Federico De Roberto

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sergio.T
00mercoledì 2 dicembre 2009 08:52
Federico De Roberto (Napoli, 16 gennaio 1861 – Catania, 26 luglio 1927) è stato uno scrittore italiano.

Nacque a Napoli nel 1861, da Federico senior, ex ufficiale di stato maggiore del Regno delle Due Sicilie e dalla nobildonna catanese Marianna Asmundo. Trasferitosi con la famiglia a Catania, il giovanissimo Federico subì nel 1873 la dolorosa perdita del padre, travolto da un treno sui binari della stazione di Piacenza. Da allora, salvo una lunga parentesi milanese e una più breve a Roma, Federico visse all'ombra, gelosa e possessiva, di donna Marianna.


A Catania si iscrisse all'Istituto tecnico e frequentò il corso di scienze fisiche, scienze matematiche, naturali ed ebbe pertanto una prima formazione scientifica, alla quale affiancò presto l'interesse per gli studi classici, allargando la sua cultura al latino e agli studi letterari.

Il suo esordio letterario avvenne con il saggio Giosuè Carducci e Mario Rapisardi. Polemica, pubblicato a Catania dall'editore Giannotta nel 1881.


Fu presto conosciuto negli ambienti di intellettuali per la sua attività di consulente editoriale, di critico e giornalista sulle pagine dei due settimanali che uscivano a Catania e a Roma, il " Don Chisciotte " e il "Fanfulla della domenica".
Egli infatti diresse dal 1881 al 1882 la rivista "Il Don Chisciotte" e dal 1882 al 1883 iniziò la collaborazione con "Il Fanfulla della domenica" sotto lo pseudonimo di Hamlet.

Per l'Editore Giannotta fondò la collana di narrativa dei "Semprevivi" ed ebbe modo di conoscere Capuana e Verga coi quali strinse una salda amicizia.

Nel 1883 raccolse in un volume dal titolo "Arabeschi", tutti i suoi scritti di arte e letteratura e nel 1884 avviò la collaborazione (col suo vero nome) con il "Fanfulla della domenica", collaborazione che durò fino al 1900.

Un momento importante per la formazione dello scrittore fu l'incontro, durante un soggiorno in Sicilia, con Paul Bourget (1852-1935), a quei tempi molto noto per i suoi studi psicologici e per i romanzi, nei quali analizzava minuziosamente le coscienze tentando di giungere ad una "anatomia morale".

A Milano con Verga e Capuana
Decisivo fu per De Roberto il trasferimento a Milano nel 1888 dove fu introdotto da Verga nella cerchia degli Scapigliati, e conobbe Emilio Praga, Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa e Giovanni Camerana, consolidando sempre più la sua amicizia con lo stesso Verga e Capuana.

Nel periodo del suo soggiorno milanese collaborò al Corriere della Sera e pubblicò diverse raccolte di novelle e romanzi, fra i quali quello che è considerato il suo capolavoro, I Viceré, nel 1894.

Il ritorno a Catania
Nel 1897 ritornò a Catania, dove rimase fino alla morte, salvo brevi viaggi nel continente.

A Catania ebbe un incarico come bibliotecario e visse sostanzialmente appartato e deluso per l'insuccesso della sua opera narrativa.

Mentre questa tacque egli indirizzò il suo lavoro intellettuale alla pubblicistica e alla critica, tra i quali si ricordano gli studî su Giacomo Leopardi e soprattutto sul Verga che giudicò sempre un suo maestro.
Alla morte del Verga il De Roberto riordinò in modo accurato le opere del grande scrittore suo conterraneo ed iniziò uno studio biografico e critico che però rimase interrotto per la sua prematura morte avvenuta a Catania per un attacco di flebite il 26 luglio 1927.
sergio.T
00mercoledì 2 dicembre 2009 08:57
Tutto I Vicere' si risolve nell'equazione che " la storia e' una monotona ripetizione; gli uomini erano, sono e rimarranno sempre gli stessi"

Mi sembra una premessa particolarmente a me cara: la prefazione del Meridiano offre un ampia visione della letteratura di De Roberto e del significato di essa. I Vicere', il suo romanzo piu' importante, sono la storia di una saga familiare. Una famiglia di nobili siciliani attraverso i valori del Risorgimento italiano e dell'avvento del moderno. Naturalmente reagiranno a loro modo.

sergio.T
00mercoledì 2 dicembre 2009 10:33
Fu molto condizionato dal Verismo e dal Naturalismo francese. Dai francesi acquisi' moltissimo, soprattutto da Bourget la cui tematica principale era l'onore. Attento alla storia separatista siciliana riversera' nei Vicere' un significato profondamente antirisorgimentale. Consalvo, che si preannuncia personaggio importante dira': " hanno fatto l'italia ora non ci facciamo gli affari nostri"
sergio.T
00giovedì 3 dicembre 2009 10:37
Il classico romanzo che non ti aspetti: solo una volta incominciato ti rendi conto che non vorresti mai smettere di leggerlo. E cosi', quando devi interrompere, non vedi l'ora di riprenderlo.
Mi piace davvero.
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