Mark Rowlands

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sergio.T
00mercoledì 30 settembre 2009 09:43
Mark Rowlands, giovane e inquieto docente di filosofia in un'università americana, legge per caso su un giornale una singolare inserzione, si incuriosisce e risponde. Qualche ora dopo è il padrone felice di un cucciolo di lupo, a cui dà nome Brenin ("re" in gallese antico). Per undici anni, sarà lui la presenza più importante nella vita del professore, che seguirà ovunque: assisterà alle sue lezioni acciambellato sotto la cattedra, incurante degli iniziali timori e del successivo entusiasmo degli studenti, ne condividerà avventure, gioie e dolori, lo accompagnerà nei suoi spostamenti dall'America all'Irlanda alla Francia, dove Mark si trasferisce dopo aver troncato quasi ogni legame con i suoi simili. E sarà, soprattutto, una fonte continua di spunti di riflessione e idee filosofiche perché, contrariamente allo stereotipo che ne fa un emblema del male, della ferocia, del lato oscuro dell'umanità, il lupo è per Rowlands metafora di luce e di verità, la guida per un viaggio interiore alla scoperta della propria più intima e segreta identità: "Il lupo è la radura dell'anima umana ... svela ciò che rimane nascosto nelle storie che raccontiamo su noi stessi". La sua natura selvaggia e indomabile, infatti, rivela a chi gli sta accanto un modo di vivere e di fare esperienza del mondo non solo radicalmente diverso da quello degli uomini, ma forse anche più autentico e appagante perché immune da doppi fini, da ogni atteggiamento di calcolo e manipolazione.
sergio.T
00mercoledì 30 settembre 2009 09:43
Undici anni in compagnia di un lupo. Brenin, acquistato a sei mesi di vita da un giovane assistente di filosofia dell’università dell’Alabama, è il nome dell’animale protagonista di queste pagine. Mark Rowlands, cresciuto in una famiglia amante dei cani, si innamorò di quel suo “fratello lupo” e se lo mise in casa durante una pausa estiva delle lezioni universitarie. Da quel giorno la vita del professore americano cambiò e, adesso che il lupo non c’è più, prova a descrivere le lezioni di vita apprese dalla natura selvaggia del suo originale coinqulino e il senso di questa curiosa esperienza.
La prima regola della loro convivenza fu subito molto chiara: Brenin non doveva mai, in nessuna circostanza e per nessuna ragione, essere lasciato da solo in casa. I lupi infatti si annoiano molto, molto in fretta. Adottata quindi la regola del «dove vai tu, vengo anch’io», Rowlands addestrò l’animale con metodi calmi ma inesorabili: una corda di cinque metri fissata al collare a strozzo, e quattro comandi («Vai, Fermo, Qui, Proibito!») pronunciati con voce gutturale, come un ringhio. Il successo di questi metodi gli consentì così di passeggiare con Brenin libero dal guinzaglio e di instaurare col lupo un rapporto fraterno, di tutela più che di proprietà. Lo portò con sé ai corsi universitari e, con l’animale accovacciato sotto la cattedra, dovette rassicurare gli studenti con un cartello: «Per favore, non badate al lupo, non vi farà alcun male», ma con anche scritto: «Se avete cibo nello zaino, assicuratevi che sia ermeticamente chiuso».
Le corse nei prati e nei boschi dell’Alabama, con questo animale che al primo anno di vita era già di ottantasei centimetri per cinquantaquattro chili, divennero l’occasione per osservarne il movimento: a differenza dei cani, i lupi corrono avanti e indietro con spalle e dorso che restano piatti e orizzontali. Visti da lontano danno l’impressione di galleggiare a qualche centimetro da terra: scivolano senza sforzo sul terreno, silenziosi, fluidi, senza trottare con movimenti in verticale. L’anima del lupo emerge, secondo l’autore, dal suo movimento. È un animale incredibilmente forte, indifferente o gentile con i cani palesemente più deboli di lui. In questo risiede la sua “moralità”: non sfrutta, non converte il debole, non si adatta scimmiescamente alle circostanze. Il lupo non è furbo come la scimmia, non calcola mai.
Rowlands insiste molto sulla scimmia che è in noi, su quella furtiva anima scimmiesca convinta che la cosa più importante nella vita sia riuscire ad arrivare in cima alla scala sociale (successo, lavoro, carriera, potere) mediante ragioni strumentali, bugie e complotti. A quella natura, l’autore contrappone la “filosofia di Brenin”, il lupo che ci insegna la freddezza e l’istinto dei momenti estremi, a vivere il presente dell’istante e non la durata del tempo, a Essere più che ad Avere. E quella natura selvaggia e indomabile del lupo trasmette a chi legge il senso della sfida come unica possibilità di vita autentica e di redenzione dalle nostre bassezze.
sergio.T
00mercoledì 30 settembre 2009 09:51
Parlando di IBS e quali siano i criteri per scegliere un buon libro ( rischiando, ovvio) questo e' il titolo - attualmente - che piu' merita attenzione.
Perche'?
Perche' i titoli, spesso e volentieri , sono la prima cosa che leggiamo di un libro, anzi sono la primissima cosa.
Il lupo: si presenta da solo. Forse l'animale che piu' di ogni altro rappresenta la selvaggia natura, il selvaggio istinto, l'arte della predare. ( insieme all'orso e' il mio preferito)
Il filosofo: colui che descrive la realta' e la interpreta. Razionalmente ed eticamente. Il filosofo e' il padre della sociologia.
E dunque: come mettere insieme cio' che sembra contrapposto? come mettere insieme due interpretazioni completamente diverse?

Questo deve essere un libro che merita di essere letto.
sergio.T
00mercoledì 30 settembre 2009 09:54
La filosofia di Brenin e' cio' che mi ha colpito in questa recensione. E' un pensiero a me caro.
Brenin, il lupo, non converte il piu' debole. E' in questo che sta' la sua superiorita'.
sergio.T
00mercoledì 30 settembre 2009 10:14
Il fatto di non sfruttare ne' il debole ne' una circostanza allontana il lupo da ogni calcolo umano.
Uomini come le scimmie, dunque, nel recitare una parte a seconda dell'evenienza.

Ultimamente molti autori si sono riferiti ai lupi.
Anche Baldini ultimamente ha in filato un lupo in un suo libro e qualcuno d'altro ancora.




sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 14:20
La premessa di questo interessante libro e' chiarissima:
non si parla e non si narra di un cane, di qualsiasi cane, del cane piu' aggressivo, del piu' grande, di un cane lupo o di un lupo cane: qui si narra di un lupo lupo che non ha niente a che vedere con qualsiasi tipo di cane.
Chiunque decida di vivere con un lupo deve sapere che inevitabilmente la sua vita cambiera' radicalmente.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 14:27
Brenin a SEI mesi ( cucciolo) pesa 35 kg: questo basta per capire a cosa si va' incontro.
Per non parlare , poi, del carattere: per niente socievole e assolutamente disinteressato di piacere agli altri.
Gli altri gli sono completamente indifferenti, anzi, le cosidette coccole - che bel cagnone! bel cagnolino! le carezze, i colpetti sulla nuca, qualsiasi contatto insomma - lo fanno irritare parecchio.
E il problema e' uno solo: si sta irritando un lupo.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 14:35
Per capirne il carattere basta questo esempio: Brenin a DUE mesi ( cucciolissimo) si vede all'improvviso puntare da un pit bull adulto, Rugger: qualsiasi cane al mondo, anche delle razze piu' aggressive, in questo caso da cucciolo si atteggia ad un atteggiamento codificato: guaisce, e si sottomette a pancia in terra.
Brenin no: incomincia a ringhiare e a mostrare i denti a fior di labbra.
Un cucciolo di DUE mesi contro un pit bull adulto reagisce in questo modo.
Ecco perche' Rowlands parecchie volte, nelle prime pagine, sottolinea una cosa: ricordatevi che stiamo parlando di un lupo.

PS: Rugger ( un pit bull di un amico) sara' incrociato da Brenin dopo 4 mesi. In quel periodo il lupo compiva sei mesi e naturalmente visto Rugger non ci fu piu' tempo per fermarlo: in modo velocissimo e con una ferocia sbalorditiva lo attacco' e si dovettero sudare le pene dell'inferno per staccarlo.

sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 14:37
Sono due i primi requisiti di un lupo:
A) L'arte del movimento : una eleganza sopraffina di movenze ad una velocita' soprendente.
B) La strepitosa e terrificante ferocia nell'aggressione.

Rowlands.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 14:53
Un lupo e 'un lupo anche in un salotto di casa.
Morale: tutto cio' che e' nella casa viene completamente distrutto.
Tappeti, tende, lenzuola, coperte, poltrone, mobili, stipiti.
Il lupo e' molto curioso: prima guarda, poi analizza, infine immancabilmente distrugge. ( soprattutto da cucciolo)

Con un lupo e' impossibile avere un atteggiamento da padrone: non lo riconoscera' mai come l'alfa del branco.
C'e' solo una possibilita': un compromesso e il reciproco rispetto.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 14:58
Lupo, scimmia ( primate), contratto sociale, autenticita', liberta', disciplina, essenza, esistenza.
Sono questi i temi del libro.

sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 15:13
Inconvenienti di un lupo.
In Irlanda, dove l'autore e il suo lupo vissero vicino a Coork per quattro anni, un giorno dovettero affrontare un viaggio in traghetto.
Naturalmente Rowlands lascio' il lupo nell'auto nella stiva con un finestrino leggermente abbassato un paio di dita.
Si reco' , beato beato sul ponte - dopo avere pranzato- e si mise a leggere beatamente un libro.
Dopo un po' senti un forte trambusto: voci che gridavano, porte che sbattevano e un codazzo di persone dell'equipaggio in forte agitazione. Anche i passeggeri non erano affatto tranquilli.
Alzo' lo sgurdo e che vide? vide Lupo Brenin che trotterellava a passo spedito e con forte decisione verso la sala ristorante dove avrebbe compiuto una strage se solo sarebbe entrato un minuto.
Naturalmente nessuno aveva il coraggio di fermarlo: solo Rowlands poteva intervenie ed intervenne.
Lo chiamo e Brenin si immobilizzo' fermo come una statua facendo il viso di Willy il Coyote.
Ogni volta che veniva preso in flagrante a fare qualcosa che non doveva fare , Willy il Coyote, era l'espressione che faceva : " Cavolo mi hanno beccato!", pensava.
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 15:21
Rosseau
Il contratto sociale di J.J Rosseau ( Hobbes, prima...)stipula una convenienza tra forti e deboli.
Tu non aggredisci me e io non aggredisco te.
Ma il contratto sociale e' un contrato d'apparenza: conta l'immagine.
Io do' l'impressione di non aggredirti ma complotto per farlo.
Tu potresti fare nei miei confronti la stessa cosa.
L'arte che ne nasce tra i primati ( scimmie e uomini) e' l'inganno: apparendo in un modo e sottoscrivendo un impegno io firmo una convenienza sociale che mi avvantaggia. Tu lascio credere che mi comporto cosi', ma sotto sotto faccio altro.
Anzi, i forti indeboliscono ancora di piu' i deboli poiche' c'e' una sorta di premeditazione nel contratto stesso: io stesso so gia' che ti faro' " solo" credere di rispettare il patto.
Un lupo non sottoscrivera' mai un contratto di questo genere per un semplice motivo: tra i canidi tutto cio' che e' piu' debole non lo riguarda. Non aggredira' mai un cane inferiore se non costretto dalle circostanze.
Rivolgera' sempre le sue attenzioni ad un esemplare forte e determinato.
In poche parole: il lupo non ha bisogno dell'inganno.
mujer
00lunedì 5 ottobre 2009 18:25
Che bello questo Il Lupo e il Filosofo.
Ho letto solo la prima pagina e mi ha attirato moltissimo, dovrò aspettare che Sergio lo finisca (domani sera ahahhaha)

Questo pezzo di Rousseau sul contratto sociale mi ha fatto ricordare il pezzo sull'aristocrazia di Nietzsche. Ci scrissi un pezzo lunghissimo una volta.
Non esiste contratto tra un forte e un debole, condivido.

Un carattere forte cerca lo specchio che gli renda la sua forza.
sergio.T
00martedì 6 ottobre 2009 09:17
Rowlands lo dice: il carattere di Brenin impone al lupo una determinazione di se stesso indipendente da qualsiasi situazione.
Un lupo non puo' stipulare un contratto scimmiesco: il contratto degli uomini si regge sull'inganno. La stessa intelligenza dei primati si e' sviluppata, secondo alcune teorie, per ingannare sempre di piu'.
Un lupo non puo' farlo per svariati motivi.
A) Un lupo e' solitario e non ha bisogno degli altri.
b) se si riunisce in branco ( per la caccia) lo fa solo con individui della sua specie ( altri lupi e dunque suoi simili)
c) Un lupo seleziona immediatamente. Mentre gli uomini accettano i piu' deboli, creano le condizioni sociali per i piu' deboli per potere instaurare una gerarchia e uno sfruttamento, i lupi questo non lo fanno. Un lupo uccide immediatamente un cucciolo che ha una mancanza o che mostra una debolezza o fisica o caratteriale.
d)Il lupo, al contrario dell'uomo, e' indifferente al piu' debole. Non gli interessa attaccare cio' che e' piu' debole. ( se non per la caccia) Non lo fa mai gratuitamente o per un secondo motivo.
Attacca solo individui nel pieno delle forze.

Brenin, ad esempio, risultava molto simpatico a cani piccoli e alle cagne. Tutti gli facevano le feste ma c'era un problema: non gli piacevano per niente le coccole e qualsiasi tipo di smanceria ( del resto che lupo sarebbe stato, se no?). E allora cosa faceva? quando vedeva qualche cagnolino avvicinarsi per giocare si dimostrava indifferente. Si lasciava dare qualche leccata sul muso e poi, quatto quatto, si defilava. Spariva. E spariva anche da Nina e Tess suoi compagni degli ultimi anni.
Non cosi' quando vedeva, invece, cani di grosse dimensioni o aggressivi. Allora la faccenda cambiava immediatamente e cambiava in peggio: Brenin , come tutti i lupi, era caratterialmente portato alla lotta e all'aggressione.
La differenza tra uomo e lupo: il primo attacca i deboli , il secondo solo i piu' forti.
Il carattere di un lupo si determina soprattutto sulla forza.
mujer
00martedì 6 ottobre 2009 09:27
Quanti spunti...la gerarchia sociale del più forte sul più debole.
Vista dal punto di vista del lupo potrebbe significare una cosa assai probabile: un debole camuffato da forte che aiuta un altro debole.
Una maschera sociale, certamente.
sergio.T
00martedì 6 ottobre 2009 09:29
Le ultime pagine di Rowlands sono dedicate all'eterno ritorno dell'uguale di Nietzsche.
Al concetto di tempo e spazio perche' il lupo vive il momento in modo assai diverso dall'uomo.
Il momento dell'uomo nasce dal passato ed e' proiettato ne futuro. Non esite un momento presente per l'uomo chiuso in se stesso. E' un momento sempre in linea retta.
Per il lupo, invece, e' circolare e dunque sempre ripetitivo.
Alle 4 del pomeriggio Brenin riceveva sempre il pain au chocolate: tutti i giorni, e tutti i giorni sbavava per averlo. Era golosissimo di dolci.
Un uomo al settimo poemriggio direbbe: " non c'e un altro dolce? sempre lo stesso!" perche' l'uomo ha bisogno di deviare dalla linea retta per paura della morte.
Alla fine della sua linea , infatti, c'e' la morte.

Il lupo ripete l'uguale perche' il suo momento e' circolare e non e' proiettato nel futuro.
La vita del lupo, dunque, e' piu' autentica dell'uomo: vive il presente, il momento in modo piu' libero.
sergio.T
00martedì 6 ottobre 2009 09:41
Anedotti
Un lupo adulto pesa 64 kg.

Per capire che razza di tipo si ha davanti basta pensare a questo: solitamente non concede mai confidenza. Sta sulle sue, e' riservato,
poco incline a "dialogare" con gli altri.
Ma gli piace molto giocare: naturalmente deve decidere lui quando e come.
Non gli piacciono per niente i testimoni di Geova.
Anzi, li detesta come detesta tutti coloro che suonano il campanello.
Una volta tre di essi fecero il grandissimo errore di suonare il campanello di casa di Rowlands: volevano predicare, ma predicarono in un modo che mai avrebbero immaginato.
Brenin appena senti' lo squillo come un razzo parti' dal divano e ando' a ricevere gli ospiti: li ricevette, naturalmente, a suo modo.
Rowlands intervenne subito ma era tardi ormai: trovo' i tre testimoni di Geova in ginocchio che piangevano come bambini supplicando chiunque di portare via quel demonio di un lupo.

Ai lupi non piace per niente che qualcuno passeggi nel proprio giardino. Se poi e' un estraneo, allora, e' la fine.
Una sera Brenin senti' un rumore nel boschetto vicino al SUO giardino. Come un fulmine usci' dalla finestra e s'inoltro' nel bosco dove si sentirono immediatamente delle grida.
Ricomparve tenendo per il collo un uomo disperato e malconcio. era nel pieno di una crisi di nervi.

I lupi sono pochissimo interessati alle lezioni di filosofia: si annoiano terribilmente ad ascoltare la voce dei filosofi. Allora che fanno? Semplice. S'interessano agli zaini degli studenti. Li prendono, li aprono e pranzano beati con lo spuntino della merenda o con quello che trovano. Anche se non e' commestibile.
Naturalmente in tutte le universita' nelle quali ha lavorato l'autore del libro, mai nessuno dagli studenti al preside, ha mai avuto niente da ridire su questa abitudine lupesca.
sergio.T
00martedì 6 ottobre 2009 14:04
Il libro rimane un buon libro ma una volta concluso lascia perplesso in alcuni punti.
Era meglio una biografia solo del lupo.
Gli intrecci filosofici risultano a volte forzati e un poco noiosi.

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