Carlo Lucarelli

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sergio.T
00venerdì 19 settembre 2008 10:22
Carlo Lucarelli
(Parma, 26 ottobre 1960) è uno scrittore, conduttore televisivo, sceneggiatore e giornalista italiano.

Attualmente vive tra Mordano e Città di San Marino.

Biografia
Figlio di un medico, laureato con una tesi incentrata sulla Repubblica di Salò, collaborò con Dario Argento nella sceneggiatura dei film Phenomena (1985) e Opera (1987). Lavorò in quel periodo anche alla televisione e alla radio. Il suo esordio letterario avvenne con il giallo Carta bianca del 1990, il primo di una lunga serie di noir a sfondo poliziesco, genere per il quale è conosciuto anche all'estero. Tra gli altri, ricordiamo "Almost Blue", suo bestseller da cui è stato tratto anche un film.

Molteplici sono le attività di cui Carlo Lucarelli si è occupato: dal romanzo giallo-noir (Laura di Rimini del 2001) alla TV, sia come autore di un programma condotto da Adriano Celentano sia come conduttore (Blu notte - Misteri Italiani dal 1998), firmando anche soggetti di fumetti seriali come Dylan Dog 153 - La strada verso il nulla. Collabora anche con diverse riviste (Il Manifesto, L'Europeo, Il Messaggero ad esempio) ed ha vinto numerosi premi letterari.

Inoltre Lucarelli ha scritto la sceneggiatura per numerosi spettacoli di Feste medievali, come La gabbia della dannazione eterna (1996) e Belfagor, ovvero la vanità del Diavolo (2002) entrambi rappresentati alle Feste medievali di Castrocaro e il più recente Korn lo sfracello di Dio (2006), alle Feste medievali di Brisighella.

Creatore del "Gruppo 13" (associazione di scrittori di romanzi gialli della Romagna) egli cura una rivista telematica: Incubatoio 16 ed è docente di scrittura creativa alla Scuola Holden a Torino e nel carcere Due Palazzi di Padova.

Dopo un breve periodo di pausa, nel 2006, è ritornato in TV, prima con la fiction diretta dai fratelli Manetti: L'ispettore Coliandro, di cui Lucarelli è il creatore, poi con Milonga Station. Nel 2008 è in onda una serie di quattro film tv tratti dai romanzi del Commissario De Luca.

È da poco uscito un suo nuovo romanzo per Einaudi dal titolo "L'ottava vibrazione".
sergio.T
00venerdì 19 settembre 2008 10:23
Corriere della Sera
Lucarelli su Rai3, il Pdl attacca:
è fazioso
Il giallista-conduttore: «Blu notte» è moderato, per altri sono allineato al potere

ROMA — Nuovo attacco di Paolo Romani, sottosegretario Pdl alle Comunicazioni, ai programmi di Raitre: «Trovo che la militanza ideologica di alcuni programmi della Rai, in onda soprattutto sulla terza rete del servizio pubblico, sia inaccettabile». Era lo stesso concetto espresso in un'intervista di due giorni fa.


Ma ieri Romani ha parlato soprattutto di «alcune trasmissioni della domenica sera, eccessivamente politicizzate e militanti contro il premier Silvio Berlusconi». Il riferimento è stato chiaro, palinsesto alla mano: si trattava di «Blu notte» di Carlo Lucarelli che domenica sera ha dedicato la puntata ai rapporti tra mafia e politica con tre casi, cioè Andreotti, Dell'Utri e Cuffaro. Immediata la replica dell'interessato, cioè Lucarelli: «Respingo ogni accusa di militanza politica. Anzi definirei "Blu notte" un programma addirittura moderato. Noi ci limitiamo a citare, nel modo più piano e direi addirittura piatto, gli atti giudiziari. E tra quelli scegliamo sempre i più leggibili, dove non sia in agguato una possibile querela. Infatti ci hanno definito "allineati al potere" così come "comunisti". Non dipende da noi ma dalle carte». Nel caso di domenica, afferma Lucarelli, la replica di Andreotti è stata affidata a interviste di repertorio e quella di Cuffaro, su indicazione dell'interessato, al proprio avvocato. «In quanto a Dell'Utri gli abbiamo chiesto un'intervista ma non l'abbiamo ottenuta. Quindi abbiamo mandato in onda materiale di repertorio con sue dichiarazioni e altre di Silvio Berlusconi. Liberi tutti di manifestare critiche sul programma. Ma parlare di militanza politica, no. Non posso sinceramente accettarlo ».

Ha parlato anche il direttore di Raitre, Paolo Ruffini: «Sono orgoglioso del nostro lavoro. La rete è portatrice di una militanza professionale, giornalistica e di libertà perciò non mi riconosco in questa analisi. In democrazia i programmi possono essere tranquillamente criticati ma sarebbe più grave se il governo operasse una censura». Ma ieri Romani è tornato sul nodo di fondo della Rai. Ovvero sulla riforma dei poteri del direttore generale che potrebbe diventare un amministratore unico. Dice Romani: «Ora il direttore generale deve sottoporre al consiglio qualsiasi spesa superiore ai 2.5 milioni di euro in un'azienda che fattura centinaia di milioni di euro, così non è possibile una gestione sensata. E poi il Cda ha voce in capitolo su un enorme numero di incarichi. Se si apre una disponibilità al confronto, gli strumenti ci sono. Si può fare un decreto». Irritata la replica di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl: «Nessun decreto, la riforma la fa il Parlamento. Romani non è neanche ministro, troppi annunci fanno male». Sempre Gasparri avverte l'opposizione: «Abbiamo chiesto garanzie non solo per la nomina del presidente della Vigilanza ma anche dei vertici Rai. È nell'interesse della minoranza, che deve indicare presidente della Vigilanza e della Rai».
sergio.T
00venerdì 19 settembre 2008 10:23
Ah ah ah ah! che ridere! [SM=g11247]
mujer
00domenica 21 settembre 2008 11:24
Ecco il video della trasmissione Blunotte di Raitre - domenica 14 settembre 2008
sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 10:04
Mistero in blu: una piacevolissima , quanto spaventosissima, lettura.
Lucarelli quando scrive saggi di questo tipo , risulta autore di ottima fattura.
La penna di uno scrittore in veste di cronista.
Con le debitissime proporzioni ricorda i racconti di Cronaca di un Buzzati ( ma il secondo e' ineguagliabile , naturalmente).

Misteri in blu e' una raccolta di sette delitti avvenuti negli ultimi anni in Italia ( anni 75/97): ogni delitto e' presentato in un modo diretto e bellissimo.

Innanzitutto: presentazione del delitto, presentazione della citta' dove e' avvenuto, e infine assegnazione a un famoso giallista scrittore della storia in oggetto sulla quale poteva scrivere un delitto simile. Con il suo stile, naturalmente.

La struttura e' godibilissima.

Il libro e i singoli delitti sono arricchiti , oltre che da una fedele ricostruzione di pura cronaca, da testimonianze e pareri di criminologi e dal Commissario responsabile della Polizia scientifica di Bologna che porta nelle sue righe, analisi di una ricchissima competenza in materia.
Ad esempio: quello che per una persona normale rimarrebbe muto e silenzioso in una scena di un delitto, per la Polizia Investigativa e scientifica, assume un'importanza etrema. Anche il piu' piccolo particolare viene notato e viene ricostruito del suo nascosto significato.

Il caso Rolex nel delitto Alovandi e' eclatante in questo senso.

Leggero' altro di Lucarelli: seppur non graditissimo nei miei gusti personali, mi piace molto la sua pacatezza ( anche come presentatore) e il suo stile nel " raccontare".



sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 14:24
Nuovi misteri d'Italia
Dalla strage di Bologna a quella di Ustica, dall'omicidio di Pier Paolo Pasolini a quelli di Alceste Campanile, di Beppe Alfano e di Wilma Montesi, dai delitti del bandito Giuliano e della mafia a quelli del mostro di Firenze, Carlo Lucarelli torna a indagare la parte nascosta dell'Italia, gli intrecci tuttora inspiegati fra politica, crimine e società in un nuovo libro basato sulla trasmissione televisiva "Blu notte". La narrazione, attraverso gli strumenti letterari del giallo, consente di approfondire le storie rispetto alla sceneggiatura televisiva, ma mantiene costante la fedeltà ai documenti dando voce a tutte le ipotesi e a tutte le piste.
sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 15:54
Criminologia
La criminologia è la scienza che studia i reati, gli autori, le vittime, i tipi di condotta criminale (e la conseguente reazione sociale) e le forme possibili di controllo e prevenzione. È una disciplina sia teorica che empirica, sia descrittiva che esplicativa, sia normativa che fattuale.

L'oggetto fondamentale di studio è il reato, la cui definizione è esclusivamente sociale. Sono stati fatti in passato tentativi di arrivare a definire dei crimini naturali, condivisi come tali da tutte le culture, ma essi hanno portato sostanzialmente ad un nulla di fatto; il reato non è un fatto biologico o assoluto, ma il frutto di una certa definizione sociale che varia in funzione del tempo (storia) e dello spazio (geografia), ossia varia da cultura a cultura. Crimine, diritto e cultura sono pertanto concetti profondamente interrelati tra loro.

Un interessante campo di studio della criminologia, che ha a che fare proprio con la sua concezione relativistica, riguarda lo studio della percezione di gravità dei reati. Il codice penale colloca i reati in un ordine di gravità mediante differenze di intensità nella pena prevista. Tuttavia la percezione collettiva dei reati stessi, il modo cioè in cui l'opinione pubblica li valuta in un determinato momento storico, può essere notevolmente diversa. Sono stati proposti degli indici di gravità soggettiva dei reati in modo da classificare le condotte criminali non più in accordo con la gravità della pena prevista, ma secondo l'intensità dell'attribuzione di gravità da parte di un campione rappresentativo dell'opinione pubblica. Tuttavia, compito prioritario della criminologia, rispetto il diritto penale, è quello di ricordare ai giuristi che "il reo va sempre perseguito per quello che fa, non per quello che è".

Origini storiche
Dal punto di vista storico, i primi albori della criminologia si hanno con l'affermarsi della cultura illuminista nel XVIII secolo e in particolare con l'intellettuale giurista italiano Cesare Beccaria e il suo trattato Dei delitti e delle pene. Nasce in questo contesto la cosiddetta scuola classica, imperniata sui concetti liberistici del diritto penale.

Successivamente, nell'Ottocento, con lo sviluppo delle scienze empiriche (psicologia, sociologia, antropologia), nasce la scuola positiva, che si articola in due direzioni: lo studio dell'uomo che delinque secondo l'approccio medico-biologico dell'antropologia criminale (Cesare Lombroso), e lo studio sociologico delle condizioni che favoriscono la commissione differenziale di reati in funzione del ceto sociale di appartenenza.

In seguito, con il moltiplicarsi delle ricerche e delle conoscenze psicologiche, la scuola positiva assume un indirizzo psicopatologico e psichiatrico. La delusione conseguente alle eccessive aspettative che si erano formate in relazione alla possibilità di affrontare scientificamente i problemi della criminalità porterà all'emergere di approcci di criminologia critica (di impostazione marxista) e di anticriminologia da un lato, e dall'altro al riemergere della scuola classica nel filone oggi denominato neoclassico.

La criminologia moderna
Attualmente la criminologia si configura come una scienza multidisciplinare ed interdisciplinare che ricorre preferenzialmente ad un approccio multifattoriale. Non c'è infatti un'unica causa universale dell'agire criminoso, bensì una costellazione mutevole di possibili variabili causali. Queste andrebbero valutate caso per caso nello specifico contesto sociale sotto il profilo della criminogenesi e della criminodinamica. L'idea dominante è quella della Nuova Difesa Sociale: è giusto che la società si difenda dalle condotte criminali ma è imperativo il massimo rispetto dei principi dello stato di diritto, puntando al pieno reintegro nella società per chi ha commesso dei reati. Ciò è possibile attraverso opportuni trattamenti durante il periodo detentivo e soprattutto favorendo il ricorso a misure alternative alla detenzione (ad es. semilibertà, liberazione anticipata, detenzione domiciliare, affidamento in prova al servizio sociale) e programmi di recupero.
sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 15:56
Teorie di Criminologia
Le teorie criminologiche
Sono state proposte molte teorie per spiegare i fenomeni criminali. Esse si possono dividere in:

teorie biologiche
teorie psicologiche
teorie sociologiche
La tendenza della criminologia contemporanea procede verso l'integrazione di più teorie particolari (biologiche, psicologiche o sociali) in teorie multifattoriali che cercano di interpretare il comportamento criminoso secondo più parametri esplicativi e a livelli diversi di lettura.


Teorie biologiche
Fra le prime teorie biologiche vanno ricordati gli studi di Cesare Lombroso sul delinquente nato e sul concetto di atavismo, oltre che le indagini sui fattori genetici, ormonali, psicopatologici e neurologici dell'agire criminoso.

Nei decenni passati ebbe un certo credito la teoria del cromosoma Y soprannumerario. Nel patrimonio genetico umano normale sono presente due cromosomi sessuali: XX nel caso delle femmine e XY nel caso dei maschi. Il cromosoma Y è quindi quello che determina l'acquisizione del sesso maschile. In un certo numero di casi di soggetti ricoverati in manicomi criminali, o incarcerati per gravi reati, si è osservata la presenza della trisomia XYY, cioè la presenza di un cromosoma Y aggiuntivo. Poiché la frequenza statistica dell'anomalia XYY appariva piuttosto elevata tra i soggetti internati e caratterizzati da comportamenti violenti, si è pensato che questa anomalia potesse essere una delle basi della condotta criminale. In realtà, dal punto di vista metodologico, c'era un grosso problema in questi studi: mancava il confronto con un gruppo di controllo di non internati. Può darsi infatti che la frequenza statistica della sindrome XYY sia la stessa nella popolazione generale, in cui non è stata misurata. In assenza del confronto con il gruppo di controllo, non è possibile trarre alcuna conclusione attendibile.


Teorie psicologiche
Fra le seconde si ricordano i modelli di derivazione psicoanalitica come ad esempio la teoria del delinquente per senso di colpa e la teoria della carenza del Super-Io a sua volta connessa al concetto di "poliziotto interno", la teoria della deprivazione affettiva di Bowlby e le teorie di derivazione comportamentista basate sul concetto di condizionamento. In particolare ha avuto notevole diffusione la teoria della frustrazione-aggressione di Dollard e Miller. Studi sperimentali hanno provato che la frustrazione (cioè l'impedire a un soggetto di raggiungere una meta od obiettivo importante per lui) tende a generare aggressività, la quale può scaricarsi sia direttamente sulla causa o fonte della frustrazione, sia indirettamente su altri soggetti per così dire più accessibili. Secondo questa teoria dunque alla base del comportamento criminale potrebbe esserci un accumulo di aggressività da frustrazione. Gli studi di Bowlby hanno invece provato che condizioni precoci di deprivazione affettiva e relazione possono avere effetti duraturi sulla personalità individuale, portando alla tendenza ad atteggiamenti rivendicativi e di compensazione, della quale alcune manifestazioni possono consistere proprio in condotte devianti.


Teorie sociologiche
Infine, fra le teorie sociologiche si ricordano quella degli ambienti o contesti criminogeni (teorie ecologiche della criminalità), la teoria delle associazioni differenziali di Edwin Sutherland, quella delle identificazioni differenziali, la teoria del conflitto culturale, le teorie fondate sul concetto di anomia (maggiore è la tendenza anomica in una società, maggiore è la frequenza di reati in quella stessa società). Spesso i comportamenti criminosi si manifestano nell'ambito di subculture criminali che trasmettono ai propri membri dei valori strutturati tanto quanto quelli propri della cultura generale non criminosa di cui le stesse sottoculture fanno parte. I sociologi hanno anche evidenziato l'importanza dei processi di stigmatizzazione nella formazione dell'identità criminale e nel suo consolidamento in un vero e proprio progetto di vita deviante. In altre parole, talvolta è la stessa reazione sociale squalificante ed emarginante nei confronti della devianza e della criminalità ad agire come fattore criminogeno. La teoria dell'etichettamento (labelling) punta il dito sulle conseguenze negative della stigmatizzazione ed è alla base dell'approccio nei confronti della criminalità minorile che si fonda sull'evitare il più possibile la carcerazione per i minori e la loro esclusione dal normale circuito delle relazioni sociali.

sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 15:57
Polizia Investigativa ( scienza dell'investigazione)
Dalla fine dell'Ottocento, dai tempi della scoperta delle impronte digitali, l'investigazione criminale ha percorso un lungo cammino. Oggi, ad esempio, l’analisi del DNA fornisce un nuovo tipo di impronta, che consente di risalire con straordinari livelli di precisione alla individuazione dell’autore di alcuni reati. Diventa sempre più rilevante il contributo della scienza e delle nuove tecnologie alle investigazioni giudiziarie. La cronaca mostra che, sempre con maggiore frequenza, i casi delittuosi vengono affrontati attraverso sofisticate metodologie d'indagine, che fanno appello alla criminalistica e alle scienze forensi, dunque a quelle svariate discipline (le cosiddette "scienze della natura", separate e distinte dalle "scienze dell'uomo"), che si occupano dell’esame di reperti e tracce rinvenute sulla scena di un reato: genetica forense, balistica, tossicologia, medicina legale, microscopia elettronica. Nel processo, queste discipline sono risultate sempre più rilevanti, spesso fondamentali, per incastrare un omicida o per scagionare un innocente (anche relativamente a fatti giudiziari lontani e definiti). Spesso si confonde la criminologia con la criminalistica, o con l'investigazione, o con l'investigazione criminale, anche se si tratta soltanto di settori limitrofi. Concettualmente, l'investigazione è un settore distinto dalla criminalistica, e la stessa criminalistica dovrebbe essere chiaramente distinta dall'investigazione criminale propriamente detta: mentre la criminalistica risponde alla domanda sul "come", o sul "dove" è stato commesso un delitto, l'investigazione criminale risponde alla domanda sul "chi" ha commesso un delitto. Propriamente, l'investigazione è un settore più ampio dell'investigazione criminale: di fatto, accanto all'investigazione criminale, esistono l'investigazione giornalistica, l'investigazione in merito a problemi che non hanno rilevanza penale, e così via). In Italia il primo corso di laurea in "Scienze dell'investigazione" è sorto all'università di L'Aquila per opera di Francesco Sidoti, che fra l'altro sottolinea: «L’investigazione viene svolta da un soggetto naturalmente ignorante, fallibile, spesso fazioso e superstizioso, sempre sovrastato da un’eccedenza di percezione, in un contesto storico caratterizzato da una sovrabbondanza incomparabile di stimoli, di informazioni, di delitti. I vocaboli inglesi detective e detection derivano dal latino detegere: scoprire, scoperchiare; eppure, soprattutto oggi nell’investigazione il rischio più grande e più frequente è il rischio di sbagliare. Nella scienza, come nell’investigazione e nel processo penale, il metodo dovrebbe essere rivolto principalmente, prima che a scoprire la verità, a scoprire l’errore» (Cfr.: "Investigazione e Criminologia, Giuffrè, Milano 2006 p.203).

sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 16:22
Leggendo Lucarelli e' impossibile evitare di leggere piu' approffonditamente certi temi. ( lo si dovrebbe fare sempre)
Leggere un noir cosi' per il puro gusto di leggere, non serve a niente se non a soddisfare il gusto della mera lettura ( il piu' delle volte, oltretutto, ripetitivo ).
Ci sono thriller e noir assolutamente inverosimili: del resto un genere cosi' inflazionato non sfugge alla regola propria dell'inflazione: essendocene troppo non ha piu' nessun valore.
Roba da buttare.
Allora e' il caso - per godere di una buona lettura per davvero - di leggere i migliori gialli o noir comparandoli con una realta' che ci circonda : cosa e' in effetti il crimine? quale rapporto individuo/societa' nasconde una azione criminosa? cultura, educazione, atavismo: quali di queste tre componenti determinano il crimine? e quale crimine "affascina" di piu' il mondo reale?
Nell'immaginario collettivo perche' alcuni crimini rimangono piu' impressi di altri?
Lucarelli, ad esempio , questa domanda la pone all'inizio di Mistero in blu.

E anche le testimonianze dirette ( criminologia e polizia investigativa) sono infinitamente superiore a un racconto noir scritto dal miglior giallista.
La realta' e' superiore alla fantasia: meno romanzata, piu' diretta, piu' vera.

Tanto e' vero che lo dimostra ( forse) il percorso di Lucarelli stesso: all'inizio della sua carriera incomincio' con romanzi e racconti, per poi deviare piano piano verso la cronaca.
Presentazioni tv, programmi ( Blu notte), saggi su temi ed eventi criminosi.
La cronaca nera riportata in modo narrativo ma reale nel suo accadere: le cronache di Buzzati ( anni 50) sul Corriere della sera hanno destinato a memoria duratura famosissimi delitti che ancora oggi chiedono una soluzione.
Rapportandolo alla letteratura di genere , invece, ci si accorge che decine di noir letti solo due anni fa , sono gi'a dimenticati e caduti in oblio nella nostra memoria.
Dunque: il crimine come cronaca e' una lettura ( per chi l'apprezza) superiore al genere di fantasia narrativa : e' piu' emotiva perche' interessa direttamente la realta' che ci circonda ben piu' pesante dele pagine che leggiamo di un qualsiasi noir.


sergio.T
00mercoledì 1 ottobre 2008 16:50
La cronaca piu' interessante di un genere inflazionato
Il caso Garlasco, per fare un esempio, suscita maggior attenzione di riflessione di qualsiasi libro giallo.

Un romanzo di Klavan (citato da Lucarelli insieme a molti altri) improvviserebbe un finale in fondo necessario al suo libro: tutti i gialli o i thriller in genere finiscono in modo univoco. Il colpevole viene arrestato.
Qui le cose stanno diversamente: c'e' un indiziato e basta ( un forte indiziato) e in altri casi nemmeno questo. ( imprevidibilita')

Lucarelli in alcune sedi consiglia dieci regole per un buon giallo: alla decima pero' si legge - " dimenticare le altre nove regole" - volendo cosi' anche dire che non ci sono regole precise in crimini reali.
Non e' detto che ci sia un colpevole; non e' detto che lo si arresti; non e'detto che si capisca la dinamica del crimine; non e' detto che tutto venga archiviato.

Se avessimo potuto seguire in diretta l'evento di Garlasco ( dinamica, testimonianza, indagine, deposizione, interrogatori, verbali, rinvio a giudizio o archiviazione) probabilmente la " lettura" di tutto questo sarebbe risultata nel complesso molto piu' avvincente di un racconto thriller. E cosi' per il caso di Perugia.

I mass media hanno percepito questo tipo d'interesse: non ultime infatti, le sempre piu' numerose programmazioni serali su argomenti di questo tipo, testimoniano come l'immaginario collettivo venga scosso da certi tipi di traumi sociali ( un omicidio seppur singolo rimane una frattura sociale per un processo d' immedesimazione che non capita nella semplice lettura).

E poi: la presentazione d'immagine.
Le scalette dei programmi sono sostenute da ritmo, colore e musica: il loro succedersi ad intervalli ( Matrix per fare un esempio) veloci e contradditori tra loro; le riprese in diretta sulle indagini della polizia investigativa; le testimonianze di testimoni oculari o indagati - tutto questo - oltre al dato di vera cronaca, determinano un'avvicinamento al crimine molto piu' sostenuto della lettura di un thriller che puo' solo determinare una copia sbiadita dell'evento.
( per tutti i generi svalutati, in fondo, vale lo stesso discorso)

In fondo si sostiene: la cronaca e' superiore alla narrativa di genere.
sergio.T
00giovedì 2 ottobre 2008 12:27
Interessante il caso Garlasco.
Adesso - guarda caso nell'imminenza della decisione della procura di Vigevano - l'indagato dice " non processatemi se no e' persecuzione"
Oppure: " vorrei riallacciare i rapporti con la famiglia di Chiara".

A prescindere dalla sua colpevolezza o innocenza, risulta chiaro come il sole, che troppe domande rimangono senza risposte e queste risposte qualcuno le deve pur dare.

Un esempio? e' persecuzione dice il sospetto, ma alla domanda di come abbia fatto a camminare sul luogo del crimine senza sporcarsi minimamente le scarpe, non risponde o dice : " non lo so" .
Dunque: questa domanda va' rifatta non una, non cento, ma mille volte: " come hai fatto?" e fino a quando non dimostra logicamente questo tipo di possibilita' , questa indizio s'ingigantisce sempre piu'.

Potrebbe dire: " sono come Gesu' e cammino sulle acque"
Oppure: " che volete che vi dica? io so volare" ma questo non basterebbe: dovrebbe dare una dimostrazione di questa sua capacita' andando al processo volando e sempre volando rilasciare la sua deposizione.
Perche' un processo deve essere fatto. ( e non e' persecuzione)

sergio.T
00giovedì 16 ottobre 2008 14:30
Quasi per caso mi e' passato sotto mano L'ottava vibrazione di Lucarelli.
Sempre per caso me lo sono preso e portato a casa.

Si dice che e' un Lucarelli diverso dal solito, lontano dalla sua ambientazione preferita, il giallo noir.
Meglio cosi': almeno ha il coraggio di scrivere qualcosa di diverso e non di adagiarsi su un leit motiv stereotipato.

Cosa che non fanno tanti suoi colleghi di genere, che una volta messo piede in quella cantina letteraria del thriller - perche' di scantinato trattasi - non ne escono piu', manco per sogno.
Gli autori americani di " genere" poi, sono impareggiabili : s'inchiodano e s'incatenano addirittura, per paura di scivolarne fuori.
E fuori che farebbero? che scriverebbero? i listini prezzi degli ortaggi, forse?

sergio.T
00venerdì 17 ottobre 2008 10:23
adesso si parla di New epic italian: ecco, l'ultima tendenza fondata dai Wu Ming.
Siamo alle solite: le mode imperano.
sergio.T
00lunedì 20 ottobre 2008 11:26
Lucarelli sulla New Italian Epic
Un giorno ho visto una fotografia d´epoca coloniale che raffigurava insieme soldati italiani e abissini e mi sono accorto che dovevo tenere a freno il mio immaginario perché non li trasfigurasse e reinterpretasse istintivamente in Apache di Toro Seduto e giacche blu del 7º Cavalleria. Poi mi sono accorto che ne sapevo molto di più della battaglia di Little Big Horn che di quella di Adua e che avrei saputo declinare tutte le trasformazioni del generale Custer – dall´eroe con i capelli biondi di quando ero piccolo all´assassino di bambini di Piccolo Grande Uomo – ma che Vittorio Bottego – con una biografia degna di un Kurtz conradiano – restava solo una statua che dominava il piazzale in cui sono nato, a Parma. E allora mi sono chiesto perché rinunciare a tutto questo, ad un patrimonio di narrazione proiettato nel passato, nel futuro e anche in un presente da perforare con un carotaggio narrativo da pozzo petrolifero.
Per questo raccolgo con entusiasmo ed enorme interesse le riflessioni dei Wu Ming sulla Nuova Epica Italiana, riconoscendomi praticamente in molte delle loro considerazioni. Praticamente, dico, nel senso di una prassi letteraria, di una ricerca fatta di libri e di romanzi che da parte mia e da quella di altri colleghi cerca di raccogliere il fascino della frontiera, della sfida con un nuovo far west.
Una nuova frontiera che non è soltanto fisica (nuove ambientazioni, nuovi mondi da creare ed esplorare), e non è soltanto narrativa (nuove trame, nuove avventure, diverse tecniche di montaggio, temi ed emozioni estreme) ma è anche stilistica (parole nuove, nuove costruzioni, nuove costruzioni in quelli che i Wu Ming chiamano i romanzi mutanti).
Una narrativa di ampio respiro per raccontare e interpretare il mondo, con un linguaggio nuovo e concreto, come a suo tempo fecero gli scrittori del Grande Romanzo Americano per raccontare le contraddizioni e le trasformazioni del loro paese.
Anche attraverso la storia, che per noi italiani non essendo mai passata è sempre attuale e presente (mi autocito anche io con falsa modestia con la mia Ottava Vibrazione), anche attraverso la narrazione della quotidianità nascosta della Camorra di Saviano, o degli italian tabloid di De Cataldo, o l´epica mutante di Wu Ming, solo per citare qualcuno.
La cosa bella è che, come dice Wu Ming, tutto questo sta già accadendo da un pezzo, con tanti autori e con tanti libri che tutto questo già lo fanno in una ricerca che non si ferma a contemplarsi l´ombelico dei risultati raggiunti ma si mette in gioco ogni volta in un modo più alto e più impegnativo. Per questo, anche se le definizioni critiche non sono così importanti, quella di New Italian Epic non è un´etichetta inventata a tavolino.
E´ una sfida che personalmente ho raccolto con passione. Una corsa nella prateria di un nuovo far west che si apre con possibilità entusiasmanti ed infinite. Chiamatela Nuova Epica Italiana, narrativa di ampio respiro, grande romanzo italiano, chiamatela come volete, i nomi – ripeto – non sono importanti. L´importante è proprio la sfida, il desiderio, per chi se la sente e ne ha voglia, di mettersi a correre verso una nuova frontiera.
Concludo con una considerazione di cui magari non c´è affatto bisogno ma che io faccio lo stesso.
In ogni caso chiunque è libero di scrivere quello che gli pare. Sembra una cosa ovvia, ma dal punto di vista letterario noi siamo il paese dei manifesti, del romanzo è morto, delle etichette programmatiche che spesso nascono sul nulla dalla fantasia delle redazioni culturali dei giornali o degli uffici stampa delle case editrici. Le etichette si conquistano sul campo, arrivano dopo a spiegare quello che già esiste e diventano parte integrante del suo movimento. E chiunque, dal più intimo minimalista al giallista più classico, se scrive con sincerità, è altrettanto utile e importante.
sergio.T
00lunedì 20 ottobre 2008 15:05
incominciato oggi ma con uno spirito ben diverso.
Lucarelli e quello di lui letto in passato mi avevano sempre soddisfatto ( Almost blu in tono minore).
Ma ora che vengo a sapere di avere in mano un libro epico, la lettura assume una responsabilita' maggiore: qui, non si scherza, qui' si butta uno sguardo obliquo sulla narrazione, per vedere quale media algebrica ne' risultera'.

Lucarelli, comunque, continua a picermi sia come scrittore sia come presentatore. ( qualche mania gli e' perdonata).
sergio.T
00lunedì 20 ottobre 2008 15:11
a parte tutte le battute: il manifesto dei Wu Ming, pur essendo una debolezza tipica di questa letteratura italiana senza un vero fondamento e alla disperata ricerca di una propria identita', merita per chi ne avesse voglia e tempo, di essere letto.
E' molto difficile e impegnato e una volta superato lo stupore di leggere cose tanto astruse ( ma in fondo che cosa pensano d'inventare') puo' risultare motivo di riflessione.
Io non l'ho letto tutto: l'ho letto a spizzichi e boccono e ho fatto testo - per farmene un'opinione - su alcuni sunti sparsi qui' e la' in rete.

Credo che per gli scrittori italiani ( alcuni davvero bravi) sia meglio pensare a continuare a scrivere senza chiedersi se sono epici o meno; e senza nemmeno farsi troppe domande sul proprio genere, sul proprio stile, sul proprio linguaggio.
Non credo, tanto per fare un nome, che un McCarthy "qualsiasi", si faccia tante menate mentali ( per non dire altro) quando prende in mano una penna e un foglio.
sergio.T
00martedì 21 ottobre 2008 09:01
epica lettura delle prime 50 pagine del romanzo di Lucarelli;
un Lucarelli che in genere mi piace molto, o che comunque tolgo dal manipolo di quegli scrittorini da strapazzo, tanto in voga sul suolo italico.
Epica lettura dunque di questo inizio dell'Ottava vibrazione, romanzo a grande respiro sul colonialismo italiano.
La new epic, infatti, respira a grandi e lunghi respiri, per poi trattenersi in apnea per qualche capitolo di queste immersioni oblique.
Da ieri ho radicalmente capovolto il mio modo di leggere: all'inizio di ogni romanzo mi chiedo immediatamente: e' epico o no quello che leggo? e' epico o no il mio modo di sedere sul divano mentre leggo? e infine, per non sbagliare, mi chiedo se e' epico o no , il mio segnalibro. Non si sa mai: non vorrei contaminare l'epicita' di questo nuovo avvento nella letteratura italiana.
mujer
00martedì 21 ottobre 2008 09:10
Ma io ricordo che epica era l'opera che narrava le gesta eroiche del protagonista.
Qua ho l'impressione che gli eroi vorrebbero essere loro, gli scrittori.
Se è così siamo a posto...
sergio.T
00martedì 21 ottobre 2008 09:24
Qualche nome e qualche titolo fatti da Wu Ming 1? Giancarlo De Cataldo con Romanzo criminale e Nelle mani giuste, Giuseppe Genna con Grande Madre Rossa, Dies Irae e Hitler, Antonio Scurati con Una storia romantica, chi scrive con il suo “ciclo del metallo”, gli stessi Wu Ming / Luther Blissett con Q, 54, Manituana, Roberto Saviano con Gomorra (oggetto narrativo di collocazione incerta, nelle sue forme di reportage iperrealista, da troppi ascritto per abbaglio al filone giornalistico), Carlo Lucarelli con L’ottava vibrazione, Girolamo De Michele con Scirocco, ecc. E poi Zaccuri, Philopat, Babsi Jones, Helena Janeczek, il Camilleri de La presa di Macallè, il Carlotto di Cristiani di Allah, e decine d’altri.

Evangelisti
sergio.T
00martedì 21 ottobre 2008 11:11


L'ottava vibrazione: e' un Lucarelli epicamente diverso.
Non e' il classico noir, ma un'affresco di situazioni diverse tra loro.
Per l'appunto geografia, storia, sentimenti, ma anche un killer di bambini assassinati. E del relativo poliziotto ossessionato dalla sua cattura.
La scrittura? poco piacevole. Mi sembra che non abbia lo stesso stile di Mistero in blu.
La' un saggio di cronaca, qui' narrativa.

19 euro il prezzo di copertina per questo epico romanzo.

Piu' leggo Lucarelli ( che mi piace) e piu' mi convinco che sia meglio come saggista e cronista.
sergio.T
00mercoledì 22 ottobre 2008 10:20
ancora piu' convinto: se sai scrivere noir, scrivi noir e basta.
sergio.T
00giovedì 23 ottobre 2008 12:25
non avessi mai letto della new italian epic , leggendo L'Ottava vibrazione, mai e poi mai,mi sarebbe venuta in mente una etichetta simile. Avrei detto: narrativa con riferimenti storici. Al massimo.
E invece no, c'e' tutta una media lagebrica letteraria che determina questo romanzo come epico.
A pag.250, o giu' di li', io non me ne ero accorto.
Meno male che esistono i Wuming.
sergio.T
00domenica 26 ottobre 2008 14:07
Alla fine : epicamente inutile leggerlo.
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 09:47
Un romanzo che non decolla: pagina dopo pagina si spera in qualcosa di meglio, ma cosi' prosegue per 450 pagine ininterrottamente.
Una scrittura elaborata (o cosi' vorrebbe essere) frammista di piu' coniugazioni: presente, passato remoto.
Varie lingue, vari dialetti, giochi di parole noiosi.
Questa e' la frontiera delle nuova epica italiana: un guazzabuglio di trovate per cercare delle novita'. Sembra quasi che si stia leggendo un compito d'esercitazione: quei compitini di componimento sulle variazioni possibili di un tema.
Lucarelli non convince affatto con questa sua nuova opera: gli si rende il merito di avere voluto cambiare strada, di avere voluto cimentarsi con un romanzo di respiro storico, ma tutto si limita a questo.
Il risultato non e' all'altezza delle aspettative, anzi a pagina 450, si e' felici di avere finito una lettura che mai e' riuscita a scaldare l'interesse.

L'ottva delusione , sarebbe un titolo piu' appropriato.
mujer
00lunedì 27 ottobre 2008 15:37
ahahahah

perchè non ti proponi come suggeritore di titoli?
saresti richiestissimo! [SM=g11775]
sergio.T
00lunedì 27 ottobre 2008 15:58
puo' darsi, mi hai dato un'idea. [SM=g8950]
sergio.T
00giovedì 26 febbraio 2009 11:23
Nuovi misteri d'Italia: si ritrova il Lucarelli migliore, il Lucarelli giornalista di cronaca nera.
Stile liscio senza fronzoli; capacita' di sintesi; scrittura limpida; temi appassionanti come e' appassionante ogni mistero.
Ma lasci perdere la New Epic e scriva quello che sa scrivere bene.

sergio.T
00lunedì 23 marzo 2009 11:00
Scena del crimine.
Con la collaborazione di Picozzi.

Una lettura terrificante. Ci vuole un po' di stomaco per certi passaggi.

sergio.T
00lunedì 30 marzo 2009 16:47
Me le ricordo tutte quando ero ragazzino, le bande criminali che imperversarono per Milano: i titoloni della Notte leggendario quotidiano serale di milano, citato anche da Lucarelli.
La banda Cavallero ( criminale ed efferata)
La banda delle tute blu ( la migliore)
La banda Vallanzasca ( criminale ed efferata)
La banda Ludwig ( romantica)

La banda delle tute blu non uccise mai nessuno: ecco perche' e' la migliore. Non uccise funzionari di banca, non uccise pedoni, non uccise poliziotti.
Nel leggendario colpo di Via Osoppo , assalto al furgone blindato, la scena fu irreale: un assalto in piena regola di tre auto dei banditi; il furgone accerchiato e i pedoni immobilizzati dalla spavento di vedersi uomini armati di mitra e pistole li' vicino.
Una vecchietta , addirittura, si avvicino' a un bandito e lo prese a borsellate gridando che non si facevano quelle cose.
Il bandito si volto', la guardo', e la scosto' li' vicino con gentilezza.
Da una finestra un cittadino, veduta la scena, si affaccio' e prese a tirare giu' bottiglie ai banditi durante la rapina.
Un bandito se ne accorse, alzo' lo sguardo al cielo, a quel balcone e alzo' il fucile mirando il cittadino: ta ta ta ta ta!!! si mise ad urlare mimando di sparare.
Dopo scapparono con il bottino senza uccidere nessuno.
Avete capito perche' e' la migliore?
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