Tarantino: Waltz al di la' di ogni elogio

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sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 16:27
Tarantino contro Hitler:

ROMA (2 ottobre) - Un film d'azione in cui si parla forse più di quanto si combatta. Una storia di lotta contro i nazisti che se ne infischia allegramente della Storia vera e della sua spesso paralizzante eredità. Un regista che mette Hitler e Goebbels in caricatura senza chiedersi un secondo se sia legittimo, tollerabile, politicamente corretto etc., ridere (e non solo) del Terzo Reich e dei suoi orrori.

Ma soprattutto, come sempre in Tarantino, un film fatto di cento altri film, evocati, reinventati, trasfigurati, metabolizzati da un racconto che rilegge liberamente il Novecento attraverso il filtro della settima arte, compresa naturalmente la sua parte meno “artistica”, cara al regista di Bastardi senza gloria. Come se la memoria del cinema, col suo sangue finto che zampilla libero e gioioso, potesse e forse dovesse sostituirsi, per la durata di un film, a quella vera. Che invece gronda di tali orrori da sfidare e forse escludere la rappresentazione.

È la sindrome di Lady Macbeth risolta in chiave cinèfila: se abbiamo le mani lorde di un sangue che non va più via, forse l’unico rimedio è “giocare” con quel sangue, farne un segno, un trucco, un espediente narrativo. Come il cinema-cinema ha sempre fatto con le guerre di ogni epoca e paese, con la perversa innocenza dei giochi infantili. Così il “C’era una volta” che apre ritualmente il film non ci porta nella Francia occupata dei nazisti, ma in una sua libera e possibile variante.

In questa variante firmata Tarantino la violenza più cruda si intreccia a dotte discussioni cinèfile fra nazisti e francesi; il cinema diventa un’arma da usare contro Hitler e i suoi sgherri né più né meno delle mazze da baseball e dell’enorme coltellaccio con cui il tenente Aldo Raine (Brad Pitt, divertente ma curiosamente monocorde), capo della “sporca dozzina” di ebrei americani che combatte i nazisti coi mezzi più efferati, incide svastiche sulla fronte dei tedeschi. Mentre il colonnello delle Ss Hans Landa (un Christoph Waltz al di là di ogni elogio, la lunga sequenza d’apertura vale l’intero film, specie in originale), va a caccia di ebrei in un trionfo poliglotta di subordinate e congiuntivi sussurrati con garbo che finisce per dare i brividi come e più di un ordine urlato con voce gutturale...

Se in questo intreccio di temi e livelli Tarantino è insuperabile (vedi anche il gioco di società idiota con le carte appiccicate in fronte), se nessuno meglio di lui sa rilanciare il racconto evocando King Kong e Leni Riefenstahl, Pabst e il Sergente York di Hawks, quando si scontra con il nocciolo duro della Storia che allegramente sovverte, Inglorious Basterds morde un po’ il freno. Pensiamo a certe esplosioni di violenza, abbastanza telefonate. Ai personaggi sempre un po’ bidimensionali (esclusi Waltz e la deliziosa Mélanie Laurent, l’ebrea sopravvissuta). O alle macchiette di Goebbels e Hitler, non all’altezza del film oltre che dei loro modelli. Brutte bestie i nazisti. Anche nel cinema-cinema.


sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 16:43
Un bellissimo film , una bella rivisitazione pulp del nazismo, un incredibile C. Waltz nella parte dell'ufficiale Nazista.
Un personaggio memorabile recitato da un grandissimo attore.
Ha assolutamente ragione la critica: va' al di la' di ogni elogio e la sequenza iniziale ( l'interrogatorio iniziale 15 minuti di altissimo cinema) vale da sola l'intero film.
Sabato sera vedendolo con Julia Domenico e Filomena, sono rimasto subito impressionato da questa scena.
Non succede niente: un contadino ed un'ufficiale nazista che lo interroga. Ma in rarissime volte una scena cosi' "calma" mi ha impressionato per la tensione che cresceva parola dopo parola.
Ed il merito era tutto di questo ufficiale Nazista, Hans Landa, interpretato magistralmente da C. Waltz.
Per tutto il film ogni sua apparizione diventa un evento: lo si aspetta ad ogni scena e quando appare ci si incanta nell'ascoltarlo mentre interroga.
Cosa fa Hans Landa? e' un cacciatore di ebrei ma la sua arte e' soprattutto l'arte dell'interrogatorio.
Intelligentissimo, cinico, spietato, fulminante, intuitivo al massimo livello, Landa diventa il vero protagonista.

" Per lei...un bicchiere di latte!" cosi', all'improvviso, ordinando due consumazioni al ristorante durante un interrogatorio. Una battuta insignificante ma che nell'economia del film ( bisogna vederlo per capire) e' uno dei punti piu'" inquietanti" e spaventosi di tutto il testo. Ancor di piu' delle scene di violenza.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 16:50
Non sapevo nemmeno che avesse vinto il Festival di Cannes 2009 come miglior attore per l'interpretazione del Colonnello Nazista Hans Landa.
Ma se lo merita assolutamente.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 16:52
Christoph Waltz
Nato a Vienna, è figlio degli scenografi Johannes Waltz e Elisabeth Urbancic, la sua famiglia proviene dal mondo dello spettacolo, i nonni erano attori mentre i bisnonni lavorava nel teatro. Ha studiato recitazione al Max Reinhardt Seminar di Vienna e al Lee Strasberg Theatre and Film Institute di New York.

Inizia la propria carriera nel teatro, lavorando a Vienna, Strasburgo e Zurigo, successivamente lavora per la televisione austriaca e poi per quella tedesca. Nel suo lungo curriculum, Waltz ha lavorato in vari film televisivi, ha preso parte al film Un perfetto criminale e ha collaborato con il regista polacco Krzysztof Zanussi, recitando nei film Vita per vita - Padre Kolbe e Fratello del nostro Dio.

Nel 2009 ottiene la fama internazionale grazie al regista statunitense Quentin Tarantino che gli affida la parte del colonnello della SS Hans Landa in Bastardi senza gloria. Per la sua interpretazione dello spietato "cacciatore di ebrei", Waltz vince il Premio per il miglior attore al Festival di Cannes 2009. La sua nuova popolarità desta l'attenzione di Hollywood, che gli affida la parte del cattivo in The Green Hornet di Michel Gondry, sostituendo Nicolas Cage.

sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 16:56
Da prima Visione.
«Se il mondo dei Festival andasse come dovrebbe andare, il premio per il miglior attore sarebbe di Christoph Waltz», scrivevo da Cannes in maggio. In effetti, per Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, Waltz venne poi premiato...
È Waltz il protagonista del film, come ufficiale dell’Sd (servizio segreto delle Ss) nella Parigi occupata del 1940-44. Ruba la scena a Brad Pitt, che è un ufficiale americano ricalcato, fin dal nome del personaggio, su un altro attore di film bellici, Aldo Ray.
Waltz si dimostra degno emulo di Peter Sellers. Poliglotta, nella versione originale recita, da tedesco, in tedesco, ma anche lungamente in francese, inglese e italiano. Soprattutto rende il suo personaggio il più simpatico della grottesca compagnia della buona morte che percorre il film, una rilettura della Seconda guerra mondiale come scontro fra schiere d’assassini: quelli che casualmente (potrebbero uccidere curdi, se quello fosse l’ordine) ammazzano ebrei, se indifesi, come fa il personaggio di Waltz; quelli che ammazzano ogni tedesco, come presunto ammazzatore di ebrei, ma sempre se indifesi a loro volta, come fa il personaggio di Pitt, che poi li scotenna anche...
Non c’è nessun dislivello morale fra loro - è questo il punto - per Tarantino: solo il discrimine, fondamentale, fra chi riesce a sopravvivere e chi non ce la fa. Il personaggio di Waltz vince, oltre al campionato della sopravvivenza, quello della lungimiranza politica, ponendo fine alla guerra nel 1944, non nel 1945 (fosse successo nella realtà, circa due milioni di morti non ci sarebbero stati...).
Tarantino s’infischia dell’attendibilità cronologica e storica nell’ispirarsi a Quel maledetto treno blindato di Enzo G. Castellari. Allestisce la sagra della svastica, con una spruzzata di Lili Marleen di Fassbinder; cita attori e registi d’epoca (Pabst, Clouzot, la Riefenstahl, Jannings, la Darrieux). Se apre il film col motivo conduttore di Tiomkin nella Battaglia di Alamo di John Wayne e John Ford, lo chiude con la tarantella di Morricone in Allonsanfàn dei Taviani. Il resto è un inserimento nel genere bellico di figure e situazioni del western italiano, dove ognuno è per sé e Dio è contro tutti.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 16:58
Tarantino. " Ecco come ho trovato il mio Landa"
Molto più complessa si è rivelata la scelta di Christoph Waltz: "Il casting è stato lungo e difficile. È stato un parto faticoso, ma il risultato è stato straordinario". Neanche a dirlo il problema maggiore era rappresentato dalla lingua: "Il personaggio di Landa", spiega Tarantino, "doveva parlare tre lingue perfettamente e un po' di una quarta lingua. Puoi trovare attori tedeschi o francesi che sanno parlare inglese benessimo, ma magari con l'inglese mancano di quella poesia che hanno con le altre lingue".
Christoph Waltz a quanto pare aveva una marcia in più: "A me serviva qualcuno che tirasse fuori dalle battute la poesia, il ritmo e l'ironia", ha concluso Tarantino, "Appena ho visto Christoph Waltz ho capito che avevo trovato il mio Landa".
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 17:09
La grandezza di un regista come Tarantino e' nell'avere trattato il nazismo come nessun altro ha fatto finora.
Con sarcasmo quasi in modo caricaturale.
Ne ha fatto una farsa.
Solo Landa, guarda un po', ha la dignita' del personaggio come identita'.
Tutti gli altri sono caricature.

E poi capovolge la storia come se nulla fosse.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 17:16
"Hans Landa e' uno dei piu' grandi caratteri che abbia mai scritto ed e' uno dei piu' grandi caratteri che mai potrei scrivere."

Q.Tarantino















sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 17:23
Scena da cineteca.
L'anedotto sulla pipa.

Repubblica
Lezioni di sceneggiatura del regista statunitense.

Quentin Tarantino e' a Roma per presentare "Inglourious Basterds - Bastardi senza gloria", il suo ultimo film con Brad Pitt, Christoph Waltz ed Eli Roth in uscita in Italia il 2 ottobre in 400 copie. Nella breve e intensa conferenza stampa all'Hotel Hassler il regista americano ha regalato anche un piccolo saggio di sceneggiatura. All'inizio del film il 'cacciatore di ebrei' Hans Landa (Christoph Waltz) dialoga con un ebreo francese a casa sua con lo scopo di raccogliere informazioni su altri ebrei fuggiaschi. La scena e' da cineteca: l'ufficiale nazista e' pacatissimo, divertito e sarcastico, bonario e comprensivo, ammicca e incoraggia l'interlocutore a 'confessare' che nasconde i fuggitivi. Una tensione crescente in cui non c'e' mai violenza apparente ne' variazione dei toni della voce. Alla fine il francese tira fuori una pipa e il tedesco, che sembra non aspetti altro, fa altrettanto: la sua e' la pipa gigantesca che siamo abituati a vedere nei film e nei disegni in bocca a Sherlock Holmes. "Inizialmente la sceneggiatura prevedeva che Hans Landa fumasse piu' volte durante l'interrogatorio - spiega Tarantino -. Poi, prima di girare, parlando con Waltz a pranzo ho analizzato meglio la cosa. Gli ho chiesto: secondo te, Landa fuma veramente la pipa o lo fa solo per mettere in soggezione l'ebreo? Christoph mi ha risposto: 'No, no di certo! Landa non fuma!'. E cosi' gli faccio tirare fuori la pipa solo una volta. E' una pipa enorme, come quello del piu' grande investigatore della letteratura. E' un po' come dire: io ce l'ho piu' grande di te! Ma e' anche come dire - aggiunge il professor Tarantino - che io sono un detective come lo era Sherlock Holmes e, come lui, sono infallibile e non mi si puo' ingannare".
mujer
00lunedì 5 ottobre 2009 18:05
Che personaggio quel Landa! Tarantino rappresenta una parodia del potere ma il potere interpretato da Waltz è altra cosa rispetto al nazismo. Paradossalmente, il potere di Landa è l'Uomo.
Salvo trovare, in epilogo, un potere individuale contrapposto e lì...fine della storia.

Mi è piaciuto molto e la scena finale mi viene spesso in mente, un pugno nello stomaco.
sergio.T
00martedì 6 ottobre 2009 09:06
Landa lo dice: io sono un cacciatore di ebrei perche' questo e' il mio lavoro.
Mi pagano per questo, avrebbe potuto aggiungere, o forse lo ha aggiunto.
Il Nazista Landa e' piu' uomo che nazista.
Certo: una rappresentazione di uomo particolare, ma possibile.
Il potere del singolo individuo: inquietante
sergio.T
00martedì 6 ottobre 2009 11:55
Proprio stamani su Nazione Indiana si posta sull'ultimo Tarantino.
Un post lungo da leggere.
mujer
00martedì 6 ottobre 2009 12:19
Appena letto, non so, in alcuni punti è ok, in altri ha preso un granchio.
Per esempio il primo punto sulla sceneggiatura, non ci ha capito una mazza il sorrentino (e non è una novità...).

Sulla lingua condivido, è da vedere in lingua originale.

Per il resto dico che è da vedere, e ognuno tragga le sue conclusioni.

(due ore e quaranta minuti? è durato così tanto? non me ne sono mica accorta...)
sergio.T
00martedì 6 ottobre 2009 14:02
Non so chi sia questo Sorrentino.

Due ore e quanranta volate via come un baleno.
Questo lo so, invece. [SM=g8455]
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