Louis Ferdinand Celine

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sergio.T
00giovedì 27 novembre 2008 09:37
« Eccoci qui, ancora soli. C'è un'inerzia in tutto questo, una pesantezza, una tristezza... Fra poco sarò vecchio. E la sarà finita una buona volta. Gente n'è venuta tanta, in camera mia. Tutti han detto qualcosa. Mica m'han detto gran che. Se ne sono andati. Si sono fatti vecchi, miserabili e torbidi, ciascuno in un suon cantuccio di mondo. »
Louis-Ferdinand Céline - Morte a Credito

Biografia
L'infanzia e la giovinezza
Nasce a Courbevoie, nei sobborghi di Parigi. È figlio di un impiegato di assicurazioni e la madre ha un negozio di porcellane e merletti. Louis-Ferdinand avrà un ricordo negativo dell'infanzia e non perdonerà mai il padre per le numerose percosse subite. La madre era una donna senza carattere che non riusciva a bloccare questi abusi sul figlio. Di questa triste infanzia, le uniche figure positive sono la nonna materna, Céline, da cui l'autore trarrà il suo famoso pseudonimo, e lo zio Eduard sempre gentile e prodigo di consigli verso il futuro scrittore.

Dopo aver frequentato le scuole di base, viene mandato dai genitori a fare l'apprendista nella bottega di un orefice. In questo settore dopo alcune esperienze negative, il padre decide di mandarlo all’estero a studiare le lingue, seguono due soggiorni di alcuni mesi in Inghilterra e Germania.


La vita nel Passage Choiseul
Particolare il luogo dove Céline trascorre l'infanzia, il Passage Choiseul. L'autore nomina spesso questo luogo della giovinezza e più volte lo descrive come luogo angusto, come una sorta di prigione. I passages possono essere tutt'oggi ammirati a Parigi, ma non rappresentano degnamente quello che erano all'epoca di Céline. Alla fine dell'Ottocento ed inizi del Novecento, i passages erano via parigine porticate tra due edifici, strette e poco luminose dove le famiglie vivevano in locali che svolgevano la doppia funzione di negozi/abitazione. Infatti al piano di sotto si svolgeva l’attività commerciale, ed a quello di sopra la normale vita familiare. In quell'epoca erano state montate le prime lampade a gas, che emanavano il loro ben noto odore di combustione, odore che era mischiato nella penombra a quello dell'urina.


L'esperienza della prima guerra mondiale
Nel 1912, appena diciottenne, il giovane Céline si arruola volontario nell’esercito francese dove viene aggregato al "12e régiment de cuirassiers" a Rambouillet (l'episodio è straordinariamente descritto in Casse-Pipe 1949).

Nel 1914 scoppia la prima guerra mondiale, Céline vi prende parte con valore come volontario ed ottiene diversi riconoscimenti. Il 27 ottobre 1914 nel corso di una missione rischiosa (per la quale si era offerto volontario) nel settore di Poelkapelle (Fiandre Occidentali), resta ferito al braccio destro (e non alla testa come vuole la leggenda). Per tale episodio viene decorato con la Croce di guerra con una stella di argento e si guadagna la copertina dell'Illustré National.

Nel 1915, dopo aver a lungo vagato negli ospedali, ottiene il congedo e viene riformato per invalidità al 70%.

Assegnato presso l'ufficio visti del consolato generale francese di Londra, frequenta gli ambienti del music-hall e della prostituzione dove incontra la sua prima moglie (dalla quale si separa dopo pochi mesi).

Sarà proprio questa guerra che apre gli occhi a Céline su quanto sia delicata ed impotente la vita umana. La guerra, oltre a segni fisici, gli lascerà anche segni mentali; soffrirà d'insonnia per il resto della sua vita ed i suoi orecchi non si libereranno mai di alcuni fischi. L'angoscia su quello che è l'esistenza non lo lascerà mai più.

Così racconta in una lettera a casa la sua esperienza dei primi combattimenti sul Lys e di Ypres:

« Da tre giorni i morti sono rimpiazzati continuamente dai vivi al punto che si formano dei monticelli che vengono bruciati e che in certi posti si può attraversare la Mosa a guado sui corpi tedeschi di quelli che cercano di passare. »



L'Africa e gli studi
Ottenuto il congedo nel 1916 firma un contratto con la Compagnie Francaise Shanga Oubangui per dirigere una piantagione di cacao in Camerun. Dopo nove mesi, spossato dalla malaria, torna in patria e trova impiego presso una piccola rivista di divulgazione scientifica (esperienza descritta in Mort à Crédit). Nel 1918 si iscrive alla facoltà di medicina di Rennes, laureandosi nel 1924. La sua tesi di laurea costituisce un'opera molto importante, in grado di trascendere la freddezza delle argomentazioni mediche per romanzare l'esperienza del medico Semmelweis, colui che introdusse il metodo dell'asepsi nella pratica ospedaliera.


Il Dottor Destouches
Dal 1924 al 1928 lavora per la Società delle Nazioni che lo invia a Ginevra, Liverpool, poi in Africa, negli Stati Uniti, in Canada e a Cuba. In questi spostamenti è spesso medico di bordo. Durante questi viaggi Céline affina la sua cultura e si rende conto che: "Il viaggio (sia fisico che mentale) è l'unica cosa che conta, tutto il resto è delusione e fatica". In questo periodo svilupperà la sua convinzione sull'inaridimento dell’uomo moderno. Rientrato in Francia nel 1928, si stabilisce a Montmartre dove svolge la professione di medico dei poveri, quasi gratuitamente. Durante le interminabili notti insonni scriverà Viaggio al termine della notte (Voyage au bout de la nuit).


Un po' medico ed un po' malato
È proprio da questa sua attività di medico dei poveri, i quali non sono capaci di pagarlo, che Céline si accorge che la stessa povertà è una malattia, tremenda e senza cura. Continuando a visitare senza farsi pagare finirà per ammalarsi egli stesso di quella malattia.

Quella di Céline è una lotta contro un mondo che sogna soltanto il potere ed il progresso. Il mondo che è diventato una malattia cronica. La morte sembra l'unica cosa veramente coerente. La scrittura stessa è un modo di sconfiggere la morte. Morte e ironia sono le uniche cose che fanno intravedere una speranza di guarigione dalla malattia della vita moderna. Ottenibile solo se l'uomo saprà tornare ad essere un individuo ben distinto dal resto del gregge, capace di scappare da quella piattezza e da quel grigiore dove è stato relegato.


L'antisemitismo e il nazismo
« “negli anni Trenta, Céline vantava (forse più di ogni altro) un bel curriculum di antisemita, ma dopo il '40 andò oltre imboccando un razzismo scientifico, quale a suo avviso neppure i nazisti osavano sperare… Non si può non continuare a chiederci come mai uno scrittore di quella forza e di quella novità si sia lasciato trascinare da uno spirito più che polemico, predicatore di morte e di rovine”. »
(Carlo Bo)

Riguardo l'antisemitismo di Céline ci sono ben pochi dubbi in quanto non solo esso traspare da alcuni suoi scritti ma è esplicitamente illustrato in tre pamphlet sulla questione: Bagatelles pour un massacre (1937), L'École des cadavres (1938) e Les Beaux draps (1941). Ad esempio nel ne L'école des cadavres denunciava la rovina della Francia a causa degli ebrei e dei capitalisti e invocava una nuova alleanza con la Germania hitleriana al fine di preparare lo scontro ad ultimo sangue tra stati ariani e democrazie occidentali giudaizzate (Inghilterra e Stati Uniti) e bolscevismo. Inoltre Céline reclamava una rigenerazione razziale della Francia che avrebbe dovuto depurarsi dalle influenze meticce e mediterranee del Sud agganciandosi al Nord Europa.

Nonostante queste idee in effetti Céline non fu mai organico al regime collaborazionista di Vichy e alla Germania in quanto le sue visioni nichiliste, le visioni di morte e dissolvimento (per i vinti e i vincitori) evocate con la maestria in occasione di alcuni ricevimenti ufficiali ai quali partecipò tra il 1940 e il 1944, avevano un sapore troppo amaro per potere riuscire gradite ai gerarchi.

Per tale motivo bisogna riconoscere che Céline non ricavò grandi vantaggi dalle sue opinioni. Infatti, anche se un po' ingenuamente, ebbe a giustificarsi nel dopoguerra sostenendo che aveva sempre parlato nell'interesse della patria e che non era mai stato sul libro paga di giornali o movimenti filo nazisti (al contrario di altri "collaborazionisti").

« Ci si accanisce a volermi considerare un massacratore di ebrei. Io sono un preservatore accanito di francesi e ariani, e contemporaneamente, del resto, di ebrei... Ho peccato credendo al pacifismo degli hitleriani, ma lì finisce il mio crimine. »
(Louis-Ferdinand Céline)

Non è un caso che l'antiebraismo (in realtà è contro tutte le culture non ariane, mescola insulti ad arabi, negri, cinesi, definisce i sovietici "asiatici") di Céline maturi a partire dal 1934. In quell'anno infatti, Céline va negli Stati Uniti in cerca dell'amata Elizabeth Craig, trovandola in California sposata con un ebreo; è difficile non ricollegare questo episodio al fatto che nei libelli antisemiti un tema ripetuto all'infinito sia quello delle donne "ariane" sedotte dagli ebrei, delle ballerine e delle attrici che si concedono agli "ebrei di Hollywood".

Così il Presidente francese Nicolas Sarkozy, di lontane origine ebree, ha detto dello scrittore:

« Non tutti quelli che, come me, leggono Céline, sono antisemiti, così come non sempre chi legge Proust è omosessuale. »
(Nicolas Sarkozy)

È comunque doveroso ricordare come nei primi lavori, specialmente in Mort à crédit, Céline ironizza più volte con l'antisemitismo: ad esempio quando il padre nervoso se la prendeva con tutti, ebrei, massoni, bolscevichi, capitalisti..., viene descritto in maniera grottesca e ridicola. E il suo primo romanzo, Voyage au bout de la nuit, appena pubblicato fu accusato di essere filocomunista, e nel clima antisovietico del tempo Céline fu costretto a difendersi e a rettificare con un apposito pamphlet (Mea culpa). Da allora in poi Céline ha sempre dichiarato a gran voce il suo patriottismo e il suo legame alla nazione, più o meno nella stessa maniera del suo alter ego Bardamu nel Voyage: quando all'ospedale militare scopre che un vecchio soldato che non fa altro che gridare "Viva la Francia!" viene trattato meglio degli altri pazienti, inizia anch'egli a gridare "Viva la Francia" ad ogni momento. E finché i rapporti diplomatici tra Germania e resto dell'Europa non precipitarono, l'antisemitismo era diffusissimo tra tutte le classi sociali di tutte le nazioni europee, perciò essere "patriottici" implicava necessariamente essere "antisemiti" (l'affare Dreyfus accadde pochi decenni prima, nel 1894 anno di nascita di Céline). Non a caso i primi pamphlet di Céline a tema patriottico e antisemita ebbero un ottimo successo di pubblico e un discreto riscontro economico, generando aspre polemiche che portarono al ritiro dal commercio di suddette opere: nel 1939 infatti, Denoel e Céline sono denunciati per diffamazione e condannati. Le vendite dei libri sono proibite. "Les Beaux Draps" uscirà nel 1941 in tiratura limitata e "protetto" dagli ambienti collaborazionisti francesi: del resto i tedeschi occupavano la zona settentrionale della stessa Francia, mentre il sud era governato dal governo collaborazionista di Vichy (tra l'altro, in Bagatelle per un massacro e in La scuola dei cadaveri, Céline critica duramente il massone Petain che porterà la Francia alla guerra, alla guerra "ebrea").

Come moltissimi suoi alter-ego, non ha mai dato troppa importanza alle parole e alle teorie (i grandi ideali sono "i nostri peggiori istinti vestiti di paroloni"), e non si è mai sentito responsabile delle scelte degli altri. Questo "opportunismo", però, non sembra nascere da egoismo e disprezzo per gli altri (e la sua vita, soprattutto professionale, lo testimonia), quanto piuttosto dalla profonda consapevolezza della propria impotenza di fronte a processi storici, sociali, culturali, che procederebbero indisturbati a prescindere da ciò che un singolo uomo possa fare per contrastarli o per assecondarli.

L'esilio [modifica]
Nel 1945 finita la seconda guerra mondiale l'accusa di antisemitismo e collaborazionismo gli valsero l'esilio dalla Francia. Troverà alloggio in Danimarca dove resterà fino al 1951. Di questo periodo della vita del Dottore sappiamo ben poco in quanto la morte non gli ha dato il tempo di trasformarla in romanzo.

Da questo momento in poi, il popolo francese farà di tutto per riuscire a cancellare Céline dalla sua storia: tutti gli scrittori di sinistra, su tutti Jean-Paul Sartre ne chiederanno la condanna. Sartre in particolare lo additò come l'emblema del collaborazionista nel saggio "Portrait de l'antisémite" (Ritratto dell'antisemita). Nel 1948 Céline replicò a "Tartre" (com'egli definiva Sartre) con l'articolo "A l'agitè du bocal" (All'agitato del vaso). Così rimarrà per il resto della sua vita: ignorato e dimenticato da qualsiasi salotto letterario o centro culturale francese. Del resto l'amnistia del 1951 lo liberava dal pericolo di essere incarcerato, gli permetteva di tornare in Francia, ma lo condannava (per "indegnità nazionale") alla confisca di tutti i beni in suo possesso e di quelli futuri, costringendolo a vivere con i pochi soldi della pensione di ex-combattente.

La diffusione delle opere di Céline soffrirono a causa dell'evoluzione antisemita e filonazista del loro autore; Céline era spesso trascurato dai libri di testo in tutti i paesi europei, Italia inclusa. Molti dei suoi ultimi libri non vengono tuttora ristampati.


Gli anni di Meudon
Nel 1951, tornato in Francia dopo gli anni d'esilio in Danimarca, il Dottor Destouches acquistò una casa a Meudon, un piccolo centro urbano a circa 10 km da Parigi. La casa da lui scelta si trovava su una collinetta dalla quale si dominava l’intera capitale. Céline aveva fatto piazzare la sua scrivania proprio davanti ad una finestra dalla quale si dominava il grande centro parigino. Continuò fino alla fine la sua attività di medico, anche se poche erano le persone che accettavano di farsi curare da lui. Da quella casa in dieci anni non uscì più di venti volte. Oltre alla fedele moglie, unici amici di Céline erano i numerosi animali di cui si era circondato.

Gli anni di Meudon sono gli anni dell'emarginazione sociale e culturale, ma la vena creativa non venne meno pubblicando Féerie pour une autre fois I (1952) e di Féerie pour une autre fois II detto anche Normance (1954). Sono poi gli anni della cosiddetta "trilogia tedesca" con D'un château a l'autre (1957), Nord (1960) e Rigodon (1961, pubblicato postumo). I suoi libri non si ristampano, e quando iniziano ed essere ristampati non si vendono. Féerie pour une autre fois e D'un château a l'autre ottengono pessime critiche, Rigodon viene addirittura censurato.

Di quando in quando riceve un giornalista con il quale dimostra la nausea per l'ingratitudine dei suoi compatrioti e per lamentarsi dei suoi persecutori che gli hanno causato danni morali ed economici. Pur non avendo subito la condanna capitale come è toccato ad altri celebri uomini di cultura che hanno collaborato con il maresciallo Pétain (come ad es. Brasillach) egli soffrì e visse come un condannato. Si apparta con Lucette nella sua casa zeppa di libri e cianfrusaglie, circondato da cani e gatti e in compagnia del pappagallo Toto spesso ritratto con lui. Si veste come un barbone con un paio di vecchi pantaloni sformati e tenuti su da una corda, maglioni consunti ed infilati l'uno sull’altro, la barba incolta.

Il 29 giugno 1961 comunicò all'editore di aver terminato il romanzo Rigodon, il 1° luglio 1961 si spense nell'indifferenza uno dei più grandi scrittori del '900, colui che ha saputo raccogliere nelle sue opere, talvolte precorrendoli, tutti i temi portanti del "secolo della violenza".
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