Lucano

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sergio.T
00mercoledì 14 gennaio 2009 15:48
Marco Anneo Lucano (Cordova, 3 novembre 39 – Roma, 30 aprile 65) è stato un poeta latino. Figlio di Marco Anneo Mela, era nipote di Lucio Anneo Seneca e, grazie all'influenza dello zio, entrò alla corte di Nerone, in onore del quale proclamò, in una gara poetica di cui risultò vincitore, le Laudes Neronis.

Fu questo il periodo più lucente della vita di Lucano. Il suo poema, la Pharsalia (ma nei manoscritti è intitolato Bellum civile, "La guerra civile") fu anche acclamato.

Le sorti del poeta, tuttavia, mutarono radicalmente quando cadde in disgrazia presso l'imperatore. Le cause di tale mutamento nei rapporti fra i due non sono chiare. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che i motivi risiedessero in un risentimento personale; altri vi hanno visto una logica conseguenza del precedente allontamento dello zio Seneca; altri ancora hanno imputato la causa principale alla posizione filorepubblicana assunta da Lucano nella sua opera.

Nel 65 Lucano prese anche parte alla congiura di Pisone. Quando essa venne scoperta, egli fu costretto al suicidio a soli 25 anni, nonostante gli fosse stata promessa l'immunità in cambio della denuncia della madre; suo padre fu proscritto e sua madre riuscì a fuggire da Roma. Alla sua vedova, Polla Argentaria, Stazio dedicò una delle Silvae.


Di Lucano resta l'opera principale, il poema epico in esametri Pharsalia (noto anche con il titolo Bellum Civile), in dieci libri, rimasto incompiuto per la morte dell'autore. Lucano utilizzò molto probabilmente come fonti storiche Tito Livio, Asinio Pollione e Seneca il Retore: tutti storiografi filo-repubblicani; anche se molti studiosi hanno riscontrato distorsioni e deformazioni dei fatti storici apportati dal poeta (soprattutto alla luce dei confronti con il De Bello Civili di Cesare). Lucano elimina del tutto l'apparato divino (in contrasto con la tradizione dei poemi epici), poiché si tratta di una vicenda storica e recupera in parte l'elemento "meraviglioso" con l'introduzione di sogni, visioni, profezie, eventi naturali, pratiche magiche. L'opera è però atipica sin dalla scelta del tema, poiché tutti i poeti latini che si erano occupati di vicende storiche lo avevano fatto con l'intento di celebrare Roma e la sua grandezza; Lucano, al contrario, presenta la guerra civile come un evento funesto che ha innescato la decadenza della Roma repubblicana. La condanna di Lucano è violenta; non si è trattato di una guerra normale, ma di una guerra plus quam civile, poiché Pompeo e Cesare sono legati da vincoli di parentela.

Il numero e la varietà delle altre composizioni perdute di cui si ha notizia indicano un'eccezionale precocità artistica, unita a una notevole versatilità. Dai titoli delle opere perdute trapela l'adesione ai gusti neroniani: antichità troiane e poesia di intrattenimento, ricca di spunti occasionali e raffinata nella fattura. Pharsalia è il titolo dell'unica opera rimastaci del poeta latino Lucano. Nei manoscritti che la tramandano è sempre citata come Bellum civile ("La guerra civile"), ma il titolo esatto dovrebbe essere proprio Pharsalia, in base a quello che lo stesso Lucano dice nel IX libro:

(LA)
« Pharsalia nostra / vivet, et a nullo tenebris damnabitur aevo » (IT)
« La nostra Pharsalia / vivrà e da nessuna epoca sarà condannata all'oblio »
(Pharsalia, 985 ss.)

Il poema epico di Lucano è certo incompiuto e si arresta al X libro. Argomento dell'opera è la guerra civile che oppose Cesare a Pompeo e che ebbe nella battaglia di Farsalo il suo punto culminante (raccontato da Lucano nel VII libro).

Fonti di Lucano furono Tito Livio, Asinio Pollione e Seneca il Vecchio.

La Pharsalia, nella letteratura latina, rappresenta un poema atipico. Innanzitutto mancano gli interventi divini nelle decisioni e nelle azioni umane, caratteristici nei poemi epici e storici precedenti. Il poeta inoltre canta un avvenimento che egli stesso condanna, e che riconosce come una tragedia nella storia di Roma: ben diversi erano i poemi precedenti che cantavano la gloria dell'Urbe. Il racconto, poi, procede senza alcuna regolarità narrativa: gli episodi vengono selezionati, diluiti o riassunti, a seconda delle necessità del poeta, che imposta quindi in maniera alquanto soggettiva (non mancano neppure i commenti ai singoli episodi) tutta la sua opera.

La Pharsalia fu una delle fonti più preziose per Dante Alighieri, che spesso la citò nella Divina Commedia.

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