storia dell'inventore dei remiggini
Tutti i bambini diventano remiggini, da San Remiggio ai primi di ottobre. Questo ai tempi che ero piccolo. Oggi già è cambiato tutto.
Tutto cambia in fretta come i ministri dell'istruzione: ministri non minestra anche se ce' un cordino che lega queste due parole. Ma lo racconto piu' avanti.
Tanto tempo fa, comincia propio così anche questa storia, c'era un fiume. Embe'?. Questo sembrava un serpente. Embe'?. Questo lo chiamavano "Tana", per tanti motivi che se li volete proprio sapere ve li diro'.
Il Tana andava e poi tornava sui suoi passi e poi riandava.
Aveva le acque allegre e freddissime che scavavano giorno dopo giorno una valle profonda nella terra sabbiosa e piena di conchiglie di tempi lontani, ma proprio lontani. La sua tana , o il suo letto come dicono i saputi, aveva per bordi alte rive detti calanchi di terra rossa, veri strapiombi verticali come montagne e anche trappole.
Ogni mattina un bimbotto magrissimo e lungo lungo per la sua età si affacciava su questa balconatae guardava in basso e poi lontano ma non riusciva mai a vedere al di la' di quel monte al di la' del Tana.
Era stato battezato Michele, ma lo chiamavano tutti Gambasecca, qualcuno anche testamatta perche' faceva tante domande e sembrava sempre che dai suoi occhi nerissimi uscissero i suoi pensieri.
Perche' Gambasecca pensava, pensava: non aveva altro divertimento.
Allora mica si andava all'asilo o a scuola se a casa papa' era ciabattino di un piccolo paese.
Veramente Gambasecca aveva un lavoro: con un gatto tigrato, spelachiato, orbo d'un occhio e con solo un pezzo di coda, portava tutte le mattine a pascolare le 9 mucche di Trumlìn. Il gatto lo chiamava Bigàtt.
Quando la galaverna di novembre faceva battere i denti,Bigatt anche se piutosto selvatico saliva sulle spalle a Gambasecca e così tutti due si scaldavano un po'e quando lo stomaco brontolava da sotto il pastrano del bisnonno, che gli strisciava perterra, tirava fuori una scodella di stagno tutta ciaccata e dalla tasca della giachetta una manciata delle ultime foglie dei fichi e qualche noce, convinceva la Slemba a fermarsi vicino a un grosso sasso e si mungeva un po' di latte per se' e il gatto.Colazione, pranzo e merenda, tutti i giorni cosi'.
Il dondolon dei campanacci e le fusa di bigatt, specie quando per il freddo Gambasecca si acuciava a terra, con il pastrano anche in testa,
e sognava dei regni al di la' del monte del Tana, perchè allora cerano tanti re e castelli pieni di ogni bendidio.
[Modificato da salvo95 28/01/2011 07:28]