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Good Night, and Good Luck

Ultimo Aggiornamento: 21/01/2008 17:50
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18/01/2008 10:24
 
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Titolo originale: Good Night, and Good Luck.
Nazione: USA
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Regia: George Clooney
Cast: David Strathairn, George Clooney, Robert Downey Jr, Patricia Clarkson, Jeff Daniels, Frank Langella.

Trama:
Nel 1953, agli albori della televisione, Edward R. Murrow, uno stimato giornalista televisivo, oltre a condurre un programma giornalistico e un talk show, insieme al produttore Fred Friendly è responsabile di un programma che commenta i fatti del giorno. La redazione che lavora con lui è composta da un gruppo affiatato di professionisti che analizza le notizie del giorno per scegliere le storie migliori da raccontare . Tra queste spicca la vicenda di un pilota della marina sbattuto fuori dall'esercito senza alcun processo con l'accusa di essere un "rischio per la sicurezza". Murrow decide di raccontare la sua storia che sembra coinvolgere anche la potente figura del senatore McCarthy, presidente del Comitato Parlamentare per le Attività Antiamericane.

Commento:
Seconda prova da regista per una delle star più popolari e amate del cinema americano, Good Night and Good Luck è un piccolo film che conferma il talento, e per certi versi il coraggio, di un sempre più sorprendente George Clooney.
L’ex Dott. Ross della mitica serie E.R (proprio in questi giorni sta andando in onda la 13 stagione) aveva già dimostrato di non essere uno sprovveduto nel precedente Confessioni di una mente pericolosa ma è con questo film, premiato a Venezia nel 2005 (miglior sceneggiatura e miglior attore a David Stratham), che riceve la definitiva consacrazione.

Girato in bianco e nero e costato “solo” 7 milioni di dollari (bazzecole per una grossa major ma quanta fatica per raggiungere il budget) il film si concentra principalmente sulla figura di Ed Murrow, celebre giornalista della Cbs, e sull’aspra lotta che costui intraprese contro il senatore McCarthy nell’America della caccia alle streghe.
È incredibile notare come una vicenda anacronistica come quella che si racconta in questo film possa invece fornire molti spunti di riflessione su temi sempre attuali come il giornalismo, la libertà di opinione e l’utilizzo (spesso discutibile) di un media dall’illimitata potenza come la televisione.

La storia è ambientata nella metà degli anni ’50 ma Clooney è molto bravo nel mostrare come certi meccanismi di controllo (da parte dei grandi network televisivi), fossero già ben presenti e difficili da contrastare.
Il risultato di quella che allora era ancora una Tv che cercava di smuovere le coscienze delle persone (grazie a uomini come Murrow), è oggi sotto gli occhi di tutti.
Io mi domando se abbiano ancora un senso parole come giornalista o informazione…o se invece non si sia tutto trasformato in un grosso baraccone da circo dove le vere notizie vengono taciute per non urtare la sensibilità di spettatori che non si fanno più domande.

Clooney sceglie uno stile molto teatrale (tutte le sequenze sono girate in interni) e dai ritmi lenti e riflessivi ma mai noiosi…è un film “parlato” dove inevitabilmente l’attenzione si concentra sui personaggi e sulle scelte di libertà che intraprendono durante uno dei periodi più oscuri della storia americana.
Quelli del Maccartismo furono anni veramente pesanti e molte persone pagarono ingiustamente per “reati” che non avevano mai commesso.
Anche Hollywood fu colpita dalla follia di McCarthy e molti, tra attori e sceneggiatori, persero il lavoro perchè accusati di essere comunisti…il caso più famoso è quello di Elia Kazan, regista di capolavori indiscussi come Fronte del porte e Un tram che si chiama desiderio che accettò di collaborare con la commissione guidata da McCarthy e che vendette alcuni colleghi.
Nel 1999, alla consegna del suo terzo Oscar (alla carriera) molti tra i presenti contestarono apertamente…mi ricordo un Nick Nolte particolarmente ostile che non si alzò neanche in piedi.

Insomma, un bel film dall’impronta classica e dalle tematiche importanti il cui unico difetto (piccolo) è quello di dare per scontato che il pubblico conosca già il contesto storico in cui si sviluppa la storia mentre invece magari non cosi…niente di che ma una maggiore attenzione da questo punto di vista sarebbe stata gradita.

Sei nomination agli Oscar tra cui miglior film, miglior sceneggiatura e miglior attore ma nessuna statuetta...si preferì premiare Clooney come miglior attore in Syriana piuttosto che legittimare le sue qualità di regista.

Voto: 78/100

Ps: non so se la sezione è quella giusta...in caso spostiamo il topic.




Le opinioni sono come le palle. Ognuno ha le sue.
(Clint Eastwood)
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18/01/2008 10:57
 
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Ciao Max, un buon rivederci!
Il post sta benissimo in questa sezione e non si sposta da nessuna aprte: mai avuto la paranoia di off topic ( cos'e'?) e dettagli simili.
L'importante e' il discutere o il suggerimento come nel tuo caso.

Non conoscevo questo film, ma leggendo la tua scheda mi sembra etremamente interessante e per lo piu' attuale.
La comunicazione giornalistica e televisiva, ah!
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18/01/2008 11:00
 
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va benissimo anche qui Dudley, sentiti libero di aprire le stanze dove ti pare

Sai che non so se lo vedrò?
Non fraintendermi, non dico che il film non valga, né che la trama non sia interessante. Dico che è il solito film da denuncia "postuma" che non cambia lo stato delle cose, secondo me.

Ovvio che questo tipo di cinematografia segua anche il filone "film verità" (lo indica, d'altronde, la didascalia nella locandina) ma movies di questo genere sanno di retorica.

Ma dimmi, quel 78/100 vuol dire che ti è piaciuto o che si poteva fare a meno di vederlo?
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18/01/2008 20:50
 
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Ciao Julia, lo sai che non condivido per niente quello che dici? [SM=g11147]
Intendiamoci, è evidente che le cose non si possono cambiare…un film non è una macchina del tempo e non ci permette di modificare il passato, però può fornirci interessanti spunti di riflessione e soprattutto informare (e incuriosire) le nuove generazioni che magari non sanno nemmeno che cos’è il Maccartismo (nel caso specifico).

Il tuo punto di vista su questo genere di film mi sembra un po’ “estremista” e, pur essendo d’accordo con te quando parli di rischio retorica, sono anche convinto che partire prevenuti e giudicare senza aver prima visto sia sempre sbagliato.
Il cinema è pieno di ottimi film di denuncia e sarebbe un peccato perderli…ti butto lì qualche titolo e se li hai visti mi piacerebbe sapere il tuo parere:

Magdalene di Peter Mullan (2002)
Bloody Sunday di Paul Greengrass (2003)
Garage Olimpo di Marco Bechis (1999)

Ps: 78/100 significa che il film mi è piaciuto. [SM=g8434]



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(Clint Eastwood)
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20/01/2008 13:23
 
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Dudley, Garage Olimpo e' un film bellissimo ed e' un film denuncia.
Io sono favorevole a certi film; non vedo perche' non si possa denunciare fatti sociali o storici in cinematografia.
Un altro discorso sarebbe stabilire l'interpretazione del regista, ma qui si aprirebbe un discorso di opinioni personali e filosofiche che ci porterebbe all'inevitabile concetto del " puntodi vista".
Ad esempio ho visto alcuni servizi documentari su Napoleone e sono rimasto allibito.
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20/01/2008 19:34
 
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Ho visto bloody sunday e garage olimpo, mentre il primo mi è piaciuto il secondo, pur non essendo da buttare, mi ha dato quel senso di retorica di cui ti parlavo nel precedente post.
Ovviamente ti do ragione quando dici che non posso dare un giudizio senza aver visto il film, quindi rivedo la mia posizione su Good night,
ma la cinematografia nordamericana nell'ultimissimo periodo ha cavalcato l'onda dei film "verità" velandoli di demagogia.
E' il caso di molti film, quelli che mi sono sembrati particolarmente retorici sono "Leoni per agnelli" di Redford e "Un cuore grande" basato sulla storia del giornalista ucciso in Pakistan che indagava sull'11 settembre (non ricordo il nome), mentre salvo assolutamente quelli di Michael Moore, quelli sì "reality movies" che informano.

Certo che lo so che i film documentario alla Moore ben si prestano alla denuncia ma allora mi chiedo: per fare film verità non conviene attenersi al racconto delle storie invece di sceneggiarle secondo i canoni cinematografici che hanno alla base la spettacolarizzazione della storia?

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20/01/2008 21:53
 
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Il punto però è un altro, un film (o un documentario) rischia inevitabilmente la retorica.

Un opera cinematografica infatti non è altro che la rappresentazione di una storia secondo la “visione” di una persona (il regista), che per forza di cose ci dà una versione di quella storia ma non ci può raccontare la verità.

Non ho visto i due film che citi ma conosco e apprezzo moltissimo il lavoro di Michael Moore e mi sorprende un po’ che a te piaccia…Moore ha girato dei documentari molto interessanti e apprezzati dalla critica ma il suo modo di fare denuncia non è sicuramente tra i più equilibrati.
Fahrenheit 9/11 è un film palesemente “contro” l’amministrazione Bush dove tutta l’inchiesta giornalistica viene condotta a senso unico…insomma, se non è di parte Moore che da anni ha intrapreso una specie di crociata contro il presidente Bush, non so proprio chi lo è.

Comunque a me il film è piaciuto molto e se trovo un po’ di tempo apro un stanza così ne parliamo.



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(Clint Eastwood)
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20/01/2008 22:05
 
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A me piace molto Moore proprio perchè racconta, attraverso il cinema documentale, gli eventi così come si sono verificati, sottoforma di inchiesta. Non lo ritengo partitario ma buon regista di "truth movie", film verità.
Oltre a lui salvo Ken Loach, per il fatto che i temi che sceglie di narrare in immagini sono quelli evitati dai cultori delle statuette.
Se non altro si becca sempre la sua dose di insulti e questo me lo rende simpatico.

Comunque, se becco in giro dalle mie parti Good night vado a vederlo, mi hai incuriosito.

Apri la stanza su Moore che ti seguo a ruota.
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21/01/2008 09:48
 
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Mah, Julia e Max, mi chiedo cosa sia la spettacolarizzazione della storia. Cosa intendiate con questo.
La revisione storica invece e' chiara: un'interpretazione del regista puo' essere benissimo diversa da quella di un altro: basta osservare da quale angolazione si legge un certo fatto.
Ma la cinematografia in generale non puo' prescindere dallo spettacolo: il cinema e' innanzitutto quest'ultimo.
I film denuncia uniscono le due pretese: la denuncia stessa e l'insieme spettacolare, vanno di pari passo, vanno a braccetto.
Per spettacolo, poi, non intendo per forza l'effetto speciale o altro, ma intendo la " forma stessa" di presentazione di quella storia.
La rapida successione, il montaggio, la musica, la fotografia, ecc. ecc.
Lo stesso film di Moore che a me non piace e' una forma di spettacolo: in caso contrario avremmo un telegiornale di cronaca, se si volesse raccontare la storia, in altro modo sugli schermi.
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21/01/2008 17:50
 
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Sergio, sono d’accordo con tutto quello che scrivi…il Cinema è per sua natura spettacolo, altrimenti non sarebbe Cinema.
Credo che alla fine la differenza tra un buon film e uno meno buono (indipendentemente dal genere), la faccia sempre la mano e la sensibilità (oltre alle capacità tecniche) del regista.




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(Clint Eastwood)
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