Muriel Barbery - L'eleganza del riccio

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carla b.
00mercoledì 9 gennaio 2008 09:44


Note di Copertina

Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.



[SM=g9035]

Ho letto questo libro qualche giorno fa e l'ho trovato bellissimo, raffinato e inusuale.
Lo consiglio vivamente [SM=g8455]
sergio.T
00mercoledì 9 gennaio 2008 10:19
Avevo gia' letto da qualche parte, Carla, di questo libro: in molti ne parlavano in modo lusinghiero.
Vedo che e' piaciuto anche a te.
A volte titoli poco conosciuti rappresentano delle chicche, mentre altre volte titoli lanciati in modo esageratamente mediatico si rivelano, alla fin della fiera, delle grandi delusioni.
Quello che incuriosisce e' qull'inusuale.
mujer
00lunedì 14 gennaio 2008 10:23
Bella la trama di questo libro, penso che lo leggerò.

Carla, posso consigliarti un libro che sono sicura che ti piacerà?
"Donne che corrono coi lupi" di Pinkola Estés Clarissa

a me è piaciuto molto
carla b.
00lunedì 14 gennaio 2008 16:30
Leggetelo, sono sicurissima che vi piacerà [SM=g8431]

Ma questo "Donne che corrono coi lupi" è un saggio o un romanzo?

mujer
00martedì 15 gennaio 2008 10:09
E' un saggio in forma di racconto, Carla.
L'ho legato a L'eleganza del riccio perchè le donne di cui racconta mi sembrano quelle descritte dalla Pinkola Estés.

Donne che tornano alla forza primitiva, arcaica, nel racconto di storie narrate attraverso racconti d'infanzia.
Alcuni, come barbablu o le scarpette rosse, ci offrono la possibilità di interpretare in altro linguaggio le nostre esperienze per prenderne maggiore coscienza.

Alla base del saggio c'è la premessa che ogni donna, senza eccezione, ospita in seno una lupa, la Donna selvaggia, colei che ci riempie di energia e ci fa recuperare la spontaneità (ricordi? di propria sponte).
Ma è una lupa che sa anche proteggersi lasciandosi alle spalle l'ingenuità e l'inesperienza.

Te lo consiglio, penso che ti piacerà.
sergio.T
00martedì 15 gennaio 2008 10:27
Leggero' L'eleganza del riccio, appena lo trovo.
Quello sulle donne, invece, lo lascio appunto a voi donne: mi sembra a voi dedicato, se non sbaglio.
mujer
00martedì 15 gennaio 2008 10:41
Sbagli.
Non credo che si debba classificare i libri secondo i generi, sarebbe un atteggiamento sessista.
Ma, conoscendoti, penso che non ti piacerebbe leggere di donne selvagge. [SM=g10529]
sergio.T
00martedì 15 gennaio 2008 10:43
ah, donne selvagge, Julia?
Andiamo bene: gia' non sopporto quelle normali. [SM=g8458]
mujer
00martedì 15 gennaio 2008 10:47
ti ho detto mille volte che devi tagliarti la barba! [SM=g11775]
sergio.T
00martedì 15 gennaio 2008 10:56
verissimo, questo.
Ma e' da donna selvaggia o da normale? Penso normale: sarebbe una selvaggia snob quella donna che cura la lunghezza della barba! [SM=g8431]
mujer
00martedì 15 gennaio 2008 11:20
selvaggia snob è un bellissimo ossimoro!
lo adotto [SM=g7377]
sergio.T
00martedì 15 gennaio 2008 11:23
Ok, selvaggia snob. [SM=g8431]
sergio.T
00venerdì 28 marzo 2008 11:45
Acquistato: lo leggero' nel week end e vedremo.
Poi te lo giro, Julia.


Il parere di Carla e' buono, quelli su ibs , invece, un po' discordanti.
Chi lo definisce bellissimo , chi un pacco.
In linea generale preferisco cosi': un'alternanza di commenti significa che la critica o la lode sono sempre sincere.
Altri autori invece, hanno una sfilza di 5/5 e la cosa rende subito una certa idea.
Amici degli amici degli amici, innalzano un libro in questione e i 5/5 si sprecano, ma valgono quello che valgono.
Cosa ancora piu' dievertente di Ibs e' come autori talmente insignificanti abbiano piu' recensioni, che so io, di un Tolstoj.
Sembra che quest'ultimo sia meno letto dell'ultimo libro, dell'ultimo autore , dell'ultima casa editrice apparsi in italia.
Le statistiche Ibs sono divertenti.


sergio.T
00venerdì 28 marzo 2008 11:53
L'eleganza del Riccio ha ben 149 recensioni.
La commessa che me lo ha venduto senza dirle niente mi fa: " stupendo" e io: "perche'?"
Lei: " un libro come pochi altri: da tempo non ne usciva uno cosi'"
Chissa' che intendeva.

Certo questo romanzo e' diventato l'esempio di come un libro possa diventare un cult senza nemmeno accorgersene.

Il tam tam tra lettori e' comunque il veicolo piu' veloce: ci si passa la parola, il consiglio, il suggerimento.

Fred Vargas , che ritengo una delle migliori scoperte letterarie europee, forse incomincio' cosi.

E se fosse il caso della Barbey?
sergio.T
00domenica 30 marzo 2008 18:10
Lavare i pavimenti non basta
Incominciamo a dire che la Barbery ha le idee talmente confuse da diventare nel suo immaginario, chiare chiarissime: nel suo universo condominiale tutti i ricchi sono sciocchi, ameni, insulsi e tutti i poveri, ( naturalmente) sono ricchi di spirito, sensibilita' intelligenza.
La rivolta sociale, probabilmente, nasce sulle scale e in ascensore: ci si rivolta dovunque, insomma.
La Barbery dovrebbe rivolgersi alla sua " portinaia": magari tra una lavatina di scale e l'altra le da' anche una spolverata al suo stato confusionale.
sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 09:24
La Barbery ha stereotipato un intero mini universo.
Il suo condominio rappresenta l'esempio perfetto di " inquadramento rigido"
I suoi personaggi , diciamo i tre principali come la portinaia, la bambina prodigio, il Gesu' giapponese, sono il modello perfetto di una rappresentazione artificiale.
Troppo perfetti nella loro caratterizzazione, questi tre personaggi, pagina dopo pagina, perdono la possibilita' della credibilita' e della loro stessa realta'.
Se in un romanzo si puo' scrivere quello che si vuole, bisogna pero', allo stesso tempo, rispettare la natura della realta' di quello che si scrive.
Il surreale, o il fantastico, e anche la fantascienza, sono le tre vie per narrare in modo piu' distaccato dal reale, per potere colorare con toni " fantasiosi" un mondo o dei personaggi diversi da quelli che sono.
Al contrario, se si rimane nell'ambito di un certo realismo, caratterizzare troppo perfettamente i personaggi, significa renderli finti, atificiali, burattini.
In questo la Barbery ci e' riuscita benissimo, talmente bene che alla fine ci si chiede se una bambina come Paloma ad esempio, sia solo possibile.

sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 09:32
Quando un libro diventa un libro culto?
Difficile dirlo, difficile dare una risposta.
Quando ad esempio lo scrittore e' talmente " misterioso" o affascinante: i casi Salinger o Pynchon, o MacCarthy, sono un esempio.
Oppure quando quel libro chiude in se' personaggi memorabili, storie indimenticabili, pensieri forti.
Oppure ancora, quando in mancanza di tutto questo, ci si inventa il culto.
Il caso Barbery, questo libro diventato libro " caso dell'anno," e' una curiosita': non si capisce bene perche' questo romanzo abbia colpito cosi' tanto.
O forse lo si capisce bene: L'eleganza del riccio e' un libro che piace tantissimo, o fa schifo, senza alternative e quando ci si trova davanti a un bivio cosi' secco, se ne parla tanto, tantissimo.
sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 09:43
C'e' un certo tema sociale nelle pagine della Barbery.
Il suo condominio rappresenta una societa' specchio del mondo.
C'e' la portinaia dipinta come brutta, grassa, povera; ci sono i condomini borghesi, ricchi, belli e prepotenti; ci sono gli adulti e i bambini.
Il loro corrispettivo e' identico a quello dell'immaginario collettivo: i poveri sono sensibili, delicati, profondi.
I ricchi sono insensibili, strafottenti, maleducati.
Il povero , pero', nasconde sempre un tesoro celato agli occhi dei piu': Renee', la portinaia, e' lo Spartaco di questo status quo sociale.
Donna insignificante all'apparenza, invece, nel suo profondo nasconde un universo " artistico" come un tesoro.
Legge Marx, guarda caso; legge Husserl non capendolo( sempre guarda caso); ama la musica classica, ama la pittura ( italiana o olandese?), cerca le verita': i sempre nel mai, ( divertente), la bellezza qui in questo mondo, il senso della vita ( come se ne avesse uno). Osserva con una certa maglinita' " l'altro", nasconde il suo " sapere", la sua conoscenza; adora Tolstoj ( eccola qui!!!), mette lenti d'ingrandimento per vedere un mondo tutto suo.
Come un riccio appunto, fuori e' tutta aculei, ma il suo intercedere nella realta' , ha quella eleganza indescrivibile, raffinata, educata, cortese, tipica di anime superiori.
Nel caso della Barbery e' pero', una superiorita' al contrario.

sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 10:06
Il passo su Husserl e' una contraddizione: le pagine dedicate al concetto di " fenomeno" e di coscienza , sono pagine strane.
La povera Renee' parla della fenomenologia.
Senza entrare nel merito piu' profondo di questa idea, riduce il pensiero del filosofo tedesco , alla spiegazione dell'apparire del mondo.
Cos'e' un fenomeno? in un certo senso e' quella cosa che viene alla luce davanti a noi. Un fenomeno, evidentemente, appare.
Ma per essere compreso , ovvio, deve essere riferito a punti di riferimento, o meglio ancora, deve autoriflettersi in una coscienza che lo percepisce.
Ancora di piu' , non basta essere coscienti di una cosa : se esistesse solo la coscienza , allora, il fenomeno dovrebbe essere immanente al percipiente e dunque non sarebbe percepito.
Bisogna essere coscienti di essere coscienti di vedere una cosa : solo cosi' il mondo appare.
La povera Renee' compende Husserl in questo modo e liquida la fenomenologia come inutile dicendo: c'e' bisogno di tutto questo per vedere il mondo?
Questa e' la sua opinione.
Poi , per tutto il libro, il suo mondo e' ancora di piu' l'estremizzazione dell'idealismo. Il mondo della Renee' diventa il mondo delle " visioni": la coscienza della portinaia non solo riflette un fenomeno, ma non contenta di tutto questo ( non era forse inutile?) ci mette di tutto e di piu'.
Le Camelie e il muschio rasentano il delirio ( confuso con la bellezza sensibile)

La Renee' e' una sconfitta. Personaggio debole, bloccato, non compreso; personaggio emotivivamente scosso da una brutta esperienza passata, questa portinaia, si rifa' del mondo e della sua durezza, non cercando un suo fare e un suo agire, ma fa l'esatto opposto: si nasconde, rifugge, si sfiducia, odia, non vede piu' la bellezza del mondo. Proprio quella bellezza che cerca per tutto il libro: la cerca nella musica , nella letteratura, nell'arte, la cerca dove non c'e'.
La cerca in una interiorita' negativa; la cerca nell'isolamento; la cerca in una sensibilita' patologica; in poche parole cercando la bellezza, se la lascia sfuggire da sotto gli occhi e non vive.
Egoisticamente ( tipico degli ipersensibili e dei cinici) la ritrova nell'amore, nell'amicizia; come una sorta di compensazione, quando il suo " appettito" viene sfamato, viene accontentato, lei " sente" la rinascita, sente il riscatto, si trasforma.
In altre parole si siede alla tavola di quello che ha sempre cercato e casualmente ( non per volonta' propria) trova la sua pietanza prelibata: la considerazione dell'altro. E se ne abbuffa.
In una parola: la filosofia della pancia piena come lenitivo di tutte le precedenti ( illusorie) meschinita' di quel mondo cattivo e brutto, che ora d'incanto, si trasforma in un " bello " assoluto.
Proprio vero: non c'e nulla come una buona tavola.

sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 10:33
Paloma e la Renee': il mondo delle parole.
E dove ci sono milioni di parole, la' manca l'agire, manca l'azione, manca la vita stessa.
Viaggi mentali senza riserve; viaggi riflessivi sterili; un rancore verso la vita stessa.
Una tredicenne schifata dalla vita ; una cinquantenne annoiata dal mondo.
Entrambi si nascondono: la prima negli angoli del suo diario " movimento del mondo" ( forse un inconsapevole anelito di salvezza?), la seconda nella sua guardiola.
Pensieri profondi l'una, visioni di bellezza l'altra: ognuno a suo modo supplisce l'assenza di un fare e di un agire, con quello che ha: immaginazione visionaria e riflessione allucinata.
Il tentato desiderio di suicidio di Paloma: una presa per il culo di 309 pagine.
Come ci si puo' aspettare coraggio e dignita' da una profonda pensatrice di simil fatta ? talmente profonda da risultare incompatibile con la superfice del mondo, unico vero palcoscenico della vita e della realta'.
L'eleganza del riccio e' un manifesto della negazione: la Renee e la Paloma piu' si approfondiscono e piu' si allontanano dall'unica profondita' vera : quella della superfice.

sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 10:47
Se ci sono due poveri di spirito ( ah! Barbery) questi sono proprio i due personaggi principi del romanzo : Paloma e Renee'.
La vita senza senso; la noia esistenziale; il " non scopo"; la mancata finalita'; l'assurdo; l'inquieto nichilismo; il non fare e il non agire.
Piu' poveri di cosi'.
Nessuna volonta'; la prima solo scrittura diaristica ( si scrive quando non si fa niente),la seconda solo osservazione nostalgica, romantica, visionaria ( si guarda quello di cui ci si vuole illuderee ma non si vede ).
E il ricatto? forse una forza emotiva? forse un po' di carattere? no, niente di tutto questo.
L'avvento miracolistico del Gesu' giapponese ( che altro e' se non un miracolato?) risolve queste due anime inquiete: riporta la luce, la speranza, l'amore, l'amicizia.
Ah! figuriamoci.
Diciamo che riporta lo stuccheovole nel gia' sdolcinato, fin troppo sdolcinato, mondo del nascondino di Renee' e Paloma.
Ozu non risolve niente; rende anzi ancora piu' compassionevole un quadro d'insieme penoso, pietoso, all'insegna della debolezza.
Anonimanete un miracolo, appunto, senza lode e senza infamia.

sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 11:02
Niente a che vedere con il condominio di Ammaniti in Ultimo capodanno dell'umanita'.
Il parallelismo ci sta' tutto , come anche sta', con il romanzo di Perec.
Il condominio come mondo.
Ma il mondo di Ammaniti e' un mondo fulgido, vivo, completo: tragedia e commedia.
I personaggi di quel Capodanno mito, sono l'allegoria della vita stessa: sono pulsioni, emotivita', positivita', negativita'; sono un altalena di profondo e superfice; sono un divenire completamente umano.
Il condominio romano e' un palcoscenico di realismo surrealista: la realta' portata alle estreme conseguenze, innalza la vita stessa dei condomini a qualcosa di attivo, vivo, vero.
Tradimento, sesso, festa, crimine, allegria, solitudine, sfacciataggine, bellezza, perversione, sballo, misticismo, esoterismo,
quotidiano, sensibilita', emarginazione, droga, alcolismo, amore: tutto va' a completare le due palazzine romane , allegorie del mondo.
Si vive, insomma: si fa, si agisce , ci si alza e ci si abbassa.
Che succede a Parigi? in questo mini mondo si contempla il niente: si racconta l'astio e la noia; ci si illanguidisce in una sorta di autocompassione.
Come autocompassionevole e' il ricordo di quel personaggio di Valerio Varesi in Le imperfezioni: quel Fernando Savani ( ?) che di diritto, per inazione, dovrebbe trovare residenza in Rue De Graneele, il regno dell'istinto degenerativo.
sergio.T
00lunedì 31 marzo 2008 11:20
La Barbery scrive bene o no? non lo so e poco m'interessa.
Lascio a chi e' maniaco della scrittura una risposta a questa domanda.
Per me quello che e' importante in un libro e' il contenuto, il messaggio, la visione del mondo.
Tutto il resto e' "roba" da Baricco.
Se lo consiglio? si lo consiglio per motivi diversi da Carla.
E' un libro diverso che vuole essere una storia fuori dal comune, dall'ordinario: a suo modo vuole essere originale e forse in questo esagera.
Lo consiglio per mettersi alla prova: in questo caso o il libro piace o non piace.
Con questo intendo dire che o si amano i personaggi o li si odia in modo definitivo: dipende.
mujer
00domenica 7 settembre 2008 21:08
Ho letto L'eleganza del riccio quest'estate e l'ho trovato piacevole.
Il personaggio Renée a me è piaciuta.
In fondo niente più di una protagonista "antagonista", una sorta di ribelle oppressa ma capace, alla fine, di smontare un'immagine.
Non la trovo per niente scontata, anzi, mi è sembrata persino brillante.
La piccola Paloma, co-protagonista, non ha la forza di Renée ma mostra la sua acerba contrapposizione. Il suo personaggio è debole e irritante, ripetitivo e non credibile.
Eppure i capitoli si alternano tra l'una e l'altra con certo brio che non annoia.
Non è un capolavoro ma è stata, per me, una lettura piacevole.

Carla, se ci sei batti un colpo!
sergio.T
00lunedì 29 settembre 2008 16:08
E' uscito il secondo libro di questa autrice.
Uscito anni fa con un altro titolo, ora viene immediatamente riproposto nella nuova edizione a cavallo dell'onda del successo del riccio...
E' la dimostrazione, di come molte volte, si acquistino e si leggano libri solo perche' un'altro libro dello stesso autore ci e' piaciuto.
Quasi sempre, nel caso di libri evento o culto di moda, si va' incontro a una delusione ( tranne per alcuni).

S'intitola: Estasi culinarie
Buona lettura.
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