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Caffé Letterario

Stendhal

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    sergio.T
    00 16/05/2008 10:06
    Detesto la borghesia e i borghesi, parole di Stendhal.
    Il popolo, mi piace, ma non per viverci in mezzo: dopo un'ora sarei profondamente annoiato. C'e' qualcosa di sudicio nel popolo.


    Riflessione.
    Si puo' essere d'accordo o meno con questi punti di vista del grande scrittore francese, rimane pero' il fatto , che non lo si puo' tacciare di ipocrisia. Dice sempre quello che pensa e questo fa di lui, per l'appunto, l'essere Stendhal.

    In Vita di Brulard non risparmia nessuna dose di cinismo; il cinismo come forza della sincerita', forse?

    In occasione della esecuzione di due Militari rei di tradimento, mentre l'accolita borghese spendeva parole di commiserazione e d'anticipo di quella morale " perbenista" ( poverini, non e' civile ecc.ecc) Stendhal se ne esce con uno splendido " ne sono felice", non vedo perche' non esserlo o non dirlo.

    Stendhal: spirito profondamente indipendente.
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    sergio.T
    00 16/05/2008 10:17
    Il padre e la zia: due incubi per il piccolo Stendhal.
    Le nostre origini, quasi sempre, si trascinano nella nostra vita e diventano motivo di sottomissione o ribellione.

    Il padre lo condanno' a non frequentare nessun altro ragazzino e ad essere ligio alla religione.
    Risultati? Stendhal nella vita s'infurio' con Dio e si compiacque di frequentare molte persone.
    Non tutte, pero'. Questione di scelte.
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    sergio.T
    00 26/11/2008 11:44
    Bourget su Stendhal
    “La sua potenza d’analisi, la sua fremente sensibilità, la molteplicità delle sue esperienze, portano a concepire ed esprimere alcune verità profonde sulla Francia del XIX secolo”. Bourget considera Il Rosso e il Nero un “libro straordinario”, il cui dato saliente è il tema della “solitudine” dell’individuo: per meglio dire del soggetto dal talento superiore ma povero; che, in una società ostile, non trova mai il proprio posto. Magari, “se ha i nervi delicati” potrà sognare il “lusso”; se li ha “robusti” vorrà il potere. Oppure potrà aspirare al “lavoro letterario e artistico”.
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    mujer
    00 15/03/2010 11:00
    Ma Fabrizio che gioca a far la guerra e non sa se ha partecipato ad una battaglia è come dire che uno vive e non sa cosa si vive, no?
    Stavo leggendo di geste eroiche quando mi è venuto in mente che si può anche mollare per un po', prendersi una vacanza, ecco.
    D'altronde, la giovinezza di Fabrizio è la ragione della sua irrequietezza.
    E allora, quando diventerò finalmente vecchia?

    Continuo a leggere la Certosa di Parma con le gambe sulla sedia.
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    sergio.T
    00 15/03/2010 11:42
    Fabrizio e' innocente, Fabrizio e' al di la' di ogni razionalizzazione.
    E' spontaneo perche' fondamentalmente, un bambino.
    Tutto cio' che rimane ingenuo e' superiore.
    E' l'innocenza di tutto quanto avviene senza catalogarlo per forza in un sistema.
    Nietzsche amava profondamente Stendhal come lo amo io, per un motivo: l'eroe stendhaliano e' sempre al di la' di tutto cio' che vuole essere o catalogato o impegnato per un motivo o l'altro.
    Stendhal aveva capito, al contrario di tanti altri, che l'uomo rimane uomo fino alla fine, ovvero, se tu gli dai un pallone gli correra' a dietro per istinto sia a sei anni sia a 75.
    L'esistenza e' tutto un gioco.
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    sergio.T
    00 15/03/2010 11:50
    non ti dimenticare poi che e' anche autobiografico: Stendhal supplico' le autorita' di potere essere messo al seguito della Grand Armee' in guerra. E lo accontentarono.
    E parti' con l'esercito che era tutto tranne che un gioco. Pieno d'entusiasmo, pieno di aspettativa, parti' con baldanza, gioia, felicita'.
    Ah! finalmente con la Grand Armee', finalmente con l'esercito. Era il suo sogno, non per niente Stendhal concepisce la vita come pura azione e basta.
    Ma che successe? successe che appena partito capii', che non era un gioco, ma una cosa seria terribilmente seria.
    E incomincio', pur rimanendo terribilmente curioso, ad ammalarsi. Prima il raffreddore, poi l'influenza, poi la dissenteria, poi e poi e poi....
    Non era un soldato, ecco la verita'. Era un bambino che giocava a fare la guerra.
    Altra pasta, come ben capirai, un Massena che pero', guarda caso, era un bambino anche lui: si portava le puttane al seguito delle truppe e non c'era verso di farlo ragionare su questo.
    Una mattina alzandosi dal leto, la sua amante di quell'epoca gli chiese: " che si fa oggi, Andree'?" Lui rispose:" Oggi si fa la cosa migliore che si puo' fare: si riparte per la guerra".

    Un gioco, solo un gioco, una cosa tra le tante che possono capitare. La guerra intesa cosi'.

    Fabrizio e' Stendhal in fondo: e' rimasto onesto con se stesso anche nelle pagine scritte

    [Modificato da sergio.T 15/03/2010 11:50]
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