ciao Salvo, ciao Pippo, ciao Adri, ciao Sergio
vi racconto che sono sull'appennino tra Bologna e Pistoia, dove abitano le mie sorelle, e che qui ha nevicato così tanto che non so se riesco a tornare a casa.
Oggi sarà il terzo giorno di poltroneria, tra canzoni e scritture, e non mi dispiace per niente essere bloccata.
Quindi è come se fossi a casa ora?
Eh già, perchè in tutti questi giorni di festa, ho trovato più case.
Quella di Sergio in montagna, dalle sue parti, è anche una casa che mi accoglie.
Quella delle mie sorelle lo è qui.
E quella mia lo sarà quando la raggiungerò.
Allora la mia casa non è quella che costruisco materialmente ma quella che costruisco con gli altri.
E' vero - e sento Sergio che me lo dice all'orecchio - che è casa mia anche se gli altri non ci sono, ma ho più case quante più sono gli affetti che con me abitano.
Vedete, l'abitare non è soltanto riempire un posto, né trasferirvisi.
L'abitare è essere in quel posto, viverlo con gli altri, condividerlo.
Succede che una come me possa anche sentire gli altri nella casa in cui vive da sola.
Dipende dai modi che ha per abitare la sua vita.
E qui la cosa diventa bellissima. Per abitare la tua vita non hai mica bisogno di case!
Quindi, mi hogar sono i miei affetti e la mia casa è quella che li contiene.
Semplice no?
Bentornati a tutti, bentornati dagli affetti.