G.G. Marquez

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sergio.T
00venerdì 18 maggio 2007 10:10
Ci sono incontri magici.
A dire il vero, ci sono incontri che una volta fatti, non dimentichi piu'.
Anche con i libri avviene questo.
Una serata di quasi 25 anni fa, una serata d'inverno, grigia, nebbiosa, fredda, mi trovavo a casa di un amico: Ivano.
Quelle serate nelle quali si chiacchera , si ride, si fumava qualche spinello.
Marquez, lo conobbi quella sera, quasi per caso: lo avevo sentito nominare a detra e a manca; ne aveva scorso il nome su qualche giornale, su qualche rivista, ma niente aveva determinato un incontro vero e proprio.
Quella sera invece avvenne: nessuno ci presento', semplicemente io mi alzai e andai alla libreria del mio amico a curiosare un poco.
Romanzi, un po' di saggistica, qualche volume di filosofia; libri in ordine sparso, quasi a casaccio, senza metodo.
Scorrevo i dorsi delle copertine: Kafka, Sartre, Collodi, Manzoni, Soldati, Pasolini, - autori di sinistra - autori sudamericani, i classici del passato...
Poi all'improvviso lo incontrai: Cento anni di solitudine in una vecchissima edizione forse Mondadori.
Fu il titolo ad attirarmi : " piacere mi chiamo Marquez, e scrivo qualche libricino ogni tanto", ascoltai.
Da allora questo scrittore magnificente, questo genio, mi ha spalancato il suo mondo fantastico, surreale, magico appunto:
sono 25 anni che leggo le sue opere, anzi le leggo e le rileggo e lo stupore non e' ancora finito, anzi.
Il realismo magico come conciliazione tra universalita', mito, quotidiano; questo e' il mondo di certi scrittori sudamericani, ma non di tutti, sia chiaro
sergio.T
00venerdì 18 maggio 2007 10:11
Strano.
Davvero strano pensare che tutti i miei amici d'adolescenza, coloro che poi mi hanno accompagnato per una vita, siano stati tutti di sinistra.
Filosoficamente di sinistra , intendo dire.
Io che non lo sono, mi sono sempre chiesto come abbiano fatto a sopportarmi: sono un po' pazzi, mi son risposto.
Quella sera mi rivolsi a Ivano e dopo avere letto la quarta di copertina chiesi: " Cos'e' questo autore? il solito cencioso predicatore di buonismo? il solito evangelico portatore dell'uguaglianza? o forse un paladino di tribu' vittime di soprusi? cosa ciancia questo tipo visionario? un metafisico? un trascendentalista dell'altro mondo? di cosa va mai parlando lui e la sua Macondo?"
"Leggilo" fu la risposta.
Marquez ha venduto solo per Cento anni di solitudine, piu' di dieci milioni di copie.
Due di queste sono a casa mia, oltre tutte le sue opere.
Ivano aveva ragione ( strano!!!): bisognava leggere questo autore , non era possibile fare altrimenti.
Chi e' Marquez?
Marquez non e' il solito scrittore occidentale.
Partendo da lontano, da molto lontano, Marquez per antonomasia e' l'annunciatore di una filosofia, di una visione diametralmente opposta alla concezione europea.
Due sentimenti di vita completamente diversi,lontani tra loro come lo possono essere un alba e un tramonto.
Da una parte un' aurora: Marquez e' il sorgere nella scrittura e nella visione, di un mondo completo. E' la relazione tra visibile e invisibile; e' la " summa" di una completezza ;
la realta' quotidiana e' partecipe oltre che dell'accadere, anche del " possibile" dell'altrove, del nascosto.
Come un gioco d'ombra: avete presente quando il sole gira? illumina sempre in avanti dove prima c'era l'ombra e dietro, dove c'era luce, ritorna l'ombra.
Il mondo di un Marquez e' lento svelamento di quello che' c'e', ma ancora non vediamo.
La realta' si intreccia con passato e futuro; prende spunto dal mito, dal rito. Ripete infinitamente il gioco di apparire e nascondersi, di andare e tornare.
Il realismo magico non ha niente a che vedere con la metafisica occidentale.
Il realismo di un Marquez e' partecipazione al tutto: nel tutto , inteso come reale, c'e' l' altalena tra velato e svelato. E' un rapporto magico tra la realta' quotidiana con la visione fantasmagorica di esso e tutto rimane fiabescamente in sospeso.
Un po' D.Hume, se vogliamo dirla all'europea
mujer
00lunedì 4 giugno 2007 11:16

Verso la fine di gennaio il mare si stava facendo aspro, cominciava a rovesciare sul paese un pattume spesso, e poche settimane dopo ogni cosa era contagiata dal suo umore insopportabile. Da allora il mondo non valeva la pena, almeno fino al prossimo dicembre, e nessuno rimaneva sveglio dopo le otto. Ma l'anno in cui venne il signor Herbert il mare non si alterò, nemmeno in febbraio. Al contrario, si fece sempre più liscio e fosforescente, e nelle prime notti di marzo esalò una fragranza di rose.

da La increible y triste historia de la candida Eréndira y de su abuela desalmada di Gabriel Garcìa Màrquez
sergio.T
00giovedì 20 settembre 2007 09:17
quando sei circondato da cianfrusaglia moderna contemporanea o quando ti aggiri incerto tra mille titoli italiani senza arte ne' parte, allora, quasi sicuramente, non sai cosa leggere alla sera.
Capita spesso: ci sono momenti che la scelta di un libro, di una lettura, si arrabattano in mille incertezze, quasi come se nessun autore ti possa attirare. E' la classica situazione di quando sempre piu' incuriosito dal nuovo, vuoi per forza di cose, trovare un autore sconosciuto, mai letto, mai conosciuto.
Risultato? molto volentieri, pessimo.
Allora e' venuto il momento delle riletture, come antitodo a questo pericolo: scorri la tua libreria e vai sul sicuro, quel sicuro che magari appartiene ai libri di venti anni fa, a quei classici( anche moderni) che in fin della fiera non deludono mai ( questi, infatti, hanno arte e parte!!)
Ieri sera e' stato uno di questi momenti: finito un deludente Brancati - diciamo per generosita'- sotto tono, ho deciso di non perder tempo in quel " rottamaio" del nuovo a tutti i costi: ho scelto Marquez e i suoi romanzi, punto e a capo.
Nessuno scrive al colonnello: ho incominciato da questo, ( seguiranno gli altri) lettura oramai dimenticata da infinito tempo, ma per incanto sono bastate 4/5 pagine per essere completamente conquistato dal mondo di Marquez.
Miracolo di coloro che sanno scrivere.
sergio.T
00venerdì 21 settembre 2007 11:17
Nessuno scrive al colonnello
Nessuno scrive al colonnello, nessuno manda la pensione, nessuno si ricorda delle promesse, nessuno ricambia i favori, nessuno rammenta i sacrifici, nessuno riconosce la dignita' di una persona, nessuno si cura dell'altro, nessuno pensa " insieme", nessuno aiuta, nessuno rispetta l'impegno, nessuno alza la voce dal silenzio, nessuno in fondo ama.
Nessuno, come Marquez.
sergio.T
00venerdì 21 settembre 2007 11:19
I Funerali della mama Grande, piccoli ricordi, per grandi racconti.
La siesta del Martedi', ad esempio: come ricordare una dignita' di madre e della sua caparbieta'.

sergio.T
00venerdì 21 settembre 2007 11:21
quello che colpisce in un Marquez e in alcuni suoi racconti, e' lo sfondo politico, sociale dei suoi scritti: un impegno, una critica.
Quelle cose ad esempio che mancano a certi scrittorini italiani che in un momento particolare tacciono persino alla tv: pensano alle classifiche e ai numeri delle vendite, un po' come i politici pensano solo ai voti.
C'e' gente che ha avuto e ha un Marquez e gente che ha un Beppe Grillo: va bene anche quest'ultimo, se gli scrittorini, tacciono.
Evviva Grillo e Marquez!!! [SM=g8431]
sergio.T
00lunedì 24 settembre 2007 09:24
non potrebbe esserci lettura se non ci fosse un Marquez: e' scritto nel destino.
Lo stesso destino di cui tanto canta il grande scrittore colombiano: persino una storia incredibilmente bella come La mala ora, e' gia' stata scritta e Marquez da' l'impressione di ri-scrittura.
Oppure come in Cento anni di solitudine , la storia delle storie, la storia madre.
La ciclicita' del tempo, l'eterno ritorno: e' questa la struttura di Marquez, e' questo il suo bellissimo mondo caleidoscopico: un mondo fantastico, magico, reale.
Personaggi che si rincorrono nei romanzi, situazione che si sviluppano da un racconto all'altro; episodi che tornano da altre angolature; tentativi sbocciati qui e ripresi la'; il labirinto di Marquez si dipana in un eterno circolo dai mille colori sempre diversi, sempre uguali, sempre mitici.
Marqez e' mitopoietico: e' il mito che dona vita , e' la vita che fonda il mito.
Marquez e' l'assoluto, il definitivo, il relativo, il corrispondente, e' il gioco di tutto il mondo e al centro di questo gioco, sta Macondo, unica, impareggiabile, irraggiungibile.
Macondo e' per i secoli dei secoli, per sempre.
sergio.T
00martedì 25 settembre 2007 10:11
L'entrata dell'Alcade dal dentista in La mala ora, e' uno di quegli episodi di letteratura indimenticabili. Un gioiello.
In questo banalissimo episodio, cavare un dente, Marquez assume come simboli, sia i personaggi , sia l'ambientazione, sia il vero atto dell'estrazione.
E' una perfetta simbiosi tra dramma sociale, surrealismo politico, comicita'.
mujer
00martedì 25 settembre 2007 22:06
sono d'accordo, un brano di impareggiabile realismo, tanto che dopo tanto tempo ricordo passaggio per passaggio.
La mala hora è il suo capolavoro, insieme a cent'anni di solitudine, secondo me.
(continuo a rileggerlo senza riuscire a fermarmi)
sergio.T
00mercoledì 26 settembre 2007 09:16
In La mala ora Marquez fa leggere a due suoi personaggi Dickens.
Non ricordavo questo particolare da nulla, ma mi ha fatto un mondo di piacere. Se ha scelto Dickens tra tanti, un motivo ci sara'.
Non mi stanchero' mai di dire che Dickens e' un amore infinito.
sergio.T
00mercoledì 26 settembre 2007 09:21
si possono dire mille cose su Marquez; si possono fare mille analisi dettagliate e preparate sul perche' sia cosi' grande.
Certamente un Marquez letto da uno scrittore apparira' nella sua luce piu' spiegata e fondata: apparira' nel suo piu' recondito splendore.
Ma noi , buoni poveri lettori ( solo lettori) ci accontentiamo di dire, che in fondo, di Marquez, la prima cosa che risulta e colpisce e' una sola cosa: la bellezza infinita dellle sue storie.
Sono storie belle, punto.
Non ci chiederemo nemmeno il perche'; non vogliamo nemmeno darci una risposta al perche' siano cosi' belle; e infine, non ci interessa nemmeno sapere come nascano storie cosi' belle.
Diciamo che godiamo l'infinito piacere di leggerle e godiamo della loro incantata bellezza.
Tanto ci basta.
sergio.T
00mercoledì 26 settembre 2007 09:28
Compensazione
Un Marquez nasce una volta ogni cento anni, o forse piu'. E questa nascita secolare dovrebbe abbondantemente compensare le mille altre nascite di " salumieri" della letteratura, cosi' tanto decantate e accolte come la venuta di nuovi messia.
sergio.T
00mercoledì 26 settembre 2007 09:34
Quei tocchi di campana di Padre Angel come censura morale dei film proiettati nel cinema del paese.
E quell'alcalde che attento ascolta i rintocchi e se ne va' lo stesso al cinema, indifferente al concetto di censura.
E quella vacca di una "troia" di mucca cadaverica che rimane incaghliata nel fiume e che torna in parecchie pagine; piu' si racconta e piu' la vacca scivola in altri posti del fiume.
E quei foglietti senza importanza che dicono quello che tutti sanno; e quel ritorno della Mama Grande e della sua stanza; e quel dentista rivoluzionario che non se ne va' nemmeno a fucilate; e quel barbiere che appende il cartello " qui non si fa politica" nella sua bottega; e quel negro che ha undici figli meta' bianchi e meta' neri; e quel caldo insopportabile e quei topi invadenti; e quelle piazze, quei vicoli, quei porti, quei moli; e tutto il resto dell'Universo Marquez.
Ah, quando si dice , essere creativi.
sergio.T
00giovedì 27 settembre 2007 17:42
Capovolgimento
Se in cento, o mille , riprovassero a scrivere La mala ora, in cento o in mille, fallirebbero di certo, sicuramente.
Certi romanzi sono li' apposta ad aspettare i predestinati che li scriveranno: e' uno sbaglio, infatti, pensare che un romanzo simile nasca dalla penna di uno scrittore.
I romanzi - quelli unici- , sono gia' stati scritti da sempre e aspettano solo la " voce"; in questo caso dell'unico Marquez possibile, perche' unicamente ed esclusivamente lui poteva avere una voce simile.
Queste " voci" dovrebbero essere lette, ma soprattutto ascoltate, da tutti coloro che amano quello che da sempre e' stato scritto.
E questo sia detto ad insegnamento di coloro che invece di ascoltare il " da sempre scritto", pomposamente danno fiato, invece, alla propria penna e bocca , pur non avendo voce in merito.
Un po' come quei compositori di musica sinfonica che suonano il pianoforte o pensono di suonarlo e non sanno nemmeno chi fosse Amadeus Mozart.
mujer
00giovedì 27 settembre 2007 19:56
Re: Capovolgimento

che bella questa tua riflessione.
un racconto che è lì in attesa di essere scritto...nulla di più vero.
ma pensa a quanto sia certo che il predestinato doveva essere proprio Marquez.
non poteva essere altrimenti, il prescelto è lui.
non è "invenzione" di una storia ma una storia davanti ai suoi occhi, fatta di persone e non di personaggi, fatta di eventi accaduti e non immaginati né sognati, fatta di tempi già scanditi e non futuri.
è questo il realismo, no?

sai qual è stata la nostra fortuna? che tra i prescelti ci sia stato qualcuno nato nel nostro tempo e aggiungo che, per mia buona sorte, è nato proprio nel mio amato continente e parla la mia lingua.
Il piacere è impareggiabile.


sergio.T
00venerdì 28 settembre 2007 10:06
certo, julia, alcuni fortunatamente sono nati nei nostri tempi e qualcuno anche vicino alle nostre latitudini. [SM=g10181]
sergio.T
00martedì 23 ottobre 2007 09:07
L'amore ai tempi del colera.
Scheda

Un amore romantico e infinito, capace di pazientare, con fede incrollabile, per "cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese". Tanto deve infatti aspettare Florentino Aziza, poeta e proprietario della Compagnia Fluviale del Caribe, prima di poter finalmente vedere realizzato il suo sogno con Fermina Daza, la più bella ragazza della Colombia. La cronaca di una lunga e fiduciosa attesa, di un desiderio che non si sopisce ma viene accresciuto dagli anni, superando tutti gli ostacoli. Una storia d'amore e di speranza con la quale, per una volta, Márquez abbandona la sua abituale inquietudine e il suo impegno di denuncia sociale, per raccontare un'affascinante epopea di passione e di ottimismo. Un romanzo atipico e splendido da cui emergono il gusto intenso per una narrazione corposa e fiabesca, le colorate descrizioni dell'assolato Caribe e della sua gente.
sergio.T
00martedì 23 ottobre 2007 15:11
qull'odore di mandorle.
Cosi' comincia il Marquez dell'amore ai tempi del colera.
sergio.T
00martedì 23 ottobre 2007 15:14
Il ritorno
a proposito di capitalismo, di comunismo, di dialettiche, di ideali, di democrazia, giustizia e ingiustizia; a proposito di sogni, di utopie, di meraviglie; a proposito di quello che di piu' nobile si vorrebbe nel mondo; a proposito di tutto questo , si rileggano vita natural durante e per sempre ancor di piu', le ultime pagine bellissime di Cento anni di solitudine.
Che altro pensate , signori? Macondo e' tutto il mondo e la sua storia che ritorna uguale.
sergio.T
00mercoledì 24 ottobre 2007 12:20
Il sapone e il Colera
la crisi del sapone che non c'e' in bagno a detta di lui, e che invece c'e' a detta di lei, e' quel tipico episodio alla Marquez.
Episodio insignificante, piccolo, irrilevante, nella grande penna dello scrittore - invece- va prendendo proporzioni sempre piu' grandi, sempre piu' complesse, sempre piu' storia a se stante.
Il filo da un nonnulla di dipane, di allunga, si moltiplica in mille sfaccettature.
E' sbalorditivo come una cosa cosi', assuma colori avvincenti, smaglianti, con un ritmo serrato.

sergio.T
00giovedì 25 ottobre 2007 09:10
ritrovo l'amore ai tempi del colera molto piu' corposo rispetto alla prima lettura giovanile di molti aani fa.
sergio.T
00lunedì 29 ottobre 2007 10:13
L'amore e il colera, un capolavoro della letteratura moderna.
non ricordavo l'Amore ai tempi del colera cosi' bello; non lo ricordavo proprio o forse sui venti anni si legge in modo piu' superficiale, piu' distratto e non ci si accorge della magnificenza di un romanzo.
Ho ritrovato L'amore ai tempi del colera come qualcosa di unico: un autentico capolavoro.
Corale, corposo, caleidoscopico, colorato, vivace, triste, romantico, aspro - questo romanzo - e' degno del miglior Marquez.
L'amore e' un sentimento talmente indefinibile, talmente sfuggente, che metterlo a parole risulta un'impresa ardua; stabilire cosa sia e cosa non sia e' quasi impossibile; dire se sia la felicita' con una persona o altro ancora non e' cosa certa; e allora Marquez da' voce a una fantastico mondo di personaggi - uomini e donne - in ognuno dei quali l'amore prende connotati diversi, significati distanti, intensita'piu' o meno profonde.
Un Florentino Ariza che per 5o anni epassa rimane fedele a un amore e a una donna mai suoi; una Fermina Daza che vive un matrimonio senza capire se sia felice o stabile; un dottor Urbino che dell'amore ne fa un'abitudine; e poi infiniti amori clandestini, tradimenti, ricongiungimenti, amori carnali, amori sessuali, amori giovani e amori maturi; amori vecchi, amori dell'inizio e della fine.
Il fantastico universo di Marquez incomincia a ballare, incomincia a cantare quella melodia cosi' armoniosa, cosi' avvincente da far dimenticare tutto il resto; il tempo circolare ( tema carissimo al grande scrittore colombiano e pure a me) gira come una trottola fine a se stessa; in questo tempo l'amore come il colera arriva, va', torna e ritorna. Nulla cambia nel suo manifestarsi: struggimento, nostalgia, desiderio impellente, rabbia, gelosia, rassegnazione, abitudine, forza, violenza, dolcezza, ricorrono ogni momento, in ogni attimo, in ogni storia seppur diversa una dall'altra.
E alla fine per Fermina Daza e Florentino Ariza quel scendere e risalire il fiume , in su e giu', altro non e' che il continuo tornare e ritornare di tutte le cose dell'amore.
Il Capitano dubito' che fosse la vita e non la morte , a non avere limiti.
Disse: e per quanto tempo pensa che possiamo andare avanti con questo andirivieni del cazzo?
Florentino Ariza aveva la risposta pronta da 53 anni 7 mesi 11 giorni, notti comprese. Rispose: " per tutta la vita".
mujer
00lunedì 29 ottobre 2007 11:36
Anch'io ho perso, dopo tanti anni dalla lettura di questo meraviglioso romanzo, quelle emozioni.
Lo rileggerò, l'hai spiegato così accoratamente che mi hai fatto venire una voglia matta di farlo.
sergio.T
00lunedì 29 ottobre 2007 11:37
Se dovessero dirmi: scegli un romanzo da portare su un'isola e leggerlo fino ad impararlo a memoria, non avrei esitazioni: Cento anni di solitudine di G.G.Marquez, sarebbe la mia scelta.
sergio.T
00lunedì 29 ottobre 2007 11:50
Stupefacente Marquez
ciao julia, non ti avevo vista.
Marquez mi fa incazzare per una cosa sola: quando lo leggi, leggi un suo romanzo, dopo non sai piu' che leggere, cosa scegliere.
E' sempre stato cosi'.
Le pagine si accorciano, la fine si avvicina, l'epilogo arriva e allora tu incominci a pensare: no, non posso lasciare questo mondo, questo universo, questo quadro coloratissimo, - tutte queste cose - che sono dentro al libro che ho in mano.
E allora rallenti, centellini riga dopo riga, ci ritorni a rileggere, fai delle pause, ascolti tutte le voci, prendi per mano ogni personaggio , ti fai accompagnare a ritmo lentissimo.
Non vuoi finire di leggere.
Ma allo stesso tempo , quella storia mirabile ed unica ( c'e' solo un Marquez al mondo) t'incatena, ti spinge, ti anima a leggerla , a divorarla, a farla tua per sempre.
E allora accelleri, ti condraddici da solo; come una macchina ingolfata accelleri e rallenti, accelleri e rallenti. E in questo andirivieni di lettura, tutta la magnificenza delle centinaia di pagine lette prima, tutti i capitoli, tutti gli episodi, tutti i personaggi, - tutto l'incanto del genio letterario - esplodono insieme, s'illuminano riga dopo riga, e tu sei li' che vai a vanti a leggere: rallenti ancora una volta e ti chiedi cosa finira'? che succedera'? come fara' Marquez a chiudere il tempo, il suo tempo della sua storia? come fara' a stupirci ancora una volta con quel pizzico di nostalgia, di benevolenza, di speranza, di comicita'? come fara' a essere all'altezza delle 400 pagine precedenti? come si congedera' dai suoi personaggi? e infine come ci allietera' per la nostra tristezza di lasciare cosi' stupenda lettura? e piano piano, giri pagina, sei all'ultima, leggi le righe, la terzultima, la penultima, l'ultima, e tutto, ancora una volta, quasi fosse per sempre, e' ancora piu' bello, piu' perfetto, piu' magnificente.
Si, stupefacente Marquez.
mujer
00lunedì 29 ottobre 2007 11:58
E' proprio in quella circolarità che hai segnalato qualche post più su.
E non solo quella temporale, come vuole la concezione originaria, quella maya, quella primordiale.

D'altronde, perchè ci si ostina a leggerlo, gustarlo, finirlo, rileggerlo, rigustarlo, rifinirlo, e così all'infinito?
Siamo in quel cerchio, aggrappati.
sergio.T
00lunedì 29 ottobre 2007 16:39
mi piacerebbe molto sapere quale e' la critica piu' analitica che fa al regime di Castro. O al governo di Castro se riesce urtante la parola regime ( io la vedo in questo modo, comunque).
Se Marquez prende le distanze , in un mondo come quello sudamericano, un motivo ci deve pur essere.
sergio.T
00lunedì 29 ottobre 2007 16:46
Cronaca di una morte annunciata sara' la prossima rilettura di Marquez.
Si legge in un paio di giorni.
sergio.T
00martedì 30 ottobre 2007 12:11
ho incominciato ieri sera.
Si legge che e' un piacere.

Dodici racconti fiamminghi: questo mi manca. Nemmeno da giovane lo lessi.
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