Diego Cugia

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dudley starks
00venerdì 20 luglio 2007 13:07



Biografia
Sono nato a Roma, il 24 Maggio 1953, ma la mia famiglia è sarda, e i padri dei miei padri provenzali e i loro avi spagnoli, e ho sempre desiderato vivere in una città che non c'è, perchè è Barcellona, con il quartiere Castello di Cagliari, la cattedrale di Alghero, un mercato provenzale e il porto di Lisbona. A scuola sono sempre stato rimandato o bocciato, finchè mio padre non mi ha affidato a Guglielmo Martucci, l'uomo che sapeva tutto, ed era stato, a sua volta, il suo professore di filosofia. Guglielmo era un genio di periferia, con i capelli da Einstein e il corpo deformato del gobbo di Notre Dame, perchè da bambino era caduto da un albero. Abitava in capo al mondo, distanza che veniva coperta da cinque autobus al giorno, andata e ritorno, e mi ha insegnato due cose: la prima, che studiare può essere più strabiliante della donna baffuta del circo; la seconda, che la periferia di una grande città nasconde dei monumenti umani, mentre il centro solo dei monumenti.
Mi sono diplomato privatamente a diciassette anni e sono andato a vivere da solo, in una camera dalle parti di piazza Navona. Per mantenermi ritiravo sacchi di monetine dalle macchinette Faema sparse per gli uffici della città e le rifornivo di zucchero, bicchierini e caffè; facevo l'aio di bambini di famiglie signorili (oggi si direbbe baby-sitter); la notte, per tre anni, sono stato praticante non riconosciuto per quotidiani secondari nelle tipografie a piombo di una volta. Più dei cronisti, i miei maestri sono stati i grandi tipografi che mi hanno insegnato che si può tagliare chiunque, e forse, prima ancora d'imparare a scrivere, ho imparato a tagliarmi.
Molti anni dopo ho appreso che anche questo è un vizio, e conduce alla perfezione lapidaria della pagina bianca. Lo stile, credo, si raggiunge infondendo temperanza fra i due estremi.

Da ragazzo ho letto i romanzi che ho più amato: "Martin Eden" di London, "Le illusioni perdute" di Balzac, "Alla ricerca del tempo perduto" di Proust, "Demian" di Hesse, le "Conversazioni in Sicilia" di Vittorini, "Tonio Kroger" di Mann, "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa, "Lo straniero" di Camus e tutti i romanzi di Dickens pubblicati in Italia. Le "Memorie di Adriano" della Yourcenar, invece, Stendhal, i russi, la narrativa americana (Conrad e Melville) e in particolare quella sudamericana, a partire da "Cent'anni di solitudine", li ho letti dopo. Da ragazzo mi sono abbeverato a tutti i racconti di Poe, di Buzzati, di Calvino, di Cechov. Alle poesie di Rilke, di Borges, di Silvia Plath, di Eluard, di Neruda e di Evtušenko, e soprattutto di Giovanni Pascoli.
L'amore per Pascoli e per la letteratura lo devo a mio padre e alla sua voce che tremava leggendomi "La pecorella smarrita" o "Tra San Mauro e Savignano" e alla sua sfavillante biblioteca.
Sono entrato in analisi freudiana all'età di quattordici anni perchè diventavo rosso quando parlavo con le ragazze. Ho partecipato alla prima terapia di gruppo in Italia, al Policlinico Gemelli, all'età di sedici anni, e una delle partecipanti, nella prima seduta, ha detto "Vorrei fare l'amore con lui." Tutti mi hanno guardato e sono diventato rosso come una lampada di cartapesta cinese, ma sono riuscito a dire "Veramente l'ho pensato anch'io di lei." Con la terapia di gruppo ho imparato a non mettere filtri fra ciò che si pensa e ciò che si dice.
Con l'analisi individuale ho imparato a mettere filtri tra ciò che si è e ciò che si sogna di essere. Oggi penso, comunque, che la vita sia la migliore maestra in circolazione e che la psicanalisi abbia un solo, grande difetto: quello di farti ripiegare su te stesso fino a farti ombra e, paradossalmente, a impedirti di crescere.
Sono stato iniziato al Krya Yoga, lo yoga spirituale, dall'allievo di Paramahansa Yogananda, un indiano di più di ottant'anni e dal sorriso senza tempo che sosteneva di essere stato mio figlio in una vita precedente. L'ho molto amato, ma non amavo i suoi discepoli come, generalmente, non amo le "scuole", le sette, i club e le lobby, comprese le spirituali.
Sono diventato giornalista professionista a ventun anni, il giorno dopo l'editore de "Il Globo" mi ha licenziato perchè, nonostante avessi scritto più di trecento articoli, mi ero permesso di fare l'esame sottraendomi alla mia condizione di "negro". Nonostante le promesse, la redazione non ha fatto un'ora di sciopero. La settimana successiva sono stato ricoverato per una broncopolmonite fulminante di origine sconosciuta e, dopo un mese tra la vita e la morte, sono stato salvato da un nuovo antibiotico non ancora in commercio. Grazie a questa esperienza ho scritto il mio primo racconto, s'intitolava "La sfida". Dal 1974 al 1976 ho inviato racconti e poesie a tutti i giornali d'Italia. Nessuno mi ha mai pubblicato o risposto. Nel 1976 "La Fiera Letteraria" mi ha pubblicato due poesie. L'articolo di presentazione cominciava così: "Chi lo dice che in Italia non esistono più poeti? Noi ne abbiamo scoperto uno…" Lo ricordo come uno dei giorni più emozionanti della mia vita.
Nel 1977 ho cominciato a lavorare per Radio Rai, per la quale sono sempre rimasto, in questi ventisei anni, un collaboratore esterno.
Da qualche anno mi dedico a ideare e realizzare show per la televisione. Faccio il mestiere che sognavo da bambino, anche se mi è sempre più difficile stupirmi come allora. Sono divorziato, con due figli, Francesco di 14 e Michele di 11, così diversi e inconfondibili da sembrarmi figli unici. Ho una compagna che si chiama Isabella e chi me la tocca muore, come c’è scritto sulle cabine dell’Enel. Presto vivremo insieme e questo rende tollerabile il fatto che si sia impuntata a nascere ad Aosta, che dista 587 km da casa mia. Abbiamo un pastore tedesco che si chiama Sara e ci fa meravigliosi dispetti. Ho scritto questo testo di getto e non lo rileggerò, se non per aggiornarlo ogni cinque anni, altrimenti ne ricaverei una pagina bianca, con un puntino pulsante, al centro. Delle storie amo l'antefatto e il mistero dopo la fine. Per quanto riguarda questa, se qualcuno già la sapesse, è pregato di non raccontarmela. Anche se lo considerasse un film così e così, è comunque il mio. E come finirà non voglio saperlo neanche in cambio di uno scoppiettante sacchetto di popcorn.

Bibliografia

Rumors (Rai-Eri, 1997)
Domino (Rai-Eri, 1998)
Jack Folla Alcatraz (Mondadori, 2000)
No (Bompiani, 2001)
Jack l'uomo della Folla (Mondadori, 2002)
Il Mercante di Fiori (Mondadori, 2002)
L'incosciente (Mondadori, 2003)
Jack Folla - Lettere dal silenzio (Mondadori, 2004)
Un amore all'inferno (Mondadori, 2005)
Zomberos (Mondadori, 2006)

Programmi radio

Spazio X - 1977
Mocambo Bar con Paolo Conte - 1978
Voi e io - 1978
Torno subito con Massimo Catalano - 1980
Torno subito 2 – 1981
La corsa dei levrieri parlanti – 1981
Viva la radio con Lella Costa, Francesco Pannofino, Michele Serra, Antonio Catania, David Riondino - 1982-1983
Lacrime con Rina Fianchetti - 1984
Gomitate - 1986
La domenica delle meraviglie con Gianni Agus - 1991
Gulliver, un musical con Cochi Ponzoni - 1992
Portofranco - 1993
Il Mercante di Fiori Radiofilm in 60 puntate – 1996
Rumors- Voci incontrollate con Gastone Moschin – 1996
Mio carissimo signor padre con Sergio Graziani – 1996
Domino Radiofilm in 50 puntate - 1997
Alcatraz -Un DJ nel braccio della morte- con Roberto Pedicini - 1999-2000
Jack, l'uomo della folla - 2002
Zombie – 2006

Programmi televisivi

1989 - I ragazzi della III C
1990 - La TV degli animali
1991 - Ghibli
1992 - Magazine 3
1993 - Natale al circo
1994 - Questa sera rischiamo anche noi
1995 - La televisione può attendere
2001 - Alcatraz
2001 - Francamente me ne infischio" con Adriano Celentano (coautore)
2005 - Rockpolitik
2006 - Non facciamoci prendere dal panico

Dal sito dell’autore.
dudley starks
00venerdì 20 luglio 2007 13:12


Lao Ching, padrino delle Triadi cinesi, progetta la creazione di una stirpe dominante in cui perpetuarsi eternamente. Il Dna di Michelangelo e di Leonardo fuso con quello di Huang Di, l'imperatore Giallo. L'obiettivo criminale del miliardario è la clonazione di Domino, una bambina italiana, per impadronirsi dell'unico valore che non può comprare: l'anima. Strappare il patrimonio genetico della vecchia Europa tramandato nelle cellule di Domino, che custodiscono polvere di memoria di Dante, Mozart, Goethe... Trasformare l'Europa in una colonia dell'Asia. Lungo e catartico il viaggio per ritrovare l'autentica e perduta Domino, la piccola protagonista di questo romanzo dell'autore di numerosi sceneggiati della Rai.




Un dj italiano, Jack Folla, rinchiuso ad Alcatraz in attesa di salire sulla sedia elettrica, diffonde nell'etere musica e parole. E dai microfoni di un carcere conduce una battaglia contro l'ipocrisia e la mediocrità, lancia un appello per il cambiamento, soprattutto ai giovani. Ha poco tempo e nulla da perdere, e questo gli consente di usare un linguaggio sincero fino alla brutalità. Nei 260 giorni che precedono l'esecuzione, Jack ci lascia la testimonianza di uno sguardo sul mondo franco e spietato, cui nulla e nessuno può sottrarsi.




Il 21 marzo 2001 una giovane professoressa ribelle abbandona l'Italia per rifugiarsi in una sperduta isoletta greca. Sedici anni dopo una troupe della Grande Rete Interattiva irrompe nella casa del faro di Antikythera. Il "Principe" presentatore avvelena a morte la donna con un biscotto allucinogeno, per trasmettere in diretta sugli schermi le ultime visioni della vittima protagonista dello show. Siamo a "Cookies", il devastante programma Internet. Quaranta milioni di abbonati si collegano alla memoria cinematografica di Speranza Adamoli, che proietta le metamorfosi dell'italia di oggi, un'Italia di rifatti a cui lei ha detto "No".




In una città mai nominata, il protagonista del libro viene invitato da due amici a fare una gita nelle vicine colline. L'uomo restio a qualsiasi novità, si lascia trascinare per inedia e insieme agli amici raggiunge un castello. Lì, con sua massima sorpresa, c'è una gran moltitudine di gente e tanti, troppi visi conosciuti. Gli incontri si susseguono, le ore passano e, all'inizio della notte, l'uomo inizia a capire che quelle migliaia di persone sono lì esclusivamente per lui: per processarlo. Sono tutte persone che in qualche modo, spesso indirettamente, hanno avuto a che fare con lui. Le difese dell'uomo, anche le più psichicamente sottili, cadono a una a una e mettono a nudo una verità impronunciabile.




Un incontro casuale in un hotel sull'autostrada alle porte di Firenze. Un uomo e una donna soli nella pioggia. Due destini incrociati nella notte, in questa storia talmente vera da sembrare un diabolico racconto. Perché lei, Francesca, è la protagonista di una vicenda di cuore, cronaca e sangue della recente storia di Italia. Otto coppie di giovani amanti cancellate dalla stessa Beretta calibro 22. Perché Francesca è la moglie del giovane medico scomparso nel lago Trasimeno e sarà inevitabilmente la testimone di un nuovo futuro processo al "Mostro di Firenze". Lui è lo scrittore che già conosciamo ed è qui per ascoltare con noi, dal vero, una storia che tutti abbiamo la sensazione di conoscere.
dudley starks
00venerdì 20 luglio 2007 13:14
Un amore all’inferno

Più di vent’anni di inchieste, processi, condanne e assoluzioni.
Ma la verità è sfuggente e ancora oggi avvolta nel mistero.
Uno dei casi di cronaca nera più famosi e dibattuti nella storia recente del nostro paese, sedici vittime, otto duplici omicidi e tanta paura…quella vera, quella che ti toglie il respiro.
Il Mostro di Firenze rimane un’ombra indefinita, irraggiungibile, un fantasma senza volto circondato da un alone di leggenda.
Gli insabbiamenti, le logge massoniche, i riti satanici, le prove sparite, la palese incompetenza di alcuni inquirenti…una matassa di piste da seguire ormai diventata inestricabile.
Un gigantesco puzzle dove i pezzi, in qualsiasi modi li metti, non combaciano mai.

Un amore all’inferno non è un romanzo, casomai, viste le ridotte dimensioni, sarebbe più corretto definirlo racconto.
In realtà ci troviamo di fronte ad un resoconto giornalistico proposto come un opera di fantasia, un viaggio disturbante all’interno di una vicenda che più reale non si può.
Sono due i grandi filoni giudiziari che compongono l’epopea criminale del Mostro.
Di uno si è parlato a lungo e vede protagonisti gli ormai famigerati compagni di merende: Pacciani, Lotti e Vanni.
Tre personaggi rozzi e brutali che secondo molti non erano all’altezza di un crimine così cruento.
Io non ho mai seguito con particolare attenzione tutta questa storia ma ricordo che in quegli anni pensai che potevano essere davvero colpevoli, che in fondo, per compiere omicidi dalla dinamica così semplice non era necessario essere un genio del crimine.
Freddare due amanti chiusi in una macchina sparando colpi a ripetizione non richiede “qualità” particolari.
Alcune vittime tentarono addirittura la fuga, segno evidente che le doti balistiche dell’assassino non erano eccelse.
Le cose che non quadrano però arrivano dopo…le mutilazioni eseguite con mano esperta su alcune delle vittime, i reperti di chiara origine esoterica trovati sui luoghi dei delitti (e poi clamorosamente scomparsi dagli archivi della polizia) e la costante delle notti di novilunio a fare da sfondo.

Da questi particolari prende vita il secondo filone delle indagini che vedrà nella figura del medico Francesco Narducci un elemento chiave, forse risolutore.
Membro di una delle famiglia più importanti e potenti di Perugia sarebbe stato a capo della misteriosa setta che ordinava gli omicidi esigendo l’asportazione dei feticci utilizzati poi in misteriosi riti.
Sembra la trama di un film di serie B (un horror ovviamente) ma non lo è affatto…sono numerose le prove che lo collegano ai delitti e il ritratto che filtra dalle pagine di questo libro, di una personalità ambigua e sfuggente, non contribuisce di certo a chiarire i molti punti oscuri.
A parlare è la moglie di Narducci, la signora della pioggia, incontrata per caso (?) da Cugia in un hotel vicino Firenze.
La donna che per cinque anni ha vissuto a stretto contatto con l’uomo che ora tutti chiamano mostro si confessa senza remore allo scrittore romano raccontando la sua versione della storia.
Ma la verità rimane ancora un miraggio.
Narducci fu trovato cadavere il 13 Ottobre 1985 e le circostanze della sua morte non sono ancora state chiarite.
Suicidio o “suicidato”?

Cugia non trova risposta alle mille domande che ci frullano nella testa, il suo non è il tentativo di scrivere una versione definitiva della storia del mostro, lui racconta, non giudica come dice verso la fine del libro.
E lo fa talmente bene che a tratti ci sembra di leggere un opera di fantasia, un thriller dalla costruzione perfetta che ti conquista fin dalla prima pagina ma che alla fine, ti lascia con l’amaro in bocca.
I buoni non trionfano sui cattivi, non ci sarà luce nel buio totale…alla fine sul campo di battaglia resteranno solo gli sconfitti.
Come la signora della pioggia, sposa giovanissima del bel Francesco, uomo quasi “perfetto”, dalle mille qualità e dai molti segreti.
Il suo sembra essere un sogno d’amore, una favola d’altri tempi ma il risveglio sarà tremendo e lei ne sarà annientata.
Come le sedici vittime del serial killer più famoso d’Italia che aspettano da vent’anni una giustizia che forse non avranno mai…chi impugnava la Beretta calibro 22 che dal ’68 all’85 fece strage di coppie in amore?
Chi armava la mano del Diavolo?

Leggete questo libro e traete le vostre conclusioni.
Al di là di qualsiasi altra considerazione Un amore all’inferno è un romanzo che non vi lascerà indifferenti, una testimonianza importante che si aggiunge alle altre, formando un quadro generale sfocato ma tangibile.
Dopo il cult radiofonico Jack Folla nel braccio della morte, Diego Cugia si conferma personaggio da tenere d’occhio e, se possibile, da approfondire.
sergio.T
00venerdì 20 luglio 2007 14:22
Legge bene questo Cugia, tanto per cominciare.
Ad esempio Dickens.
L'ho ripetuto mille volti in tutti i forum che ho frequentato ( due): Dickens per me e' amore infinito.
sergio.T
00venerdì 20 luglio 2007 14:32
Ciao Max. Leggo con grande attenzione le tue presentazioni, che guarda caso, riguardano autori che io non conosco ( bene cosi',mi incuriosiscono).
Cugia l'ho incrociato mille volte in libreria e mille volte non l'ho acquistato, un po' come successe con Genna ( a proposito, lo hai letto?) fino a quando su consiglio di Julia mi sono deciso e l'ho letto con piacere.
Un amore all'inferno mi sembra il miglior libro per conoscere questo autore: forse per il fascino della storia, forse perche' talmente famosa, penso che incomincero' da questa lettura.


Non dirmi che e' difficile da trovare?????
sergio.T
00venerdì 20 luglio 2007 14:41
Max, tu che opinione hai sul Mostro di Firenze?
dudley starks
00venerdì 20 luglio 2007 16:11
Un amore all’inferno non è un romanzo anche se a prima vista potrebbe sembrare il contrario.
Si avvicina di più ad un resoconto giornalistico, quindi se pensi che il genere possa essere di tuo gradimento te lo consiglio sicuramente.
Si trova facilmente, non dovresti avere problemi in questo senso.

Il Mostro di Firenze…che dire?
Ero piccolo quando è cominciata tutta questa storia e sinceramente non ho mai seguito la vicenda con particolare interesse.
Pensare che ad uccidere fossero solo tre contadini sbandati mi sembra riduttivo, dietro c’era molto di più e le recenti inchieste lo stanno a dimostrare.
La cosa che mi colpisce di più è che dopo tanti anni di indagini e processi siamo ancora al punto di partenza (o quasi).
Questo mi lascia pensare che alcune delle persone coinvolte dovevano essere molto potenti e forse persino legate ad ambienti politici.
Al punto in cui stanno oggi le cose scoprire la verità è quasi un’utopia.
Probabilmente rimarrà per sempre uno dei tanti misteri irrisolti nella storia del nostro paese.
E c’è ne sono parecchi…
sergio.T
00domenica 22 luglio 2007 18:16
Ah, Max, la penso pure io cosi'.
Del resto questi tipi di indagini che si allungano confusamente per anni, portano quasi sempre a un bel niente.
Solo confusione.

Riguardo a questo famosissimo caso non saprei che dire: e' riduttivo pensare che quei tre vecchietti siano stati gli artefici dei crimini ( mi sembra un poco strano) , ma e' anche vero che la mia sensazione mi porta a pensare che qualcosa sapessero...
Comunque , in generale, rimango dll'idea che il Mostro fosse una sola persona, perche' non credo alle ipotesi di sette o gruppi vari.
Sono rimasti nascosti ben piu' di venti anni...
sergio.T
00lunedì 23 luglio 2007 10:34
A Lovere ho cercato Un amore all'inferno e naturalmente non l'ho trovato.
Figuriamoci.
dudley starks
00mercoledì 25 luglio 2007 18:14
Re:
sergio.T, 23/07/2007 10.34:

A Lovere ho cercato Un amore all'inferno e naturalmente non l'ho trovato.
Figuriamoci.



Prova in edicola Sergio.
Venuti a conoscenza delle difficoltà che trovi nel reperire il libro i ragazzi di Repubblica e L’Espresso hanno deciso di inserire Un amore all’inferno nella collana Noir Italiano.
Il volume esce oggi in allegato ad uno di questi giornali ma lo puoi prendere anche senza (sempre che trovi un edicolante ben disposto [SM=g8455] ).

Costa 7.90 euro.




sergio.T
00giovedì 26 luglio 2007 09:22
grazie max, ma stamane alla prima edicola mi e' andata buca: non l'aveva !!!
Sono abbastanza abituato a queste peripezie: quando mi metto nella testa di comprare un libro, poi chissa' il perche', diventa introvabile
Persino se decidessi di prendere , che so io, un Faletti onnipresente, andrebbe a finire che vagabonderei da una libreria all'altra.
E' una congiura, lo so.
sergio.T
00mercoledì 8 agosto 2007 16:09
dopo mille ricerche in edicola ho letto un Amore all'inferno che ho trovato semplicemente in libreria a Lovere.
Quando torno ne parliamo, Max. ( comunque ho avuto una buona impressione)
sergio.T
00lunedì 3 settembre 2007 14:35
Ciao Max, dove sei finito? ho letto il Cugia da te consigliato e mi ha favorevolmente sorpreso. Una buona lettura ( se vuoi una sorta di reportage)
Scrittura lineare, semplice, ma coinvolgente: la dinamica del racconto e' vivace, intensa, e interessata.
Il Mostro di Firenze di Cugia e' un libro cronaca: una cronaca che per la sua efferatezza e' gia' di per se' affascinante, ( come tutti i misteri), ma che la penna del romanziere arricchisce di quelle sfumature che la rendono quasi unica.
Libro testimonianza ( vera o falsa) rappresenta giustamente una voce importante in quella storia. Una voce forse innocente o soprattutto vittima di quella inspiegabile " morbosita'" che trascende ogni morale comprensione.
dudley starks
00martedì 4 settembre 2007 17:43
Re:
sergio.T, 03/09/2007 14.35:

Ciao Max, dove sei finito?



Ecchime!!
Sono molto contento che il libro sia stato di tuo gradimento…io nel frattempo, in questi giorni di vacanza (i tuoi non i miei che sono finiti da un pezzo [SM=g8473] ) ho avuto poco tempo da dedicare alla lettura.
Ho letto Strade di sangue di Pelecanos ma non mi azzardo a consigliartelo. [SM=g8434]








sergio.T
00mercoledì 5 settembre 2007 10:54
Ciao max, ben ritrovato.
Si, il libro di Cugia mi e' piaciuto parecchio, ma va' detto che l'argomento ha inciso non poco: come tutti i misteri , anche quello del Mostro di Firenze, affascina la curiosita' di tutti.
Cugia, poi, e' davvero bravo a dare alla sua storia il carattere di puro reportage con sfumature romanzate.
Penso che non sia cosi' facile scrivere di cronaca con uno stile di pura narrativa: si rischia un pasticcio senza arte ne' parte, ma in questo caso , Cugia, se la cava benissimo.
Il libro si legge tutto di un fiato e mai una volta si ha l'impressione della banalita' o di un tema trito e ritrito.
Avere dato voce a una protagonista indiretta della vicenda - la moglie del Narducci - e' qualcosa di originale e comunque diverso dalla solita scontata ricostruzione dei fatti.
Questo Francesco Narducci..., che dire, Max? c'e' qualcosa che faccio fatica ad inquadrare, ma di certo, il tipo in questione qualcosa di poco chiaro deve pure avere avuto.
Ritengo che ben difficilmente si potra' dare una risposta definitiva a questa seriale serie di omicidi: troppo tempo e' passato e troppi incastri hanno fatto confusione. Certamente il libro di Cugia non vuole essere una risposta in piu' o una teoria in meno; il suo pregio sta nel suo intento puramente di testimonianza, senza pretese indagatorie, e senza nemmeno l'esigenza di fare del tema in questione , l'unico motivo d'attrazione.
Nelle pagine di Cugia, infatti, ho letto soprattutto un'attenzione al risvolto umano che puo' devastare una persona che vede crollare una propria vita sentimentale in qualcosa di piu' grosso di lei: Cugia e' attento alla delusione e all'incredulita' di una moglie a sapere di un marito diverso( forse) da quello che lei aveva sempre amato.
La domanda capitale dell'autore, in fondo , e' questa: si puo' davvero conoscere profondamente una persona anche se questa vive a tuo fianco da anni?
Bella domanda alla quale e' difficilissimo dare una risposta: ognuno avra' la sua opinione.
sergio.T
00lunedì 17 novembre 2008 11:55
Un amore all'inferno mi era piciuto molto.
Jack della folla, invece, pretende un attimo di sospensione del giudizio.
Incominciato ieri sera, non mi sta' deludendo, ma ho come l'impressione che non decolli con nessun tratto distintivo: forse mi aspettavo da questa voce di coscienza fuori dalle righe, qualcosa di piu' forte.

sergio.T
00martedì 18 novembre 2008 09:02
e' un dj che si ripete un po' troppo.
E poi, dai, e' fissato contro Berlusconi come fosse l'unico problema.

Questione talebani: se, se, se, se, se...., se eravamo noi italiani a fare questo e a fare quello, avrebbe voluto vedere cosa succedeva.
Ma che diamine di discorso e'? non sono stati ne' gli italiani, ne' i francesi, ne' gli olandesi.
Sono stati proprio i talebani, dunque inutili tutti questi se.
mujer
00martedì 18 novembre 2008 09:52
Sono stati i talebani a fare cosa?
sergio.T
00martedì 18 novembre 2008 09:53
Jack un filosofo delle radio, un critico della musica, un imbonitore dei fratelli: fratello qui, fratello la', fratelli su' fratelli giu'.
Fratello di chi , scusa?

Il tono classico dell'amico di tutti, quel tono che alla lunga risulta invadente, indisponente, fastidioso.

Ed e' un po' il tono proprio dei dj, almeno di alcuni.
Uno vuole ascoltare musica, non fratellanza.
sergio.T
00martedì 18 novembre 2008 09:56
i talebani e la loro cultura intransigente e fondamentalista.
I talebani e le donne schiave.
I talebani e la convivenza con il terrorismo.
I talebani e le mille cose sui talebani giuste e sbagliate che siano.

In olanda queste cose non succedono. Anche in francia. Anche in germania. Anche in Scozia.

Dunque: perche' porsi mille se?

Forse ci chiediamo : se non fossero gli Usa guerrafondai e lo fosse San Marino?
No, non mi sembra.
sergio.T
00mercoledì 19 novembre 2008 09:24
Cugia ha ragione: non si dovrebbero dire certe cose perche' se no salta su' il primo arrivato a dire che sei un populista e qualunquista? ah, che ridere! [SM=g8455]
sergio.T
00giovedì 20 novembre 2008 09:47
Nel complesso troppo ripetitivo su alcuni temi: Usa, guerra, Bin Laden, Berlusconi, talebani.
Alla fine annoia un poco.

Lo spunto generale e' - comunque - interessante. Manca pero' di quell'arguzia, di quella vivacita', di quella raffinatezza che contraddistingue un grande critico sociale.
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