Saverio Lodato Marco Travaglio: Intoccabili

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sergio.T
00domenica 7 settembre 2008 18:07


La mafia esiste ancora? E, soprattutto, la si combatte ancora? E come? Questo libro ripercorre la storia di una partita mortale: dagli anni '80, quando un pugno di magistrati (Falcone e Borsellino tra gli altri) inventarono il "pool" e misero in crisi Cosa Nostra, alle stragi che li fermarono; dagli arresti voluti da Caselli alle campagne mediatiche per beatificare gli imputati eccellenti; dal "patto" tra Stato e mafia del 1993 a oggi, con il patto scaduto e i boss in carcere sempre più irrequieti. Documenti, drammi, retroscena di una vicenda sommersa, una storia lontana dai riflettori, una bomba che può esplodere in ogni momento.
sergio.T
00lunedì 8 settembre 2008 14:13
Ma dove siamo andati a finire. Incomincia con questa domanda e a dire il vero, viene sponrtaneo domandarselo solo dopo poche pagine: Dio mio, dove siamo andati a finire ?


sergio.T
00martedì 9 settembre 2008 09:15
Leggendo le prime 120 pagine della storia infinita della relazione politica e mafia, c'e' da rimanete stupiti.
Ma ancor piu' stupiti si rimane a leggere del primo governo Prodi che imperterrito e in modo assolutamente tranquillo , revisiono' il codice penale ammorbidendolo a piu' non posso.
Lo fece per propri comodi.
Cosi' si spiega il perche' in Italia il concetto " galera" sia diventato una sorta di festival da albergo e hotel: si entra, si esce, si hanno i premi, i condoni, gli indulti, i permessi ordinari e straordinari.
Questa banda del " garantismo" , questa orchestrina del " buonismo" arrivo' al punto di abolire l'ergastolo anche per reati mafiosi e si spinse a volere modificare l'articolo 41 bis sul carcere duro.
Incredibile.
Meno male che alla caduta del governo, Amato e la sua nuova coalizione fece un passo indietro: ristabili' l'ergastolo e rinnovo' duramente il carcere duro ( isolamento diurno perenne).

Perche' tutto questo garantismo? forse per un codice penale piu' umano? no! assolutamente no.
Lo fece soltanto per garantire ai propri politici una sorta di immunita': concedendo mille privilegi ai mafiosi li si metteva nelle condizioni di non inasprire troppo le loro dichiarazioni evitando di compromettere alcuni ( tanti politici corrotti).
Insomma: l'arte del patteggiamento e' tipica della mentalita' italiana.


sergio.T
00martedì 9 settembre 2008 09:23
Travaglio e Lodato non lesinano critiche e appunti a nessun schieramento politico ( in particolar modo Forza Italia: molto di quanto e' scritto e' documentato).
Una cosa che sorprende e' vedere come dagli anni 90 in poi, in piena rincorsa garantista e buonista ( galera = hotel di cinque stelle), l'unico schieramento politico che si dissocio' assolutamente da questo festival farsesco, fu ed e' tuttora la Lega.
La Lega non ha mai condiviso le riformulazioni del codice penale: ha sempre votato contro e ha sempre spinto per il carcere duro per reati di stragismo o di stampo mafioso.
Una volta anche Rifondazione Comunista ha preso le distanze dal governo in carica.
Parole di riconoscimento anche per il Ministro Maroni: Travaglio gli riconosce una onesta' intellettuale in alcuni momenti dove certe scelte potevano essere strumentalizzate politicamente e riporta fedelmente quanto successe.

Maroni ( all'epoca Ministro dell'interno) fu uno dei pochi a schierarsi con il magistrato Caselli quando questo scateno' alcuni processi contro la politica.
sergio.T
00martedì 9 settembre 2008 09:34
la principale difesa dei politici e': sono tutti teoremi strumentalizzati politicamente e che niente hanno a che vedere con le vere indagini.
Insomma, siamo perseguitati.

Poi si leggono sentenze della Cassazione e delle Corti d'Assisi e si rimane basiti:
" archiviazione perche' non esistono prove piu' profonde di colpevolezza , non trovate per mancanza di tempo, ma che non annulla la sensazione di un castello indiziario piu' che certo, sicuro, inoppugnabile"

Detta in parole spicce: abbiamo capito bene come sono andate le cose e vi salvate solo perche' avete cambiato regole a vostro favore.
sergio.T
00martedì 9 settembre 2008 12:28
Questa sentenza o motivazione di sentenza e' qualcosa di straordinario.
La Corte prende le distanze da una sua stessa sentenza motivandola in un modo sbalorditivo: si ribadisce la sicura colpevolezza di alcuni imputati che sfuggono alla giustizia per cavilli burocratici.

Nella sentenza sul caso Franzoni, la Corte di Cassazione in ben 730 pagine e oltre, motiva la sentenza di colpevolezza - di un caso solamente indiziario - con una sola frase : " al di la' di ogni ragionevole dubbio non puo' che essere stata lei a commettere l'omicidio".

Una sentenza simile ( straordinaria nel suo genere) ribalta un concetto fondamentale: il grado di colpevolezza deve essere dimostrato con le prove a carico dell'imputato. Ovvero: e' la giustizia che deve dimostrare la colpevolezza di una persona e non questa la sua innocenza.

I processi indiziari sono ambigui: non esistono prove certe ma solo indizi per l'appunto e questi indizi possono anche non essere sufficentemente forti per dimostrare un teorema.
Nel caso Franzoni si viaggia , pero', anche in senso opposto: vero che non ci sono prove certe, vero che si hanno solo indizi, ma pur vero che con un procedimento ad "esclusione" non rimane che una possibilita': un unico possibile colpevole e non altri e dunque una sentenza di condanna.

Nel caso della sentenza su riportata ( processo per concussione politica mafia) la Corte si esprime con un rimprovero : " il teorema indiziario regge fortemente, ma la decorrenza dei termini e la relativa prescrizione non hanno permesso un ulteriore approffondimento. Seppur dedotto il grado di colpevolezza nel suddetto reato la sentenza e' l'assoluzione o archiviazione del caso
stesso"
In queste parole la Corte emette una sentenza: la burocrazia voluta da coloro che reggono il potere e' colpevole di complicita'.
Un po' quello che avviene nel Fisco: l'estrema confusione di regole e regolette condiziona mille errori che poi i contribuenti pagheranno con multe salate.

Sono i classici sistemi del potere: creare confusione totale per svicolare in un labirinto senza fine.

Lo dico sempre: sai che ci vorrebbe in Italia per rimettere ordine! [SM=g8273]
sergio.T
00martedì 9 settembre 2008 12:39
E' il disordine , infatti, la via di fuga.
Depistaggi, mass media condizionanti sull'opinione pubblica, campagne di propaganda, rimandi, rinvii, insabbiamenti, mosse politiche, contromosse, crisi di governo, rimpasti, inciucci, e tutto questo con una nonchalance incredibile.
Tutto e' diventato normale.
Il " disordine" instaura un ragime nel quale tutto appare possibile: come in una camera disordinata e' possibile ritrovare il frigorifero che dovrebbe essere , solitamente, in cucina.
In una casa ordinata questo salterebbe subito all'occhio; in una disordinatissima apparirebbe meno nella confusione generale.
Fuor di metafora si vuol dire che la " burocrazia politica" e' volutamente disordinante e incasinante: in una ridda di leggi, contro leggi, riforme controriforme, il sistema giudiziario italiano ( e la relativa opinione) non si stupisce e tanto meno si accorge piu' di nulla. E' tutto normale.
Normale come un paese nel quale un presidente del Consiglio per sette volte, viene indagato per reati di stampo mafioso ma alla fine verra' sempre assolto, o come di un altro ( suo figlioccio) che presenta bilanci delle sue aziende con entrate di cui nessuno sa' la provenienza.
Addirittura miliardi in contanti.

E' il paese del disordine quel disordine tanto amato da coloro che hanno il culo sporco.

sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 09:29
E' la normalizzazione la cosa che tanto stupisce: la normalizzazione di procedure e costumi assolutamente di potere.

Questo e' un libro comico: una comicita' particolare fa capolino ogni pagina tanto e' esilirante la cultura della giustizia in Italia.

Le regole sono disprezzate da coloro che non le rispettano: le regole fanno paura perche' pongono limiti: le regole sono disprezzate come fossero un'infamia.
Il garantismo: ecco la parolina di questa carovana di " delinquenti": basta alzar voce per ricordargli delle regole da rispettare e subito diventi un " giustizialista".
Questo libro, in un certo senso, mi rincuora della parola giustizialista : in Italia e' aborrita come la peste.
E ci credo!
sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 09:35
Una persona ragionevole di mente ovviamente sara' disposto benissimo a farsi tre mesi di galera per 10 miliono di euro derubati qui' e la'.
Questo fa parte dell'animo umano al di sopra di ogni virtuosismo morale, etico , ecc.ecc.
L'occasione fa l'uomo ladro, si dice.
Ma se per 10 milioni s'incominciasse a fare 20 anni di galera, derubare sarebbe molto meno di moda.
Se poi diventassero 30 , gli anni di galera, allora diventerebbe episodico.
La morale e' tutta qua': il decadimento delle pene per reati patrimoniali e' un fenomeno indotto quasi in modo politico.
Quella politica regno del derubamento infinito.
sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 09:38
Evviva le intercettazioni!
Si capisce bene perche' ora gridano tutti: " no alle intercettazioni!"
e lo gridano indignandosi a piu' non posso.
Questo e' " garantismo".
Leggere le intercettazioni della sezione investigativa della Polizia e' una lettura tra le migliori che si possono fare.
Nemmeno Le Carre' scriverebbe di meglio.


sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 10:41
Un direttore dell'Unita' ( non Panorama , ad esempio)

" La prima cosa che in un processo va' tenuto a mente in un paese democratico e civile, e' il DRAMMA, che vive un indagato"

Un indagato e poi condannato per omicidio, truffa, associazione di stampo mafioso.

Ecco, bene , va bene cosi'.
sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 10:49
Travaglio che non ha mai goduto delle mie simpatie ( il suo antiberlusconismo a volte mi dava fastidio, ma si sa che anche le revoche delle residenze sono a causa di Silvietto mago merlino) ha un modo di presentare le cose assai divertente.
Il suo modo di scrivere diventa " romanzo".
Gli intoccabili, in fondo, e' un libro di avventure piratesche ( pirati e corsari moderni ) e se il Corsaro Nero di Salgariana memoria avvinceva per gli sfondi oceanici e per isole coralline, questi nuovi pirati navigano in uno sfondo altrettanto interessante: parlamento, regioni, comuni, aule giudiziarie, magistratura.
Insomma giocano in casa e in trasferta con la stessa baldanza del Milan di Sacchi.
Grande squadra e grandi pirati.
sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 14:16
Lo stato non puo' processare se stesso.

Leonardo Sciascia.
sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 15:20
Mani sporche


Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio sono diventati ormai simbolo della libertà d’informazione. A riprova di ciò, ecco questo saggio sull’Italia degli scandali negli ultimi sette anni, dal 2001 a oggi, che descrive il pantano dal quale la politica italiana non riesce a risollevarsi. Il prologo del libro è sconcertante. Al centro del racconto vi è il Sismi, il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare italiano che, attraverso il funzionario Pio Pompa e il suo capo, generale Niccolò Pollari, spiava politici, magistrati, giornalisti e perfino il Presidente della Repubblica Ciampi. Quando, nel luglio 2006, gli agenti della Digos irruppero negli uffici di Pompa, trovarono in cassetti, schedari, computer e casseforti centinaia di appunti, dossier e report dell’attività di disinformatija svolta da Pompa per conto di Pollari per “disarticolare con mezzi traumatici” l’opposizione al governo Berlusconi, per controllare le mosse della parte più attiva della magistratura e per seguire l’andamento delle indagini milanesi su Mediaset e il Cavaliere. Dai documenti pare che Pompa spiasse anche il Quirinale, monitorando i colloqui del braccio destro di Ciampi, il segretario Gifuni, e che attribuisse poi agli atti del capo dello Stato, che si presumeva ricattato per il caso Telekom Serbia, finalità di ritorsione nei confronti dell’opposizione. Parte di questo materiale veniva passato a giornalisti amici che pubblicavano quelle “veline”, per lo più inattendibili, fabbricate dal Sismi: esempio eclatante fu quello della commissione Mitrokhin, quando il millantatore Mario Scaramella, consulente legato alla Cia e allo stesso Sismi, fabbricò “bufale” contro l’opposizione e Romano Prodi, allora presidente della Commissione europea.
Dunque le parole d’ordine erano – secondo gli autori – “disarticolare, neutralizzare, ridimensionare, dissuadere” anche con “provvedimenti e misure traumatiche”, i nemici veri e presunti del leader di Forza Italia. E appena salito al governo dal 2001, il governo Berlusconi si mosse di conseguenza, approvando tutta una serie di leggi ad personam fino al 2006. Dalla Cirami alla ex Cirielli alla Castelli, l’Italia assistette a una frenetica produzione di provvedimenti salva-imputati eccellenti e cancella-reati come il falso in bilancio, di condoni fiscali, di attacchi alle Procure e al Tribunale di Milano che stava celebrando i processi “toghe sporche” sui casi Sme-Ariosto, Imi-Sir e Mondadori. Come osservano i tre giornalisti, dieci anni dopo il biennio magico di Mani Pulite, l’Italia dalle Mani sporche aveva ripreso a lavorare come prima, più di prima.
Proseguendo nella lettura si arriva così ai mali della Sinistra e dell’attuale governo Prodi che, insediatosi nell’aprile 2006, non sembra finora essere stato in grado di smantellare le vecchie “leggi vergogna”, anzi le ha lasciate in vigore aggiungendovene altre che hanno disatteso le promesse elettorali dell’Unione. La legge sull’indulto che ha svuotato le carceri, la riforma giudiziaria del ministro Mastella, quella sulle intercettazioni e il bavaglio alla stampa, la rimozione del magistrato De Magistris che indagava su Prodi e sullo stesso Mastella, fanno gridare oggi al “Parlamento vergogna”. Le vecchie “stecche” o mazzette ora assumono le fattezze di regolari “consulenze”, assegnate a persone, associazioni o gruppi vicini al politico da “ringraziare”: il sistema della corruzione si è raffinato - scrivono gli autori - ma le tangenti continuano a essere chieste e pagate e l’Italia resta in coda alle classifiche sulla trasparenza e sull’azione contro la corruzione. In queste pagine c’è la storia recente dell’Italia dei pirati e dei corsari, dei crack aziendali e delle bancarotte finanziarie, degli onorevoli wanted e impuniti, un Paese che vorremmo lasciarci alle spalle ma che Barbacetto, Gomez e Travaglio continuano – nonostante le polemiche – a raccontare.
sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 09:42
Considerato il festival di situazioni al limite del farsesco nel panorama italiano ( politica, economia,) discende la conclusione che in Italia vige una tendenza straordinariamente singolare: la tendenza a non volere capire che ci sono cose che possono essere fatte e cose che non possono eesere fatte, pena una condanna.
Ma anche il concetto di condanna risulta obsoleto: una miriade di leggi e leggine fatte a pennello per pararsi il culo, non permettono l'esecuzione di una sentenza 8 volte su dieci.
Nelle due rimanenti, la fantasia italiana creativa di significati al limite del normale per non dire paranormali, ha voluto che imputati condannati a cinque anni e sei mesi, non si rammaricassero della condanna, ma esattamente al contrario , festeggiassero l'esiguita' della condanna stessa, trasformandola in un tema di martirio e linciaggio personale.
Detta in parole povere: piu' sono condannati e piu' si autosantificano sull'altare dell'eroismo.

mujer
00giovedì 11 settembre 2008 10:11
Sono stata contaggiata dal Sergio, ho iniziato a leggere I colori dei soldi, sempre di Travaglio con Elio Veltri, sottotitolo: "Origine e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi".

Non che il tema mi sia totalmente sconosciuto ma la "scientificità" con cui Travaglio dettaglia gli eventi non è da sottovalutare.
Sapere per bene ciò che è stato abilmente nascosto è molto utile a fanculare chi ti dice di aver votato il nano perchè è un bravo imprenditore.
E non solo...
sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 10:44
Pur ribadendo la cuatela di lettura di certi libri ( da prendere con le molle) e' inevitabile riconoscere un certo interesse per certi temi documentati.
La differenza tra un teorema ( e ve ne sono) e un fatto compiuto e accertato ( o ricostruito con logica ferrea e l'impossibilita' del non prenderne atto come da sentenze delle Corti di Cassazione) e' mastodontica: dove ci sono documentazioni inappuntabili e prove certe
e' inutile dilungarsi con i se e i ma.
Alcune cose sono successe.

Travaglio, se si vuole trovargli un difetto, incorre nel rischio di diventare ripetitivo ( insieme ad altri giornalisti) a furia di pubblicare libri sullo stesso tema.
Rimane il fatto incontrastabile, pero', che alcuni suoi lavori siano di ottima fattura: un'informazione attenta che travalica quella pilotata dall'informazione generale.
sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 10:53
Un aspetto interessentantissimo di queste letture e' il riporto delle sentenze delle corti di primo grado, d'appello e delle Cassazioni.
E' una lettura che mi affascina e in un certo qual modo mi rincuora.
In alcune sentenze della Cassazione ho ritrovato la logica che da ignorante in materia ( se si vuole da strada) consideravo la piu' reale e la piu' giusta.
Se non vi sono prove a carico pero' rimane la certezza che alcuni indizi ( tanti) tra loro costituiscano una interpretazione atta a confermare e presupporre una piattaforma probatoria forte: da qui la condanna.
E laddove questo ancora non dovesse bastare annunciando una sentenza di assoluzione per mancanza di prove , le corti di Cassazione si spingono a ribadire la constatazione che l'assoluzione nasce da questo contesto, ma rimane il fatto insindacabile ( a loro parere) della compimento del reato con relativa - come strascico - macchia indelebile nella figura dell'imputato.
Ho trovato molto elegante questo tipo di affondo.

Le Corti di Cassazione sono molto piu' severe di quanto si pensi: negano la possibilita' infinitamente "garantista" che un imputato goda dell'assoluzione piena laddove non ci sono prove.
Alt! dicono. Il codice non ci permette la condanna giuridica , ma l'imputato rimane colpevole di quello che ha compiuto.

sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 11:04
Le sentenze ci sono: anni di galera, carcere duro, ergastoli.
Ci sono eccome.
Ma il fatto che non vengano eseguite ( in alcuni casi) non dipende ne' dalle Procure, ne' dalle Magistrature, ne' dalle Corti dei giudici.
Dipende da tutto quel ventaglio di leggi/imbroglio votate a tutela degli interessi politici.

Nel maxi processo1 mi sembra di ricordare che le sentenze di condanna al carcere furono ben 474 ( delle quali decine di ergastoli e di regime art.41)
In questo caso sono state eseguite.

Da notare un aspetto fondamentale che molto mi ha colpito:
le Cassazioni nelle sentenze di condanna esprimono una motivazione di aggravante e di inasprimento del carcere laddove dopo riscontri si accerti tutta una mancanza di attenuanti per l'imputato:
disagio culturale
disagio ambientale
poverta'
indigenza
frustrazioni giovanili
dimensione intellettuale menomata
compartecipazioe atavica a situazioni malavitose ( famiglia)
ecc.ecc.
In casi simili se l'associazione a delinquere e' reiterata nel tempo e macchiata di efferati omicidi, la Cassazione sembra dire :" non ci sembra possibile ne' comprensibile il solo immaginare la concessione di attenuanti per un comportamento volontariamente e ripetutamente atto a situazioni criminali, pertanto, si condanna alla carcerazione dura a vita"
sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 11:09
Cassazione
Piu' volte i giudici hanno dovuto scrivere documenti pubblici per manifestare il disappunto a causa di una mala interpretazione della sentenza da parte della politica o dei mass media.
Sentenze dove il proscioglimento avveniva per decorrenza dei termini, ma dove la Cassazione ribadiva la certa colpevolezza dell'imputato, venivano capovolte dalla stampa e dalla informazione in sentenze di assoluzione.
Decorrenza dei termini e prescrizione: concetti talmente grandi da non entrare nella testa di alcuni.
sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 11:11
Intercettazioni e sentenze.
Questi sono gli aspetti che piu' mi piacciono di questo tipo di lettura.
Alcune sentenze ( molto lunghe) sono veri e propri trattati di sociologia, psicologia, giurisdizione.

E le intercettazioni: alcune talmente smaccanti da risultare di per se' una prova certa.


sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 11:14
In italia molti imputati vengono smascherati durante un processo nel mentire spudoratamente.
I riscontri hanno evidenziato in modo certo e assoluto che in alcuni casi gli imputati, ad esempio, avevano mentito 20 volte.
In caso di assoluzione tutto finisce li'.

Negli Stati Uniti , naturalmente piu' severi di noi e in questo caso piu' avanti di noi, in un caso simile, l'assoluzione verrebbe data lo stesso ma l'imputato finirebbe in carcere lo stesso.
Ogni menzogna smascherata, un anno di galera.

sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 11:21
Travaglio ha l'onesta' di smascherare anche la sinistra. Riporta fedelmente quanto e' successo e , per lo piu', mette in chiara evidenza gli avversari della sua area, ( che prmesumo sia appunto di sinistra) quando questi si comportano in modo coerente.
A volte ci sono spazzi di satira feroce.

Su Del Turco: " in alcuni suoi interventi non sapeva nemmeno cosa stesse dicendo "

Sui " garantisti:" orchestrina ormai stonata".
sergio.T
00giovedì 11 settembre 2008 11:28
Travaglio e la sua posizione politica
Molti hanno discusso sulla sua collocazione politica. Travaglio si definisce un liberale da sempre; o meglio, come lui stesso afferma "liberal-montanelliano". Vi sono opinioni discordi sul suo background politico: in molti lo ritengono un esponente di primo piano dell'area progressista e legalitaria[8] Nella sua famosa intervista rilasciata a Daniele Luttazzi, nella trasmissione Satyricon, ha dichiarato di essere un liberale (precisamente "un allievo di Montanelli") che ha trovato "asilo" nell'area di sinistra, ma che non si dichiara appartenente a quest'area politica.
Durante la trasmissione Dodicesimo round ha dichiarato che nelle elezioni 2006 ha votato al Senato "senza turarsi il naso per la prima volta": questo perché l'Italia dei Valori, afferma Travaglio, "mi ha fatto il regalo di candidare una persona che stimo e che mi onora della sua amicizia, Franca Rame".
Sul blog di Antonio Di Pietro, viene pubblicato il 29 marzo 2008 un articolo di Travaglio dove esprime pubblicamente il suo voto ancora a favore dell'Italia dei Valori per le elezioni politiche del 2008, aggiungendo però "in attesa di un nuovo Einaudi o un nuovo De Gasperi", confermando la sua ispirazione liberale. In un'intervista al giornale La Stampa Travaglio ha ammesso di aver votato Lega Nord nelle elezioni politiche del 1996 perché Umberto Bossi è stato il primo politico in grado di far cadere Berlusconi
sergio.T
00venerdì 12 settembre 2008 14:53
Travaglio , per incisivita', e' superiore ad un Saviano riportatore di cose note senza fare un solo nome e cognome.

Un appunto: da qualche parte ho letto che un Saviano, un Travaglio e altri ancora sono figli di un Pasolini.
Dai, per piacere ! non diciamo baggianate.
Un conto e' riportare cose note, documentate ( PROCESSI) , un conto fare analisi critiche della contemporeanita' moderna e dei relativi aspetti culturali e sociali.
Ci si metta in testa una cosa importante: un Pasolini oggi non c'e'.
Non basta denunciare ( puo' essere di moda, se si vuole), non basta criticare: ci vuole anche acume psicologico per sapere leggere le ppieghe piu' sfumate e nascoste delle relazioni socili/politiche/ e di costume.

E poi siamo sicuri che lo stare " 'al di sopra" al modo di un Pasolini sia ad appannaggio di chiunque?
Non credo.
Ho gia' detto piu' volte che leggendolo mi sono spesso domandato: ma questo e' uomo di sinistra? a volte sembra proprio di no, sembra piuttosto un uomo di una onesta' e di una intelligenza inverosimili.

sergio.T
00lunedì 15 settembre 2008 09:15
Bellissima la puntata di ieri sera del programma di Lucarelli: ha riportato fedelmente tutta la storia del libro gli Intoccabili di Travaglio.
Lo ha fatto con quello stile tipico di Lucarelli come presentatore: tranquillo, chiaro, avvincente.

Peccato avere perso la prima parte della puntata.
sergio.T
00lunedì 15 settembre 2008 10:33
Conciati da sbatter via!
Per chi blatera di democrazia o di pensiero liberal progressista ( la tendenza di moda nel periodo piu' oscurantista del pensiero europeo, quello di oggi s'intende - il medio evo moderno) vale la pena ricordare una cosa.
Ai signori del pensiero illuminante ( i politici e gli intellettuali pseudo umanisti) non dovrebbe sfuggire che quei " barbari di Romani" - civilta' all'insegna della barbaria assoluta e dissoluta ( a loro dire), quando beccavano in flagranza di reato un politico a rubacchiare a destra e a sinistra oltre ad esigere l'assoluta restituzione del mal tolto e il rimborso di qualsiasi ladrocinio ( appalti) , il suddetto politico veniva messo alla gogna e alla gogna ( davanti a tutti in piazza) veniva frustato senza nessuna pena e rimorso.
Anzi, se questo non bastava , lo si intimava di abbandonare Roma e di non farsi piu' vedere.
Il pensiero illuminante di oggi, invece, vede per lo stesso politico
rubacchione , aprirsi l'illuminante carriera di Deputato parlamentare, Deputato Europeo e nei casi piu' eccelsi anche di Senatore.
Questo la chiamano democrazia : Dio mio, come siamo conciati! [SM=g8180]
sergio.T
00martedì 16 settembre 2008 10:44
Tra qualche giorno ci accingiamo a Spocarci le mani: altre 900 e passa pagine di pura comicita' esilirante sulle questioni " democratiche" italiane. [SM=g9931]
sergio.T
00mercoledì 17 settembre 2008 21:45
Sempre pensato
Alla fine il reato piu' grave diventa quello di chi racconta certe cose, anziche' di chi le fa.

Biagi

Come didascalia al libro di Travaglio.
mujer
00giovedì 18 settembre 2008 08:18
Marco Travaglio su beppegrillo.it


"Buongiorno a tutti.
Alcuni amici di Voglioscendere e del blog di Beppe mi chiedono: “Non darci sempre brutte notizie, dacci ogni tanto qualche buona notizia!”. Io oggi ve la vorrei dare, perché sono davvero estasiato. Abbiamo un ministro che è fantastico. È vero che il governo lascia un po’ a desiderare, ma ce n’è uno che, veramente, li recupera tutti perché è un grande. È Angelino Jolie, detto Alfano. Lui è veramente un genio. L’abbiamo trattato male negli scorsi “passaparola”, ma questa volta bisogna ricredersi. Abbiamo di fronte un cervello superiore. Un grande riformatore, un innovatore. Un uomo che inventa soluzioni avveniristiche per problemi che purtroppo nessuno era mai riuscito a risolvere.
Pensate, ieri, così di domenica fra l’altro - ci regala le sue domeniche gratis - gli è venuto in mente come si fa a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Che naturalmente si ripropone esattamente come due anni fa, nonostante il mega indulto extra large, che lui stesso votò, tra l’altro, dato che era una specialità del centro-sinistra, in realtà lo votò una parte del centro-sinistra e una parte del centro-destra, compresa Forza Italia e compreso Alfano. Anzi, fu proprio Forza Italia a pretendere che l’indulto fosse di tre anni, altrimenti Previti sarebbe ancora agli arresti domiciliari – e non sta bene, pover’uomo.
Che cosa ha pensato, di domenica? Così, appena sveglio, gli vengono queste fulminanti illuminazioni geniali. Ha pensato che espellendo i detenuti extracomunitari e dotando di braccialetto elettronico una serie di condannati a pene basse, o che comunque debbano scontare ancora pochi anni prima di uscire, si potrebbe sfollare le carceri e riportarle a una presenza che sia proporzionata alla capienza. Voi sapete che le nostre carceri a dir tanto posso contenere 40-45.000 detenuti, e siamo già quasi a 60.000 e si calcola che entro un paio d’anni si arriverà addirittura a 70-75.000, quasi il doppio rispetto alla capienza, rispetto ai posti cella.
Partiamo dall’inizio. Perché in Italia ogni anno si ripropone il problema del sovraffollamento delle carceri, sebbene l’Italia abbia conosciuto una quarantina di provvedimenti di amnistia a indulto in sessant’anni. Altrimenti, ovviamente, avremmo “esplosioni” nelle carceri se non avessimo sfiatato ogni tanto la pressione con provvedimenti di amnistia e indulto, con questa frequenza che – voi capite – è la frequenza di una volta ogni anno e mezzo. Una volta ogni anno e mezzo, in Italia, si ha la certezza che si liberano migliaia di criminali. Il che è, tra l’altro, un invito criminogeno. Vuol dire che se uno si fa prendere a intervalli regolari non sconta mai la sua pena, perché scatta sempre un’amnistia o un indulto.
In ogni caso, Alfano è pentito dell’indulto. “Non è servito a niente”; glielo dicesse a Previti che non è servito a niente. A Previti è servito molto! Anche a tutti i delinquenti che sono usciti e hanno potuto tornare alle vecchie abitudini e in parte, solo in parte, sono stati riacciuffati, l’indulto è servito molto. È servito meno alle vittime dei loro reati. Proprio l’altro giorno si calcolava che oltre un terzo di coloro uscirono per l’indulto grazie a Mastella che magnificò quel provvedimento e ci tenne a dargli il suo nome, erano tornati a delinquere, sono già stati presi e riportati dentro. Il che ci fa pensare che altrettanti, almeno un altro terzo, siano tornati a delinquere, siano recidivi, e non siano stati presi. Immaginate su quasi 50.000 persone che uscirono di carcere oppure si videro revocare le pene alternative, dell’affidamento ai servizi sociali o degli arresti domiciliari, che festa! Bene, ora sono tutti pentiti. “Basta con gli indulti, facciamo il braccialetto elettronico e l’espulsione degli extra-comunitari”. Che idea! Non ci aveva mai pensato nessuno! Almeno così crede Angelino Jolie, il quale è come un marziano appena atterrato sulla Terra: non ha la più pallida idea del fatto che ciò nel quale sta mettendo le mani in questo momento è argomento sul quale si è già dibattuto da decenni. Ci sono suoi illustri, o quasi, predecessori, che avevano già detto: “espulsioni e braccialetti!” Perché nessuno ci tiene, salvo poi doverlo fare per Previti, a mandare fuori i delinquenti. Il problema è che le due soluzioni individuate da Alfano, non solo erano già state esaminate, ma erano già state scartate, perché non servono. Siamo all’ennesimo annuncio di una cosa che non verrà mai fatta, almeno speriamo, perché se verrà fatta significherà un indulto mascherato. Voi sapete che questo governo è geniale nei lifting, del resto il suo presidente, tra trapianti e lifting è tutto finto e non ha più un centimetro quadrato di pelle originale. Ma il lifting legislativo è la specialità di questo governo. Voi sapete che hanno abolito l’ICI, adesso la chiamano in un altro modo e ce la reintroducono. Il fallimento Alitalia, hanno detto di averlo risolto e lo pagheremo due volte, come avete saputo, mentre una quindicina di furbetti intascheranno l’azienda pulita dai debiti e dagli esuberi. Non parliamo della “monnezza” a Napoli: chiunque vada in Campania sa che è stata rimossa solo da alcuni quartieri. Non è sparita la “monnezza” dalla Campania, sono spariti i giornalisti e i fotografi e soprattutto le telecamere.
Quindi abbiamo un nuovo lifting legislativo, questa volta per far sparire i detenuti, senza farcene accorgere. In realtà, niente sparisce. Noi trattiamo il tema dei detenuti sempre con l’ideologia anziché con i dati scientifici e partendo dalla concreta e brutale realtà. Ci stiamo raccontando da anni che l’Italia ha il problema di avere troppi detenuti. È una bella espressione: “abbiamo troppi detenuti … abbiamo troppi detenuti”. Abbiamo troppi detenuti, un corno! Cosa vuol dire “troppi detenuti”? In base a cosa? Quale sarebbe il numero perfetto di detenuti? Non esiste! Il numero dei detenuti dipende direttamente dal numero delle persone che violano la legge, vengono prese e vengono condannate a una pena che, secondo la legge, prevede il carcere. Quindi non esiste né il “troppi”, né il “troppo pochi”. Ci sono quelli che riusciamo a prendere. In un Paese che, tra l’altro, per certi tipi di reati i livelli di impunità sono quasi al 90%, immaginate che cosa succederebbe se conquistassimo 1% di efficienza in più all’anno. Esploderebbero le carceri. Meno male che siamo un Paese inefficiente e non li prendiamo. Perché se ne prendessimo un po’ di più non sapremmo dove metterli. Non abbiamo troppi detenuti. Abbiamo troppi delinquenti eventualmente e abbiamo troppo pochi posti cella in rapporto ai delinquenti. Siccome il carcere deve mettere le persone in condizione di non nuocere per un certo periodo, o farle riflettere e possibilmente rieducarle – così dice la nostra Costituzione – il carcere non deve essere una tortura. Non bisogna, oltre alla privazione della libertà, infliggerli una pena supplementare che è quella della promiscuità, del vivere accatastati, vivere in dieci in una cella che ne dovrebbe contenere due e cose di questo genere. E quindi in quel senso abbiamo troppi detenuti, ma non in rapporto al fabbisogno delle celle, ma in rapporto alle poche celle che abbiamo. Vi basti un dato. La Gran Bretagna celebra ogni anno trecentomila processi e ha circa sessantamila detenuti. In Italia si celebrano circa tre milioni di processi, il decuplo, e abbiamo sessantamila detenuti, stessa cifra.
Allora, vi pare? Sono stupidi gli inglesi che hanno lo stesso numero di detenuti come risultato di un decimo dei nostri processi, o siamo fessi noi che abbiamo il decuplo dei processi e lo stesso numero di detenuti della Gran Bretagna. È evidente che siamo fuori di testa noi. Abbiamo pochi posti, naturalmente si dovrebbero costruire nuove carceri. Tutti ne parlano, nessuno le costruisce. Sapete che le ultime costruite sono le famose “carceri d’oro”. Quelle che poi furono inaugurate dagli stessi politici che le avevano costruite. A cominciare, se non ricordo male, dai famosi social-democratici Nicolazzi & C. coinvolti nello scandalo De Mico. Oggi abbiamo un sacco di caserme dismesse, un sacco di edifici industriali abbandonati, basterebbe un piano per riattarli, almeno per contenere i detenuti non pericolosi, si potrebbero usare questi. E poi non si è mai capito per quale ragione si siano chiuse Pianosa e l’Asinara, a parte la ragione di farci fare le vacanze a qualche ministro, magari accompagnato dai Vigili del Fuoco. Ma Pianosa e l’Asinara andavano benissimo per tenere i boss mafiosi al 41bis e credo che quello sia uno dei tanti favori che la politica ha fatto alla mafia, anche perché la chiusura delle carceri del 41bis stava nel “papello” che Riina distribuì durante le trattative mentre l’Italia esplodeva tra una bomba e l’altra nel ’92 e ’93, negli anni delle stragi.
Troppi reati inutili? È un’altra verità. Quando parleremo, la settimana prossima probabilmente, della riforma della giustizia, vi farò qualche esempio di comportamenti che in Italia sono ancora puniti penalmente e richiedono tre gradi di giudizio. Però sulla popolazione carceraria i reati da depenalizzare non influiscono, perché? Perché non c’è nessuno in carcere per reati minori. La leggenda del ladro di mela che sta in carcere non è vera perché, come ben sapete, ce ne vogliono un sacco di mele rubate per andare in galera in quanto da noi si entra in carcere soltanto per pene superiori ai tre anni, e sotto i tre anni, se uno lo chiede, di solito ottiene l’affidamento ai servizi sociali. Semmai, ci sono molti extracomunitari che non lo possono ottenere perché non hanno fissa dimora, non si sa dove abitano, non si sa nemmeno da dove vengano, non si sa nemmeno come si chiamano e quindi i giudici di sorveglianza ritiene poco sicuro darli in affidamento. È su questo che si dovrebbe eventualmente agire, ma non è che la depenalizzazione ci porterebbe a una diminuzione dei detenuti. Abbiamo gente in carcere per reati per i quali è bene che la gente in carcere ci stia, almeno un po’. L’unico problema, ma io su questo non ho soluzione, è quello della droga. Ci sono tutta una serie di reati collegati con la droga, nessuno è in galera perché si droga però ci sono persone che per drogarsi spacciano, commettono altri reati, dunque per quei reati è previsto che sia chi si droga sia chi non si droga finisca dentro, un po' come per i reati degli extracomunitari. Nessuno è in carcere perché extracomunitario, per fortuna ancora non ci sono riusciti, ma se è uno è extracomunitario non deve essere punito più severamente di un italiano ma nemmeno deve essere trattato più con i guanti rispetto a un italiano. Ciascuno dovrebbe pagare in proporzione al danno che ha provocato. C'è poco da fare, insomma, su depenalizzazioni e cose del genere fermo restando che il tossicodipendente deve essere aiutato a uscirne, compatibilmente con le comunità che sono quasi tutte private. Il problema è che questa classe politica, soprattutto questo centrodestra, continua ad aumentare il numero dei detenuti con leggi che ci raccontano essere fatte per la nostra sicurezza - in realtà con la nostra sicurezza non c'entrano niente - e allungano il periodo del carcere a persone che magari sarebbero uscite prima ma che avrebbero scontato la loro pena. La ex Cirielli cosa faceva? Ai recidivi provocava con una serie di meccanismi una detenzione più lunga mentre agli incensurati garantiva di fatto l'impunità con il dimezzamento della prescrizione. Per cui abbiamo uno come Berlusconi che è un incensurato seriale perché ogni volta è prescritto e non si riesce mai a condannarlo per la prima volta, quindi non diventerà mai recidivo. Mentre chi prima della legge aveva già una condanna rischia di non uscire quasi mai più se commette uno o due reati nuovi perché c'è questo meccanismo infernale che allunga la sua detenzione. In più aggiungete tutta questa miriade di reati collegati alla clandestinità: pensate all'aggravante razziale di cui abbiamo già parlato che punisce più severamente un irregolare extracomunitario per lo stesso reato per cui un italiano è punito molto meno. E' così che oltre al normale ingresso di delinquenti in carcere si è forzata la mano e si è aumentata la media. Aumentando i reati puniti col carcere e allungando i tempi di detenzione per quelli già dentro. Ed è questo governo che è responsabile dell'esplosione delle carceri, che naturalmente è più grave perché loro ci mettono del proprio. Ma abbiamo questo gigante del pensiero, questo genio del diritto, questo giureconsulto di scuola agrigentina Angelino Jolie che ha pronto il bracciale: mettiamo il bracciale al polso o alla caviglia del detenuto e lo controlliamo anche in libertà vita natural durante. Possiamo, dice Angelino, liberarci di ben 7.400 detenuti. Pensate, presto avremo 75.000 detenuti, lui ne tira fuori col braccialetto 7.000 e pensa di aver risolto il problema. Ne avremo 68.000 cioè 23.000 in più della capienza stabilita. Pensate che idea geniale. Ma è meglio seguirlo, l'avete anche visto a reti unificate ieri sera in TV che annunciava - dietro una siepe, forse si nasconde perché non lo sentano - questa geniale trovata.
Io ricordo che il braccialetto era un'invenzione del ministro Bianco che nel 2000 l'aveva già sperimentata, poi non se ne è più saputo niente. Poi arrivò il governo Berlusconi II. Avevamo quell'altro gigante del pensiero, il ministro Castelli, anche allora iniziarono una geniale sperimentazione del braccialetto, nel 2003. Nel 2005, alla vigilia di andarsene, avevano già finito la sperimentazione, già naufragata. Sulla Stampa e su Repubblica si spiega il perché: avevano testato 400 braccialetti, convenzionati con un'azienda a caso. Indovinate quale: la Telecom. Sapete quanto era costata allo Stato italiano questa convenzione per i test dei braccialetti? Undici milioni di euro, 22 miliardi di lire. Quattrocento braccialetti. Li hanno provati - tenetevi forte perché i numeri sono spettacolari - su tre detenuti: uno al polso, due alle caviglie. Il primo è subito evaso, non si è più saputo dov'è andato. Eppure è evaso col suo bel braccialettino. Sapete perché? I braccialetti applicati fin'ora non hanno nemmeno il collegamento satellitare, scrive la Stampa. L'apparecchio è controllato da una centralina collegata al telefono in casa della persona agli arresti domiciliari. Lo metti agli arresti col suo bel braccialetto, c'è una centralina presso gli uffici di Polizia e tieni il collegamento. Ma se il detenuto si allontana oltre il raggio di captazione dell'antenna - come quando uno con il cordless si allontana di qualche decina di metri dall'appartamento - in questura scatta l'allarme perché non si sa dove sia finito. Tutto qui, da quel momento il bracciale non rivela alcuno spostamento dell'evaso. In altri termini le forze dell'ordine sanno che è scappato ma non hanno la minima idea di dove si nasconda. Questo è il braccialetto che hanno testato. Ci vorrebbe il collegamento via satellite ma ci costerebbe ancora di più di quello che già costano queste cialtronate già testate per undici milioni di euro. In più c'è una normativa europea che impone alle case produttrici di braccialetti di fabbricarli con materiali che non danneggino il soggetto: non possono mettertelo in ghisa o in acciaio. Il materiale deve essere morbido a cominciare dalla fibbia perché lo devi portare per anni. Ciò significa che un detenuto intenzionato a evadere può tagliare il braccialetto senza alcun problema con un colpo di forbice nella fettuccia e andarsene. L'allarme scatta, ma non si sa più dove sia finito, magari ad ammazzare, rapinare o violentare qualcuno. Bene, il braccialetto ha fatto una brutta fine, nel 2005 l'uso di questi dispositivi è stato interrotto. Repubblica, con un'altra statistica, parla di 15 milioni all'anno di spesa. La centralina che conferma la presenza del detenuto in casa salta anche quando viene spolverata o sfiorata da un bambino. Il meccanismo diventa muto se il detenuto si immerge in una vasca da bagno o scende in cantina, con un fiorire di falsi allarmi che mobilitano senza costrutto le forze dell'ordine. Eh già, è sceso in cantina, non si sente più, sarà sparito, arriva la Polizia, dov'è il detenuto? In cantina che prende una bottiglia di vino. Le forze di Polizia giustamente non ne vogliono più sapere di quell'aggeggio infernale.
Se poi il ministro invece di sperimentarlo su 400 volesse mettere in atto questo geniale provvedimento per 8.000, come ha promesso ieri dietro la siepe, la spesa salirebbe a tre miliardi di euro, sei mila miliardi di lire per mandare in giro 8.000 persone col braccialetto. Una cosa dell'altro mondo.
Espulsione, seconda trovata. Perché tenere in carceri italiane detenuti stranieri che rubano il posto ai nostri, direbbe qualche leghista? Mandiamoli via così abbiamo risolto il problema! Ma come hanno fatto a non pensarci prima? E' una cosa talmente geniale. Non ci hanno pensato prima perché? Perché ci hanno pensato prima solo che non funzionava nemmeno quella! Cosa succede? Per espellere un extracomunitario gli dici "vai via", che abbia commesso reati o no, magari lo espelli semplicemente perché non ha il permesso di soggiorno. Quello, di solito, con le sue gambe non se ne va. Allora lo accompagni coattivamente alla frontiera. Quello passa la frontiera poi torna, soprattutto se è uno già condannato, un delinquente, magari inserito in un'organizzazione criminale. Appena lo metti fuori e ti giri torna dentro. Allora gli fai il foglio di via, e quello non se ne va. Allora gli chiedi perché non è andato via, e lui ti dice "non vado via perché non ho i mezzi per tornarmene in Marocco". Se uno da Milano deve andare in Marocco come fa, a piedi e poi a nuoto? No, bisognerebbe caricarlo su un aereo, pagando il biglietto: se non ha una lira come fa a pagarsi il biglietto aereo? Comunque anche se ha i soldi è difficile dimostrarlo, visto che di solito le attività dei clandestini sono clandestine e non ricevono regolare stipendio su un conto in banca.
Allora bisogna trovare i soldi per pagare il biglietto a migliaia di persone da espellere: lo Stato italiano non ha neanche gli occhi per piangere, non abbiamo i soldi per le volanti della Polizia figuriamoci i soldi per pagare le espulsioni. E anche se li avessimo, com'è noto, gli Stati - quasi tutti - da cui provengono gli extracomunitari più dediti al delitto non li vogliono indietro perché non avendo documenti certi non si è sicuri che provengano da quel Paese, quindi perché quel Paese se li deve riprendere? Se poi sono stati condannati e devono scontare la pena, non c'è nessun Paese che se li riprende nelle sue carceri perché tocca a quel Paese mantenerli, anziché a noi. Quindi, a meno che non abbiamo accordi bilaterali, ma non mi pare salvo rare eccezioni, ci chiederanno il costo del mantenimento del detenuto nel loro carcere. Allora che senso ha? Anche culturalmente, come segnale, far sapere all'extracomunitario "guarda se ammazzi qualcuno, se rapini o se stupri io ti mando via"... è la stessa cosa che dici a quelli che non hanno niente, "ti mando via", solo perché non hanno il documento. Che messaggio mandi? Che siamo il Paese di Pulcinella. Il messaggio da mandare è che se violi le leggi del nostro Paese verrai arrestato come gli italiani vengono arrestati e pagherai lo stesso prezzo. Questa è sicurezza. No: "bada che se ammazzi qualcuno ti mando via!" Ma quelli vengono subito, essere mandati via non è mica una punizione.
Vi rendete conto in quali mani siamo? E questi sarebbero il governo della sicurezza.
In più questo riguarderebbe 4700 persone condannate, extracomunitarie da rimpatriare, e noi stiamo parlando di un problema enorme come quello delle carceri che, se arriviamo a 75.000 detenuti, toglierne 5.000 vuol dire arrivare a 70.000. Cosa abbiamo risolto? Niente, perché poi ce ne restano in più ancora quasi 30.000. E a quelli che gli facciamo? Voi vi rendete conto che ci vorrebbe serietà, olio di gomito, una politica che studia i problemi in base ai dati scientifici e non in base alle frottole e soprattutto che non si affida ai marziani. Dovremmo, insomma, diventare un Paese serio governato da gente seria. Questi sono pagliacci che purtroppo mettono le mani sulla nostra vita e sulla nostra sicurezza. Passate parola."
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