non ti dimenticare poi che e' anche autobiografico: Stendhal supplico' le autorita' di potere essere messo al seguito della Grand Armee' in guerra. E lo accontentarono.
E parti' con l'esercito che era tutto tranne che un gioco. Pieno d'entusiasmo, pieno di aspettativa, parti' con baldanza, gioia, felicita'.
Ah! finalmente con la Grand Armee', finalmente con l'esercito. Era il suo sogno, non per niente Stendhal concepisce la vita come pura azione e basta.
Ma che successe? successe che appena partito capii', che non era un gioco, ma una cosa seria terribilmente seria.
E incomincio', pur rimanendo terribilmente curioso, ad ammalarsi. Prima il raffreddore, poi l'influenza, poi la dissenteria, poi e poi e poi....
Non era un soldato, ecco la verita'. Era un bambino che giocava a fare la guerra.
Altra pasta, come ben capirai, un Massena che pero', guarda caso, era un bambino anche lui: si portava le puttane al seguito delle truppe e non c'era verso di farlo ragionare su questo.
Una mattina alzandosi dal leto, la sua amante di quell'epoca gli chiese: " che si fa oggi, Andree'?" Lui rispose:" Oggi si fa la cosa migliore che si puo' fare: si riparte per la guerra".
Un gioco, solo un gioco, una cosa tra le tante che possono capitare. La guerra intesa cosi'.
Fabrizio e' Stendhal in fondo: e' rimasto onesto con se stesso anche nelle pagine scritte
[Modificato da sergio.T 15/03/2010 11:50]