Tibet, muore alpinista italiano

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mujer
00giovedì 15 ottobre 2009 15:44
Era partito dall'italia con altri due alpinisti

Tibet, muore alpinista italiano
Roby Piantoni, 32 anni, bergamasco, ha perso la vita sulla parete sud dello Shisha Pangma



MILANO - Lutto nel mondo dell’alpinismo italiano. Roby Piantoni, 32enne di Colere (Bergamo), è morto in Tibet sulla parete sud dello Shisha Pangma durante un tentativo di salita sulla via Bonington. Poche le notizie disponibili sulle modalità dell’incidente. Piantoni, come scrive il quotidiano «L’Eco di Bergamo» era partito con altri due alpinisti bergamaschi, Marco Astori e Yuri Parimbelli, per lo Shisha Pangma a metà settembre: con loro anche il collega valtellinese Adriano Greco. Dal suo sito aveva annunciato di essersi dovuto ritirare per il forte vento.

IL RICORDO - Nel suo sito Roby Piantoni spiegava le ragioni che lo avevano spinto a fare l'alpinista: «Io penso che ognuno di noi abbia dei sogni nel cassetto, e penso anche che questi non siano altro che uno "specchio" della nostra infanzia, un ponte di collegamento tra il "noi piccoli" ed il "noi grandi". Da bambini si sognano tante cose, si hanno aspirazioni ed aspettative, e crescendo cerchi in tutti i modi di non deludere quel "io piccolo" che purtroppo ed inevitabilmente ti ha lasciato, cedendoti il testimone per entrare nella realtà adulta. Ti accorgi quindi che i sogni che avevi da bambino sono proprio difficili da realizzare, ma ti resta comunque una promessa da mantenere, una parola data a quel "io piccolo" che ti ha salutato alcuni anni fa. Bene, il mio "io piccolo" voleva andare in montagna, voleva scalare e voleva salire in alto. .... Sono ancora in cammino per non deludere l' "io piccolo", cerco il mio spazio in montagna e in tutti quelli che mi seguono o che mi seguiranno, cercando di contagiare tutti, facendo ammalare di montagna quelli che conosco...»


http://www.robypiantoni.it/default.htm
sergio.T
00giovedì 15 ottobre 2009 15:51
ho letto, ho anche letto il suo sito. Era di Colere vicinissimo a casa mia.
Mi dispiace molto.
La montagna sta facendo pagare , in questa stagione, un grande e tristissimo tributo.
Qui , oltretutto, si parla di un professionista, non di un gitante.

Nel suo bellissimo libro Aria sottile ( la scalata all'Everest) Krakauer speiga molto bene l'estrema pericolosita' della montagna.
E' una questione di tempo, un secondo in piu' o un secondo in meno, determina o la salvezza o la morte.
La montagna e' assolutamente estrema, non conosce la morale, non conosce la misericordia.
Chi la scala sa che non deve sbagliare assolutamente niente.

Dispiace per coloro che la amano alla follia come questo scalatore bergamasco, ma credo che siano felici del loro destino, anche se va male.

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