M.de Cervantes

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sergio.T
00martedì 9 settembre 2008 12:07
Miguel de Cervantes (Alcalá de Henares, 29 settembre 1547 – Madrid, 23 aprile ] 1616) è stato uno scrittore spagnolo. È universalmente noto per essere l'autore del famoso romanzo Don Chisciotte della Mancia.

In quest'opera, pubblicata in due volumi nel 1605 e nel 1615, l'autore prende di mira con l'arma della satira e dell'ironia i romanzi cavallereschi e la società del suo tempo; contrapponendo all'allampanato cavaliere, che immerso in una perenne insoddisfazione insegue un sogno esaltato e maniaco di avventure e di gloria, la figura del suo pingue ed umanissimo scudiero, incapace d'innalzarsi al di sopra della piatta realtà. La sua influenza sulla letteratura spagnola è stata tale che lo spagnolo è talora definito la lingua di Cervantes.

biografia
Nato ad Alcalá de Henares da una famiglia modesta; figlio di Rodrigo e di Leonor de Cortinas, Miguel è il quarto di sette figli. La sua famiglia è costretta a viaggiare, a causa degli scarsi guadagni del padre, da un paese all'altro, finché nel 1568 egli si trova a Madrid dove frequenta il collegio "El Estudio" diretto da Juan López de Hoyos.

Nel 1570 Cervantes si sposta in Italia per evitare la condanna al taglio della mano destra e a dieci anni d'esilio perché accusato di aver ferito un certo Antonio de Segura. In Italia è prima cortigiano, anche presso la corte degli Acquaviva, nel Ducato di Atri, antichissima città d'Abruzzo, che diede il nome al mare Adriatico (Hatria-Adria) Nel mese di settembre del 1571 s'imbarca quindi come soldato sulla galea Marquesa che fa parte della flotta della Lega Santa che sconfiggerà quella turca nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre dello stesso anno. Nella battaglia rimane ferito e perde per sempre l'uso della mano sinistra.

Nel 1575 parte da Napoli per la Spagna con alcune lettere di raccomandazione che dovrebbero procurargli il comando di una compagnia. Ma la galera Sol sulla quale viaggia viene assalita dal rinnegato Arnaute Mami ed egli è catturato dai pirati e tenuto in cattività fino al pagamento di un suo riscatto. Finalmente liberato con l'aiuto della famiglia Cervantes ritorna in Spagna dove l'attende un duro periodo di umiliazioni e ristrettezze economiche.

Nel 1584 sposa Catalina de Salazar y Palacios e vive ad Esquivias, nell'attuale provincia di Toledo; qui pubblica La Galatea e nel 1586 si separa dalla moglie: il suo matrimonio, senza figli, si suppone infelice. Si trasferisce poi in Andalusia dove si occupa delle provvigioni per la Armada invencible e successivamente lavora come percettore di imposte. Incarcerato a Siviglia per illeciti amministrativi, riacquista poco dopo la libertà e negli anni immediatamente successivi è a Valladolid insieme alle due sorelle e alla figlia Isabella, nata da una relazione con una certa Anna de Rojas.

Nel 1605 Cervantes subisce una nuova vertenza giudiziaria: viene infatti trovato nelle vicinanze della sua casa il cadavere del cavaliere Gaspar de Ezpeleta e i sospetti cadono sullo scrittore, che viene imprigionato e subito prosciolto. Il dubbio che la morte del cavaliere sia in qualche modo riconducibile alla moralità delle due sorelle e della figlia colorisce tristemente i suoi ultimi anni.

Nel 1606 per seguire la corte di Filippo III di Spagna si trasferisce a Madrid e, malgrado gli stenti che non l'abbandonano mai, si dedica ad un'intensa attività e scrive in pochi anni gran parte e forse il meglio della sua produzione.

Il 23 aprile del 1616 muore dopo aver appena composto il congedo che è inserito nel prologo.


Opere
Statua di Cervantes nella città di Lepanto.Cervantes non fu un umanista e nemmeno un letterato di successo. Egli scrisse nelle condizioni più sfavorevoli rubando tempo per i suoi studi ai quali si dedicava con gioia e dai quali sperava di ricavare denaro e gloria. Il suo atteggiamento di fronte alle maggiori polemiche letterarie dell'epoca, come quella sul teatro e sul culteranismo, fu di indifferenza e la sua preferenza per i generi popolari, come il teatro o la novellistica, denotano che egli cercava soprattutto vantaggi economici, vantaggi che comunque non raggiunse nemmeno con la pubblicazione della prima parte del "Don Chisciotte" che gli diede un certo successo.

L'inserimento dello scrittore nell'ambiente letterario contemporaneo si può ricollegare con la sua prima produzione poetica, non copiosa, ma interessante, come El viaje del Parnaso, un poemetto giovanile che Cervantes pubblicò nel 1614 con una Adjunta al Parnaso in prosa.

Altro e forse maggiore valore documentario hanno le composizioni poetiche brevi nate per lo più da motivi occasionali che, nonostante il severo giudizio che espresse lo stesso autore e la critica, sono tuttavia soffuse di umorismo e di vivacità interpretativa.

Queste liriche non sarebbero indicative della letterarietà dell'ispirazione cervantina, se non si ritrovassero anche e in maniera più vistosa nella novella pastorale "Galatea" gli stessi elementi.

Alla prima attività letteraria è da ricollegare anche una parte della sua copiosa produzione teatrale, dal momento che due delle sue commedie, El cerco de Numancia e El trato de Argel si possono datare al 1583 circa.

mujer
00martedì 9 settembre 2008 13:49
Sabato sera sono rimasta a piedi causa macchina proletaria. La batteria non ne voleva sapere di fare l'ultimo sforzo dei suoi giorni, perciò, mi sono ritrovata nella casa materna a lesinare un pasto caldo e un letto per passare la notte.
Il primo pensiero è andato al libro sul comodino che, nonostante non riscuota tutta la mia dedizione, mi tiene compagnia nei momenti di pre-sonno (due minuti e mezzo [SM=g7088]).
Mi chiudo in quella che fu la mia stanza da nubile e cerco qualche pubblicazione tra i testi che la genitrice nasconde abilmente tra l'artigianato e il corredo.
Scovo un'edizione elegante, in due volumi, del Don Chisciotte che lessi più di vent'anni fa.
Rapita dalla penna di Cervantes che scriveva, nel prologo, le ragioni di questo capolavoro.
Al terzo minuto di lettura impegnata, non so come fu, mi trovai catapultata in un'astronave che combatteva contro i satelliti a vento.

La mattina dopo provai a trafugare i volumi, bellissimi, ma sono stata scoperta dall'aliena, che mi ha ricordato i miei furti enciclopedici.
Riprenderò possesso del Héroe de la Mancha e del suo panciuto scudiero, dovessi combattere contro tutti i satelliti a vento della zona (e ne sono tantissimi!) [SM=g7377]
sergio.T
00mercoledì 10 settembre 2008 09:57
Don Chisciotte, un libro unico.
Innanzitutto e' il primo romanzo concepito in stile moderno. La narrativa nasce con Cervantes.
Questo e' un grandissimo merito.

Questo classico ( forse il classico dei classici) ha segnato inevitabilmente uno spartiacqua determinante: la narrativa diventa trattato di filosofia, di psicologia, di educazione sociale.

Ho letto a proposito alcune considerazioni negative su quest'opera.
( Carlo Maria)
Sono abbastanza d'accordo su alcune sue critiche.
Le sezioni del libro ( scritto a distanza) inevitabilmente soffrono di questa dicotomia: la prima parte e' splendida, la seconda ( tutta di mestiere) e' condizionata dal successo della prima.
Cervantes cade in tentazione e si lascia andare a una serie di capitoli che appaiono un poco forzati, un poco sostenuti, un poco artificiali.
A sua difesa , pero', si puo' dire che l'originalita' di questo nasce da una semplice considerazione: il tema centrale del libro ,in fondo, e' la connessione tra il mondo reale e il mondo del sogno.
Don Chisciotte e' il sogno , Sancho la realta'.
I romanzi cavallereschi sono il sogno, il Don Chisciotte stesso il " romanzo reale " come spunto satirico sui suoi predecessori.
Cervantes sa bene che realta' e sogno sono due confini decisamente indeterminabili in modo preciso e matematico: l'idealismo del funambolo cavaliere ha qualcosa di reale, mentre il realismo dello scudiero ha qualcosa di terribilmente ideale.
Entrambi si determinano cosi' volutamente precisi perche' nell'esasperazione della loro visione entrambi hanno bisogno di un pizzico dell'altro: realta' e sogno sono interscambiabili.

La seconda parte del libro ( conosciuta gia' dal pubblico) intreccia dunque sogno e realta': nella prima parte e' tutto un sogno, nella seconda parte interviene il mondo " reale" con i suoi personaggi che inscenano l'accoglimento del sogno del cavaliere con dileggio e disprezzo.
Il reale di Sancho mancava di questo: Sancho pur contrapponendo una visione realista , amava il suo cavaliere perche' ammirato dal suo ideale. ( ovvero: erano entrambi ununico personaggio e dunque a sua volta una sorta d'idea)

Il mondo della seconda parte , invece, non e' incantato dall'ideale e mantiene un distacco neutrale.
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