Stephen King

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Pagine: [1], 2
sergio.T
00lunedì 9 luglio 2007 09:47
Biografia

I primi anni

Stephen Edwin King nasce il 21 settembre 1947 a Portland. Suo padre, Donald Edwin King (di origini scozzesi-irlandesi), è un impiegato della Electrolux, ex capitano della Marina Mercantile e impegnato fino al 1945 nella Seconda Guerra Mondiale, e sua madre, Nellie Ruth Pillsbury King, una casalinga di origini modeste. Pur essendo il primogenito, i suoi genitori hanno adottato due anni prima, esattamente il 14 settembre del 1945, David Victor, che verrà però sempre considerato da King un vero fratello maggiore.
Nel 1949 il padre esce per una delle sue passeggiate e non farà più ritorno a casa, a causa di problemi familiari. Questo avvenimento segnerà profondamente il carattere del futuro scrittore, tanto che è possibile trovare in numerosi romanzi il difficile rapporto padre-figlio (fra gli altri: It, Cujo, Christine e Shining).
La famiglia comincia così a spostarsi da un luogo ad un altro: la signora Nellie Ruth King in quegli anni e nei successivi sarà spesso fuori casa per quasi tutto il giorno, impegnata in vari lavori, come stiratrice in una lavanderia, lavoratrice notturna in una panetteria, commessa e donna delle pulizie. Con il proprio lavoro riesce comunque ad assicurare ai due figli una buona educazione, guidandoli all'ascolto di buona musica ed alla letteratura. Di quegli anni, Stephen King dirà che "Non avemmo mai una macchina, ma non saltammo mai un pranzo".
L'infanzia di Stephen King viene colpita, oltre che dalla scomparsa del padre, dalla morte di un suo amico[1]. All'età di quattro anni, i due sono impegnati a giocare vicino ad una ferrovia, quando l'amico del futuro scrittore cade sulle rotaie e viene travolto da un treno. King, in stato confusionale, torna a casa senza ricordare quanto successo.



La scuola e le prime esperienza in campo letterario.

iScritto in prima elementare, King passa i primi nove mesi malato. Colpito prima dal morbillo, ebbe in seguito problemi con gola e orecchie. Curato da alcuni esperti, si ritira dalla scuola per volere di sua madre e passa diversi mesi in casa. E' durante questo periodo che King inizia a scrivere, copiando interamente fumetti a cui aggiunge descrizioni personali. Il suo primo racconto, completamente inventato da lui, tratta di quattro animali magici a bordo di una vecchia macchina, guidati da un enorme coniglio bianco e con il compito di aiutare i bambini.
Durante questo periodo inizierà anche a leggere da solo tutto ciò che trova. A dieci anni scopre il genere horror, dopo aver visto un film sugli extraterrestri. Due anni dopo, rinviene nella soffitta della zia i libri del padre, appassionato di Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e Richard Matheson, nonché appassionato scrittore. Ed è nel 1960 che King invia il suo primo racconto ad una rivista, la Spacemen, che si occupava di film di fantascienza. Il suo scritto non sarà mai pubblicato.
Un anno prima invece King inizia a scrivere per un piccolo giornale, il Dave's Rag (letteralmente, Lo straccio di Dave), giornale prodotto dal fratello maggiore di King in tiratura limitata e distribuito a vicini di casa e coetanei.
Nel 1962 frequenta la Lisbon Falls High School, a Lisbon Falls. La sua passione per i film dell'orrore e per la letteratura lo spingeranno a scrivere diversi racconti, spesso delle semplici trasposizioni dei film visti al drive-in. Questi racconti passano fra i suoi amici di scuola, e King utilizzerà la macchina da stampa del Dave's Rag per produrre delle copie stampate dei suoi racconti. In particolare, sarà il film Il pozzo e il pendolo di Richard Matheson a ispirare King che, tornato a casa, realizza una trasposizione dello stesso. Prodotta poi in una quarantina di copie, la vende il giorno successivo a scuola, ma gli insegnanti, una volta scoperto quanto è successo, obbligheranno il giovane King a restituire i soldi.
Il secondo anno alle Lisbon High School, diventa direttore del giornale scolastico The Drum assieme a Danny Emond. Il giornale avrà scarso successo, ma costerà una punizione a Stephen King che, annoiato dai soliti articoli, ha l'idea di realizzare un giornale umoristico prendendo in giro i vari professori. The village vomit, nuovo nome del giornale, ha successo fra gli studenti, ma i professori non gradiranno i vari soprannomi e spediranno King in punizione per una settimana. Al termine della stessa, il giovane scrittore verrà contattato per far parte di un vero giornale, il Lisbon Enterprise, settimanale di Lisbon. Inizierà qui a scrivere riguardo ad incontri sportivi e apprenderà le tecniche di buona scrittura.
Nel 1966 viene pubblicato sulla fanzine Comics Review il primo racconto di Stephen King. Si tratta di I was a teenage grave robber, racconto in prima persona.


Università e lavoro
Dal 1966 al 1971, King studia inglese all'Università del Maine ad Orono. Anche qui fa parte del giornale scolastico, il The Maine Campus, per cui scrive articoli nella sezione King's Garbage Truck. Per mantenersi gli studi, King lavora sia durante l'anno scolastico, sia durante le vacanze estive. Nel 1967 riesce finalmente a pubblicare su una rivista il racconto The Glass Floor a cui, qualche mese dopo, segue il romanzo La lunga marcia (The Long Walk), opera che pubblicherà molti anni dopo. Nell'estate del 1969, lavorando nella biblioteca dell'università, conosce Tabitha Jane Spruce, poetessa, laureanda in storia e sua futura sposa. Il matrimonio verrà celebrato il 2 gennaio 1971 a Old Town.
Finita l'università nel 1970, ottiene il certificato per l'insegnamento nelle scuole superiori. In un primo tempo lavorerà come benzinaio, spazzino, bibliotecario e inserviente in una lavanderia, per poi iniziare a lavorare come insegnante alla Hampden Academy in Hampden, nel Maine. Dopo la nascita della figlia Naomi Rachel nel 1971, King si trasferisce e inizia a scrivere L'uomo in fuga (The Running Man). Nel 1972 nasce un altro figlio, Joseph Hillstroom; da qui in poi seguono molti problemi, economici e di salute, legati al vizio dell'alcool.


Carrie e l'inizio di King

E' durante questo periodo che Stephen King scrive il suo primo romanzo, Carrie. Grazie al successo inaspettato, i problemi economici della famiglia sono in parte ridotti. Ma è anche in questo periodo che la madre di King muore di cancro e che lo stesso scrittore si scontra con i problemi di alcol e di droga. Arriverà a pronunciare anche il discorso di addio al funerale della madre da ubriaco[2]. Grazie all'intervento dei familiari e di alcuni amici, Stephen King riuscirà ad uscire dal tunnel.
Dopo Carrie, King lascerà il posto da insegnante per dedicarsi completamente alla carriera di scrittore. Darà alle stampe un largo numero di romanzi, a partire nel 1974 con Le notti di Salem (Salem's Lot) e nel 1977 con Shining (The Shining), confermandosi definitivamente presso il grande pubblico.



Incidente

Nell'estate del 1999, King è impegnato nella stesura di On writing: Autobiografia di un mestiere (On Writing: A Memoir of the Craft). Abbandonato per diciotto mesi, riprenderà in mano la bozza il 17 giugno.
Il 19 giugno, circa alle 4:30 del pomeriggio, è impegnato nella giornaliera camminata sulla Route 5 a Center Lovell, nel Maine. A bordo di una Dodge Caravan[3], Bryan Smith, distratto dal suo rottweiler Bullet, investirà in pieno lo scrittore sul ciglio della strada.
Viste la gravissime condizioni, Stephen King verrà trasportato prima al Northern Cumberland Hospital a Bridgton, e successivamente con l'elicottero al Central Maine Hospital a Lewiston. Qui gli verranno riconosciute la foratura del polmone destro, delle fratture multiple alla gamba destra, la lacerazione del cuoio capelluto e un'anca rotta. Uscirà dall'ospedale il 9 luglio, dopo tre settimane dal ricovero.



Anni recenti

Nel 2000 King pubblicherà una serie di novelle conosciute con il nome The plant su internet. Visto l'insuccesso, abbandonerà il progetto[4]. Nel 2002 annuncerà di voler smettere di scrivere.
Fino al 2003 scriverà sul giornale Entertainment Weekly in una rubrica chiamata The Pop of King, riferimento a The King of Pop di Michael Jackson.
Nell'ottobre del 2005 King firmerà per la Marvel Comics una trasposizione a fumetti della serie La torre nera intitolata The Gunslinger Born. La serie, basata su un giovane Roland Deschain, è diretta da Robin Furth, illustrata da Jae Lee (vincitore dell'Eisner Award) e i dialoghi scritti da Peter David. La prima uscita fu pubblicata il 7 febbraio 2007, e nel marzo 2007 vendette oltre 200 mila copie[5].
Il 21 giugno 2007, King pubblicherà il romanzo Blaze, scritto negli anni '70 sotto lo pseudonimo Richard Bachman. King ha anche terminato il romanzo Duma Key e scritto un romanzo assieme a John Mellencamp intitolato Ghost Brothers Of Darkland County.
Nel 2007 viene premiato con il Mystery Writers of America Grand Master
sergio.T
00lunedì 9 luglio 2007 09:58
Ieri a Lovere, girando distrattamente in una libreria che ben poco di nuovo offriva, ho comprato un romanzo di King.
Cell.

Questo e' un autore particolare: giustamente annoverato tra i tipici commerciali, King pero' a differenza di tantissimi altri, nella sua infinita produzione ( di tutti i generi) ha offerto nel corso degli anni , romanzi di notevole riguardo.
Il King buono e' quello classico: quello del mistero e del male metafisico.
It, Cose preziose, tanto per fare due esempi, sono romanzi godibilissimi e , direi, affascinanti.
Soprattutto il primo, davvero un capolavoro nel suo genere, e' difficilmente eguagliabile nella sua struttura e nella sua storia: un romanzo che e' diventato un " classico" dell'orrore e che come pochi altri romanzi, una volta iniziatolo , e' difficilissimo da lasciare.
Gli ingredienti del " classico King? semplice: storia avvincente, situazioni reali, personaggi carismatici.
Il surreale e l'orrore invece, prendono un connotato metafisico e il male cosi' rappresentato , non e' tanto un mostro fisico, ma uno stato d'animo umano.
Lo stupore, il riconoscerlo, invece, e' nei bambini, a volte, protagonosti assoluti di King.

Consigliato.
sergio.T
00mercoledì 11 luglio 2007 14:55
Sono almeno due anni che non leggo un King: il prossimo, a breve, sara' Cell.
Chissa' come lo ritroveremo?
mujer
00mercoledì 11 luglio 2007 15:28
io spero che ti piaccia, ma secondo me sarà bruttissimo [SM=g7574]
sergio.T
00giovedì 12 luglio 2007 15:06
Julia ne parlavo ieri con Angela ( ti saluta tanto e ti aspetta per un asado) e dicevo: King e' un autore che offre qualcosa di buono, questo lo ritengo innegabile.
Il primo King e' senz'altro una buona lettura: l'horror del male metafisico ( il male in King e' innanzitutto senso malvagio) nei suoi romanzi acquisisce una dimensione umana. Il male non assale l'uomo, ma ne vive a sue spese ( e' gia' dell'uomo) e solo i bambini di It, possono intuirne la presenza ( contapposizione innocenza / esperienza interessata).
Ho visto che e' uscita una riedizione straordinaria del romanzo Le notti di Salem, altro gioiello del genere: con It stesso, Cose preziose, 4 dopo Mezzanotte e il bellissimo Stagioni diverse ( che King!!!) rappresenta una lettura unica per questo tipo di narrativa.
sergio.T
00lunedì 16 luglio 2007 15:56
Ho letto Cell di S.King.
Questo e' un romanzo dell'ultimo King e in un certo senso si vede, si sente, si legge...
Con questo non voglio dire che non sia leggibile, anzi d'estate in momenti leggeri risulta una lettura avvincente, ma senz'altro non puo' essere considerato all'altezza dei suoi vecchi romanzi.
In Cose preziose ad esempio, per ricordarne uno a caso, la narrazione e la parabola di fantasia, apparivano piu'naturali, piu' spedite, piu' sciolte. Le divagazioni in It, invece piu' appropriate, piu' profonde, piu' inerenti; in quei romazi King " scriveva facile" con spigliatezza.
In Cell ho notato, al contrario, un certo sforzo di scrittura: lo spunto e' buono ( catastrofico e apocalittico on perfetto stile King) ma il binario della storia, poi, s'inceppa.
Il treno Kinghiano non corre veloce verso nuove stazioni, attraverso nuovi paesaggi, verso nuove mete; il trenino di Cell sembra arrancare da una stazioncina all'altra, tutte medime alla precedente e cosi' via , ciuff ciuff!! fino alla fine.
Un trenino lento a vapore, ma senza quel romanticismo delle cose vecchie.
King rimane una lettura godibile, avvincente per il senso d'avventura, ma non tutte le sue " fermate" hanno un certo interesse e nemmeno le sue locomotive: si rischia di passare da un espresso super veloce a un intecity, per lo piu' in ritardo...
carla b.
00mercoledì 3 ottobre 2007 15:57


E' uscito, ieri allegato a Repubblica e/o a l'espresso, l'ultimo libro di King, uno dei suoi primissimi romanzi (scritto nei primi anni '70, più o meno quando Carrie e mai pubblicato prima).
Io l'ho già iniziato [SM=g8431]
sergio.T
00mercoledì 3 ottobre 2007 17:40
Re:
carla b., 03/10/2007 15.57:



E' uscito, ieri allegato a Repubblica e/o a l'espresso, l'ultimo libro di King, uno dei suoi primissimi romanzi (scritto nei primi anni '70, più o meno quando Carrie e mai pubblicato prima).
Io l'ho già iniziato [SM=g8431]



Quando lo hai finito, Carla, facci sapere se e' un King vecchia maniera ( quello buono, intendo) o e' un King in versione dimessa che non pretende una lettura a tutti i costi.
King mi e' sempre piaciuto, ma piu' scopro le ultime sue opere ( tranne quelle mai lette della Torre Nera) e meno mi convince.
carla b.
00lunedì 8 ottobre 2007 11:14
Ho finito Blaze e mi è piaciuto davvero tanto, un King, come dice Sergio "alla vecchia maniera".

Lascio anche qui un mio piccolo commento

Blaze
Nella prefazione, scritta dallo stesso King, viene raccontato come è nato questo romanzo, agli inizi degli anni '70, più o meno all'epoca di Carrie. Romanzo scritto e poi accantonato e riposto in una scatola, in quanto non ritenuto dallo scrittore, degno di essere pubblicato.
Mai cosa fu, per conto mio, più sbagliata.
Sempre nella prefazione King scrive che questo romanzo è un omaggio a Uomini e topi di Steinbeck e già questa cosa mi ha ingolosita subito.
Chi ha letto il romanzo di Steinbeck ricorderà la storia di Lennie e George, i due amici inseparabili, uno un gigante un po' tardo e l'altro il piccoletto che si prendeva cura di lui e lo proteggeva.
Qui troviamo Blaze, un ragazzone di due metri con una profonda cicatrice sulla fronte, causatagli dal padre quando, bambino, lo scaraventò giù dalle scale, rendendolo così, da ragazzino sveglio e intellingente quale era, un gigante buono, ma lento di comprendonio e facile preda di chiunque avesse voluto approffittare di lui.
E' quindi la storia di Blaze e George, quel George che, anche da morto guiderà Blaze nell'impresa più pericolosa della sua vita.
Se da ragazzi erano vissuti di espedienti e piccole truffe ora Blaze dovrà portare a termine da solo qualcosa che lo segnerà per sempre.
Il libro narra, appunto, di quest'ultima impresa di Blaze facendoci però rivevere anche tutta la sua vita, dall'infanzia nell'orfanotrofio, ai riformatori, alle amicizie pericolose, ma anche a quelle vere.
Questo ragazzo incapace di prendersi cura di se stesso, buono e dolce, ma vittima di una società che lo rifiuta.
Ci sono episodi struggenti e dolcissimi, divertenti e tristi, che,come flashback, ci fanno ripercorrere la vita di Blaze e ci fanno soffrire e sorridere insieme a lui (mi è scappata pure qualche lacrimuccia)
Romanzo, a mio avviso, bellissimo, degno di entrare a fare parte della rosa degli indimenticabili di Stephen King.
Consigliato, quindi, a tutti i fans e non solo

[SM=g8431]
sergio.T
00lunedì 8 ottobre 2007 11:26
bene, Carla, sono contento che ti sia piaciuto, come sono contento del King alla vecchia maniera.
Forse, ma e' solo un'impressione, l'ultimo King e' troppo preso a ricalcare se stesso, nel senso che si specchia troppo in quella fervida fantasia che lo sorreggeva nei primi romanzi, nei primi anni di carriera.
Ha scritto talmente tanto , da risultare naturale che ora qualche sua storia sia arrancante, ripetitiva, un po' spenta.

carla b.
00lunedì 8 ottobre 2007 11:37
A me è piaciuto molto anche l'ultimo, La storia di Lisey, che ho trovato bellissimo.
E' una storia un po' particolare, con salti temporali durante la lettura, che ad alcuni potrebbero dare fastidio e confondere, ma quando entri nel vortice delle pagine non te ne stacchi più (a me è successo), una storia struggente, anche questa fatta di ritorni al passato che da soli valgono la lettura di tutto il libro, da quanto sono belli e struggenti
sergio.T
00lunedì 27 luglio 2009 09:06
Cujo
Cujo è un romanzo del 1981 di Stephen King.

Un romanzo ben orchestrato in cui si dà voce ai pensieri del cane Cujo. Questa scelta narrativa è assai felice, poiché permette all'autore di seguire l'evolversi della malattia dall'interno.


Il romanzo è ambientato quasi interamente nell'immaginaria città di Castle Rock, nel Maine. Inizia con un riferimento a Frank Dodd, il vice sceriffo la cui violenza omicida è stata l'episodio centrale della prima parte di La zona morta. Resta il sospetto che Cujo sia appartenuto a Dodd. Non ci sono elementi soprannaturali se non appena accennati nel libro che si propone come un thriller.

La caratteristica principale di questo libro è che, saltuariamente, il punto di vista proposto è quello del cane. È giusto notare anche che, stranamente per i primi lavori di King, ci sia una riflessione sull'istituto del matrimonio approfondita tramite il parallelismo tra i borghesi Trenton e gli operai Camber.

Cujo è un san bernardo ed appartiene a Brett Camber, figlio del meccanico Joe Camber, che vive nella periferia di Castle Rock. Il cane viene descritto come docilissimo, di indole giocosa e amante dei bambini, al punto da farsi cavalcare dal piccolo Tad Trenton, figlio di Vic e di Donna Trenton (la famigliola protagonista della vicenda).

Tuttavia in una soleggiata giornata di giugno del 1980 (l'anno in cui si svolge il romanzo), inseguendo un coniglio selvatico, Cujo si ritrova con la testa incastrata in una piccola caverna infestata dai pipistrelli, e da uno di questi viene morso, contraendo così la rabbia. Da allora Cujo è vittima di una lenta e dolorosa trasformazione che si manifesta in lancinanti dolori concentrati principalmente nella regione cerebrale, e che gli causa terribili allucinazioni che lo portano a vedere tutti come nemici. Questo angosciante processo lo trasforma in un mostro aggressivo. Arriva ad attaccare ed uccidere Joe Camber ed il suo vicino Gary Pervier. Il figlio e la moglie di Joe sono lontani da casa per far visita ad alcuni parenti.

I Trenton (Vic, Donna, e Tad di soli 4 anni) hanno problemi familiari quando Vic scopre che Donna, tipica moglie annoiata, lo ha tradito. In mezzo a questa tensione, il lavoro di Vic va male, ed è costretto ad allontanarsi per un viaggio di lavoro nel Massachusetts. Donna, a casa sola con Tad, porta la Ford Pinto di famiglia dai Camber per una riparazione. La macchina si rompe non appena raggiunge la fattoria. Con Joe morto non c'è nessuno nella fattoria tranne Cujo. Il cane assassino assedia il piccolo Tad e sua madre che sono costretti a rimanere prigionieri all'interno della loro auto, con il cane che cerca più volte di sfondare portiere e finestrini. Nel mentre, l'amante di lei, Steve Kemp, ormai respinto, attua la sua vendetta vandalizzando la casa dei Trenton. Vic, preoccupato dell'assenza da casa della moglie e del figlio, chiama lo sceriffo della cittadina, che dispone un controllo: scoperto il vandalismo e la scomparsa di Donna e Tad, la polizia inizia a cercare loro e l'ex amante. Il mattino seguente, lo sceriffo si avvia alla fattoria dei Camber per quello che doveva essere un semplice e noioso controllo: vista la Pinto dei Trenton, con Donna ancora a bordo, invece di avvisare la centrale, scende incautamente dall'auto per venire brutalmente ucciso da Cujo. Donna vede che Tad è in avanzato stato di disidratazione, oltre che sofferente di episodiche convulsioni, ed ormai delirante: decide così di provare il tutto per tutto. Scende dall'auto, e riesce a prendere una vecchia mazza da baseball (abbandonata dal giovane Brette Camber davanti a casa): così fronteggia coraggiosamente Cujo, ormai allo stremo, per la rabbia e per le ferite subite nei vari assalti. Al termine di una violentissima lotta, nonostante le terribili ferite riportate, Donna ha la meglio e riesce a uccidere il cane infernale trapassandogli occhio e cervello con una scheggia della mazza; ma, negli stessi istanti il piccolo Tad muore. Vic Trenton, tornato a casa sua, non avendo più notizie dallo sceriffo, parte anche lui verso casa Camber: qui troverà sua moglie sopravvissuta, ma sarà lui ad accorgersi della morte del figlio. Donna, disperata, inizia a infierire furiosa e inpotente sulla carcassa di Cujo, massacrandola a colpi di mazza. Nell'epilogo del romanzo, il cadavere di Cujo viene cremato e le sue ceneri buttate nell'immondizia. Al termine dell'epilogo, King giustifica Cujo, sostenendo che era malato e che non era consapevole di tutto il male causato. Donna e Vic Trenton tentano di ricostruire una vita assieme, nonostante tutto quello che è successo. Brett Camber e sua madre riescono a tenere la casa grazie ai soldi dell'assicurazione e al ricavato della vendita degli attrezzi meccanici di Joe.

Il romanzo fu adattato da Don Carlos Dunaway e Lauren Currier per un film del 1983 con lo stesso titolo (regia di Lewis Teague).
sergio.T
00lunedì 27 luglio 2009 09:11
Il mondo di Castle Rock e' uno dei mondi piu' appassionanti della narrativa contemporanea.
Sicuro.
Come la cittadina di Derry del Maine nata dall'immaginazione di King.
La si svolge un capolavoro: It.
mujer
00lunedì 27 luglio 2009 09:31
Non ho letto la scheda che hai postato perchè dalle prime righe ho scoperto che dice troppo.

Ho deciso di leggere Cujo per il periodo pesante, non sono un'appassionata del genere e King l'ho sempre snobato.
Devo dire che la sua scrittura non è male, se non altro è adatta al genere.
Per ora la storia si dipana bene e il cane protagonista che rende le relazioni tra esseri è un legame che mi piace.
Vado avanti nella lettura.
sergio.T
00lunedì 27 luglio 2009 09:59
Eh dai eh dai eh dai eccoti ad un King!
Ovvio che King e' un genere minore, di relax se cosi' vogliamo dire, ma King, ad ogni modo, e' uno dei massimi scrittori contemporanei che piaccia o non piaccia.
Sembra paradossale dirlo ed affermarlo? no, per niente.
Il King classico, dunque quello dei capolavori o quello dei primi tempi, non ha niente da invidiare a molti altri romanzieri contemporanei: li supera di gran lunga.
Primo: la struttura delle storie. Le racconta come lui solo sa fare. Le costruisce, le modella, le interseca, le rende talmente avvincenti , che tu lettore, ne rimani incatenato pagina dopo pagina.
E qui siamo al principio primo di ogni letteratura: innanzitutto la storia raccontata. Poi tutto il resto ma solo poi.
Secondo: la concezione del male metafisico, un male non che viene dall'alto, o da chissa' dove, ma nasce sempre dall'interiorita' dell'uomo e dalla sua immaginazione.
Il male dunque inteso come " sistema".
Nel bellissimo Cose Preziose - e gia'il titolo la dice lunga - come arriva questo male? questo orrore? cosa piomba a Castle Rock se non l'ambizione materialista dell'uomo? l'ambizione della ricchezza? l'ambizione del prezioso in cambio dello spirito?
Terzo: i bambini. Sempre protagonisti, sempre presenti.
I bambini innocenti, senza esperienza, senza malizia, senza l'inquinamento adulto e sociale. E dunque specchio pulito del contrario della vita adulta.
I bambini sono i primi a percepire il male metafisico perche' non ancora "educati " dal male stesso. ( il sistema ed i valori moderni).
sergio.T
00lunedì 27 luglio 2009 10:08
I libri indimenticabili di King:
It
Cose preziose
Le notti di Salem
Quattro dopo Mezzanotte ( due volumi, racconti)
L'ombra dello scorpione
Shining
Cujo
The Tommyknockers
Incubi e deliri ( racconti)
Scheletri ( racconti)
e qualcuno d'altro che ora forse dimentico.
sergio.T
00lunedì 27 luglio 2009 10:13
Cosa penso di King?
se mi dovessero chiedere di King?
non avessi voglia di dilungarmi, risponderei che un lemoncello, una serata fresca sul terrazzino con vista Pescara, un paio di sigarette e un volume di King sarebbe - tutto questo - una serata rilassantissima.
Ed il fatto che, oltre ad altri scrittori, includa un King in una serata simile, per chi mi conosce bene, significa gia' cosa penserei dello scrittore americano.
Senza dilungarmi
mujer
00lunedì 27 luglio 2009 10:27
mi hai fatto ricordare che devo comprare il lemoncello!
alle sigarette pensaci tu [SM=g8455]
sergio.T
00lunedì 27 luglio 2009 10:37
cavolaccio, il lemoncello. [SM=g8455]
mujer
00giovedì 3 settembre 2009 11:06
dimenticavo di dire che ho finito di leggere Cujo.
Passabile.

[SM=g10529]

sergio.T
00mercoledì 14 ottobre 2009 09:01
The Dome. L'ultimo King.
E’ una tiepida mattina d’autunno a Chester’s Mill nel Maine. All’improvviso, silenzioso e invisibile, un cilindro trasparente cala sulla cittadina. Chi è all’interno si trova isolato dal resto del mondo, chi non lo vede ci va a sbattere contro, chi si trova sul perimetro del cilindro viene tranciato in due. Da dove viene? Di che cosa è fatto? Opera degli umani o esperimento di un’intelligenza superiore? Alla barriera invisibile se ne aggiunge presto un’altra, quella che divide gli onesti dai malvagi, questi ultimi non del tutto contrari all’isolamento che fa gioco, se si ha molto da nascondere. Un ex marine contrario alla violenza, un concessionario di auto usate in odore di criminalità, un giornalista che non si fa mettere sotto, un ausiliario delle forze dell'ordine paranoico, uno skateboarder di quindici anni senza paura, un predicatore più fondamentalista di Bin Laden sono solo alcuni dei personaggi impegnati chi a fin di bene, chi no, a trovare una via di uscita prima che l’isolamento diventi letale. Dopo molto tempo e dopo molte vittime, si prospetterà un ultimo, disperato, estremo, tentativo di soluzione.
Un King eccezionale alle prese con l’allegorica rappresentazione della banalità del male e della stoltezza dell’uomo.
sergio.T
00venerdì 23 ottobre 2009 10:33
Acquistero' sicuramente The Dome, libro di cui la critica parla come un King dei tempi di It.
E dato che It e' uno dei migliori romanzi degli ultimi 50 anni, sara' un piacere leggerlo.

King e' molto meno superficiale di quanto si creda. La diceria della sua super produzione si e' trasformata in un pregiudizio ma alcune delle sue opere sono quanto di meglio si possa leggere nel suo genere.

A proposito di generi: leggo dibattiti a destra e a sinistra su etichette e su classificazioni letterarie. Straordinario come alcuni autori siano eccessivamente preoccupati della propria classificazione: vendono talmente poco che avere il cartellino blu invece di quello rosso, non cambierebbe niente.
Non e' il genere che fa uno scrittore, sono le storie che racconta a fare la differenza.
King non si sognerebbe mai e poi mai di autodefinirsi in un modo o nell'altro: orrore, fantascienza, mistery, ecc.ecc. Salta da un genere all'altro a seconda di quello che vuole raccontare.
Risultato: milioni di libri venduti in tutto il mondo.
Alla faccia delle etichette.
carla b.
00lunedì 26 ottobre 2009 11:00
Lo prenderò sicuramente anch'io!

[SM=g10215]
carla b.
00lunedì 26 ottobre 2009 11:05
Ultimamente ho letto "La scatola a forma di cuore" di tale Joe Hill,
che altri non è che il figlio del Nostro.
E devo dire che il ragazzo merita davvero.
La storia è avvincente e scritta bene. Indubbia è l'influenza del padre, tanto che, se lo avessi letto senza sapere nulla dell'autore, lo avrei paragonato senz'altro a King.
Ma, secondo me, non è un difetto, anzi...
Una cosa a suo favore è senz'altro il finale del libro.
Spesso King mi cade, anzi mi scade, sui finali, invece il figlio ha confezionato un finale soddisfacente, senza volere strafare, come spesso succede al padre.
Se son rose.....

[SM=g9035]
sergio.T
00lunedì 26 ottobre 2009 15:11
Benvenuti in The Dome.
Tornate indietro negli anni: immaginate formiche prese nelle loro attività quotidiane e una lente di ingrandimento nella vostra mano. Immaginate un raggio di sole attraverso la lente. E immaginate di essere la formica, mentre un bambino crudele armeggia con la lente... e non potete scappare da nessuna parte.

Benvenuti in The Dome


Ho letto le prime 300 pagine e mi chiedo: ma perche' certe storie nella loro semplicita' sono cosi' belle? c'e' qualche segreto?
Forse uno solo. Si disinteressano di tutte le amenita' letterarie di questi tempi, di tutte le menate su scrittura, stili, generi, etichette: sono storie che vogliono solo raccontare.
E a loro volta vengono raccontate come fossero, e lo diventano, una "sospensione" del tempo. Un romanzo e' tutto intero un incipit: non solo la frase iniziale ma tutto il romanzo intero. Sospende il tuo tempo quotidiano per aprirne un altro: quello della fabula in un mondo parallelo. Il segreto di una grande romanzo e' questo.
A proposito: The Dome e' qualcosa di grandioso. Non so se supera It ( uno dei massimi capolavori della narrativa mondiale degli ultimi 50 anni) ma so che una volta che ti ci ritrovi sotto lettura, non ne esci piu'.
Vorra' pur dire qualcosa.
sergio.T
00lunedì 26 ottobre 2009 15:22
La critica
''The Dome'' con le sue 1.088 pagine e' il piu' monumentale libro scritto dall'autore di ''Carrie'' e ''Shining''. ''The Dome'' e' la riscrittura di un romanzo con il quale King provo' a cimentarsi gia' due volte, tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80. Ne usci' l'incompiuto ''The Cannibals'' (noto anche come ''Under the Dome''), in cui l'autore cercava di mostrare cio' che succede quando la gente viene tagliata fuori dal mondo cui appartiene. Del romanzo di imminente uscita, il cui manoscritto gli e' stato inviato qualche mese fa, il noto critico Dan Simmons ha parlato come di un'opera ''immensa e di grande impatto''. E' un romanzo ''grande, generoso, tentacolare, infinitamente energetico, assolutamente piacevole e impressionante", ha sottolineato Simmons. Analogamente, il ''Publishers Weekly'', che ha recensito il romanzo in anteprima, lo ha definito ''straordinariamente complesso e irresistibilmente avvincente''.
sergio.T
00lunedì 26 ottobre 2009 15:37
Fosse solo riguardo alla letteratura d'intrattenimento ci si dovrebbe chiedere: perche' in Italia non nasce un King? perche' non si scrive piu' un romanzo come The Dome? perche' non si puo' piu' avere la soddisfazione di leggere una storia cosi' avvincente made in Italy?
La risposta e' una sola: perche' in italia non esistono piu' scrittori, ma solo autori a catena di montaggio.
La letteratura in italia e' a un punto morto.
Morto perche' si e' voluto farlA morire in un vortice di tendenze, manie, stili, etichette, generi seriali.
Se ci si prende la briga di andare a vedere le pubblicazioni in italia, 9/10 di libri, sono tutti thriller e noir.
Inevitabilmente si e' finiti con il copiarsi uno con l'altro.
Prendi, che so io, Vichi, e hai letto Varesi. Prendi Varesi e hai letto Macchiavelli. Lasci Macchiavelli e lo ritrovi in Roversi. Si potrebbe andare avanti all'infinito, basta guardare un bancone di una libreria.
Il genere ha prevalso sulla voglia di raccontare.
Quasi tutti questi romanzi di questi autori hanno una scadenza: ogni anno ne esce uno; ogni volta riprendono il personaggio della volta prima; hanno sempre 200/230 pagine; iniziano sempre nello stesso modo e nello stesso modo finiscono; vengono presentati sempre nelle stesse librerie, negli stessi circoli.In una parola: sono saltati sul transatlantico della commercializzazione piu' bassa.
Il libro ridotto a bene di consumo da consumare il piu' velocemente possibile e' la mira di case editrici, agenti, e scrittori stessi.
Forse questi ultimi hanno la responsabilita' piu' grande: hanno tradito il lettore e l'esigenza del lettore.
Un lettore che niente ha a che vedere con un critico o con un editore: e' quel povero pirla che di sera vuole leggersi una storia ( non ci si stanchera' mai di ripetere che un romanzo e' per prima cosa una storia) che sia ancora una storia, che sia un po' originale e non una fotocopia.
Ecco perche' un romanzo come The Dome non puo' essere scritto in italia da un italiano. Loro sono troppo presi dal fotocopiarsi uno con l'altro.
sergio.T
00lunedì 26 ottobre 2009 15:57
"ho provato a scrivere questo romanzo, The Dome, quando ero molto più giovane ma il progetto era troppo grande”

Stephen King.
carla b.
00lunedì 26 ottobre 2009 15:59
Allora lo stai già leggendo, uff...io volevo aspettare un po'
a comprarlo perchè ultimamente mi sono svenata in libreria (pacchi di cinque/sei per volta), ma non resisterò a lungo.
Mi fa piacere che il tuo giudizio sia positivo già dopo poche pagine (poche rispetto alla mole...)
sergio.T
00mercoledì 28 ottobre 2009 10:01
Romanzo totale.
E' sempre piu' grandioso. Un affresco di questa cittadina del Maine che diventa un mondo a se stante.
Una tensione latente; una microsocieta' che si autodetermina; una suddivisione tra bene e male che nasce inevitabilmente; situazioni che sorgono e s'intreacciano pian pianino; un mosaico che piastrellina dopo piastrellina prende corpo; un quadro dai colori sempre piu' intensi.
Con dovizia, con pazienza, con meticolosita', con maestria, King da' vita ad un mondo totale per un romanzo totale.
Come It, per fare un esempio.
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:08.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com