Salman Rushdie

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sergio.T
00martedì 1 luglio 2008 09:05
Salman Rushdie (Bombay, 19 giugno 1947) è uno scrittore e saggista britannico, autore di opere di narrativa in gran parte ambientate nel Subcontinente Indiano.

E' cresciuto a Bombay e ha frequentato il King's College di Cambridge in Inghilterra. È un cittadino britannico. Nel 1999 s'è sottoposto ad un delicato intervento alle palpebre per curare un disturbo congenito ai tendini rattrappiti, che ne rendevano difficoltosa l'apertura, col rischio della perdita della vista. Nel 2004, Rushdie si è sposato per la quarta volta, questa volta con la modella ed attrice indiana Padma Lakshmi, dalla quale si è poi separato il 2 luglio 2007.

Il suo stile narrativo, che amalgama il mito e la fantasia con la vita reale, è stato descritto come collegato al realismo magico.


I versi satanici
Nel 1988 scrisse I versi satanici (The Satanic Verses), una storia fantastica ma chiaramente allusiva nei confronti della figura di Maometto, e ritenuta blasfema.

La pubblicazione del libro provocò una fatwa di Khomeyni che decretò la condanna a morte del suo autore, reo di bestemmia. Un privato cittadino offrì una taglia per la morte dello scrittore, tollerata dal regime khomeynista. Lo scrittore riuscì a salvarsi rifugiandosi in Gran Bretagna e vivendo sotto protezione.

Il traduttore giapponese del romanzo fu però ucciso da emissari del regime iraniano [citazione necessaria] e quello italiano fu ferito.

La "condanna" fu poi sospesa in seguito alla notizia di una ritrattazione dello scrittore, ritrattazione poi smentita.[citazione necessaria]

La fatwa è stata reiterata ancora il 17 febbraio 2008, in quanto "la condanna a morte dell'Imam Khomeini contro Salman Rushdie ha un significato storico per l'islam e non è semplicemente una condanna a morte"


La sua carriera di scrittore cominciò con Grimus, una fiaba fantastica, in parte fantascientifica, che venne ignorata dal pubblico e dai critici.

Il suo romanzo successivo, I figli della mezzanotte, invece, lo catapultò nella fama letteraria ed è considerato il suo miglior lavoro fino ad ora. Inoltre influì in modo significativo sul corso che la scrittura Indiana in Inglese avrebbe avuto nella decade successiva. Per quest'opera fu in seguito premiato con il premio 'Booker of Bookers' nel 1993; in seguito è stata selezionato come miglior romanzo a cui sia stato assegnato il Premio Booker nei suoi primi 25 anni. Questo fu visto in India come un attacco alla dinastia Nehru-Gandhi e Rushdie fu costretto a lasciare l'India per le minacce.

Il successo delle reazioni che incitavano violenza nei confronti delle sue opere produsse molta pubblicità e libri venduti; una formula che ripeté nuovamente. Dopo il successo di I figli della mezzanotte, Rushdie scrisse un racconto, La vergogna, in cui delinea i tumulti politici in Pakistan basando i suoi personaggi su Zulfikar Ali Bhutto ed il Generale Muhammad Zia-ul-Haq. Entrambi questi lavori sono caratterizzati da, oltre allo stile del realismo magico, l'occhio dell'immigrante del quale Rushdie è così conscio.

Rushdie è molto influenzato anche dalla letteratura moderna. I figli della mezzanotte prende in prestito temi dal romanzo Il tamburo di latta di Günter Grass, che Rushdie sostiene lo abbia ispirato a diventare uno scrittore. I versi satanici è chiaramente influenzato dal classico romanzo russo Il maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov.

India e Pakistan furono i temi, rispettivamente di I bambini della mezzanotte e La vergogna. Nei suoi lavori successivi, Rushdie rovesciò il mondo occidentale con L'ultimo sospiro del moro, che esplora i collegamenti commerciali e culturali tra India e Penisola iberica.

Rushdie pubblica La terra sotto i suoi piedi, romanzo che rivisita in chiave moderna, attraverso Mumbay, Inghilterra, Usa, il mito di Orfeo ed Euridice nelle due popstar Vina e Ormus. Tema principale del libro è quindi lo stretto rapporto di interdipendenza che esiste tra amore, morte e musica.

Rushdie ha ricevuto molti altri premi per le sue opere incluso l'European Union's Aristeion Prize for Literature. È anche membro della Royal Society of Literature e Commandeur des Arts et des Lettres. Rushdie è presidente del PEN American Center.
sergio.T
00martedì 1 luglio 2008 09:10
Dopo la rilettura Allende ( unico suo libro che salvo e che mi piace) ho deciso di rileggermi Rushdie e i suoi Versi Satanici, libro che mi conquisto' anni e anni fa.

Una curiosita': per chi non lo sapesse lo scrittore britannico e' un grande tifoso del Milan e molto spesso e' a San Siro a vedere la partita. Si e' sposato con una donna italiana e in una intervista con Fazio alla televisione disse che quando venne in italia , una sera era a casa e alla tv davano una partita del Milan. Naturalmente conosceva il club milanese per fama e per nome, ma da allora in poi non riusci' piu' a distaccarsene. Lo segue sempre ad ogni partita e tifa in modo spudorato.

A parte questo anedotto, i Versi Satanici e' uno dei migliori libri degli ultimi 30 anni. Un "misto" talmente strano da risultare quasi unico.

Consigliatissimo
sergio.T
00martedì 1 luglio 2008 12:19
meno male che esistono libri come questo e tanti altri. Intendo dire libri del passato, di anni fa: sono una salvezza quando la deprimente offerta editoriale tocca i suoi punti piu' alti e la depressione si trasforma in esaurimento. E' infatti esaurito quel briciolo di buon gusto nell'offerta libraria. Se tra mille nuove pubblicazioni se ne trovavano un paio buone, ora e' difficile trovarne una che sia una. Bisogna essere molto fortunati, o tornare al gia' " letto" tanto tempo fa. Nel caso contrario si rischia di incappare in ..., una Barbato Paola, tornata alla ribalta con Mani nude, sua ultima grandissima corbelleria.. ops lapsus!! : intendevo dire sua ultima grande opera.

sergio.T
00mercoledì 2 luglio 2008 09:07
Pochi, pochissimi libri hanno un inizio cosi' bello come i Versi Satanici. Immediatamente si e' scaraventati " giu' dal cielo" in una storia dai forti contorni surreali. O reali? Gibrel da' inizio alla saga del fantastico e a quell'infinito intreccio che soltanto un grande scrittore poteva immaginare.

Avevo il ricordo di qualcosa di simile, ma rileggerlo e' stato come riscoprirlo.
sergio.T
00mercoledì 2 luglio 2008 09:25
i giochi di parole, i giochi di scrittura: ecco l'esempio elegante di questi virtuosismi, in Rushdie. Senza esagerazioni, senza stramberie varie, si permette quella disinvoltura nello scrivere tanto ricercata da altri soprattutto di questi tempi.
Ma c'e' una differenza: mentre in quest'ultimi appare forzata, ricercata, inelegante - nei casi peggiori - grossolana e dozzinale, in Rushdie appare assolutamente cosa naturale, buttata li'come cosa necessaria.

sergio.T
00mercoledì 2 luglio 2008 09:35
la sovrapposizione della realta' e' lo specchio di Rushdie. Un gioco di specchi dove ad ogni pagina ci si accorge della possibilita' di perdersi. Si va' avanti, si va' a ritroso in salti di tempo e di spazio: il mosaico e' lo scambio continuo tra magia ( religiosa) e realta'.
La blasfemia di questo libro e' il punto topico della narrazione: il blasfemo e' l'abituarsi al reale superando il retaggio del passato e del credo assoluto.
Blasfemia o liberazione? questa sarebbe una bella domanda.
sergio.T
00mercoledì 2 luglio 2008 09:38
l'eterna domanda: il retaggio del passato e la sua tradizione ( culturale e religiosa) come radicale ed integrale adesione ad un credo, oppure, superamento nel mondo nuovo, nella filosofia nuova, in una cultura moderna?

sergio.T
00mercoledì 2 luglio 2008 09:42
Shalimar il clown.
Lo scontro di valori e di civiltà, la passione dell’amore umano e degli ideali, il caos che domina il presente si fondono in questo nuovo romanzo di Salman Rushdie, in cui le vite dei protagonisti si intrecciano a tal punto con la storia reale da mutare il corso degli eventi. Lo scrittore indiano, naturalizzato inglese e salito alla ribalta della cronaca grazie al controverso romanzo I versi satanici, che gli valse la condanna delle autorità religiose islamiche, ci regala un romanzo intenso e sfaccettato, in cui si riflettono i molti conflitti dell’età contemporanea. La vicenda si snoda tra passato e futuro, tra Oriente e Occidente, sullo sfondo del radicalismo religioso, di intrighi diplomatici e spionaggio. India, la figlia ventiquattrenne di Maximilian Ophuls, illustre intellettuale di origine ebraica nato in Francia, eroe della Seconda guerra mondiale, ex ambasciatore americano ed esponente di spicco dell’antiterrorismo, assiste alla morte del padre, assassinato dal suo autista personale, soprannominato Shalimar il clown. Questo tragico fatto apre uno spiraglio sul suo nebuloso passato e la spinge ad indagare sulla sua vera storia. L’assassino paterno, il cui vero nome è Noman Sher Noman, è originario del Kashmir, regione da sempre contesa tra India e Pakistan e lacerata da un secolare conflitto tra Induismo ed Islam. La sua vita nasconde molti segreti che lo legano a Maximilian: l’attività come funambulo e saltimbanco, la militanza armata in gruppi terroristici e rivoluzionari, l’amore travolgente per Boonyi. Sarà proprio questa donna, giovane e bellissima danzatrice ha sconvolgere e legare per sempre il destino dei due uomini e quello della giovane India. Dopo avere sposato Shalimar, Boonyi cade fra le braccia di Ophuls, inguaribile seduttore, di cui diviene l’amante, per poi morire ancor giovane dopo avere dato alla luce una figlia. La bambina segue il padre, Ophuls in America, mentre Shalimar, accecato dall’odio, decide di entrare in un campo di addestramento militare e di partecipare attivamente alle lotte armate che sconvolgono la sua terra d’origine. Non rinuncerà tuttavia al suo principale obiettivo: vendicarsi e colpire chi ha rovinato la sua famiglia. Ma non sempre tutto è come sembra. Per fare chiarezza sugli avvenimenti passati, ad India non resterà che percorrere a ritroso la vita di Shalimar, Maximilian e Boonyi. Solo così scoprirà ciò che accadde realmente tra loro e potrà decidere se seguire la strada dell’intransigenza o del perdono.
Appassionante storia di vita e d’amore, ma anche attuale riflessione sui conflitti dell’età contemporanea, Shalimar il clown è un romanzo che cattura i lettori grazie alla sua trama incalzante, una lettura in cui si respira, seppur romanzato, il conflitto religioso e ideologico che sconvolge il nostro mondo e da cui traspare fortemente la necessità di una dialogo e di una riconciliazione tra i popoli.
sergio.T
00giovedì 3 luglio 2008 10:01
Il distacco dall'India e dalla sua cultura e' uno dei temi piu' cari in I Versetti. L'avvicinamento all'Inghilterra e alla cultura occidentale e' lo spunto per raccontare la " trasformazione" personale in una visione del mondo che cambia, che muta , che vuole essere diversa, " che piomba su Londra come una bomba" .
Il virgolettato e' di Rushdie.
mujer
00giovedì 3 luglio 2008 10:33
Non ho mai letto Rushdie.
Diciamo che non mi è molto simpatico, così, a pelle...
sergio.T
00giovedì 3 luglio 2008 10:42
ti consiglio di leggerlo, Julia.
I Versetti Satanici sono uno dei migliori libri pubblicati negli ultimi 30 anni. Un libro fantastico, irreale, realissimo, sottile, intelligente, umoristico.
E' un festival scoppiettante di ottima letteratura.
E il tema: la divergenza occidente oriente, bene male, cultura e anticultura, tradizione e progresso, moderno e antico. C'e' tutto in Rushdie. E questo tutto e' condito da una satira, da un umorismo, da una comicita', spiccati, esiliranti, a volte persino mirabolanti.
Societa' e individuo; religione e morale; ateismo e filosofia; che si vuole di piu' da un libro?

La lotta individuale contro il proprio atavismo o il ritorno ad esso e' la traccia principale della narrazione; cosa significa per un individuo orientale vivere in occidente? quanta influenza ha una cultura etremista in un altra decisamente elastica? la personalita' e la visione del mondo sono di carattere formativo collettivo ( atavismo) o sono di carattere ambientale? l'uomo forse come plasmatore di se stesso? un pigmalione? vittoria o sconfitta, laddove ci si sceglie? o forse si subisce?

Rushdie merita assolutamente una lettura ( io sono alla seconda dei Versetti e ieri mi son preso Shaliman il clown)
mujer
00giovedì 3 luglio 2008 10:46
"quanta influenza ha una cultura etremista in un altra decisamente elastica?"

Qual è la cultura estremista e quale quella elastica? So che lui contrappone così oriente ad occidente ed è un'affermazione limitata.
E' proprio questa sua visione che non me lo fa rendere simpatico. Ricordo un'intervista in cui rendeva questa idea e non fui d'accordo con la sua visione delle cose.

Leggeremo.
sergio.T
00giovedì 3 luglio 2008 10:58
puo' darsi che tu non sia d'accordo con questi termini, per altro sufragati dalla storia stessa, ma ad ogni modo rimarebbe una sua interpretazione personale che puo' essere condivisa o meno.
Ti ricordo che lui e' indiano di nascita e di cultura e di adozione inglese negli anni della sua vita.
Probabilmente ha , o dovrebbe avere, elementi molto forti per asserire quello che asserisce, o comunque, per legittimare una sua interpretazione.
Male che vada lo criticherai.

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