L'ammutinamento del Bounty

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sergio.T
00lunedì 8 settembre 2008 14:59
L'Ammutinamento del Bounty avvenuto nel XVIII secolo è il più famoso ammutinamento nella storia della marina britannica.

Dalla sua storia sono stati tratti diversi film e un libro di Jules Verne.

L'ammutinamento

L'equipaggio del Bounty

Lista completa dell'equipaggio; in corsivo gli ammutinati.

Ufficiali

Tenente di Vascello (commander) Wm Blight

Primo ufficiale John Fryer

Nostromo William Cole

Capo artigliere William Peckover

carpentiere William Purcell

Medico di bordo Thomas Huggan

Secondo Ufficiale Fletcher Christian

Terzo Ufficiale William Elphinstone

Guardiamarina

John Hallet
Thomas Hayward
Peter Heywood
George Stewart
Robert Tinkler
Edward Young
Sottufficiali
Peter Linkletter
John Norton
George Simpson
James Morrison
John Mills
Charles Norman
Thomas McIntosh
Lawrence Lebogue
Charles Churchill
Josheph Coleman
Thomas Denman Ledward
John Samuel
John Smith
Marinai
Henry Hillbrant
Thomas Hall
Robert Lamb
William Muspratt
Thomas Burkett
Michael Byrn
Thomas Ellison
William McCoy
Isaac Martin
John Millward
Matthew Quintal
Richard Skinner
Alexander Smith
John Sumner
Mathew Thompson
James Valentine
John Williams
David Nelson, Giardiniere
William Brown, assistente Giardiniere

La nave fa vela da Spithead il 23 dicembre 1787, con l’intenzione di raggiungere Tahiti doppiando Capo Horn. L’ordine di partire, arrivato in ritardo rispetto alle speranze di Bligh, rese di fatto impossibile seguire tale rotta a causa del tempo pessimo. Così, dopo aver tentato per 31 giorni di doppiare il capo, Bligh dovette invertire la rotta e dirigere verso Tahiti navigando verso est. Durante il viaggio furono avvistate le Isole Bounty, al largo della Nuova Zelanda, che Bligh così chiamò in onore della propria nave. Durante la traversata morì un solo membro dell’equipaggio, James Valentine, a causa delle inadeguate cure del medico di bordo, l’alcolizzato dottor Huggan. Dopo un lungo e difficile viaggio Tahiti viene raggiunta e grazie agli ottimi rapporti di Bligh con il re e la regina di Otaheite la nave si riempie di centinaia di piante. Il già piccolo bastimento ne è completamente invaso. Inoltre i contatti dei marinai e alcuni ufficiali con la popolazione si fanno sempre più stretti; la libertà sessuale delle donne di Tahiti sconvolge gli uomini.

Durante il viaggio di ritorno, il 28 aprile 1789 parte dell'equipaggio, con alcuni ufficiali, tra cui spiccano il primo ufficiale Fletcher Christian e il guardiamarina Peter Heywood, stufi della vita di bordo e col pensiero ancora alle fanciulle polinesiane, si ammutina al comando di Christian. Bligh viene condotto sul ponte ancora in camicia da notte, sotto la minaccia di una baionetta puntatagli contro da Christian. Degli altri 42 uomini dell'equipaggio, ma sul ruolo recitato da ciascuno vi sono testimonianze contrastanti, 17 si ammutinarono, 2 non si schierarono, e 23 restarono fedeli al comandante. All'ultimo tentativo di Bligh di far cambiare idea al suo catturatore, pare che Christian rispondesse Sono all'Inferno, all'Inferno! (I'm in hell, in hell|) [1]. Fletcher e i suoi uomini, una volta preso il comando della nave, abbandonarono il capitano Blight assieme a 18 membri dell'equipaggio rimastigli fedeli in una lancia (un'imbarcazione non pontata, lunga 7 metri, larga 2) e fecero vela per Tahiti al grido, come dichiarò Bligh, di Huzzah for Otaheite "Urrà per Tahiti".Alcuni membri dell'equipaggio che non vollero ammutinarsi furono trattenuti a forza, alcuni per le loro competenze specializzate indispensabili al governo della nave, altri perché la lancia strapiena non poteva imbarcare altri uomini. Questi si affrettarono a gridare al comandante la loro innocenza, al che Blight, che agli occhi di tutti andava incontro a sicura morte, li rassicurò che non li avrebbe dimenticati[2]. Il Bounty non si diresse subito a Tahiti, ma cercò un’isola su cui fondare una colonia e la individuò in Tubuai. Solo dopo gli ammutinati si diressero a Tahiti, dove imbarcarono donne e uomini indigeni per aiutarli nell’impresa di costruire un fortino cui diedero, in onore al re d’Inghilterra, il nome di Fort George. Dopo circa due mesi, a fortino quasi ultimato, a causa di contrasti con la popolazione locale di Tubuai, decisero, dopo votazione, di tornare a Tahiti. Dei 25 inglesi, 16, tra i quali i membri dell'equipaggio che non avevano potuto imbarcarsi con Bligh, optarono per restare a Tahiti, 8 di seguire Christian, che avrebbe, secondo la versione di John Adams, chiesto di essere lasciato solo alla deriva col Bounty, alla ricerca di un altro luogo dove rifugiarsi.

William Bligh e i suoi 18 uomini potevano contare su pochi giorni di razioni, 4 sciabole da arrembaggio, una bussola e un orologio da tasca, un quadrante ed un sestante rotto e inaffidabile[3]non disponeva di carte nautiche ma delle tavole di navigazione, indispensabili per stabilire la posizione. Con queste ridottissime risorse Bligh riuscì incredibilmente a raggiungere la colonia olandese di Timor, coprendo cioè 3.618 miglia nautiche (6.700 km) in imbarcazione aperta in 47 giorni, un record ancora imbattuto. Durante il tragitto, solo un uomo morì, ucciso da indigeni dell'isola di Tofua, durante uno sbarco per procurarsi del cibo, dopodiché Bligh decise di non approdare più fino ad un porto civilizzato. Tuttavia, molti uomini morirono una volta sbarcati a causa delle febbri tropicali o nel viaggio di ritorno verso l’Inghilterra. Bligh, animato da volontà di rivalsa, fu il primo a tornare in Europa con la notizia dell'ammutinamento, lasciando al pilota Fryer il compito di organizzare le cure ed il ritorno degli altri. Del nuovo medico di bordo, Ledward, nominato dopo la morte di Huggan, avvenuta a Tahiti, non si conosce la sorte; fu imbarcato per tornare in Inghilterra su una nave olandese andata dispersa[4].

Bligh raggiunse l'Inghilterra dove venne aperta un‘inchiesta sull'accaduto; assolto dalla corte marziale continuò la sua fortunata carriera navale (tra l'altro, comanderà una nave di linea alle battaglie di Copenhagen e Camperdown), ostacolata solo dal suo temperamento poco tollerante. Fu in seguito nominato governatore del Nuovo Galles del Sud, dove dovette subire un nuova ribellione, la cosiddetta Rum Rebellion.

HMS Pandora, sotto il comando del Capitano Edward Edwards, salpò il 7 novembre 1790 per recuperare il Bounty e arrestare gli ammutinati. Giunse a Tahiti il 23 marzo 1791, dove nel frattempo due degli ammutinati erano già morti in una disputa. Infatti uno di questi, Churchill, divenuto molto amico di un capo di un’isola vicina, alla morte di questo fu eletto capo a sua volta. Il suo amico Thompson, durante una lite lo uccise e fu poi vendicato dai neo-sudditi di Churchill. I quattro uomini che si erano dichiarati leali a Bligh, ma che erano stati costretti a restare sul Bounty, si consegnarono spontaneamente mentre altri dieci furono catturati. Tutti, senza distinzioni, vennero rinchiusi in una piccola gabbia approntata al momento, alla quale i prigionieri affibbiarono il nomignolo di vaso di Pandora (Pandora's box). Durante il viaggio di ritorno la nave si incagliò sulla Grande barriera corallina mentre tentava di attraversare lo Stretto di Torres e affondò il 29 agosto 1791; quattro prigionieri morirono insieme a 31 uomini della ciurma del Pandora. Al processo contro gli ammutinati Bligh, tramite lettera, identificò i superstiti marinai che erano stati costretti a restare sul Bounty come innocenti, ma non dimostrò alcuna disponibilità ad atti di clemenza verso gli altri imputati, nonostante le ovvie pressioni perché almeno il guardiamarina Heywood sfuggisse all'impiccagione. Peter Heywood e gli altri furono condannati date le prove schiaccianti a loro carico, ma Heywood e Morrison furono successivamente perdonati e reintegrati nella Royal Navy. Un terzo, Muspratt, scampò all’esecuzione grazie ad un cavillo legale.

Restavano tre marinai, John Millward, Thomas Burkett, Thomas Ellison. Furono impiccati ai pennoni della HMS Brunswick a Spithead il 29 ottobre 1792.


Sorte degli ammutinati
Gli ammutinati, dopo il tentativo di stabilirsi a Tubuai, ritornarono a Tahiti, dove imbarcarono viveri, 6 uomini (due da Tubuai), 12 donne ed una bambina, partendo poi alla ricerca di un nuovo rifugio, giungendo infine all’Isola di Pitcairn, un'isola scoperta da pochissimo le cui coordinate risultavano errate sulle carte di navigazione. Dopo aver dato alle fiamme il Bounty per impedire che potesse essere avvistato dalla marina britannica, gli ammutinati cercarono di fondare una nuova comunità.

Con il passare degli anni però sembra che i rapporti tra gli inglesi e i polinesiani, questi ultimi trattati come schiavi, cominciassero a logorarsi. Nell’autunno 1791 alcuni tahitiani si ribellarono e la pace fu ristabilita solo con l’uccisione di due di loro da parte di altri tahitiani. Nel settembre 1793 vi fu una nuova ribellione dei polinesiani, probabilmente fomentata dall’ex guardiamarina Edward Young. Durante la rivolta trovò la morte la maggior parte dell'equipaggio tra i quali (pare) lo stesso Fletcher Christian, insieme a John Williams, John Mills, Isaac Martin e William Brown. Tra i pochi inglesi rimasti in vita, John Adams, che a quel tempo usava ancora il falso nome di Alexander Smith con cui si era imbarcato sul Bounty, con lungimiranza riuscì a rappacificare le due etnie, compito semplificato dal fatto che tutti i polinesiani maschi erano stati uccisi. Negli anni a seguire morirono William McKoy, suicidatosi in modo anomalo, buttandosi ubriaco da una rupe con mani e piedi legati, Matthew Quintal, divenuto alcolizzato e pericoloso per la comunità e quindi eliminato da Young e Adams, ed infine Edward Young, per un attacco d’asma, lasciando Adams da solo con le donne ed i bambini. Tutto questo è fortemente congetturale in quanto le uniche testimonianze che abbiamo provengono proprio da Adams e da suoi discendenti.

Nel 1808 una nave, l’americana Topaz del capitano Folger, riuscì a scoprire l'isola scovando i rifugiati. La marina britannica ignorò la notizia e nel 1814 due navi inglesi, Briton e Tagus, riscoprirono Pitcairn e la sua colonia. Il successo di Adams nell’instillare, durante gli anni da patriarca indiscusso, un profondo senso religioso nella comunità gli valse l’approvazione della puritana società inglese. La colonia di Pitcairn fu portata ad esempio di come tramite solo una Bibbia (e un libro di preghiere) anche un fuorilegge potesse convertirsi e costruire una comunità pacifica, serena ed invidiabile. Grazie a questo, gli isolani di Pitcairn furono “adottati” dalla marina britannica e, anche grazie all’aiuto offerto ad alcune navi naufragate nelle vicinanze, l’importanza di avere una colonia in mezzo al Pacifico fu riconosciuta e tutelata. Intanto alcuni marinai di passaggio decisero di fermarsi sull’isola, portando nuovo sangue e nuovi cognomi. Fra questi anche alcuni avventurieri che turbarono non poco l’armonia dell’isola, dopo la morte di Adams (5 marzo 1829).

Tuttavia, la popolazione di Pitcairn aumentò, tanto da destare la preoccupazione che le risorse dell’isola, non potessero essere tali da mantenere un così elevato numero di persone in caso di siccità o di altre catastrofi naturali. Pertanto fu decisa l’evacuazione di Pitcairn, i cui abitanti vennero trasferiti, nel febbraio 1831, a Tahiti, dove però le condizioni di vita, a causa delle imposizioni dei missionari, erano ben diverse da quelle di quarant’anni prima. Gli isolani furono decimati dalle malattie e, quando fu loro concesso di ristabilirsi a Pitcairn nel settembre 1832, 17 mancavano all’appello. Il 3 maggio 1856 iniziò la seconda evacuazione. L’organizzazione fu questa volta decisamente migliore: la destinazione scelta, Norfolk, era infatti un’isola disabitata nei pressi dell’Australia orientale, ex-colonia penale, più grande di Pitcairn e con maggiori risorse naturali. Circa 200 persone abbandonarono Pitcairn.

Alcuni anni più tardi alcune famiglie, sedici Young nel 1859, altri 27 nel 1864, nostalgiche di quella che era ormai diventata la loro patria, fecero ritorno sull'isola dando vita ad una comunità tutt'oggi esistente. Il più celebre degli ammutinati, Fletcher Christian, dato per morto da John Adams, fu tuttavia sempre considerato una figura romantica e le teorie che lo vollero sopravvissuto alla guerra civile di Pitcairn, e addirittura tornato in Inghilterra sotto mentite spoglie, trovano tuttora un largo seguito.

Ancora oggi sull'isola vivono i pronipoti degli ammutinati, alcuni dei quali parlano un dialetto creolo derivato dall'inglese del XIX secolo, il pitkern. Cimeli del Bounty sono ancora ricercati dai collezionisti e sono presenti in numerosi musei.

Negli ultimi anni Pircairn è balzata nuovamente agli onori della cronaca per alcune vicende di stupro accadute sull’isola, che hanno portato alla condanna di 6 degli attuali 48 abitanti dell’isola. La linea di difesa di alcuni di questi accusati che, in quanto isolani del Pacifico e discendenti di fuorilegge, rinnegavano la legge inglese che li accusava, ha rischiato seriamente di compromettere la sopravvivenza dell’isola, ora più che mai legata agli aiuti garantiti dalla Nuova Zelanda ed, indirettamente, dall’Inghilterra.

sergio.T
00venerdì 24 ottobre 2008 15:08
lo trovassi in giro senza troppi sbattimenti| [SM=g9760]
sergio.T
00lunedì 3 novembre 2008 17:32
Impossibile trovarlo in giro al volo. [SM=g9760]
sergio.T
00lunedì 17 novembre 2008 15:55
William Bligh
Gli ammutinati del Bounty

edizioni National Geographic
White star.


Finalmente la biblioteca si e' data da fare.

Storia di un mito tra avventura e dramma.
sergio.T
00martedì 18 novembre 2008 09:50
Impossibile non leggerlo. [SM=g8455]
sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 09:54
Il solito quesito: e' stata colpa del comandante Bligh, o e' stata l'iniziativa di una banda di indubordinati?
sono due secoli che ci si domanda di questo. Gli storici a seconda del contesto storico hanno dato versioni differenti: l'800 ha avuto una visione romantica, il 900 classica.
Avvenuto nel tempo della rivoluzione francese ( 1789) l'ammutinamento e' stato visto come un simbolo della ribellione della classe povera contro la classe ricca. I marinai contro gli ufficiali e il comandante.
Il 900, piu' classico, ha interpretato l'ammutinamento come ribellione al concetto di gerarchia : una mancanza al dovere personale e al senso di disciplina che contraddistingue la dignita' della responsabilita' personale di ciascuno in seno alla societa'.

Al di la' della visione di cui si vuole ( ognuno) fare carico , e' davvero interessante il tema dell'ammutinamento.

Ma vediamo che cosa e' successo.
sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 10:01
ho sempre sostenuto che questi libri ( l'avventura reale) siano lo specchio fedele di uno studio filosofico dell'individuo e della societa' nella quale avvenirono quei fatti.
L'ammutinamento del Bounty, le avventure di Schakleton, quelle di Scott, e altri ancora sono letture che piu' di ogni romanzo, testimoniano dell'umano sentire, Cosa fa l'uomo in certe situazioni? e per "cosa fa" s'intende che " carattere" ha.

La visione dell'800.
Ribellione dell'oppresso sul comandante, sul torturatore, sul persecutore.
I marinai , ultimi nella scala gerarchica di una nave, non reggono la tensione della relazione comando/obbedienza.
La ritengono ingiusta, poco doverosa : per lo piu', il comandante avrebbe esagerato nella severita', nella disciplina, nel concetto di punizione, nel rispetto umano.
Come si vede, tutti nodi gordiani delle relazioni sociali il cui equilibrio regge ogni forma di convivenza.
Societa, amiciza, lavoro, relazione sentimentale.
Tutta la vita insomma.

sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 10:07
La visione dell'800 ( rivoluzionaria come sovvertimento delle maschere sociali) ha una sua valenza, un suo fascino, ma parecchie lacune.

Primo: Bligh , innanzitutto , era allievo di uno dei piu' grandi comandanti di sempre : Cook, i cui diari di bordo ( edizioni tea 2 volumi) rappresentano una bibbia sull'esplorazione e sul rapporto/relazione comando obbedienza.
Cook era un maestro nato per comandare.
Tutti i grandi comandanti ( o generali) hanno qualcosa d'innato: la capacita' di decisione immediata, la capacita' psicologica di " leggere" gli uomini, la capacita' di comprensione, e infine il carattere all'altezza della durezza necessaria in determinate situazioni.
I grandi comandanti ( tutti nessuno escluso) hanno la virtu' del farsi amare dai propri equipaggi, dalle proprie truppe, dai propri soldati.
Si potrebbero fare cento esempi.
sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 10:12
Bligh, descritto come torturatore dal proprio equipaggio, in realta' gode di molte testimonianze che lo vedono uomo giusto e moderato: a volte comprensivo, a volte durissimo.
La testimonianza piu' grande e' il fatto che abbia fatto pratica con Cook , il quale se avesse avuto l'impressione che questo giovane ufficiale non avesse i requisiti per una carriera da ufficiale comandante , lo avrebbe immediatamente ( conosciuto il tipo) allontanato dalle proprie spedizioni ( terzo viaggio).
Questo non successe e la dice lunga.

E' anche vero, pero', che qualche tempo dopo Bligh potrebbe avere modificato il proprio costume di comando.
Ma si sa: di solito l'allievo prende per tutta la vita lo stile del maestro.
sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 10:26
Secondo:
nei vari diari, nelle varie lettere ( le ultime scoperte nel 1968) dei marinai e degli ufficiali, nelle varie testimonianze, il comportamento di Bligh appare nella misura giusta.
Il problema piu' grande di un comandante ( generale) ha due aspetti:
prendere decisioni immediate che destino l'assoluta fiducia dei propri uomini e dosare il concetto di punizione come esempio.
E' difficilissimo.
Una punizione nel momento sbagliato ( nell'atmosfera, nel sentimento di quel momento) determina una gravissima conseguenza: la disistima e l'inevitabile sfiducia dei propri uomini. Da qui la paura, l'angoscia, il risentimento, l'odio, la ribellione.
Una punizione ( anche la pena di morte) nel momento giusto, determina tutto il contrario: la stima infinita da parte dei propri uomini, assoluta cieca fiducia nel proprio comandante, abnegazione al sentimento collettivo e infine la rappresentazione dell'"esempio" come modello fortissimo e vivissimo dell'etica di relazione tra superiore e inferiore ( nel rapporto gerarchico comando/obbedienza).
Punendo giustamente, ma senza crudelta', si forma il " noi" dell'equipaggio. Ognuno e' responsabile di tutti.

Bligh , sembrerebbe, dosava le punizioni: frustate e divieto di ruhm per alcuni giorni.
Non e' mai ricorso alla pena definitiva, all'annegamento ( nei casi di sodomia) o alla fucilazione.
Dunque: la visione dell'800 lascia aperte alcune domande: sono vere le testimonianze dei marinai che lo ritraggono come un aguzzino, o sono vere quelle che lo dipingono come un comandante moderato?
Christian , il capo ribelli, poi che tipo era? si potrebbero avere delle sorprese a riguardo.
sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 10:48
Il viaggio era gia' al ritorno.
Tutto era andato bene; la spedizione botanica era stata un successo, il tempo era bello, gli uomini in forza, il mare tranquillo, i viveri abbondanti.
Non c'era nessun motivo di malcontento ( l'ammutinamento, infatti, fu improvviso).
Tornavano dalle Tahiti, isole da paradiso.
Sole, bel tempo, donne, sesso a volonta'.
Era un eqipaggio inglese e questo va' tenuto in considerazione.
Non era ancora l'epoca vittoriana ( tema fondamentale) ma era l'epoca nella quale, per fare un esempio, uno scrittore come Defoe scriveva nei suoi romanzi che uomo e donna dormivano anche tre anni insieme senza dare " corso alla natura". Epoca casta.

Dunque quelle isole erano l'eden.

Gli uomini dopo una lunga permanenza dovettero ripartire: venne a mancare il divertimento ( lassismo della gerarchia), il senso dell'abbandono ( fuga dal dovere) e infine il " polo" d'attenzione ( donne e sesso).
Chi sulla nave rappresenta tutto questo? il comandante come un generale per i soldati.
Il comandante gerarchicamente impone il dovere e imponendolo sull'equipaggio attira l'attenzione.
Ma anche l'amore!
Chrstian , il capo ammutinati, era un personaggio nevrotico, angosciato: soffriva di depressione, stati d'ansia, manie di persecuzione ( testimonianze.)
Non si sentiva amato dal comandante che in alcune occasioni lo aveva trattato " gerarchicamente" come tutti gli altri.
La privazione di quella fortunata parentesi ( l'isola) e una stima ( amore) da dovere dividere in ugual misura con 44 uomini dell'equipaggio, provoco', forse, uno scompenso nel carattere debole del secondo ufficiale.
Il suo intento era quello di abbandonare la nave da solo su una scialuppa e solo in un secondo momento ( forse manovrato) decise di coinvolgere gli altri.

sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 10:55
Parentesi: le caratteristiche di un comandante ( ma anche di un generale) sono precise.
Figure invise all'opinione generale per il loro ruolo ( militare), in realta' nascondono tratti psicologici ben precisi e assolutamente ammirevoli.
Questo , pero', non avviene soltanto per coloro che comandano, ma avviene, e lo si ritrova nell'esame psicologico comportamentale, anche in coloro che si ribellano.
Ribellarsi non e' come dirlo.

Ribellarsi significa: sovvertire un ordine stabilito.
Sensi di colpa, sensi di pentimento, rimorsi di coscienza, dubbi esistenziali, indicisioni, incapacita' a ritrovarsi in un altro ruolo.
Cambiare maschera significa, in ultima analisi, capovolgere la visione che si ha del mondo.
E come cambiare occhiale da presbite a miope: l'immagine e' completamente diversa e bisogna essere fortissimi per assorbire questo nuovo impatto. Si perde equilibrio e senso della misura.

Alcuni rivoluzionari cubani, ad esempio, finirono come quelli che combattevano ( parole del Che).
Alcuni partigiani divennero persecutori a loro volta ( Film le Vie del Trein...)

Christian, a detta di studi comportamentali, non era assolutamente capace di prendere il " comando".
Una cosa che sfugge ai piu', e non ci si pensa mai, e' proprio questo paradosso: chi si ribella, deve a sua volta, comandare.
E non tutti ci riescono.
sergio.T
00lunedì 24 novembre 2008 17:34
Difficile, se non difficilissimo, ricostruire esattamente come andarono le cose.
Certamente le testimonianze in corte marziale ( a proposito: a posto della farse italiane - corti e avvocati clown - andrebbero traslate anche per il civile) spingono tutte nella stessa direzione: gli ammutinati erano una banda di disperati che ammutinarono soltanto per una scelta personale e non per vessazioni subite.

Morale: dei 25 ammutinati 15 morirono: alcuni uccidendosi tra loro, dopo avere schiavizzato indigeni di una piccola isola dove si rifugiarono.

L'ammiragliato reale inglese indi' una caccia all'uomo: armo' un veliero che si mise a ricercarli nelle isole tahitane.
Ne catturarono 10 che furono immediatamente deportati in inghilterra.
Fu istituita la corte marziale per i gravissimi reati di : tradimento , diserzione, e rapina di nave dell'esercito inglese.

Un particolare: nella giustizia militare il tradimento e la diserzione annullano ogni tipo di giustificazione.
S'intende: qualsiasi sia stata la causa di un ammutinamento ( in questo caso), il reato di diserzione e tradimento e' condannato con la pena capitale.
Nei verbali della corte marziale non vi e' una sola domanda indirizzata al fine di capirne eventuali cause: tutto e' mirato esclusivamente ad accertare chi erano i responsabili, chi favori' l'ammutinamento, chi non si oppose, e infine chi vi era stato costretto.
Solo questo la corte marziale vuole sapere. I curatori del libro , a proposito , spiegano che non e' una anomalia di questa corte, ma e' la prassi comune in corte marziale.

Sentenza: 6 condannati a morte per reato di tradimento e diserzione.
4 Assolti per dimostrazione d'innocenza.
Dei sei condannati per due vi fu la grazia e per uno l'assoluzione dopo un'ultima testimonianza finale che lo scagiono'.
Le pene di morte furono eseguite su una nave dopo solo due giorni la sentenza.

Il comandante Bligh e gli assolti ripresero la loro funzione di ufficiali nella marina reale inglese negli anni a seguire.
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