Lervik
304 giorni in un igloo in sei, in poco piu' di dieci metri, con temperature esterne di media di - 25/40 gradi.
Cibo razionato al minimo, mancanza assoluta di luce se non quella fornita dal grasso di foca.
Poi 350 km di cammino in territori impervi; malattie di tutti i tipi soprattutto infezioni intestinali, crisi depressive, astenie, crisi d'isterismo.
Ma ce la fecero, tornarono al campo base tutti uniti, tutti vivi.
Persino nell'igloo rispettarono , cosa paradossale ma significativa, la gerarchia militare della nave: i marinai a dormire da una parte , gli ufficiali con il comandante spedizione dall'altra.
Ma dato che non c'erano separe' ne' aritificiali ne' naturali , come fecero questa separazione? Tirarono una riga tracciandola sul terreno dell'igloo: quella riga rappresentava le cuccette e lo spazio di competenza.
E fu rispettata per 304 giorni.
Lervik , il chirurgo della spedizione e ufficiale in seconda di comando , anni dopo disse: " fu la disciplina assoluta a cementare il gruppo e a renderlo, unito forte, compatto. Nelle situazioni estreme ti salvi in un unico caso: se sottoponi te stesso al rispetto ferreo del tuo ruolo e a quello degli altri. Il comandante non deve perdere il suo senso di autorita', ma lo deve mantenere coltivandolo nel rispetto e nella fiducia degli altri"
Mi ricorda le parole di un Sckakleton, di un Massena, di un Ney o comunque di tutti coloro che furono sottoposti a situazioni di comando estreme. Senza dimenticare la fortuna loro ad avere uomini cosi' in gamba al loro fianco.