Jack London

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sergio.T
00venerdì 20 luglio 2007 14:36
Leggendo la presentazione di Cugia e delle sue letture, ho visto il London da me tanto amato: come potevo averlo dimenticato.

Qui una breve scheda.


Biografia
Nato a San Francisco (in California) nel 1876, figlio illegittimo (secondo Clarice Stasz e altri biografi) di un astrologo ambulante irlandese, William Henry Chaney, e di Flora Wellman figlia di un ricco inventore dell' Ohio. Il padre si disinteressò del figlio, anche perché 8 mesi dopo la nascita la madre si risposò con John London, contadino vedovo con due figli. Jack venne cresciuto dalla madre, da una nutrice nera e dal padre adottivo.

Dopo aver finito la scuola elementare nel 1889, frequentando compagnie poco raccomandabili, tra ladri e contrabbandieri, iniziò a passare da un lavoro all'altro. Dopo numerose esperienze lavorative, tornò a Oakland per frequentare la Oakland High School, dove partecipò alla redazione del giornale scolastico, The Aegis. Nel 1896 riuscì ad entrare all'Università della California, che lasciò nel 1897 a causa di problemi finanziari. Il 25 luglio di quell'anno partì per unirsi alla Corsa all'oro del Klondike: è in quella regione che scriverà i suoi primi racconti di successo.

Tutta la sua vita fu infatti caratterizzata da esperienze lavorative diverse: fece lo strillone di giornali, il pescatore clandestino di ostriche, il lavandaio, il cacciatore di foche, il corrispondente di guerra russo-giapponese, l'agente di assicurazioni, il coltivatore e, appunto, il cercatore d'oro prima di diventare uno scrittore di successo. Come scrittore riuscì ben presto a diventare uno tra i più prolifici, famosi e meglio retribuiti del suo tempo. In tutta la sua carriera letteraria scrisse oltre 50 volumi. Dopo il successo del suo romanzo più famoso Il richiamo della foresta si dedicò interamente alla scrittura trattando i temi sociali che preferiva; anche se poco noto sotto questo aspetto al grande pubblico, tra gli appassionati di fantascienza i suoi racconti di questo genere sono spesso citati come dei classici e precursori di genere. In questo periodo aderì al socialismo battendosi in difesa delle fasce deboli della società. La sua idea di socialismo era molto romantica ed entrò presto in contrasto con i dirigenti che giudicava troppo inclini al compromesso. Questa visuale della vita lo portò ad una visione tragica della vita e la sua morte, probabilmente, fu causata anche da questa.

Nel 1910 comprò il Beauty Ranch, a Glen Ellen, Sonoma County, California, dove morì nel 1916. Sulla sua morte non vi sono notizie certe. La versione più attendibile sembra essere quella del suicidio, dovuto a perenni insoddisfazioni e continui problemi di alcool.Un recente studio realizzato negli Stati Uniti da medici della Division of Nephrology and Hypertension della University of North Caroline School of Medicine ha dimostrato che lo scrittore in una fotografia presenta sul viso i segni di una dermatite da mercurio;poiché il metallo veniva utilizzato nella terapia della sifilide,è verosimile che la lue possa essere stata la causa della morte di Jack London
sergio.T
00venerdì 20 luglio 2007 14:39
Una curiosita' : il Che amava tantissimo London, chissa' il perche', a me sembra chiaro.
Pare che addirittura il suo nome, Ernesto, derivi dal nome di un personaggio di London.

Come puo' un autore come London piacere cosi' tanto a un Che?
Per il vitalismo dell'uomo rispondo io, tipico dei personaggi del grande scrittore.
sergio.T
00lunedì 23 luglio 2007 14:58
E' in ogni caso impossibile sperare - tranne rarissimi casi - di leggere un Martin Eden moderno. Infatti anche se ci fosse uno scrittore all'altezza di un London, la' mancherebbero tutti i requisiti per scrivere una storia di questo stampo: uomini e principii.
sergio.T
00lunedì 23 luglio 2007 15:06
Perche' London e' superiore.
London e' superiore ad ogni morale: l'onesta' di questo grande scrittore e' proprio l'onesta' dei sinceri e dei puri.
Ogni racconto ed ogni romanzo di London non viene mai a meno a una gerarchia di vita che vede il puro naturalismo al vertice di ogni senso esistenziale: l'istinto, il destino, la forza della natura ( e il suo rispetto) sono i binari piu' retti e dritti di tutta la sua narrativa.
In qualsiasi personaggio di London, non si trova mai qualcosa di piu', qualcosa o qualcuno di anomalo, di disonesto, di mascherato: nessun clandestino a bordo del senso piu' profondo della vita.
L'istinto.

sergio.T
00lunedì 23 luglio 2007 15:15
Farsi un fuoco , come tutti gli altri racconti di London, e' uno splendido esempio di gerarchia: dove l'uomo sfida in modo insensato la natura, dove l'uomo non rispetta l'istinto animale ( il cane ad esempio) , la' arriva inesorabile la punizione ( concetto fondamentale in London): la' si muore al di la' di ogni morale, di ogni significato, di ogni solidarieta'.
E per lo piu' si muore senza pieta'.
sergio.T
00giovedì 26 luglio 2007 09:18
Ieri mi chiama mia madre dalla montagna e mi fa: ho finito Mucho Mojo di Lansadale (!) ora leggo il Martin Eden di J.London.
Brava dico io, finalmente leggi qualcosa di veramente notevole, qualcosa per sempre. Lansdale lo dimenticherai dopo soltanto poche pagine.
mujer
00giovedì 26 luglio 2007 20:42
Bravissima! Sicuramente il Martin Eden le piacerà moltissimo, dev'essere bello per lei spulciare i tuoi libri e darsi alla lettura nella pace dei monti.
Mi piace l'immagine delle mamme che, dopo aver rassettato la cucina dopo pranzo, si siedono all'ombra e leggono un libro che abbiamo già letto.
Lo vedo anche come un modo per seguire il sapere dei figli, è una bella immagine.
sergio.T
00venerdì 27 luglio 2007 09:18
Si, mi fa piacere che mia madre legga J.London.
Dopo ha intenzione di leggersi W.Scott: buone letture per una buona madre.
sergio.T
00venerdì 27 luglio 2007 09:22
Ah , tu scherzi, ma legge all'ombra sotto il portichetto in giardino.
Silenzio, alberi davanti e vista sulle montagne: mia madre e' una furbacchiona e mi ha occupato il posto piu' bello della casa!!!
In questo e' comunista!!!! [SM=g10196] quello che e' degli altri e' anche suo: prova invece ad avvicinarti alla cucina e vedrai tutta questa " condivisione" dove cavolaccio finisce.
mujer
00venerdì 27 luglio 2007 09:23
E' vero che il Martin Eden è per sempre.
Mi capita spesso di vedere le fatiche di quest'uomo, il suo sudore, di sentirlo nella sua dichiarazione d'amore sulla collina o di vederlo, affacciato ad un oblo, prima di buttarsi in mare.
Ho anche in mente il suo viso, ho costruito un volto per Martin Eden, un uomo scuro, con tratti somatici spigolosi, robusto, dalle spalle larghe.
L'ho anche chiaro nella sua fierezza, di fronte alla donna che amava, a coloro che lo trattenevano in una rassicurante nicchia inferiore, mentre recalcitava e pretendeva spazi aperti degni della sua grandezza.
E il suo posto non poteva essere che il mare, luogo al quale si ricongiunge dopo aver lasciato traccia di sè nella scrittura.

Una storia per sempre come dice il Sergio.
mujer
00venerdì 27 luglio 2007 09:28
fa bene, visto che alla cucina non ti avvicini mai (inutile che fingi, lo so bene!) se non per sederti e ingozzarti, si prende il posto che è suo di diritto visto che sgobba.
E' così che la pensiamo noi comunistE.
sergio.T
00venerdì 27 luglio 2007 10:13
ah, va bene.
A proposito: lasciate stare il mio amico Fassino!!! quell'ometto mi e' simpatico. Ma che cavolo gli rompete le palle su tutto?

Fassino sono con te!!!! [SM=g11230]
sergio.T
00venerdì 27 luglio 2007 10:16
Almeno due volte nella vita bisogna leggere il Martin Eden.
Non leggerlo nemmeno una volta, invece, e' un 'eresia.
sergio.T
00lunedì 3 settembre 2007 14:22
Grande Nord di Klein e' una splendida biografia su J.London.
Autore che ha letteralmente vissuto il suo scritto, la sua opera.
J.London ha raccontato la sua vita.
sergio.T
00martedì 15 luglio 2008 11:16
Bisogna rileggere Zanna Bianca.
sergio.T
00mercoledì 16 luglio 2008 10:37
Bisogna rileggerlo per ristorarsi. Ci sono letture particolari, autori particolari e J.London e' uno di questi.
Il perche' e' difficile stabilirlo o troppo facile: Il richiamo della foresta e Zanna bianca sono nell'istinto di ognuno di noi.
Sono il ricordo di quella volonta' di liberta' e di spazio cosi' tanto perse in questo mondo moderno: un mondo diventato piccolo, prigioniero di se stesso, e innanzitutto, cosi' troppo civile, troppo composto da risultare falso in ogni suo angolo e sfumatura.

Chi ci richiamera' a noi uomini? forse una voce lontana?
sergio.T
00martedì 22 luglio 2008 09:09
London e' London e i lupi sono lupi: non c'e' nient'altro da dire.
Istinto, aggressivita', lotta, predestinazione, ma anche " relazione" tra l'uomo e la natura: i lupi di London sono l'esempio perfetto di cosa si deve intendere per vita.
Quella vita letta nella chiave piu' profonda possibile: la vita vive a spese di altra vita e la sua manifestazione piu' alta e' sempre l'affermazione di se stessa su se stessa in un circolo virtuoso.
C'e' molto Nietzsche in questi lupi.
sergio.T
00martedì 22 luglio 2008 09:18
Zanna Bianca e' un capolavoro della " carne": la carne, il corpo, la presenza fisica, il " movimento" sono i binari della vita.
L'allarme, la tensione, la caccia, il combattimento, l'immobilita' dell'attesa, l'attacco, la ritrosia, il " rito", l'atavismo, sono i colori dell'esistenza.
Non esiste animale piu' alto del lupo, perche' non esiste vita piu' profonda.
Dove c'e' l'istinto, la', c'e' tutto, perche' l'istinto e' l'essenza stessa della vita.
E' sempre un errore pensare che la ragione sia una manifestazione vitale: la ragione altro non e' che l'intermediazione tra due estremi.
Da una parte l'assoluta volonta' di potenza che afferma se stessa su se' stessa ( potenziamneto all'infinito in circolo), dall'altra l'adattabilita' alle situazione esistenziali ( vita sociale e morale).
Dove la prima ipotesi trionfa vi e' la bellezza estetica di tutto cio' che " compare" come autentico, dove invece trionfa la seconda, c'e' svilimento e menzogna.
sergio.T
00martedì 22 luglio 2008 09:29
Ma un lupo ( l'istinto) e' anche capace di mediare con la ragione umana: il contatto e' nella fedelta' tra uomo e animale.
La fedelta' di un lupo o di qualsiasi altro animale feroce ( istintivo) e' il modo di comunicazione e d'intermediazione.
Ma non c'e' svilimento: l'adattamento permette una convivenza, uno stare insieme, un amarsi rispettando l'altro.
In questo amarsi vi e' un rispetto reciproco: un lupo ( l'istinto) non acconsentira' mai il rinnegamento di se stesso ( innaturale e profondamente immorale per una morale al rovescio) e il ripiegamento del proprio atavismo secolare millennario ( la specie).
Un lupo e' fedele se si sente rispettato nella sua origine: all'uomo l'arduo compito di insegnare la " vicinanza" e l'amore ( della ragione) senza snaturare il suo "amato": la natura va condivisa nella sua manifestazione e nella sua totalita'.
Volerla trasformare in altro, in qualcosa di non suo o addirittura nell'opposto, porta inevitabilmente alla sconfitta e alla delusione.
L'istinto reagira' con tutta la sua bellissima violenza.
sergio.T
00martedì 24 marzo 2009 14:39
Rivoluzione e altri saggi.


Nel 1909 Jack London raccoglie alcuni dei suoi migliori scritti e pubblica "Revolution and Other Essays", un libro in cui intreccia fantapolitica e teorie scientifiche e che si abbatte come un ciclone sul mercato editoriale, scatenando gli aspri attacchi dell'establishment. Riproposto oggi per la prima volta in Italia, "Rivoluzione" rivela tutta la sua inquietante attualità in tredici profetiche riflessioni, sorrette dalla scrittura mozzafiato di Jack London, che riesce a trasformare sociologia, scienza, filosofia e politica in splendida letteratura.
mujer
00giovedì 26 marzo 2009 11:28
Devo leggerlo assolutamente.
sergio.T
00lunedì 30 marzo 2009 10:29
Massi', anche in London! [SM=x1834998]
mujer
00lunedì 30 marzo 2009 10:52
ahahahah

ma jack london tifava Boca Juniors!

infatti nella sua stanza è stata ritrovata questa



[SM=g10529]

sergio.T
00lunedì 30 marzo 2009 11:58
London del Boca? ma va' la'!

dopo vado a vedere quel blog pazzesco. [SM=x1834994]
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