemente stressato e pesantemente decimato gli animali selvatici. La Regione si ostina a non voler rinviare l'apertura della caccia al mese di ottobre, né vietarla nelle zone percorse dagli incendi ed aree limitrofe.
    Aiutaci a fermare la strage

    FIRMA LA PETIZIONE ONLINE


    L'obiettivo è di raccogliere 5000/7000 firme entro venerdì 14 settembre, è l'ultima speranza per migliaia di animali stremati, affamati e assetati fuggiti dal fuoco!

    Ti preghiamo di firmare e inoltrare a tutti i tuoi conoscenti!

    GRAZIE

    dal gruppo Animalisti Italiani - Sezione Abruzzo
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    sergio.T
    00 10/09/2007 16:22
    Ah, bisognerebbe aprire la caccia a quei consiglieri Regionali. [SM=g10765]
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    sergio.T
    00 28/09/2007 11:07
    Birmania.
    In Birmania , di cui quasi nessuno conosce la vera storia di quello che sta succedendo, in fondo stanno facendo una rivoluzione per il caro benzina e il caro vita. Per ora questo interessa a pochi, ed e' cosa normale a pensarci bene, ma sarebbe cosa ancor piu' normale che a livello internazionale qualcuno appoggi i monaci " rossi".
    Che per altro, sono molto silenziosi.



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    mujer
    00 28/09/2007 19:45
    La protesta va ben più in là del carovita, diciamo che sono ben 40 anni di dittatura feroce con migliaia di morti e di prigionieri politici.
    Il mondo si sveglia sempre troppo tardi, ma meglio tardi che mai...

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    mujer
    00 14/11/2007 12:04

    Il triangolo nero

    Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori e artisti contro la violenza su rom, rumeni e donne

    La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne d'allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando "emergenze" e additando capri espiatori.              

    Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida è sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L'odioso crimine scuote l'Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.

    Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignità? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che è italiana, e che l’assassino non è un uomo, ma un rumeno o un rom.

    Tre giorni dopo, sempre a Roma, squadristi incappucciati attaccano con spranghe e coltelli alcuni rumeni all'uscita di un supermercato, ferendone quattro. Nessun cronista accanto al letto di quei feriti, che rimangono senza nome, senza storia, senza umanità. Delle loro condizioni, nulla è più dato sapere.

    Su queste vicende si scatena un'allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell'ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva l'assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada.

    E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia.  Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra gareggiano a chi urla più forte, denunciando l’emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalità (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli più bassi dell’ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa  2005, L'omicidio volontario in Italia e l’indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima è una donna; più di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni  ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide più della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto. Nell’estate 2006 quando Hina, ventenne pakistana, venne sgozzata dal padre e dai parenti, politici e media si impegnarono in un parallelo fra culture. Affermavano che quella occidentale, e italiana in particolare, era felicemente evoluta per quanto riguarda i diritti delle donne. Falso: la violenza contro le donne non è un retaggio bestiale di culture altre, ma cresce e fiorisce nella nostra, ogni giorno, nella costruzione e nella moltiplicazione di un modello femminile che privilegia l’aspetto fisico e la disponibilità sessuale spacciandoli come conquista. Di contro, come testimonia il recentissimo rapporto del World Economic Forum sul  Gender Gap, per quanto riguarda la parità femminile nel lavoro, nella salute, nelle aspettative di vita, nell’influenza politica, l’Italia è 84esima. Ultima dell’Unione Europea. La Romania è al 47esimo posto.

    Se questi sono i fatti, cosa sta succedendo?

    Succede che è più facile agitare uno spauracchio collettivo (oggi i rumeni, ieri i musulmani, prima ancora gli albanesi) piuttosto che impegnarsi nelle vere cause del panico e dell’insicurezza sociali causati dai processi di globalizzazione.

    Succede che è più facile, e paga prima e meglio sul piano del consenso viscerale, gridare al lupo e chiedere espulsioni, piuttosto che attuare le direttive europee (come la 43/2000) sul diritto all’assistenza sanitaria, al lavoro e all’alloggio dei migranti; che è più facile mandare le ruspe a privare esseri umani delle proprie misere case, piuttosto che andare nei luoghi di lavoro a combattere il lavoro nero.

    Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno.

    Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un omicidio bianco.

    Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, metà delle quali minorenni, sono cedute dalla malavita organizzata a italianissimi clienti (ogni anno nove milioni di uomini italiani comprano un coito da schiave straniere, forma di violenza sessuale che è sotto gli occhi di tutti ma pochi vogliono vedere).

    Sfruttamento in Romania, dove imprenditori italiani - dopo aver "delocalizzato" e creato disoccupazione in Italia - pagano salari da fame ai lavoratori.

    Succede che troppi ministri, sindaci e giullari divenuti capipopolo giocano agli apprendisti stregoni per avere quarti d’ora di popolarità. Non si chiedono cosa avverrà domani, quando gli odii rimasti sul terreno continueranno a fermentare, avvelenando le radici della nostra convivenza e solleticando quel microfascismo che è dentro di noi e ci fa desiderare il potere e ammirare i potenti. Un microfascismo che si esprime con parole e gesti rancorosi, mentre già echeggiano, nemmeno tanto distanti, il calpestio di scarponi militari e la voce delle armi da fuoco.

    Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti.

    Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom.

    E non sembra che l'ultima tappa, per ora, di una prolungata guerra contro i poveri.

    Di fronte a tutto questo non possiamo rimanere indifferenti. Non ci appartengono il silenzio, la rinuncia al diritto di critica, la dismissione dell’intelligenza e della ragione.

    Delitti individuali non giustificano castighi collettivi.

    Essere rumeni o rom non è una forma di "concorso morale".

    Non esistono razze, men che meno razze colpevoli o innocenti.

    Nessun popolo è illegale.

     

    Adesioni aggiornate alle 20:10 di lunedì 12 novembre 2007:

    lessandro Bertante - Gianni Biondillo - Enrico Brizzi - Luca Briasco - Massimo Carlotto - Lia Celi - Guido Chiesa - Girolamo Di Michele – Tecla Dozio, Valerio Evangelisti - Enzo Fileno Carabba - Giuseppe Genna - Roberto Grassilli - Andrea Inglese - Helena Janeczek - Kai Zen - Nicola Lagioia - Gad Lerner - Loredana Lipperini - Federica Manzon - Monica Mazzitelli - Raul Montanari - Giulio Mozzi - No Reply - Valeria Parrella - Leonardo Pelo - Marco Philopat - Guglielmo Pispisa - Alberto Prunetti - Christian Raimo - Veronica Raimo - Marco Rovelli - Stefania Scateni - Antonio Scurati - Beppe Sebaste - Carlo Arturo Sigon - Piero Sorrentino - Antonio Spaziani - Stefano Tassinari - Filippo Tuena - Raf Valvola Scelsi - Giorgio Vasta - Lello Voce - Wu Ming
     

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    sergio.T
    00 14/11/2007 14:26
    Questa articolo e' fazioso.
    Sono d'accordissimo con il contenuto ma su alcune cose, insomma.
    Tanto per cominciare: l'uomo non e' " forse" un rumeno, ma E' un rumeno. Stop.
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    sergio.T
    00 14/11/2007 14:30
    Due
    Giustamente si dice che delitti individuali non meritano castighi collettivi: vero.
    Ma delitti individuali meritano castighi e punizioni individuali, anche nei confronti dei rom.
    Ad esempio , come quel tipo " investitore": altro che residence e agente pubblicitario e richieste di 5000/10000 euro per le interviste. Quello deve andare in galera: punto.
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    sergio.T
    00 14/11/2007 14:35
    Tre
    Non e' assolutamente vero il parallelismo che si e' fatto con il caso della pakistana(a proposito: 30 anni di galera per padre e cognati: meno male, questo si chiama giustizia) per la cultura sulle donne: l'occidente non e' assolutamente avanti rispetto a certe altre culture. Anzi, in occidente la violenza sulle donne e' particolarmente accesa, purtroppo. Dunque, se allora si disse cosi', fu soltanto per la solita strumentalizzazione di una parte della informazione " prettamente" politica; quella becera, meschina, interessata. Ma gli italiani in genere, non la pensano in questo modo. Almeno spero.
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    sergio.T
    00 14/11/2007 14:40
    Quattro
    La parola deportazione e' enfatica e propagandistica tipica di una sinistra ipocritacamente impegnata nel sociale. Quella sinistra che non vede ( accecata com'e' per dirla alla Bertinotti) un fenomeno assolutamente reale che niente ha a che vedere con strumentalizzazioni ideologiche e politiche.
    Ieri uno di Rifondazione Comunista e' arrivato a dire che in lombardia, per il problema immigrazione, il problema sono i lomardi stessi.
    Ah! un fenomeno da baraccone.


    Per il resto, ovvero per il tema in generale, sono assolutamente d'accordo con questo Manifesto.
    I romeni sono un popolo libero con tutta la dignita' della propria esistenza e con pari diritti morali, civili, giuridici.
    Ogni forma di razzismo nei loro confronti ( quello politico non lo considero nemmeno) va condannato senza nessuna pena.
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    mujer
    00 14/11/2007 15:20
    Io, più che fare un'analisi di contenuti, sogghigno alla retorica scrittoria.
    Non conosco tutti ma alcuni sì, e vederli in calce a questo documento mi porta a considerarli indegni, al punto da non aver nessun problema nel definirli sciacalli.
    L'uso della penna per certi appelli, da parte di dichiarati portatori sani di intolleranza, fa di questi individui - che aspirerebbero al grado di intellettuali - dei veri e propri millantatori.

    Vorrei proprio vederli costoro a difendere una donna rom che fa scudo ai suoi sei bambini mentre la baracca cade sotto i colpi della ruspa.

    La propria voce è autorevole quando coerenti sono le posizioni intraprese, altrimenti l'appello si trasforma in strumentale immagine di sé.
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    sergio.T
    00 15/11/2007 09:16
    Ma scusa: tutti quelli sopra sono scrittori ? o c'e' gente comune?
    io conosco solo Genna, Wu Ming, Carlotto come scrittori di tutto quell'elenco.
    Gli altri sono sconosciuti come potrei esserlo io se firmassi.
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    mujer
    00 15/11/2007 09:20
    L'appello può essere sottoscritto da "scrittori e operatori culturali".
    così dice la mail che ho ricevuto...
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    sergio.T
    00 15/11/2007 09:28
    ah, dunque non e' libero a tutti.
    Ma se cosi' fosse, tranne quelli citati, chi sono codesti? mai visti, sono perfetti sconosciuti e anonimi.
    E poi che vuol dire che possono firmarlo solo delle categorie? mi sembra elitario e un po' stravagante.
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    mujer
    00 15/11/2007 09:35
    Per quel che mi riguarda preferisco non sottoscrivere un appello che porta il marchio "culturale".
    Un appello è vox populi non catalogabile, ma tant'è.

    Tu puoi firmare se vuoi, sei operatore culturale in quanto critico letterario sopraffino. In più hai fatto parte della commissione cultura della Biblioteca di Binasco, quindi...
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    sergio.T
    00 15/11/2007 11:55
    Io non credo a queste battaglie, a queste testimonianze, perche' sono diffidente e forse un pochino scettico. Parecchio scettico.
    In fondo, ma forse non capisco io la dinamica, mi chiedo : a cosa servono? si apre un manifesto, lo si firma ( in questo caso per categoria) e poi lo si presenta a istituzioni varie, lo si pubblica sui giornali, in internet, in riviste. Bene, e dopo? allora che succede? forse prendendo atto di mille o duemila firme
    le cose cambiano? la politica si mette in moto? l'indignazione popolare sale alle stelle? no, niente di tutto questo.
    Ti dico io cosa succede: succede che dopo l'ondata emotiva, dopo queste iniziative, quelle pagine firmate rimarranno in fondo all'universo internet, in fondo a un cassetto, in fondo a qualche pila di documentazione.
    E allora quelli che hanno firmato riprenderanno a scrivere i loro libricini, a ripresentare le loro trasmissioncelle, a presenziare le loro conferenzine, a pubblicizzare i loro prodottini. Altri invece, meno firmatari, riprenderanno a girare per quartieri in mezzo alla gente, a intermediare veramente; riprenderanno a fermarsi in fila dietro a un auto dei rom perche' momento " delicato" per gli equilibri; riprenderanno a scivolare tutte le mattine in cooperative popolari un poco dismesse, un poco incasinate, ma dove viene veramente la gente di strada, gli stranieri, gli exstracomunitari; riprenderanno quella battaglia - persino noiosa per me - contro le istituzioni pubbliche politiche, ottuse, malferme, viziate, mafiose, per ottenere la salvaguardia di un diritto, di una presenza.
    E ci saranno altri ancora, che tutte le mattine si alzeranno, e in ogni momento della giornata vivranno, con le maniche arrotolate, tutti quei disagi di un'intermediazione cosi' difficile da avere, cosi' difficile da far accettare contro tutti i pregiudizi, i preconcetti, i razzismi di pensiero.
    Ma il mondo va cosi': oramai si raccolgono firme di tutti i tipi, appelli di ogni genere, petizioni di tutte le risme e poi , non si capisce bene perche', chissa' come mai, tutto finisce, nella maggioranza dei casi, in un niente, se non in quattro comparsate di facciata alla tv.
    No, non ho voglia di firmare, io sono profondamente indifferente.
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    mujer
    00 15/11/2007 12:24
    Ci sono appelli che hanno salvato vite umane.
    Sono quelli che si occupano di questioni che non rimbalzano alle cronache.

    E' così che ho iniziato, nel 1981, a sensibilizzare gli italiani ignari sulla scomparsa di persone nel mio paese.
    Sembra strano ma, anche se richiedere una firma è pratica faticosa, proporre una petizione rende il senso di responsabilità verso una situazione che, però, non può esaurirsi con la semplice raccolta dei dati siglati.

    Nel caso dei desaparecidos ad una petizione seguiva sempre un'azione informativa e una presa di coscienza anche da parte delle autorità.
    Fu così che Pertini seppe delle Madres e, per sua iniziativa, le stesse poterono incontrarlo a Roma.
    Da questo importantissimo evento ci fu la certezza che, da quel momento, nessuna più avrebbe rischiato di scomparire.

    Così come nel lontano 1986 salvammo la vita di Rigoberta Menchù, sconosciuta indigena del Guatemala che aveva iniziato la sua denuncia in solitaria raccontando dell'eccidio del suo intero villaggio per mano del dittatore Ríos Montt.
    La raccolta di firme per il suo ritrovamento - anche lei fu sequestrata e nascosta dal regime - proposta dal nostro collettivo fece sì che i parlamentari sapessero della sua esistenza e, di conseguenza, conoscessero la storia reale del Guatemala dei dittatori.
    Non finì lì, ovviamente, e si aiutò Rigoberta Menchù alla sua sopravvivenza e a quella dei suoi fratelli quiché.

    Poi ci sono le petizioni e gli appelli retorici.
    Ma di questi ho già detto nel mio post più sopra.
    (aggiungo solo che, per non restare tali, mi aspetterei che i firmanti si facessero trovare nei campi rom che sono in continua minaccia di sgombero, ma non credo che con questo freddo...)

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    mujer
    00 18/01/2009 12:47
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    Sign for Non si può rimanere a guardare! Appello per Gaza!





    NON SI PUO' RIMANERE A GUARDARE

    Appello per Gaza. Firma anche tu ----> QUI




    C'è un modo per evitare il massacro di civili. C'è un modo per salvare il popolo palestinese. C'è un modo per garantire la sicurezza di Israele e del suo popolo. C'è un modo per dare una possibilità alla pace in Medio Oriente. C'è un modo per non arrendersi alla legge del più forte e affermare il diritto internazionale:

    > CESSATE IL FUOCO IN TUTTA L'AREA
    > RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ISRAELIANE
    > FINE DELL'ASSEDIO DI GAZA
    > PROTEZIONE UMANITARIA INTERNAZIONALE

    Facciamo appello a chi ha responsabilità politiche e a chi sente il dovere civile perché sia rotto il silenzio e si agisca. Le Nazioni Unite e l'Unione Europea escano dall'immobilismo e si attivino per imporre il pieno rispetto del diritto internazionale
    L'Italia democratica faccia la sua parte.

    Le nostre organizzazioni si impegnano, insieme a chi lo vorrà, per raccogliere e dare voce alla coscienza civile del nostro paese:

    ACLI, ARCI, LEGAMBIENTE, CGIL, AUSER, LIBERA, RETE LILLIPUT, Associazione ONG Italiane - Piattaforma Medio Oriente, Fondazione Angelo Frammartino, Beati i Costruttori di Pace, FIOM, CGIL Funzione Pubblica, Un ponte per…, AIAB, CIES, GRUPPO ABELE, CIPAX - Centro Interconfessionale per la pace, Donne in Nero, A Sud, FAIR, Fairtrade Italia, Forum Ambientalista, UCODEP, Terres des Hommes International, Armadilla Onlus, SDL Intercategoriale, Tavola Sarda per la pace, Famiglia di Angelo Frammartino, Luigi Ciotti, Flavio Lotti, Luciana Castellina, Giuliana Sgrena, Enzo Mazzi - Isolotto Firenze, Luisa Morgantini, Vittorio Agnoletto, Giovanni Berlinguer, Sergio Staino, tanti gruppi locali, docenti, amministratori locali, pacifisti e pacifiste, cittadini e cittadine (un primo elenco è consultabile anche su www.arci.it
    [Modificato da mujer 18/01/2009 12:49]
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    sergio.T
    00 19/01/2009 09:31
    Sulla questione Israele e compagnia sai come la penso.
    Dunque, non mi dilungo.
    Ma se proprio devo spendere due parole , condivido ogni appello che permetta una risoluzione di pace per i due popoli: e' indecente ( come scrive il Manifesto) che muoiano centinaia di civili innocenti.
    Per quanto riguarda il resto rimango dell'idea che tra cinquanta anni, tra cento e anche di piu', saremo allo stesso punto di oggi: non sara' cambiato nulla.
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    mujer
    00 16/11/2009 11:35



    CAMPAGNA NAZIONALE “SALVA L'ACQUA” - IL GOVERNO PRIVATIZZA L’ ACQUA !


    entrate e firmate la petizione contro la privatizzazione dell'acqua!