Las Cases. Il memoriale.

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sergio.T
00domenica 18 maggio 2008 13:46
Non è solo Julien Sorel, il protagonista de Il "Rosso e il Nero", a scorrere avidamente e segretamente le pagine del "Memoriale di Sant'Elena". In questo breviario di una generazione si ritrova tutta la giovane Europa romantica per sognare imprese diventate impossibili, per coltivare il desiderio di vite meno oscure e insignificanti di quelle che prepara loro un mondo ritornato improvvisamente, dopo anni irripetibili, vecchio e sordo. Ma a incantare i lettori, allora come oggi, non è soltanto la rievocazione di un'età singolare di battaglie e di conquiste, ma quel tono di diffusa melanconia che si stende anche sui momenti più gloriosi di quell'epopea.
sergio.T
00domenica 18 maggio 2008 13:47
Proprio vero. Leggere il Memoriale della Grand Armee' per avere vite meno oscure e insignificanti.
sergio.T
00domenica 18 maggio 2008 21:33
Finale di lettera al Senato di Venezia

9 Aprile Judenburg tramite aiutante di campo Junot.


" ...se nonostante la benevolenza dimostratevi dal governo francese
, ci costringete a farvi la guerra, sappiate che il soldato francese non andra' a sconvolgere i campi del popolo innocente e disgraziato della terra ferma , come i briganti che voi armate; no, io lo proteggero', ad esso benedira' anche i misfatti che avranno obbligato l' armata francese a strapparlo al vostro tirannico governo"

Quartiere delle Grand Armee'.

Firmato: Napolene Buonaparte.
sergio.T
00domenica 18 maggio 2008 21:53
"....Considerati i torti sopra esposti e autorizzato dal paragrafo XII articolo 328 della Costituzione della Republica, e considerata l'urgenza delle circostanze:
Il generale in capo ordina all'Ambasciatore francese presso la repubblica di Venezia di abbandonare la citta' ;
ordina ai vari agenti della repubblica di Venezia in Lombardia e nella terraferma veneziana di sgomberare entro ventiquattro ore;
Ordina ai vari Generali di divisione di trattare come nemici le truppe della Repubblica di Venezia, di fare abbattere in tutte le citta' il Leone di San Marco:
Ciascuno ricevera' l'ordine di domani per le operazioni militari ulteriori."

Da quartiere generale, Palmanova 2 Maggio 1797
sergio.T
00lunedì 19 maggio 2008 09:20
Il principio " naturale"
Il Direttorio a Parigi ebbe tentennamenti. Ebbe il dubbio di trattare e alla fine tratto': concesse alle richieste di Venezia la possibilita' di un armistizio. Il Senato di Venezia , tramite ambasciatori, porto' a Parigi ogni tipo di concessione: resa su tutti i fronti, alleanza con la Francia ( o almeno neutralita' nei confronti di Vienna), permessi commerciali, lasciapassare sul proprio territorio, viglilanza contro atti antifrancesi; insomma fece di tutto per potere evitare la guerra.
Il Direttorio Francese, strumento politico, decise per la mediazione diplomatica.
Non cosi' alla Grand Armee' gia' dispiegata sui territori ai confini con la Germania e in marcia verso Vienna.
Una volta saputo della decisione del governo, si trovo' di fronte a un bivio: mentre inseguiva il braccato Principe Carlo nella sua ritirata nel cuore dell'Impero Asburgico, teneva un occhio ai Veneziani e si chiedeva: cosa fare? insistere nell'inseguire il Principe Austriaco o fermarsi per dare una lezione ai Veneziani?
Alla fine decise per entrambe le cose: l'avanguardia dell'esercito penetro' in Germania e si lancio' all'inseguimento del nemico Asburgico, mentre alle retrovie fu ordinato d'incominciare le manovre di guerra a Venezia.
Il tema di questa decisione , discusso dal Quartiere dello stato maggiore dell'armata francese, fu: il Direttorio sbaglia nel rispondere diplomaticamente ai Veneziani, perche' il concetto fondamentale di una decisione simile verte sul "principio naturale" di rispondere alla forza con la forza".
I Veneziani vennero spazzati via.
sergio.T
00lunedì 19 maggio 2008 09:50
In marcia!
All'improvviso, all'imbrunire, fuochi di bivacco accesi che si spengono, cigolii di armi, tende smontate, nitrire di cavalli. Cannoni trasportati, carri in colonna, fureria dismessa: frenesia, sincronismo di tempi, urla, comandi, ordini; qualche bestemmia.
Un rumorio di sottofondo, un concerto di 150.000 voci: baionette in sella, baionette in spalla; fango sugli stivali, sotto la pioggia, tele cerate lucide; fa freddo, si beve qualcosa, ma sale il calore del movimento; gesti convulsi, correre, fermarsi, aspettare, ripartire. Una divisione si avvia al limite del campo, la seconda dietro... qualche minuto ancora , la terza...; qualcuno si sta vestendo, qualcuno d'altro non trova la cartuccera; parte un colpo per sbaglio, rumore di ferro battuto, odore di olio d'armi, di grasso per i carri; confusione ordinata.
Si attende; gli ultimi minuti e l'esercito e' in colonna, ma si aspetta ancora: le vedette tornano, hanno individuato la posizione delle truppe nemiche, sono la' a ovest a 2 leghe, in accampamento. Bisogna muoversi, veloci.
La tenda del quartiere Generale ha le lanterne ancora accese; sul campo si stende il vapore degli aliti e del sudore dei cavalli; si forma la nebbia , sale la tensione, i tronbettieri tacciono ancora.
Si apre la tenda, escono in quattro, i Generali di divisione, si voltano, corrono verso i cavalli, dicono ai luogotenenti : " date il comando!"
Un attimo di silenzio, poi lo squillo e la voce che urla." In marcia!"
sergio.T
00lunedì 19 maggio 2008 10:11
La campagna d'Italia
La campagna d'Italia
9 marzo 1796 Napoleone sposò Joséphine Tascher de La Pagerie, vedova Beauharnais, già moglie di un ufficiale ghigliottinato dopo la rivoluzione, e solo due giorni dopo partì per il fronte italiano al comando di 38.000 uomini molto mal equipaggiati, per una campagna che, nei piani del Direttorio, doveva essere semplicemente di «diversione», poiché l'attacco all'Austria sarebbe avvenuto lungo due direttrici sul Reno. Iniziava così la prima campagna d'Italia che avrebbe dimostrato il genio militare e politico di Napoleone il quale, nonostante l'inferiorità numerica e logistica, riuscì a sconfiggere ripetutamente le forze austriache. Questi successi affascinarono anche il grande compositore Ludwig Van Beethoven, che dedicò al giovane generale repubblicano la sinfonia n. 3, l'"Eroica".

Numerose le battaglie contro le forze armate austro-piemontesi a Dego, Millesimo, Cairo Montenotte, Cosseria e a San Michele Mondovì dove vi fu una storica battaglia il 19 aprile 1796 chiamata "Battaglia della Bicocca di San Giacomo" o "Presa di San Michele". Con l'armistizio di Cherasco costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a pesanti concessioni che ebbero poi conferma con la Pace di Parigi (15 maggio) che assegnava alla Francia rivoluzionaria sia la Savoia che Nizza. Il 10 maggio 1796 sbaragliò l'ultima difesa austriaca nella battaglia al Ponte di Lodi e il 15 maggio dello stesso anno entrò a Milano.

La Battaglia di Fombio dell'8 Maggio 1796 Il 16 maggio al posto dello Stato di Milano venne insediata l'Amministrazione Generale della Lombardia, entità politico-militare della quale facevano parte sia francesi (provenienti dalle file dell'Armata d'Italia) sia esponenti illuministi del capoluogo lombardo, come Pietro e Alessandro Verri, Gian Galeazzo Serbelloni e Francesco Melzi d'Eril. Il 9 luglio 1797 venne proclamata la Repubblica Cisalpina (capitale Milano) e, nell'ottobre del 1796, si costituì la Legione Lombarda, prima forza armata composta da italiani ad adottare quale bandiera di guerra il Tricolore (verde, bianco e rosso). Contemporaneamente le ex-legazioni pontificie si costituirono in Repubblica Cispadana e adottarono (7 gennaio 1797) il tricolore quale bandiera nazionale.

Le forze austriache, comandate dall'arciduca d'Austria Carlo, terrorizzate dalla rapida marcia di Napoleone verso Vienna, dovettero accettare una tregua sfavorevole, che si concretizzò nel trattato di Campoformio, il 17 ottobre 1797. Oltre all'indipendenza delle nuove repubbliche formatesi, la Francia acquisiva i Paesi Bassi e la riva sinistra del Reno, gli Austriaci inglobavano i territori della Repubblica di Venezia. Terminava così, con una secca sconfitta dell'Austria, la campagna d'Italia.

Nel corso della campagna d'Italia, Napoleone dimostrò la sua brillante capacità strategica, capace di assorbire il sostanzioso "corpo" delle conoscenze militari del suo tempo (particolarmente i più moderni insegnamenti di Federico II di Prussia) e di applicarlo al mondo reale che lo circondava. Ufficiale di artiglieria per formazione, la utilizzò in modo innovativo come supporto mobile agli attacchi della fanteria. Dipinti contemporanei del suo Quartier Generale mostrano che in queste battaglie utilizzò, primo al mondo in un teatro di guerra, un sistema di telecomunicazioni basato su linee di segnalazione realizzate col semaforo di Chappe, appena perfezionato nel 1792.
sergio.T
00lunedì 19 maggio 2008 22:08
Un giudizio perfetto
Dalla lettera del 29 Marzo 1808 a Duca di Berg sugli affari di Spagna.

"... Ordino che la disciplina sia mantenuta nel modo piu' rigoroso: nessuna grazia per nessuna colpa..."

Napoleone
sergio.T
00mercoledì 21 maggio 2008 09:47
" Ho concesso il saccheggio solo a Pavia. I Generali disponevano a seconda dei casi. Ma ad ogni modo il saccheggio e' deleterio per il carattere di un soldato: se si arricchisce, si infiacchisce. E poi il rispetto per le popolazioni"

Napoleone.


" A Pavia l'ho concesso per 24 ore, ma gia' alla terza diedi ordine di fermarsi ai miei Generali. I soldati, ricevuto l'ordine, smisero immediatamente".
sergio.T
00mercoledì 21 maggio 2008 09:50
Urla
A Pavia sentivamo la popolazione urlare, gridare, disperarsi. I soldati saccheggiavano su nostro ordine qualsiasi casa, qualsiasi avamposto. Le urla si alzavano, gridavano aiuto, chiedevano pieta'.
E allora lo stato maggiore dei Generali si covinse e diede l'ordine immediato di sospensione. Se il clangore delle armi fosse stato piu' alto, non lo avremmo fatto. Gli uomini che gridano sono piu' forti"
sergio.T
00mercoledì 21 maggio 2008 19:04
Soldati!
" Soldati!
voi siete nudi , mal nutriti. Il governo vi deve molto , esso non puo' darvi nulla. La vostra pazienza, il coraggio che mostrate in mezzo a queste rocce, sono ammirevoli. Ma non vi procurano alcuna gloria, nessun brillio ricade su voi.
Io voglio condurvi nelle piu' fertili pianure del mondo. Ricche province, grandi citta' saranno in vostro potere; voi vi trovete onore, gloria e ricchezze.
Soldati d'Italia! Manchereste voi di coraggio e di costanza?"

Quartier Generale della Grand Armee'
Nizza 7 Germinale anno IV
sergio.T
00giovedì 22 maggio 2008 09:47
LongWood, letture d'esilio.

Voltaire? manca di passione.
mujer
00giovedì 22 maggio 2008 18:22
Dubbione da pomeriggio libero:

Lo spirito di conquista, l'anelito al potere, le mire espansionistiche, sono sempre riconducibili ad un sacrosanto diritto, o più semplicemente sono viziati dalla convinzione che, del non attaccare, potrei essere conquistato?

E' da questo punto che mi sento di poter sviluppare il discorso sul perchè di certe pratiche come il saccheggio o la tortura.
Supremazia o timore di sopraffazione?

Oggi, ad esempio, ho assistito ad una scena del forte sul debole:
il forte fingeva di essere sullo stesso piano per sentirsi legittimato all'attacco; il debole fingeva una forza sovrumana per resistere.
Inutile dire chi ha avuto la meglio.

Io deduco che la guerra è sempre una farsa se mille legioni si accaniscono contro mille briganti.
Non c'è storia.
sergio.T
00venerdì 23 maggio 2008 11:31
Sono due cose diverse: la tortura MAI e' ammissibile , MAI e' giustificata. Anche un prigioniero di guerra deve mantenere quei suoi diritti inalienabili. ( anche se in guerra la cosa e' assai controversa).
Il saccheggio e' un altra cosa: a volte e' puro depredamento, altre una necessita'.
Nella Campagna di Russia, si doveva mangiare: erano in 600.000 e in 600.000 dovevano essere sfamati. Non sempre le cose vanno come sono state pianificate : le retrovie a volte non funzionano, i viveri scarseggiano, il freddo impedisce ogni cosa.

Altre volte e' "premio", ma la Grand Armee' puniva severamente quando capitava senza autorizzazione dei generali. La punizione era la fucilazione immediata per il concetto " punirne uno per educarne cento"

I soldati francesi avevano l'ordine e l'obbligo di rispettare la popolazione civile.
sergio.T
00venerdì 23 maggio 2008 11:38
Lo spirito di conquista di alcune civilta' o di alcuni momenti storici, come ad esempio L'Impero Napoleonico, e' figlio di una serie di componenti storiche, sociali, politiche e anche economiche: e' molto difficile individuare la causa principale.
Per lo piu' - ed e' curioso rilevarlo - forse questo spirito e' in parte trascendentale e va' al di la' della comprensione logica: l'Impero Romano o quello Napoleonico sono quello che sono proprio grazie a questo spirito e dunque sembrerebbe la loro particolare natura. Non sarebbero cio' che sono, senza questo spirito.

Un altra curiosita': entrambi si giustificano con la " necessita' storica": i primi come i secondi, dicono che non era nella loro intenzione tenere una supremazia militare, ma vi sono stati costretti dalle varie resistenze e situazioni.
sergio.T
00venerdì 23 maggio 2008 11:55
Un altra cosa: l'impero Napoleonico nasce dopo una rivoluzione di idee sociali; nasce dopo la caduta delle monarchie europee; nasce dopo che la vecchia aristocrazia del vecchio continente incomincia a traballare nelle sue fondamenta.
I Francesi portarono in giro per l'Europa idee nuove, liberali, democratiche; rispettavano il clero, le religioni, le tradizioni delle nazioni invase. Istituirono in Italia le municipalita', le prefetture, gli ospizi .
In Francia si diede spazio alla revisione delle scuole e soprattutto dei penitenziari.
Piu' volte Napoleone si interesso' di quest'ultimi: voleva condizioni migliori, civili, sane e guarda caso il suo potere non era scevro da severita' e da un alto concetto della punizione. Ma questa non e' una contraddizione, anzi. Come scrivevo prima: disciplina ferrea perche' dove non c'e' colpa, non c'e' grazia.

Nell'impero Napoleonico i mendicanti, i disabili, i poveri, gli elemosinieri, furono al centro di particolari riforme; tutte le etichette di privilegio del governo furono abolite, vietate, condannate.
La spesa pubblica fu dimezzata al di la' di ogni piu' rosea previsione; fu posta fine alla corruzione di corte e anche negli ambienti militari si mise mano per evitare situazioni di favoritismi o di concussione.

Ci fu particolare attenzione al fenomeno dell'emigrazione ( guarda un po'!!!): sia per gli stranieri in francia , sia per i francesi all'estero, si raccomando' ogni forma di decoro, di ambientamento, di rispetto delle regole civili.

E' ora di finirla di vedere l'Impero solo come un momento di imposizione, di autorita' militare: certo ci furono anche queste , non lo si puo' negare, ma l'affermazione espansionistica era anche nel " carattere" di quel momento. Un destino strano, permise la concomitanza di una nascita come quella di un Napoleone; di una storia che prendeva una certa strada; di una vicinanza di un gruppo di uomini particolari; di una forte seduzione su milioni di francsesi. L'Impero Napoleonico, diciamolo, "doveva capitare".


Ultima considerazione, quasi Niciana: arrivo' proprio dopo la rivoluzione francese e questo fa riflettere. Quella rivoluzione che si capovolse nel suo stesso contrario, ovvero, in quello che aveva sempre combattuto: una dittatura all'inverso nella quale la " marmaglia" si mischio' con il suo rancore e il suo odio, con coloro che coltivavano idee veramente democratiche e liberali.
E come la storia c'insegna, a punti simili, bisogna dare una bella messa a punto, o per sgombrare da ogni equivoco, bisogna fare piazza pulita.
sergio.T
00domenica 25 maggio 2008 22:54
Una bellissima storia
Il passaggio della Grand Armee' per il San Bernardo 1882
Cagliani ( riportato anche nel manoscritto di un monaco del del San Bernardo)

All'inizio della prima campagna d'Italia l'esercito francese si trovo' al valico del San Bernardo:l'intenzione era d'invadere l'italia dal nord del Piemonte.
Quando si trovarono in cima al valico , a capo della colonna della Grand Armee' c'erano Napoleone e lo staff dei suoi Generali.
Le vedette militari riferirono la pericolosita'di alcuni passaggi e di alcuni sentieri e consigliarono di appoggiarsi a guide del posto. Cosi' si decise di fare.
Allo stato maggiore fu delegato e scelto un ragazzo di 22 anni: il suo nome era Pierre Nicolas Dorzas.
Alcuni minuti dopo avere superato il Borgo, subito dopo una svolta ad angolo del sentiero, un ulo s'impunto'pericolosamente: era il mulo del Primo Console e questo imprevisto fece correre il rischio che la comitiva precipitasse nel dirupo. Il ragazzo riusci' con una manovra delicata ad evitare il pericolo all'Imperatore e ai Generali a suo seguito. Il cammino e la marcia ripresero e da quel momento lo stato maggiore e Napoleone stesso incominciarono a fare domande al ragazzo. Come ti chiami? che lavoro fai? come sta la tua famiglia? quanti anni hai? quanto guadagni per ogni traversata del valico? Il ragazzo rispose a tutto, dicendo tra l'altro, che guadagnava tre franchi alla volta.
" Questa volta avrai di piu' gli risposero".
La mattina seguente , alla sveglia, il ragazzo non trovo' piu' l'esercito che era in partenza e se ne ando' senza aspettare il pagamento promesso.
La Grand Armee' si diresse in Italia per la guerra e ci stette per mesi e mesi. Alla fine torno' in Francia per il trionfo.
Alla mattina dopo il ritorno Napoleone e i suoi Generali si ritrovaronno al consolato per fare il punto della situazione: la prima domanda fu: " chi era quel ragazzo del San Bernardo?"
S'informarono presso la Repubblica Valese e saputo il nome e il cognome , ordinarono di compragli una casa per se'e per la sua famiglia. Nel frattempo Pierre Nicolas ci aveva gia' pensato da solo e allora vollero sapere il prezzo da lui pagato e staccarono un pagamento di 1200 franhi a copertura di tutti i costi sostenuti da quel ragazzo"

sergio.T
00lunedì 26 maggio 2008 09:27
" Carattere, determinazione, energia, decisione. Ecco i miei Generali"

Napoleone.
Sant'Elena.



sergio.T
00lunedì 26 maggio 2008 09:34
Un consiglio di lettura.
Marescialli di Napoleone (I)

Rizzoli - Collana: BUR - Storia
- Pagine 751 -

Argomenti: Storia moderna, Guerra - Armi - Vita Militare

Gli uomini che combatterono a fianco dell'imperatore da Marengo a Waterloo
A cura di David G. Chancler - Traduzione di Franco Caposi e giuliano Capo



Note di Copertina

Si dice che lo stesso Napoleone abbia proclamato: "ogni mio soldato porta nel suo zaino il bastone di maresciallo". Ma chi furono in realtà i ventisei uomini che ricevettero dalle mani dell'imperatore quella leggendaria insegna di potere, e che più direttamente contribuirono alla realizzazione del disegno militare di Napoleone, combattendo al suo fianco dal deserto dell'Egitto alle nevi della Russia, in battaglie che trasformarono l'immagine dell'Europa? Chi erano questi uomini, regalmente ricompensati con ogni sorta di privilegi, con grandiose elargizioni di terre, di denaro, di titoli ducali o principeschi? Erano aristocratici e uomini di poverissima origine, entrati nell'esercito come soldati semplici, eleganti spadaccini e grigi burocrati; uomini che andarono incontro alla morte in battaglia e uomini che disertarono, eroi e traditori. David G. Chandler, l'autore del classico Le Campagne di Napoleone, ha coordinato un gruppo di studiosi che in questo libro ci forniscono una galleria di ritratti di straordinario interesse storico e umano, una chiave di lettura estremamente efficace della politica e dell'azione militare dell'impero napoleonico. Ogni biografia è seguita da un'appendice destinata a chiarire, con l'aiuto di cartine dettagliate, l'opera dei singoli marescialli nei fatti d'arme in cui ebbero a distinguersi in modo speciale.
sergio.T
00lunedì 26 maggio 2008 09:41
I ricordi
Piu' si legge il Memoriale e piu' ci si accorge che i ricordi non sono tanto della Corte o dei grandi Monarchi Europei. I ricordi , corrono invece, ai soldati e ai Generali dell'esercito francese.
Napoleone spende sempre tante parole per loro: nelle lunghe e interminabili passeggiate nel giardino, o nelle lunghissime serate invernali davanti al fuoco, appena puo' L'Imperatore, discorre con grazia e nostalgia dei suoi Generali.
Li ammira; li loda; li critica quando deve; si arrabbia ancora per certi loro errori; ma soprattutto li delinea e li raffigura interpretando non tanto la loro strategia militare, ma il loro carattere.
E' nel carattere che Napoleone vede la sostanza e ha assolutamente ragione .
Raccontando della loro scelta, disse. " La maggior parte delle volte, le mie sfuriate erano montate ad arte; erano quasi finte.
M'incollerivo esageratamente, offendevo a piu' non posso, mi scatenavo contro di loro, ma c'era un motivo miei cari.
Volevo vedere il loro carattere, la loro reazione.
Se colpisci un vaso di bronzo con uno schiaffo , questo non risuonera', ma se lo colpisci con un martello, allora sentirai.
Ecco , io con loro facevo cosi': e le loro reazioni erano splendide. Sono stato fortunato ad avere uomini cosi' intorno a me"
sergio.T
00lunedì 26 maggio 2008 09:46
I nomi
26 Marescialli nominati da Napoleone

1804

Pierre François Charles Augereau (1757-1816), duca di Castiglione

Jean-Baptiste Jules Bernadotte (1763-1844), principe di Pontecorvo, re di Svezia

Louis Alexandre Berthier (1753-1815), principe e duca di Neuchâtel, principe di Wagram

Jean Baptiste Bessières (1768-1813), duca d' Istria

Guillaume Marie Anne Brune (1763-1815)

Louis Nicolas Davout (1770-1823), duca d'Auerstädt e principe d'Eckmühl

Jean-Baptiste Jourdan (1762-1833)

Jean Lannes (1769-1809), duca di Montebello

André Masséna (1756-1817), duca di Rivoli , principe di Essling

Bon Adrien Jeannot de Moncey (1754-1842), duca di Conegliano

Édouard Adolphe Casimir Joseph Mortier (1768-1835), duca di Treviso

Gioacchino Murat (1767-1815), granduca di Berg e Clèves, re di Napoli e delle Due Sicilie

Michel Ney (1769-1815), duca di Elchingen, principe della Moscova

Nicolas Jean-de-Dieu Soult (1769-1851), duca di Dalmazia

Cathérine Dominique, Marchese di Perignon (1754-1818). Maresciallo onorario

François Joseph Lefebvre (1755-1820). Maresciallo Onorario, duca di Danzica

François Étienne Christophe Kellermann (1735-1820). Maresciallo onorario, duca di Valmy

Jean Mathieu Philibert, Conte Serurier (1742-1819). Maresciallo onorario, conte dell'Impero

1807
Claude-Victor Perrin (1764-1841), duca di Belluno

1809
Etienne Jacques Joseph Alexandre MacDonald (1765-1840), duca di Taranto
Nicolas Charles Oudinot (1767-1847), duca di Reggio
August Frédéric Louis Viesse de Marmont (1774-1852), duca di Ragusa

1811
Louis Gabriel Suchet (1770-1826), duca d'Albufera

1812
Laurent de Gouvion-Saint Cyr (1764-1830), conte dell'Impero

1813
Principe Jozef Anton Poniatowski (1762-1813), principe del Sacro Romano Impero Germanico

1815
Emmanuel di Grouchy (1766-1847), conte dell'Impero
sergio.T
00lunedì 26 maggio 2008 09:54
Memoria di Lannes
Jean Lannes, principe di Sievers, duca di Montebello (Lectoure, 10 aprile 1769 – Ebersdorf, 31 maggio 1809), è stato un Generale francese, Maresciallo dell'Impero con Napoleone Bonaparte.

Quinto figlio di otto, lasciò il suo apprendistato come tintore nel 1792 per entrare nel corpo della Guardia Nazionale di Lectoure ove apprese i primi rudimenti del mestiere di soldato. Come un buon numero dei suoi compagni d'armi s'unì al secondo battaglione dei volontari di Gers, di base ad Auch per completare la sua formazione militare e venne presto eletto sottotenente del medesimo battaglione che fu assegnato all'armata dei Pirenei, il 20 giugno di quell'anno.


Nel Memoriale la sua morte e' ricordata con lacrime: era uno dei migliori e dei piu' fedeli.

E poi!!!! particolarmente vicinoo per una cosa: passo' con l'armata , dopo il saccheggio di Pavia, qui dalle mie parti. La contraddizione nasce dal fatto che il Generale francese prese una decisione molto forte nei confronti di un piccolo paesino: ordino' d'incendiarlo e di uccidere tutti i maschi del paese.( poi limito' l'ordine , si pensa, solo per coloro che resistettero al passaggio dell'esercito).
Ancora oggi, a Settembre, il Comune organizza una tre giorni Napoleonica, con una rappresentazione per le vie del Paese.
Si passeggia per le strade e si vedono gli accampamenti, i cannoni, i soldati ; il giorno dopo si rappresentano le esecuzioni e l'incendio finale del Castello.
Un momento ( tre giorni) di particolare bellezza.
sergio.T
00lunedì 26 maggio 2008 10:35
Una storia di Paese , tratta dagli archivi Comunali.
La storia di B.... e del passaggio dell'esercito Napoleonico ha qualcosa di romantico e di popolare. E' un episodio piccolo nell'economia della grande politica e della grande guerra d'allora, ma ha un significato tutto suo, un significato che ha qualcosa di curioso e di epico.
Parte dell'esercito Francese aveva lasciato Pavia inseguendo gli Austriaci che si stavano ritirando: si lasciarono delle guarnigioni in citta' a presidiare la zona del Sud Ticino. I cittadini pavesi si ribellorono e attaccarono la guarnigione.
Napoleone fu avvertito di quanto stava avvenendo e con una decisione immediata ordino' a un contingente dll'esercito di voltare la direzione della marcia per tornare a Pavia.
Una volta arrivato diede ordine di fucilare l'ufficiale comandante della guarnigione e ristabili' l'odine nella cittadina pavese.
Poi prese la strada verso il Nord , verso Milano e costeggio' uno dei Navigli per potere tagliare la pianura verso le Alpi.
Il grosso dell'esercito comandate da un gruppo di alti ufficiali tra cui il Generale Lannes, passo' dunque da Borg...., da Cura Car..., Casar... e giunse a B. ( I comuni interessati testimoniano che in questo passaggio l'esercito non commise nessun sopruso, anche se appariva abbastanza agitato.)
Qui il Naviglio era sormontato da un ponte di piccole dimensioni ( si presume lo fosse anche allora) che collegava il borgo con alcune cascine nella direzione di Lacc...Su questo ponte, inspiegabilmente, la Grand Armee' trovo' una sorpresa: un manipolo di un centinaio di uomini ( contadini e signorotti di B.) aveva organizzato una forte resistenza , dando l'impressione di non volersi muovere per nessun motivo.
Curiosamente l'esercito si fermo'. Straordinariamente la Grand Armee' fu bloccata nella sua marcia da cento e passa contadini.
Gli ufficiali non seppero piu' cosa fare: potevano girarci intorno, potevano passarci sopra, potevano sfondare quando volevano, ma stranamente rimasero impacciati e non seppero che pesci pigliare. Aspettarono l'arrivo dello Stato Maggiore tra cui appunto Lannes che , una volta arrivato, ripete' la decisione presa a Pavia da Napoleone: fucilazione degli insorti e incendio del piccolo Borgo dopo il saccheggio.
L'ordine fu subito eseguito e l'esercito riprese in cammino verso l'alto Ticino passando da Ros.., Motta V...., Fallav..., tutti borghi che subirono la rabbia dell'esercito.
Si narra che da allora, per molti anni, i contadini di B. furono un po' il bersaglio del nervoso dei vicini di casa degli altri paesini: fu imputata a loro e al loro gesto di resistenza, la causa della rabbia francese che una volta scatenata dal dopo Pavia, fu presa dallo stesso esercito come esempio per L'italia: esempio per tutti coloro che ribellandosi alla Francia sarebbero incorsi nella punizione della fucilazione e della messa a fuoco del proprio Borgo.

Ah! quei contadini!
sergio.T
00lunedì 26 maggio 2008 16:21
La lettura del Memoriale e' una lettura romantica: i ricordi, le nostalgie, i pensieri, i sentimenti raccontati in piu' di 2200 pagine.
2200 pagine non solo di storia europea politica economica, militare, ma di storia di uomini e di tempi oramai lontani da noi, troppo lontani purtroppo.

Ci si chiede sempre: cos'e' la storia? quale utilita' puo' avere la storia per i tempi moderni, per l'educazione sociale?
Nessuna, in un certo senso.
La storia, lo si ripeta a memoria imperitura, non esiste per come la vorremmo intendere noi: la storia non e' propedeutica, perche' da qualsiasi angolo la si guardi, la si vedra' sempre uguale a se stessa. La storia si ripete e non porta nessun insegnamento se non quello che accade inevitabilmente in circolo.

E allora perche' leggere degli Egizi, di Cartagine, di Roma, dei tempi Rinascimentali, di quelli di Napoleone, dei Borboni, o degli Asburgo? perche' incuriosirsi tanto per gli intrighi tra i Malatesta e i Borgia? o gli Sforza? o i Medici? perche' rivolgere attenzione alla storia moderna, alle guerre mondiali, alle rivoluzioni sociali?
Forse solo per scoprire il " tipo " uomo di quei tempi. Per scoprirne volizioni, interpretazioni, forze e debolezze.
Il " carattere" di una civilta' e' la prima cosa che attira in una lettura storica: ancor prima di quello che quella storia stessa ci puo' insegnare.
mujer
00lunedì 26 maggio 2008 17:24
Non capisco perchè hai omesso i nomi dei comuni...
Stai parlando del passaggio dell'esercito napoleonico e non della vita della Sig.ra Marietta.
La legge sulla privacy ci sta facendo perdere colpi [SM=g8273]
sergio.T
00martedì 27 maggio 2008 10:44
" Si e' guastato leggendo J.J.Rosseau".

Napoleone.
sergio.T
00martedì 27 maggio 2008 10:51
I pensieri gli correvano piu' veloce della scrittura. Aveva una scruttura indecifrabile, fatta di segni, di trattini, di geroglifici.
Molte volte si fermava rileggendosi ed esclamava " ma che ho scritto qui?? e che ne so? "

Las Cases
sergio.T
00martedì 27 maggio 2008 10:56
Mi ha fatto riflettere.


" Quando scrissi il Codice, subito dopo uscirono pubblicate correzioni, svolgimenti, commentari, intepretazioni, aggiunte, cavilli, commi, norme, e quant'altro. Io dissi: Signori! abbiamo ripulito le stalle d'Auge, non le empiamo di nuovo!"

Napoleone a Las Cases


Il genio e' sempre semplice, questa e' la verita'. E' la struttura snella, concisa, veloce che fa la praticita' in ogni cosa.
sergio.T
00martedì 27 maggio 2008 10:59
Quando gli dissero che il Generale B.....era ancora vivo , si alzo' e con voce decisa disse: " non capisco come mai non lo abbiano ancora fucilato. Forse se ne sono dimenticati? "

Il Generale B....era reo di tradimento, reato di esecrazione massima per l'Imperatore.

Las Cases
sergio.T
00martedì 27 maggio 2008 11:08
Su Luigi Re D'Olanda.

"Mio fratello non capisce che concedere la grazia e' sempre pericoloso. Dipende dalle circostanze, ma molte volte concederla significa inimicarsi l'opinione contrariamnete a quanto si pensa.
Non si deve dare ascolto al cuore, se questo mette a repentaglio il popolo"

Napoleone ( molto scocciato parlando del fratello Luigi.)
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