Sabato sera sono rimasta a piedi causa macchina proletaria. La batteria non ne voleva sapere di fare l'ultimo sforzo dei suoi giorni, perciò, mi sono ritrovata nella casa materna a lesinare un pasto caldo e un letto per passare la notte.
Il primo pensiero è andato al
libro sul comodino che, nonostante non riscuota tutta la mia dedizione, mi tiene compagnia nei momenti di pre-sonno (due minuti e mezzo
).
Mi chiudo in quella che fu la mia stanza da nubile e cerco qualche pubblicazione tra i testi che la genitrice nasconde abilmente tra l'artigianato e il corredo.
Scovo un'edizione elegante, in due volumi, del Don Chisciotte che lessi più di vent'anni fa.
Rapita dalla penna di Cervantes che scriveva, nel prologo, le ragioni di questo capolavoro.
Al terzo minuto di lettura impegnata, non so come fu, mi trovai catapultata in un'astronave che combatteva contro i satelliti a vento.
La mattina dopo provai a trafugare i volumi, bellissimi, ma sono stata scoperta dall'aliena, che mi ha ricordato i miei furti enciclopedici.
Riprenderò possesso del Héroe de la Mancha e del suo panciuto scudiero, dovessi combattere contro tutti i satelliti a vento della zona (e ne sono tantissimi!)