Wu Ming

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sergio.T
00venerdì 18 maggio 2007 10:07
Agli albori della Rivoluzione Americana, quando New York è ancora una colonia della Corona inglese, i figli e i nipoti di Sir William Johnson e della sua sposa mohawk Molly Brant combattono, da lealisti, contro i coloni che si sono ribellati al Re e vogliono le terre degli indiani. Dovranno affrontare un esodo verso il Canada e ancor più lontano, a Londra, dal Re che credono difenda i loro diritti. Nella capitale dell'Impero le gang di strada adottano a modo loro i costumi mohawk, con effetti stranianti, ed è appena l'inizio dell'avventura: generazioni e contraddizioni si intrecciano, molle potenti e sotterranee premono e incalzano sotto le ideologie, le illusioni, le vite. Baronetti inglesi protettori degli indiani, indiani delle Sei Nazioni che leggono Diderot nei boschi, città e costituzioni pellerossa, donne di sapere e potere, gentildonne inglesi selvagge, avventurieri americani, lord inglesi malinconici, pirati, gang di strada, una folla niente affatto anonima, che fa la Storia. L'America quale noi la conosciamo prende implacabilmente corpo, ma rimane aperta la principale libertà che una narrazione possa indicare: quella di immaginare un altro mondo, affidato alla forza generatrice e visionaria delle donne, più forte di ogni violenza e sopraffazione


Questo Manituana e' l'ultimo libro dei Wu Ming
sergio.T
00venerdì 18 maggio 2007 10:08

Manituana e' si', evasione.
Non impegna affatto, lettura scorrevole, facile, divertente.
Ti diro' che ho l'impressione che sia abbastanza lungo; forse potevano, i Wu Ming, accorciare alcuni pezzi , o la storia in generale.
Non saprei.
Manituana e' una prospettiva storica particolare: la storia raccontata dagtli sconfitti o da coloro che saranno sconfitti.
Gli indiani d'America potevano essere un mondo a se' stante, ma su questo mondo scese nell'800 il tramonto e sorse l'alba dei colonizzatori.
In un certo senso, la storia d'america e' la storia della globalizzazione , e' la storia della massificazione indistinta , irrispettosa delle identita' culturali e etniche.
Tutte le grandi ideologie hanno questo limite.

La soppressione degli indiani d'america rappresenta la testimonianza piu' bieca e meschina dell'uomo bianco, europeo.
Fantastico il capitolo dei Wu Ming sull'aristocrazia inglese del 700
Cos'e' aristocratico? cos'e' nobile par excellence?
Non certo quell'aristocrazia, non certo quella borghesia europea del 700/800, non certo l'idea della ricchezza e dello sfruttamento.
Aristocratico e' altro e certamente e' un valore troppo alto ( principio d'origine di valori) per quei " parassiti moderni europei) come dicono i Wu Ming.
sergio.T
00lunedì 19 novembre 2007 15:51
Cinquataquattro, la prossima lettura dei Wu Ming.
E' strano di come si parli male di questi autori in certi siti internet ( siti di aspiranti scrittori , guarda un po')
Si parla in un certo verso fazioso, di parte, interessato: per denigrarli, comparandoli con altri autori ( Genna ad esempio) si dice di loro che basta aprire un sito internet per vendere libri.
Piu' o meno una critica cosi'.
Ma le cose non stanno in questo modo: ci sono migliaia di scrittori che hanno un sito internet , eppure questo non basta loro per vendere migliaia di copie, anzi, non basta per venderne poche centinaia.
Se il sito internet e' visibilita' per un libro, poi uno lo compra, lo legge, inevitabilemnte se ne fa un'opinione, e quest'ultima non necessariamente deve essere condizionata dal sito dello scrittore stesso.
Uno puo' avere un gran sito e scrivere mille corbellerie.
I Wu Ming piacciono ( lo stimano le vendite) per quello che scrivono e non per la loro visibilita'. E se le vendite ( come molte volte capita) non attestano ad ogni modo la qualita' dell'opera, allora figuriamoci cosa bisognerebbe dire, per quelle opere che nonostante siti, pubblicita', tam tam tra amici, blog, blogghini, bloghetti, non riescono proprio a superare un tot di copie.
Bisognerebbe, piuttosto, stabilire altro: chiedersi ad esempio come mai , per chi ama scrivere, per certuni di essi, l'unico destino possibile sia rimasto quel cantuccio diseredato di internet.
Un po' come dire, insomma, di come mai un dilettante del tennis giochi sempre ai campetti di San Pietro, al contrario di un Nadal, che se la spassa a Wimbledon o al Rolland Garros.
sergio.T
00mercoledì 21 novembre 2007 11:43
Ottimo l'inizio di 54
Un mosaico di situazioni, una distante dall'altra.
Persino un televisore che pensa.

sergio.T
00mercoledì 21 novembre 2007 17:23
Piu' leggo i Wu Ming e piu' mi convinco che tra i giovani italiani, siano autori di tutto rispetto.
Certamente ed infinitamente superiori a tanti altri.
Il segreto dei Wu Ming sta tutto nelle loro storie e in quella loro varieta' di scrittura: scrivere a piu' mani , infatti, permette di definire certi stili che nello stesso libro risaltano in misura maggiore.
Questo particolare lo si notava molto in Manituana, ma anche in 54 non passa inosservato.
Seppur diversi tra loro, gli stili intendo, ad ogni modo nessuno tra essi sconfina in quelle balordaggini di tanti altri autori.
Per dirla in modo spiccio nei Wu Ming oltre alle parole, rimane il contenuto, una morale, una storia: insomma, dicono e raccontano qualcosa.
Le centinaia di migliaia di copie vendute si spiegano in questo modo e non certo per il loro sito.
sergio.T
00mercoledì 21 novembre 2007 22:59
Che gran bella caratterizzazione!!!
" Certo Fanti non era un compagno, e nemmeno apparteneva alla classe operaia. Non stava con Mosca e tanto meno con gli imperialisti. Forse era anarchico, chissa' quasi sicuro non votava. In fatto di libri poi, non erano le presunte idee degli autori a spaventarlo, ed era un grande ammiratore di quel Jonh Fante che su Rinascita dicevano fosse mezzo nazista"

Wu Ming
54
sergio.T
00lunedì 26 novembre 2007 15:22
54
54 : come scrivere un buon libro.
sergio.T
00martedì 27 novembre 2007 11:02
L'incontro di Grant e Pierre Rosbepierre sualla spaiggia in mezzo a una sparatoria, vale da solo l'intero prezzo del libro.
sergio.T
00mercoledì 28 novembre 2007 10:37
Dogana
Si dovrebbe istituire una sorta di passaporto per scrittori: per meglio dire, bisognerebbe far modo che chiunque voglia pubblicare storie, storielle, romanzi, romanzetti, sia dotato di un documento d'identita' che lo qualifichi, appunto, scrittore libero di circolare nell'editoria letteraria.
I Wu Ming sarebbero di certo dotati del suddetto passaporto rilasciato perche' liberi da ogni preclusione: non avendo mai commessi reati tipo blasfemica scrittura, atti di delinquenza editoriale, truffe pubblicitarie, falsi d'arte, avrebbero libera circolazione in qualsiasi casa editrice.
Per altri, invece, la questione si complicherebbe un poco, per non dire parecchio: a una dogana vecchio stampo, infatti, se si presentasse - per fare un esempio - quella carovana di scrittorini rampanti, bisognerebbe fermare la fila e domandar loro: " chi siete ordunque? le vostre generalita' ma soprattutto la vostre professioni , non corrispondono al vero, a quello che ci risulta. Sappiamo di voi che siete imbianchini, fruttivendoli, pubblicitari, ragionieri, architetti, impiegati, ma non quello che denunciate, scrittori.
Siete pregati di seguirci, signori, il reato a voi iscritto e' falsa identita', pena l'espulsione immediata dal territorio dell'editoria italiana e la segnalazione di diffida da tutta quella europea.
Alla prossima volta che sarete ripescati in territorio a voi precluso, sarete messi agli arresti letterari con decadimento di ogni diritto editoriale."
sergio.T
00mercoledì 28 novembre 2007 15:34
I Grandi Wu Ming
Più di quel che ti aspettavi da una banda di scrittori
Nel gennaio 2000 un quinto scrittore si unisce ai quattro autori di Q. Nasce così un nuovo gruppo, Wu Ming (per esteso: Wu Ming Foundation).
"Wu - Ming" è un'espressione cinese, significa "senza nome" (無名) oppure "cinque nomi" (伍名), dipende da come si pronuncia la prima sillaba. Il nome della band è inteso sia come omaggio alla dissidenza ("Wu Ming" è una firma molto comune tra i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà d'espressione) sia come rifiuto della macchina fabbrica-celebrità, sulla cui catena di montaggio l'autore diventa una star. "Wu Ming" è anche un riferimento al terzo verso del Dàodéjīng (Tao Te Ching): "Wu ming tian di zhi shi", "Senza nome è l'origine del cielo e della terra". "Wu Ming" (唔明) può anche significare "non capire" in cantonese (grazie, Wesley!)
A rigore, noi non siamo anonimi. I nostri nomi non sono segreti. Tuttavia, utilizziamo cinque nomi d'arte composti dal nome della band più un numero, seguendo l'ordine alfabetico dei nostri cognomi. La formazione è: Roberto Bui alias Wu Ming 1, Giovanni Cattabriga alias Wu Ming 2, Luca Di Meo alias Wu Ming 3, Federico Guglielmi alias Wu Ming 4 e Riccardo Pedrini alias Wu Ming 5.
Nel periodo 2000-2006, l'opera più ambiziosa di Wu Ming è stata 54, un romanzo con decine di personaggi (compresi Cary Grant e il maresciallo Tito) ambientato nel 1954, finora tradotto in inglese, olandese, spagnolo e portoghese. Il libro ha ispirato anche il gruppo folk-rock degli Yo Yo Mundi, il cui concept album (anch'esso intitolato 54) è uscito all'inizio del 2004.
I membri della band hanno scritto anche libri "solisti". Nell'ordine: Havana Glam di Wu Ming 5 (2001), Guerra agli Umani di Wu Ming 2 (2004), New Thing by Wu Ming 1 (2004) e Free Karma Food di Wu Ming 5 (2006).
La band è anche co-autrice della sceneggiatura di Lavorare con lentezza (regia di Guido Chiesa, 2004, qui il sito ufficiale).
Nel 2007 è anche uscita, a cura di Wu Ming 1, un'antologia di jazz radicale degli anni Sessanta, The Old New Thing (2 cd + libro).

Dal loro sito, su gentile concessione.
sergio.T
00mercoledì 28 novembre 2007 15:36
Bibliografia
Q (Einaudi, Torino 1999 - Mondadori, Barcelona 2000 - Seuil, Paris 2001 (title: L'Oeil de Carafa) - Wereldbibliotheek, Amsterdam 2001 - Hovedland, Jøbjerg 2001 - Travlos, Athena 2001 - Piper, München 2002 - Conrad, São Paulo 2002 - Heinemann, London 2003 - Harcourt, Orlando, FL 2004 - Wydawnictwo Albatros, Warszawa 2005)
Asce di guerra (Vitaliano Ravagli e Wu Ming, Tropea, Milano 2000)
Havana Glam (Wu Ming 5, Fanucci, Rome 2001)
54 (Einaudi, Torino 2002 - Mondadori, Madrid 2003 - Vassallucci, Amsterdam 2003 - Harcourt, Orlando, FL 2004)
Esta revolución no tiene rostro [Questa rivoluzione non ha volto] (Acuarela, Madrid 2002)
Giap! (Einaudi, Torino 2003)
Guerra agli umani (Wu Ming 2, Einaudi, Torino 2004)
New Thing (Wu Ming 1, Einaudi, Torino 2004; Métailié, Paris 2007)
Asce di guerra 2005 (Vitaliano Ravagli e Wu Ming, Einaudi, Torino 2005)
Free Karma Food (Wu Ming 5, Rizzoli, Milano 2006)
Manituana (Wu Ming, Einaudi, Torino 2007)
sergio.T
00giovedì 29 novembre 2007 10:52
Esilirante la scena al casino' con la partita di chamin dell'Imperatore.
Straordinaria nel suo crescendo, nel suo surrealismo realissimo, nella sua comicita'.
Un picco di divertimento leggero in un gran bel romanzo.
sergio.T
00giovedì 29 novembre 2007 15:08
Colossal 54
Una grande storia su un televisore americano Mac Giffin 17 pollici.
Una sagra, un festival, una festa degli equivoci.
Una ridda infinita di personaggi; una fantasmagoria di situazioni; una scrittura forte, intensa, leggera, divertente.
Tutto questo e' 54.
mujer
00lunedì 17 dicembre 2007 11:11
Ieri sera ho iniziato a leggere Giap.
sergio.T
00lunedì 17 dicembre 2007 11:22
facci sapere.
Questo Giap mi manca.
Mi sembra, pero' che sia di un solo Wu Ming, o mi sbaglio?
mujer
00mercoledì 19 dicembre 2007 09:58
riuscita a leggere la lunga prefazione, molto interessante
me lo gusterò meglio nei prossimi giorni liberi
e poi dirò
sergio.T
00lunedì 9 marzo 2009 14:10
Sono diventati un'ossessione.
O con loro o contro di loro.

Mah.
mujer
00lunedì 9 marzo 2009 15:27
Penso che questi WuMing siano alla fine della loro esperienza, almeno non rappresentano lo spirito primordiale di LB
mo basta però! [SM=g11147]
hanno fatto la puzza...
sergio.T
00martedì 17 marzo 2009 11:21
si riparli dei libri dei Wu Ming e non delle loro teorie letterarie.
Oppure dobbiamo pensare che non avendo piu' nessuna vocazione...
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