Kafka

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sergio.T
00martedì 4 settembre 2007 14:36
Kafka nacque il 3 luglio 1883 in una famiglia ebrea della media borghesia di Praga. Come era comune per la borghesia di Praga di quel periodo storico, la famiglia era di madrelingua tedesca. Suo padre, Hermann Kafka, era un negoziante, aveva un emporio Galanteriewaren a Praga. Sua madre, Julie Löwy, era anche lei di origine ebraica, come il padre. Hermann Kafka, originario della provincia boema, cominciò a lavorare come rappresentante e quindi si trasferì a Praga aprendo un proprio negozio, sulla cui insegna era raffigurata una cornacchia (in ceco kavka). La madre Julie, di famiglia abbiente e di miglior livello culturale rispetto a suo marito, lavorava in negozio anche dodici ore al giorno e aveva quindi anche poteri decisionali. Oltre ai fratelli Georg e Heinrich, i quali morirono da piccoli, Franz aveva tre sorelle minori: Elli, Valli e Ottla, morte nei campi di concentramento nazisti. Franz Kafka faceva parte di quel 10 per cento degli abitanti di Praga di lingua madre tedesca. Inoltre parlava bene anche il ceco, come del resto i suoi genitori.

Dal 1889 al 1893, Kafka frequentò la Deutsche Knabenschule in Fleischmarkt a Praga, quindi andò al liceo, lo Staatsgymnasium, dove si diplomò nel 1901.

Da giovane si interessò ai problemi culturali della sua epoca; si avvicinò al socialismo e al darwinismo. Frequentò prima la facoltà di germanistica e poi di giurisprudenza alla Karlsuniversität di Praga, dove si laureò nel 1906. Cominciò quindi a lavorare come impiegato a Praga delle Assicurazioni Generali di Trieste. Iniziò a scrivere solo nel tempo libero, poiché il padre gli rimproverava la sua passione (la relazione di Kafka con il padre autoritario è un tema importante nelle sue opere). Nel 1917 si ammalò di tubercolosi, che gli causò frequenti convalescenze.

Nel 1923 si trasferì temporaneamente a Berlino, nella speranza di allontanarsi dall'influenza della famiglia e potersi dedicare allo scrivere. La sua tubercolosi peggiorò; ritornò a Praga, poi andò a curarsi nel sanatorio di Kierling presso Vienna dove morì il 3 giugno 1924. Il suo corpo fu riportato a Praga dove fu cremato l'11 giugno 1924 nel nuovo cimitero ebraico di Praga-Žižkov.

Kafka pubblicò solo qualche racconto durante la sua vita, poca parte del suo lavoro e quindi del suo stile attirò l'attenzione fino a dopo la sua morte. Prima di morire, diede istruzioni al suo amico ed esecutore testamentario Max Brod di distruggere tutti i suoi manoscritti e di assicurarsi che non avrebbero mai visto la luce del sole. Ciononostante, Brod non seguì le istruzioni di Kafka e sovrintendette alla pubblicazione della maggior parte dei suoi lavori, che presto attrassero l'attenzione della critica.

Le donne della sua vita furono poche: Felice Bauer, con cui ebbe un breve fidanzamento; Grete Bloch, con la quale ebbe una piccola storia nel 1913, Milena Jesenská, intorno al 1920 e negli ultimi anni della sua vita Dora Diamant, che lo assisté anche sul letto di morte.

Franz Kafka è sepolto nel cimitero ebraico di Žižkov, quartiere popolare di Praga, insieme al padre Hermann e alla madre Julie. Una lapide commemora le tre sorelle dello scrittore, morte nei lager nazisti fra il 1942 e il 1943. Valli ed Elli morirono nel lager di Lozd. Ottla, la sorella minore, si salvò in un primo momento, perché sposata con un ariano, ma in seguito al divorzio fu internata nel campo di Terezìn. Qui si offrì come volontaria per accompagnare un gruppo di bambini destinati ad Auschwitz, da dove non fece più ritorno
sergio.T
00martedì 4 settembre 2007 14:42
Quando sento dire che questo o quell'altro scrittore bisogna leggerli per la tendenza o per la scrittura o per il telaio narrativo o ciance simili, a volte, solo a volte, mi vien da sorridere.
Ad esempio Kafka bisognerebbe leggerlo non tanto per queste cose, ma per la sua lungimirinza psicologica sociale. Un libro di Kafka, rimane ancora oggi una delle piu' feroci critiche a certi aspetti del mondo occidentale e molte delle sue nevrosi.
Il Castello come burocrazia, La metamorfosi come l'apparenza, Il processo come senso di colpa. ( fustigazione del concetto d'individuo)
comesientra
00lunedì 5 ottobre 2009 11:57
oggi è urgente che rilegga "Il castello":
ho sentito un'intervista di Massimo Cacciari che accomunava, per trarre una sintesi del momento attuale, l'Amleto, Aspettando Godot e,
per l'appunto il Castello.
Peccato che Kafka mi trasmetta un'angoscia paralizzante.
Io, ci avrei da fare, a che serve pensare?
sergio.T
00lunedì 5 ottobre 2009 14:59
Kafka e' Kafka , un autore sempre attuale come un Pasolini.
Da leggere senza angoscia ma con un senso di sollievo.
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