William Faulkner

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sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 11:24
« La vittoria è un'illusione dei filosofi e degli stolti »

« Dopo tutto, dico io, i soldi non hanno alcun valore; quello che conta è il modo in cui li spendi. »

Nobel per la letteratura 1949 William Cuthbert Faulkner (New Albany, 25 settembre 1897 – Oxford, 6 luglio 1962) è stato uno sceneggiatore e drammaturgo statunitense, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1949 e considerato uno dei più importanti romanzieri statunitensi, autore di opere spesso provocatorie e complesse.

Le opere di William Faulkner sono caratterizzate da una scrittura densa di pathos e di grande spessore psicologico, da periodi lunghi e sinuosi e da una cura meticolosa nella scelta dello stile e del linguaggio. Nella pratica stilistica, fu considerato il rivale di Ernest Hemingway, che gli si oppone con il suo stile conciso e minimalista. È stato ritenuto forse l'unico vero scrittore modernista statunitense degli anni trenta: Faulkner si allaccia alla tradizione sperimentale di scrittori europei quali James Joyce, Virginia Woolf, e Marcel Proust, ed è noto per l'uso di strumenti espressivi innovativi: il flusso di coscienza, narrazioni elaborate da punti di vista multipli e salti temporali nella cronologia del racconto.

Biografia
Faulkner nacque William Falkner (senza la "u": uno dei primi editori scrisse per errore il nome di Falkner come "Faulkner" e l'autore decise di mantenere quel cognome) a New Albany, nel Mississippi a cinquanta chilometri da Oxford, figlio di Murry Falkner e Maud Butler. Murry Falkner si era recato a New Albany per lavorare nella ferrovia del padre, il nonno dello scrittore, che era stata ereditata da suo padre, il Vecchio colonnello, bisnonno dello scrittore, che l'aveva fondata nel 1868 chiamando il tronco ferroviario "Ripley Ship Island and Kentucky".

Quando il giovane William nacque il padre era capostazione a New Albany e in seguito, nominato amministratore della compagnia, si trasferì con la famiglia dapprima a Ripley e il 24 settembre 1902, quando la ferrovia venne venduta dal padre, a Oxford dove si interessò di allevamento, divenne rappresentante della "Standard Oil", di un frantoio di semi di cotone, di una fabbrica di ghiaccio e di una ditta di ferramenta, fino ad ottenere, nel 1918, la carica di segretario e amministratore dell'Università.


Gli anni dell'infanzia
Ad Oxford i Faulkner erano andati a vivere vicino ai genitori materni e paterni, accanto alla casa della famiglia Oldham che avevano una figlia di nome Estelle che diventerà la compagna di giochi del piccolo William, il suo primo amore e infine sua moglie.

L'infanzia del piccolo William fu lieta e le esperienze fatte nell'ambiente del profondo Sud aiutarono il formarsi del suo mondo fantastico.
Egli trascorreva molto tempo con il padre accanto ai recinti dei cavalli e quando ebbe l'età per cavalcarlo gli venne regalato un pony. Sempre con il padre esplorava la natura, girando per i boschi e osservando con occhio sempre più attento l'impoverimento dovuto allo sfruttamento economico.
Iniziò allora l'interesse per gli ex schiavi negri che vedeva umiliati per la discriminazione razziale e soprattutto incominciò l'amore per tutti i miti e le leggende della sua terra alla quale lo scrittore si accostò ascoltando le storie della famiglia e in particolare del suo bisnonno, William Clark Falkner.


La nascita della tradizione letteraria di famiglia
Il bisnonno
Il bisnonno era stato una figura importante nella storia dello stato: era giunto nel Mississippi, nella contea di Tippah a Ripley nel 1839, dopo essere fuggito da casa a soli 14 anni per raggiungere uno zio che lo aveva fatto in seguito studiare legge, aveva combattuto durante la guerra civile nell'esercito dei confederati con il grado di colonnello e guidato nel 1871 la battaglia di Manassan, chiamata dai nordisti di Bull Run, costruito una ferrovia, e dato il proprio nome, Falkner, ad una città della vicina contea.
Si era sposato, aveva visto morire la moglie in seguito al parto del primogenito John, il nonno di William, aveva partecipato ad alcuni duelli, si era risposato con una compagna d'infanzia dalla quale aveva avuto tre figli e due figlie e da queste vicende il pronipote scrittore avrebbe poi costruito la saga e la leggenda della sua famiglia.
Ebbero inoltre importanza per la carriera del pronipote le sue opere, fra cui molti romanzi, che diedero vita ad una tradizione letteraria familiare.
Il Vecchio colonnello aveva infatti scritto un romanzo, dal titolo The White Rose of Memphis, che era uscito dapprima a puntate sul giornale di Repley e in seguito diventato un vero bestseller, nel quale raccontava le sue avventure. Nel 1882 aveva pubblicato un altro romanzo ambientato a New York e nel 1884 le sue impressioni in seguito ad un viaggio fatto in Europa dove raccontava che in Italia si era fatto scolpire una statua che sarà poi messa davanti alla sua tomba, di fronte alla ferrovia.

Questa storia sarà poi narrata da Faulkner non solo nel suo romanzo Sartoris, dove l'ispirazione per il personaggio di John Sartoris deriverà proprio dalla figura del bisnonno, ma anche in altri racconti, sia in quelli raccolti in The Unvanquished, sia in molti altri.

Data la peculiarità sociale e storica del sud degli Stati Uniti, è comprensibile che il giovane Faulkner sia stato influenzato ed abbia attinto dalla storia della propria famiglia e della sua regione. Il Mississippi ha segnato il suo sense of humor, il suo sentire la tragica contrapposizione tra neri e bianchi, le sue caratterizzazioni nitide dei personaggi tipici ed i suoi temi ricorrenti, come l'idea che dietro l'apparenza di sempliciotti e di eterni bravi ragazzi, si potessero scovare menti brillanti e fuori dal comune.

Faulkner stesso raccontava un aneddoto spiritoso al quale faceva risalire la sua decisione di scrivere. Raccontava che da giovane si ubriacava, la sera, con i suoi amici. Tra questi c'era l'allora già noto scrittore Sherwood Anderson. Osservandolo, Faulkner pensò: “Bel mestiere scrivere. La mattina lavori, il pomeriggio correggi un po' e prima di cena sei libero di andare ad ubriacarti con gli amici”. Comunicò quindi ad Anderson che aveva deciso di diventare uno scrittore anche lui. Da quella sera, per un mese, Anderson disertò le riunioni etiliche. Alla fine del mese la moglie di Sherwood Anderson bussò alla porta di Faulkner e gli disse: “Sherwood dice che se giuri di non parlargli mai di letteratura ti farà pubblicare dal suo editore. Non ne può più di stare tappato in casa per paura di incontrare un altro scrittore”. Faulkner era un burlone, ovviamente, e si divertiva a colorire questo aneddoto, ma il suo primo romanzo fu effettivamente pubblicato dall'editore di Sherwood Anderson.


Il nonno
Il nonno di William, il Giovane Colonnello, era un tipo facile al litigio e piuttosto arrogante con una reputazione di grande bevitore. Aveva fondato nel 1912 laBanca di Oxford che era poi fallita e ne aveva fondata una tutta sua, la First National dalla quale però aveva in seguito ritirato il suo denaro per trasportarlo nella banca rivale perché non era stato rinominato amministratore.


Il padre
Dal padre William ereditò invece solamente il nome: egli era un uomo tranquillo e viveva da sudista decaduto. Insieme ai fratelli e la nutrice negra William bambino trascorreva il tempo nei boschi a prendere le uova degli uccelli dai nidi o a scovare le vecchie reliquie di guerra disseminate ovunque dai soldati durante la guerra civile e alla domenica andava a messa con i fratelli o passava il tempo, nei giorni di cattivo tempo, a giocare in una stanza che essi stessi avevano dipinto di rosso.

Era una esistenza felice ma tranquilla a contatto con le donne negre che lavoravano in casa come domestiche, con il cocchiere negro che gli insegnò a guidare il calesse, con le ex cuoche ed ex lavandaie che, insieme al padre, andava a trovare nelle loro abitazioni. Saranno questi personaggi a diventare i protagonisti di molti dei suoi racconti e dei suoi libri dove egli molte volte descrisse i personaggi senza cambiarne neppure il nome.


Gli anni della adolescenza
Durante il periodo dell'adolescenza, che trascorse serenamente, iniziò il suo interesse per le arti e scrisse le sue prime poesie. Nel 1915 abbandonò la scuola e per due anni studiò da autodidatta e venne assunto nella banca del nonno.


I primi scritti
Nell'inverno del 1918-1919 pubblicò i suoi primi racconti sul giornale "Eagle" di Oxford e il 6 agosto 1919 la sua prima poesia, intitolata L'après-midi d'un faune, sul "New Republic".

L'estate del 1919 Faulkner la trascorse come istruttore di golf presso il campus dell'università e a settembre venne ammesso a un corso per ex combattenti. Seguì per alcuni trimestri i corsi di francese, di spagnolo e di letteratura inglese, senza però mai conseguire la laurea, e pubblicò qualche poesia sul giornale "The Mississippian" dell'università.


Gli anni a New York
Nel novembre del '19 andò a New York a trovare un amico che abitava in una camera in affitto di Elizabeth Prall, futura moglie di Sherwood Anderson, che dirigeva la libreria di Scribner e accettò di lavorare in essa come commesso.
Il 3 dicembre del 1921 ritornò ad Oxford e a marzo del 1922 ottenne un posto presso l'ufficio postale dell'università dove lavorava il padre, ma siccome lo stipendio era basso, egli si inventò i lavori più disparati: fondò una società d'assicurazione, la "Bluebird Insurance Company", che assicurava gli studenti dalle bocciature, ma che fu messa in seguito fuori legge dall'università stessa, organizzò un gruppo di Boy Scouts e accompagnava i ragazzi nei boschi per studiare storia naturale. Nell'ottobre del 1924 lasciò il posto presso l'ufficio postale e a dicembre di quell'anno uscì, a spese di Phil Stone che era stato il suo precettore, una raccolta di poesie in 1.000 copie dal titolo The Marble Faun della quale riuscì a venderne solamente una cinquantina.


Un anno a New Orleans
A gennaio del 1925 si recò a New Orleans per incontrare Sherwood Anderson con l'intenzione di partire poi da lì per l'Europa ma, essendo stato rimandato il viaggio di sei mesi, iniziò a collaborare alla rivista "The Double Dealer" e all'edizione della domenica del "Times-Picayune" che lo pagava dieci dollari alla settimana.

A marzo arrivò Sherwood con Joseph Conrad che era tra gli scrittori più apprezzati da Faulkner e sotto il suo influsso incominciò a scrivere prosa. In poche settimane scrisse The Soldier's Pay (La paga del soldato) che, grazie alla raccomandazione di Sherwood presso il suo editore, "Boni & Living", uscirà nel 1926 ottenendo poco successo e poca vendita. Nello stesso anno vide le stampe una raccolta di caricature di personaggi celebri di New Orleans, Sherwood Anderson and Other Famous Creoles, che aveva scritto in collaborazione con William Spratling e che gli costò la perdita dell'amicizia con Sherwood.


Il ritorno a Oxford
Verso la fine del 1925 Faulkner ritornò a Oxford e durante la primavera del 1926 fece l'istruttore di golf mentre nel periodo estivo lavorò dapprima presso una segheria e in seguito sui battelli da pesca.


Mosquitos (Zanzare)
Nel 1927 venne pubblicato il romanzo Mosquitoes che descriveva in modo satirico la società letteraria di New Orleans. Il libro non ebbe alcun successo e l'editore, "Boni & Liveright" che già aveva pubblicato Soldier's Pay, sospese il contratto con il quale si era impegnato a pubblicare altri tre libri dell'autore.


Tra i lavori saltuari dell'estate del 1929, prima che uscisse Sartoris, ci fu quello di fuochista alla centrale elettrica dell'Università ma Faulkner, durante gli orari di minor lavoro, di solito tra la mezzanotte e le quattro del mattino continuava instancabilmente a scrivere.


Sartoris
Nel 1929 uscì Sartoris, nell'edizione "Harcourt, Brace", il primo romanzo ambientato nella mitica Yoknapatawpha County che era la fedele riproduzione della vera Contea Lafayette dove Faulkner trascorse quasi tutto l'arco della sua vita.
La storia narrata nel romanzo è quella del bisnonno e del nonno dell'autore e darà inizio al filone faulkneriano con la ricostruzione immaginaria ma in fondo realistica della storia del Sud ottocentesco.
Conobbe in questa occasione lo scrittore James Silver, diventato in seguito professore presso l'Università del Mississippi, che gli aveva portato da leggere la sua tesi di Laurea sulla guerra civile e ne divenne grande amico.


L'urlo e il furore
Nell'ottobre di quell'anno (1929) uscì anche The Sound and the Fury (L'urlo e il furore) che narra il dramma di una vecchia famiglia del Sud, i Compson, una volta ricca e ora in decadenza. Il romanzo, pur essendo considerato dallo stesso autore il suo migliore, non ebbe successo e rimane ancor oggi una tra le sue opere più difficili
sergio.T
00martedì 7 ottobre 2008 11:59
Luce d'agosto
Nella mia terra la luce ha una sua qualità particolarissima; fulgida, nitida, come se venisse non dall’oggi ma dall’età classica». Così William Faulkner spiegò il titolo del suo settimo romanzo, uscito nel 1932 e subito acclamato come un capolavoro. Ed è tra i riverberi di quella luce implacabile che si consumano le vicende di una folta schiera di personaggi: una ragazza incinta, armata solo di una «riserva di paziente e tenace lealtà», che si avventura dall’Alabama al Mississippi alla ricerca del padre di suo figlio; un uomo solitario dallo strano nome, Joe Christmas, «con un’inclinazione arrogante e sinistra sul viso immobile», che l’isteria razziale del Sud getta nell’abisso tormentoso del dubbio circa il proprio sangue; un reverendo presbiteriano ripudiato dalla sua Chiesa per l’antico scandalo della moglie adultera e suicida; e, circondati da neri invisibili, gli sceriffi, i taglialegna, i predicatori, le donne dal volto di pietra, chi «definitivamente dannato», chi alla ricerca disperata di una chimerica catarsi. E quando nella comunità di Jefferson si sparge la voce di un brutale omicidio, tutti i suoi membri vengono risucchiati in una spirale vertiginosa – così come vertiginosa è la prosa di Faulkner, alla quale, pur allarmati, non riusciamo a sfuggire, esposti fino all’ultimo a un Male subdolo e irrimediabile.
sergio.T
00mercoledì 8 ottobre 2008 09:56
Intorno agli anni 20 Faulkner una mattina si alzo' e decise: scrivo solo per me stesso e del pubblico me ne frego.
Il pubblico, dunque, non era piu' un problema , semplicemente per lo scrittore americano non esisteva.
Strano a dirsi, ma non troppo, da quel momento i suoi romanzi decollarono: decollarono offerte, soldi, vendite, e persino i Nobel.
sergio.T
00mercoledì 8 ottobre 2008 10:00
Luce d'agosto nella traduzione di Vittorini e' molto criticato. Non conosco la recentissima traduzione dell'Adelphi.
Ad ogni modo, a prescindere da chi l'abbia tradotto, e' chiaro che Faulkner non si dilunga molto nell'estetica della sua scrittura: semmai e' solida, corposa, di spessore.
E' quasi voluminosa se cosi' si puo' dire.

Al contrario dell'impalpabilita' delle scritture moderne ( soprattutto dei ghirigori italiani) che nonostante fronzoli e fronzoletti, risultano a lungo andare, vuote e inconsistenti.
sergio.T
00mercoledì 8 ottobre 2008 10:09
Un giorno seduto sulla sua veranda, Falkner ascolto' qualcuno a dire: non c'e' niente di chiaro come la luce d'agosto.
E cosi' si alzo' di scatto, entro' in casa, prese il manoscritto del libro e annoto': Lights August.
sergio.T
00mercoledì 8 ottobre 2008 10:12
E' il razzismo il tema di Faulkner ( conservatore)
Un razzismo solido, di cultura, di tradizione : un razzismo che sembra inestirpabile in certi luoghi del mondo.
Sembra proprio implicito nell'essenza dell'esistenza stessa.
Nemmeno la guerra Civile, potra' fare qualcosa.
sergio.T
00mercoledì 8 ottobre 2008 10:21
Mi piace Faulkner.
Lena e' in difficolta'; e' una debole, , e' allo sbando.
La rudezza del mondo la circonda; sembra un pesce fuori dall'acqua.
Il suo viaggio e' un viaggio senza speranza, e' un'incursione in territorio " nemico".
Eppure Faulkenr non spende una parola di compianto, di commiserazione: la segue, la osserva, l'accompagna per un certo verso, ma non fa niente di niente per aiutarla.
Il mondo di Faulkner e' onestamente crudele.
Per questo mi piace molto.



sergio.T
00mercoledì 8 ottobre 2008 10:35
Autori come Steimbeck, Faulkner, MacCarthy, non redimono nella loro letteratura il mondo. Non esiste catarsi, non esiste redenzione di sorta: neppure gli ideali esistono.
Vive, piuttosto, una conivenza tra tragico e commedia, tra presente e passato, tra corpo e spirito, tra il duro e il molle, tra il coro e il singolo.
Un mondo caotico in divenire senza direzione.
Un universo, il loro, piu' alto persino di un ideale.
Un universo che e' quello che e'.
sergio.T
00martedì 14 ottobre 2008 15:55
E' una scrittura tosta quella di Faulkner: quasi spessa come una presenza palpabile sul foglio.
E' una scrittura che va' al di la' dell'inchiostro.
Lasciando perdere il tema, la storia, l'ambientazione, di Faulkner colpisce soprattutto questo: l'aspetto massiccio della sua scrittura.
Non ho idea se questo possa dipendere solo dalla traduzione ( criticata) di Vittorini, ma la scrittura in luce d'agosto, e' solida, e corposa.
Bisogna impegnarsi nel leggerla.

Faulkner oltretutto e' abituato ai salti temporali e al flusso di coscienza : insomma, un autore che in un modo o nell'altro ti complica la lettura.
O te la allieta, dipende dai punti di vista.

In Luce d'Agosto, comunque, la narrazione e' del tipo clssico: altalena tra narrato e dialogo. ( ricco di slang )
sergio.T
00mercoledì 15 ottobre 2008 14:48
Ma Faulkner va' letto poco alla volta: non piu' di un romanzo all'anno. Se no, rischia di stancare.
sergio.T
00lunedì 20 ottobre 2008 10:08
Ritornando su Faulkner si deve dire che la sua scrittura e' densa, vischiosa, di difficile digestione.
Non solo l'uso delle parole, ma la stessa costruzione della frase, del periodo, fanno del suo scrivere qualcosa di veramente corposo.
La Global novel, invece, e' l'esatto contrario.
Leggera come una piuma.
Solo questa la differenza? no.
A scritture diverse , quasi sempre, corrispondono contenuti diversi.
Faulkner non puo' essere solo intrattenimento: lo scrittore americano e' qualcosa che assomiglia all' apprendimento. Leggendolo ci si confronta con un tema, in questo caso il razzismo.
Per fare un paragone con la Global Novel: qui si parla di rivoluzione come tema dominante di un significato esistenziale.
Sulla rivoluzione ( antitesi tra individuo e societa') si potrebbe aprire un lungo discorso, e invece , in questo modo di scrivere lineare, persino il tema sbiadisce. E' toccato in superfice, appena accennato, quasi sfiorato.
Tutto diventa pura scrittura e lettura d'intrattenimento.
Non si vuole impegnare il lettore. ( o forse gli scrittori impegnati in questo progetto non sono all'altezza)
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